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Visualizza Versione Completa : Kronos The Magazine - Elogio alla Follia



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Kronos The Mad
14-12-16, 21:56
H

Mr.Cilindro
14-12-16, 21:57
ti seguo sempre
saluto la mamma

koba44
14-12-16, 21:59
Complimenti per la trasmissione.

mattex
14-12-16, 22:01
il sismi e il sisde interessatissimi a tutto cio', oltre ai ris di parma e di canicatti'

Echein
14-12-16, 22:11
Bella trasmissione, Fresca e sempre sul pezzo.
Un saluto a tutti

Kronos The Mad
14-12-16, 22:20
44 giorni di tortura: l’omicidio di Junko Furuta


http://2.bp.blogspot.com/_GtTq9CGYfrU/TKRivHXGijI/AAAAAAAAAAQ/vZ-HT7HsVjw/s1600/b209165542.jpg



Il caso di Junko Furuta è probabilmente la vicenda criminale più agghiacciante che abbia interessato il Giappone. La crudeltà e la violenza estrema, perpetrate ai danni di questa giovane ragazza, lasciano sgomenti. Junko Furuta era una studentessa, frequentava un liceo nella Prefettura di Saitama e aveva da poco compiuto 17 anni quando, il 25 Novembre 1988, un giovane appartenente alla yakuza, insieme a tre suoi amici, la rapì all’uscita da scuola. La sua “colpa” fu quella di aver rifiutato le avances del giovane Jo Kamisaku (questo il nome che gli fu dato dopo il processo), anche lui diciassettenne. Fu l’inizio di un calvario fatto di abusi e torture, durato ben 44 giorni. I ragazzi portarono Junko nella casa dei genitori di uno di loro, nel quartiere Ayase di Adachi, Tokyo. I quattro la costrinsero a telefonare ai suoi genitori per tranquillizzarli: le imposero di dire che era fuggita, ma che non era in pericolo così da evitare le ricerche della polizia in seguito alla sua scomparsa. Inoltre, sotto la minaccia di un’intensificazione delle sevizie, le imposero di dire ai genitori del ragazzo, nella cui casa era tenuta prigioniera, di essere la fidanzata di uno di loro. Tuttavia, anche quando divenne evidente che era stata sequestrata, i genitori del ragazzo non fecero nulla per paura di ritorsioni da parte di Kamisaku, noto per i suoi legami con la yakuza. Nel corso dei suoi 44 giorni di prigionia, Junko fu sottoposta a torture di ogni genere: fu violentata più volte al giorno e da più persone; fu costretta a masturbarsi davanti ai suoi stupratori; le furono conficcati nell’ano e nella vagina oggetti di vario tipo come lame, lampadine, bottiglie, forbici; il suo corpo recava segni di ustioni di vario genere; fu costretta a mangiare scarafaggi e a bere urina; fu appesa al soffitto e usata come sacco da boxe. Queste furono soltanto alcune delle indicibili sofferenze che le furono inflitte, tanto che gli organi interni erano lesionati in modo grave, non riusciva a respirare e a mangiare, e non riusciva neppure a stare in piedi, impiegando più di un’ora per raggiungere il bagno che si trovava al piano di sotto. Più volte aveva pregato i suoi aguzzini di porre fine alla sua vita, inutilmente. Il 4 gennaio 1989, però, usando come pretesto la sconfitta a Mahjong Solitaire la ragazza fu percossa, cosparsa di liquido infiammabile e bruciata viva. Il giorno seguente i suoi assassini ne occultarono il cadavere in un barile, che riempirono di cemento e abbandonarono in una discarica.


https://i1.wp.com/image.lang-8.com/w0_h0/b343c5f773fc284c851b4a5000f34e8fb116f842.jpg


I quattro le avevano scattato diverse foto, che evidenziavano le torture a cui l’avevano sottoposta e che furono utilizzate come prova al processo, durante il quale emerse anche che almeno un centinaio di adulti sapeva quanto stava accadendo, o perché avevano preso parte agli stupri o perché ne erano venuti a conoscenza in altro modo, ma nessuno era intervenuto per fermare quella barbarie. Tuttavia, essendo i giovani tutti minorenni, il giudice fu costretto a dar loro una nuova identità, ma i giornalisti della rivista Shukan Bunshun riuscirono a venirne a conoscenza e li pubblicarono, sostenendo che dopo quanto avevano fatto non meritavano alcuna tutela dei loro diritti. Sebbene tutti furono riconosciuti colpevoli, essendo minori la pena inflitta fu inferiore rispetto alla gravità del reato commesso, suscitando grande indignazione popolare. Questo caso, insieme a una serie di drammatici casi di reati che hanno visto come protagonisti dei minori, ha indotto il Parlamento giapponese, sotto la pressante richiesta popolare di sanzioni più dure contro i giovani delinquenti, a rivedere la legge contro la criminalità minorile istituita nel 1949 sotto l’influenza americana e mai modificata. Nel 2001 è stata approvata la nuova normativa che ha riformato i criteri attinenti all’imputabilità, abbassando l’età imputabile a 14 anni, e inasprito le richieste sanzionatorie. In Giappone l’età maggiore è fissata al compimento del ventesimo anno di età di regola, quindi, i reati commessi dagli infraventenni sono di competenza delle Corti Familiari, che svolgono principalmente una funzione di mediazione, fatta eccezione per i reati gravi deferiti alle Corti Distrettuali, una per ogni Prefettura, che sono tribunali di prima istanza con giudice monocratico ad eccezione dei casi più gravi in cui è collegiale. Nel 2009, infatti, il processo penale ha subito la sua più importante riforma dal dopoguerra con l’approvazione di un sistema di giuria mista, che prevede la partecipazione di 6 cittadini insieme a 3 giudici togati. Il collegio decide circa la colpevolezza e il quantum della pena: le pene previste dal codice sono la reclusione con lavoro forzato o la reclusione semplice, l’ammenda, l’arresto, la multa, la pena di morte. Per la condanna occorre oltre alla decisione presa a maggioranza dei membri anche il voto di un giudice togato.

Fonte (https://www.facebook.com/lefotografiechehannofattolastoria.it/)

GenghisKhan
14-12-16, 22:22
Ce n'era davvero bisogno, grazie :sisi:

mattex
14-12-16, 22:24
un giorno questo topic finirà su quarto grado su rete4!

https://1949727592.rsc.cdn77.org/wp-content/uploads/2016/02/Gli-ospiti-del-talk-di-Quarto-Grado.jpg


"la nascita del mostro di canicatti': si faceva chiamare kronos the mad, e nessuno aveva capito CHE NON SCHERZAVA", dopo la pubblicità

Opossum
14-12-16, 22:28
Eeeeeeeeeeeccola. Bravo Kronos.

Un giorno butta dentro anche con 3 guys 1 hammer.

Kronos The Mad
14-12-16, 22:30
"la nascita del mostro di canicatti': si faceva chiamare kronos the mad, e nessuno aveva capito CHE NON SCHERZAVA", dopo la pubblicità

Pensa che ho una maschera, creata circa 3 anni fa, ogni anno si rinnova cambiando forma, fra qualche giorno tocca di nuovo

https://media.giphy.com/media/ldna2ytUoJHoI/giphy-facebook_s.jpg

Rot Teufel
14-12-16, 22:32
oh yeah :pippotto:

gnappinox1
14-12-16, 23:01
Tutte storie orribili, ma interessantissime anche solo per capire fino a che livello si può abbassare l'uomo

Inviato dal mio Nexus 7 utilizzando Tapatalk

alberace
14-12-16, 23:20
:party:

macs
14-12-16, 23:23
Iscritto

Drogato di FPS
14-12-16, 23:53
Appena sottoscritto l'abbonamento annuale :sisi:
Molto interessante, per vari motivi.
Oltretutto, il solo fatto che tu abbia acido molecolare al posto del sangue, ti rende un essere degno di nota a prescindere :sisi:

Kronos The Mad
15-12-16, 00:08
Stasera per festeggiare, ben 3 e dico treh, storie storiose

La prima l'abbiamo letta, 44 sfumature di tortura

Ecco la seconda più soft e la terza non soft

Kronos The Mad
15-12-16, 00:11
La triste fine dei Romanov


In seguito alla rivoluzione del febbraio 1917, lo zar Nicola II dovette abdicare e iniziarono così una serie di eventi che porteranno all'esecuzione di tutta la famiglia imperiale. Dopo gli iniziali arresti domiciliari, i Romanov vennero trasferiti a Ekaterinburg in una casa confiscata a un mercante. Lì condivisero l'abitazione con delle guardie e vennero sottoposti a numerose angherie tra cui furti e molestie (in particolar modo le figlie di Nicola), oltre a dover sottostare a numerose regole come l'obbligo assoluto di non comunicare con le guardie, il divieto di parlare in lingue diverse dal russo e l'impossibilità di ricevere visite.
La guerra civile intanto imperversava nel paese e, considerata la rapida avanzata della legione dell'armata bianca, il soviet locale diede l'ordine di accelerare i tempi di esecuzione.
Nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1918, la famiglia venne svegliata e venne dato l'ordine di preparare i bagagli per un trasferimento. I Romanov e la servitù vennero condotti nello scantinato e venne dato un nuovo ordine: disporsi per una foto di notifica. Quando venne letta la sentenza, Nicola II ebbe appena il tempo di rivolgere una frase confusa ("Cosa? Cosa?"), mentre le sue figlie capirono e si fecero il segno della croce. Lo zar fu il primo a cadere e lo sparo che lo uccise fu il segnale di avvio alla strage.
Si sparò per venti minuti su una calca di corpi, eppure c'erano ancora dei sopravvissuti. Le guardie erano sgomente, non riuscivano ad uccidere Aleksej che strisciava sul pavimento insanguinato e tre granduchesse si muovevano percettibilmente. I soldati le trafissero con le baionette ma non riuscivano a farle morire. Più tardi si scoprirà che i loro corsetti erano imbottiti di pietre preziose che le ragazze vi avevano cucito all'interno per non farsele sottrarre dalle guardie.
Costretto ad agire in fretta e senza ordini precisi, il comandante dell'esecuzione pensò di disfarsi dei corpi della famiglia imperiale, della servitù e persino dei due cagnolini delle principesse, gettandoli nella vecchia miniera.
I corpi vennero così denudati e fatti a pezzi. Sui resti venne gettato dell'acido per renderli irriconoscibili ma, non ancora del tutto soddisfatti, si decise di passare al fuoco alimentato dalla benzina.
Sepolti poi i miseri resti di quella che una volta era una delle famiglie imperiali più importanti d'Europa, venne fatta esplodere qualche granata per colmare la buca che fu infine ricoperta di travi e fango. Due corpi vennero bruciati a metà strada, dando vita alla leggenda di Anastasjia.
Nella foto, Nicola II e i suoi figli sul tetto di una fattoria a Tobolsk nel 1917. Questa è una delle ultime foto dello zar e della sua famiglia.

http://uploads.tapatalk-cdn.com/20161214/ba6adb5ad20ca4e029091382d7df7d8c.jpg


Fonte (https://www.facebook.com/lefotografiechehannofattolastoria.it/)

Kronos The Mad
15-12-16, 00:21
Una foto prima di morire


Robert Ben Rhoades è nato il 22 Novembre 1945 a Council Bluffs, nello stato dello Iowa. Della sua vita si conosce poco, ma forse quel poco riesce ad illustrare come si sia formata la psiche di uno dei criminali più perversi della storia.
Fino all’età di 13 anni ad occuparsene fu esclusivamente la madre: il padre era oltreoceano per lavoro e tornava una, massimo due volte l’anno e solo per pochissimi giorni. A differenza di molti altri serial killer tutto sommato la sua vita era abbastanza agiata e la madre era una donna con la testa sule spalle che lavorava per permettergli gli studi al college.
Di Rhoades si sentì parlare solo nel 1963 ( aveva appena compiuto 18 anni), quando venne arrestato per la manomissione di un veicolo scolastico: prima di allora non aveva mai fatto nulla di grave e quell’episodio fu giudicato come una “ragazzata”, anche perchè il carcere avrebbe rovinato la sua ottima media del liceo. Si preferì quindi fargli passare solo una notte dietro le sbarre come punizione e poi rilasciarlo.
Dopo il college, nel 1964, volle subito entrare nel corpo dei Marines perchè, diceva, aveva bisogno di crescere in fretta per diventare un “vero uomo”. Si crede che a traviare Robert sia stato proprio quel padre che durante la sua infanzia era stato così assente nella sua vita: pochi mesi dopo il suo arruolamento Rhoades ebbe la notizia che il padre era stato arrestato per aver molestato una ragazza di 12 anni, e dopo solo alcuni giorni ricevette una lettera della madre in cui gli diceva che l’uomo si era suicidato in carcere.
In effetti la notizia dell’arresto del padre si sparse in tutti gli Stati uniti e gli stessi Marines non ci andarono affatto leggeri con Robert, che venne più volte schernito, preso in giro ed emarginato per una colpa che non aveva commesso. Riuscì a resistere nell’esercito per circa due anni, molto tempo dei quali li passò in isolamento e sotto punizioni varie per aggressione, risse, e condotta violenta; tra l’altro si dice che fu proprio nei Marines che subì il brutto incidente che mutò il suo aspetto in un’espressione distorta, con l’occhio destro quasi completamente cieco e la bocca piegata in una sogghigno permanente. Nel 1966, Rhoades venne congedato con disonore dai militari e una volta tornato a casa cercò di arrangiarsi facendo lavoretti vari. Un anno dopo venne arrestato di nuovo, questa volta per furto nel negozio in cui lavorava.
Tra il 1967 3 il 1975 si crede si sia dato una calmata: si è sposato tre volte e dal primo matrimonio ebbe anche un figlio. Non riuscendo a mantenere alcun lavoro per il suo temperamento violento e burbero, anche la sua vita famigliare ne risentì molto: iniziò a bere grandi dosi di alcool e tutti e tre i matrimoni finirono con il divorzio.
Nel 1975 riuscì a trovare il lavoro ideale: divenne camionista e così poteva girare gli interi Stati Uniti venendo pagato per viaggiare, cosa che lui sin da piccolo adorava; inoltre quello era un modo per tagliare tutti i legami con la madre ( che dopo il suo arresto lo cacciò di casa) e le mogli (che di tanto in tanto si presentavano da lui a battere cassa).
Si crede che dal 1975 al 1990 Robert Ben Rhoades abbia torturato, violentato e ucciso più di 50 donne, anche se al processo vennero confermate solo 3 vittime. Rhoades è diventato famoso, oltre che per la foto di cui vi parlerò tra poco, per il camion ha guidato per tanti anni. Non si sa dove prese i soldi ma lo comprò nonostante lavorasse per diverse compagnie di trasporti e convertì la cabina e parte del rimorchio in una camera di tortura personale.
Il primo crimine effettivamente riconducibile a Rhoades risale al novembre 1989, quando venne accusato da una donna ( che è rimasta anonima) di averla sequestrata e torturata nel suo camion, tenendola legata e imbavagliata per quasi due settimane. Rhoades venne arrestato, ma la vittima al processo ritrattò tutto e negò che fosse lui l’autore. Nel 2001 la stessa donna confessò che lo fece perchè temeva che la pena inflitta a Rhoades fosse troppo lieve e che lui sarebbe tornato nella zona in cui lei vive ad ucciderla.
Le prime vittime confermate di Rhoades furono Candace Walsh e suo marito Douglas Zyskowski. Era gennaio del 1990 e la coppia faceva autostop lungo una statale del Texas. Rhoades era in viaggio per un lungo tragitto che lo avrebbe portato in diversi stati e quel giorno diede loro un passaggio sul suo camion. Secondo la sua confessione lo stesso giorno uccise Zyskowski e scaricò il suo corpo in un campo abbandonato nei pressi di Houston , sempre in Texas; i resti vennero trovati pochi giorni dopo, ma rimasero non identificati fino al 1992.
Candace Walsh invece sopravvisse per più di una settimana. Durante tutto quel tempo Rhoades l’ammanettò nella cabina, la torturò e violentò più volte prima di ucciderla e fare a pezzi il suo corpo, che poi venne abbandonato a bordo strada nella contea di Millard, nello Utah. Anche dopo che il corpo della ragazza fu trovato non si riuscì ad identificarlo per ben 13 anni e i suoi resti vennero mantenuti nel seminterrato dell’ufficio dello sceriffo della contea di Millard in una cella frigorifera nell’attesa di risolvere il caso.
Rhoades però è divenuto famoso in tutto il mondo ( specialmente nel deep web) perchè scattava foto alle sue vittime prima di ucciderle, ed in particolare per una che vi riporto qui nell’articolo.
Meno di un mese dopo il duplice omicidio il camionista si imbattè in una coppia di adolescenti che facevano l’autostop: Regina Kay Walters, di soli 14 anni, e il suo fidanzato Ricky Lee Jones, di 18, erano scappati di casa decisi ad iniziare una vita assieme. Rhoades era di nuovo in Texas e in un autogrill vide la coppia di ragazzi che chiedeva un passaggio a chiunque si fermasse a fare benzina.
Così come accadde con Zyskowski, si crede che, dopo aver dato loro un passaggio, Rhoades uccise quasi immediatamente Jones e smaltì il suo corpo, mentre la ragazzina venne mantenuta viva per diverso tempo prima di disfarsene. Il corpo di Ricky Lee Jones venne trovato il 3 marzo 1991 a Lamar County, Mississippi: non è stato identificato fino a luglio del 2008 e, incredibilmente, il suo omicidio non venne collegato a Rhoades.
Dopo la fuga di casa dei due ragazzi entrambe le famiglie ne denunciarono la scomparsa e la prova che fosse stata uccisa da Rhoades si trovò nella sua casa in Illinois. Alle pareti erano state affisse decine di fitografie scattate dallo stesso Rhoades a donne ed adolescenti: molte volte erano nude e presentavano ferite, tagli e grandi lividi sul corpo. In base al grado di crescita dei capelli e i lividi sul corpo di Regina, le autorità arrivarono alla conclusione che la ragazzina rimase in vite almeno tre settimane rima di essere uccisa. Venne trovata pochi giorni dopo al sua morte in un fienile abbandonato in Illinois nel marzo del 1990.
Dalle descrizioni fatte del camionista di alcuni viaggiatori che videro in TV l’annuncio delle famiglie dei due ragazzi si riuscì a fare in identikit sommario del rapitore e sulle tracce di Rhoades si mise il detective Rick Barnhart. Le sue indagini scoprirono che l’uomo era nei pressi di molte persone viste per l’ultima volta prima di sparire per sempre, specialmente i coniugi Walsh-Zyskowski.
La mattina del 1° aprile 1990 in un parcheggio della Statale I-10 dell’Arizona, il poliziotto di pattuglia Mike Miller vide un camion con le luci di emergenza accese e, credendo avesse bisogno di aiuto, si fermò per controllare. Quando salì all’interno della cabina vide una donna nuda ammanettata che si dimenava urlando. Poco dopo giunse il conducente del camion, che era proprio Robert Ben Rhoades che era sceso ad espletare i bisogni, e lo arrestò con l’accusa di aggressione aggravata, violenza sessuale e detenzione illegale. Dopo ulteriori indagini il detective Rick Barnhart riuscì a collegare l’uomo al caso di Houston e a quello della piccola Regina.
Nel 1994 Robert Ben Rhoades venne condannato all’ergastolo senza condizionale per l’omicidio di primo grado di Regina Kay Walters e rinchiuso nel Menard Correctional Center di Chester, un istituto di igiene mentale dell’Illinois. Nel 2005 venne estradato in Utah per essere processato per la morte di Candace Walsh e Douglas Zyskowski. Qui accadde un altro colpo di scena a favore di Rhoades: le stesse famiglie delle vittime fecero richiesta al giudice di ritirare le accuse per non protrarre ulteriormente la libertà dell’uomo che in ogni caso era destinato al carcere a vita. Il caso dei due coniugi venne archiviato nel 2006 e Rhoades è stato restituito al carcere. Rhoades successivamente si è dichiarato colpevole di quel crimine così come di altri almeno 50 omicidi di donne a cui ha dato passaggio sulle strade degli Stati Uniti. Secondo un articolo di un giornale texano Rhoades nel 1989 si era posto come obiettivo quello di uccidere tre donne al mese.
E ora due parole sulla foto: quella che vi metto qui al fondo è al foto della ragazzina Regina Kay Walters che Rhoades le scattò prima di ucciderla a martellate e smembrare il corpo. Sulla foto si è detto molto e oggi, purtroppo, è quasi utilizzata come simbolo o “bandiera” di alcuni siti o “red room” del deep web. Sebbene a prima vista non ci sia nulla di disturbante, io credo che sia una delle più atroci mai scattate ad una persona perchè ritrae i suoi ultimi istanti di vita, in cui ( lo si vede chiaramente) è spaventata e purtroppo consapevole di cosa le sarebbe capitato da lì a poco.

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Echein
15-12-16, 05:26
Il nuovo adam kadmon

Ceccazzo
15-12-16, 07:57
dai, almeno linka la pagina di quella poveretta che sforna gli articoli :asd:

Kronos The Mad
15-12-16, 08:45
dai, almeno linka la pagina di quella poveretta che sforna gli articoli :asd:
Oggi aggiusto tutto sisi
Non è solo lei nono
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http://uploads.tapatalk-cdn.com/20161215/d6fc446dad5ac7ffdfa21ece4126dde4.gif

manuè
15-12-16, 08:49
madò... certe storie si fa proprio fatica a leggerle :uhoh:

nel medioevo con i roghi non è che sbagliassero di molto :stress:

Kronos The Mad
15-12-16, 23:40
Giorgio William Vizzardelli, il killer di Sarzana che amava al Capone

http://emadion.it/wp-content/uploads/2016/08/child-shooting-640x425.jpg

Giorgio William Vizzardelli, conosciuto anche come il killer di Sarzana, è stato un serial killer diventato il più giovane ergastolano della storia italiana.

Uccise 5 persone nel comune di Sarzana, in provincia di La Spezia, cominciando quando aveva appena 14 anni.

Giorgio nasce nel 1922 e vive con la famiglia a Sarzana, dove il padre è direttore dell’Ufficio di Registro (che corrisponderebbe all’Agenzia delle Entrate moderna).
Il padre gli impartisce una forte disciplina, così come gliela impartiscono a scuola. Giorgio è uno studente svogliato, che si caccia spesso nei guai, ma è comunque ritenuto un bravo ragazzo.
Da bambino sopravvive a un forte terremoto, esperienza che lo sciocca profondamente lasciandogli anche frequenti mal di testa.
Crescendo comincerà due hobby: sparare con la pistola e distillare liquori in casa. Comincia anche a leggere le biografie di Al Capone, vedendolo come un idolo da imitare.

A soli 14 anni uccide il rettore e il guardiano del collegio che frequentava.
Entra nello studio del rettore, Don Umberto Bernardelli, che pensa a una rapina e gli consegna una busta con 50.000 lire.
Giorgio però spara, uccidendo il rettore. Mentre scappa viene visto dal custode, Frate Andrea Bruno, che lo riconosce e spara anche a lui.
Più avanti confesserà che aveva ucciso il rettore perché giorni prima l’aveva punito con uno schiaffo per avere bruciato delle carte geografiche.
Giorgio non aveva mai sopportato l’imposizione della disciplina con la violenza, e uccidendo il rettore si era simbolicamente vendicato di tutti i maestri che lo avevano picchiato, spesso fino a farlo sanguinare.
Dopo gli omicidi torna a casa e si comporta in modo tranquillo, come se nulla fosse accaduto.
La polizia non sospetta minimamente del ragazzo e, anzi, segue la pista politica arrivando ad arrestare un giovane innocente. Il giovane, avendo un alibi di ferro, sarà poi rilasciato e risarcito dal Duce in persona con 25.000 lire.
La gente invece mormora sulla condotta morale del rettore, che si dice abbia avuto molti incontri amorosi con diverse donne, e pensa che l’omicidio sia stato portato a termine da un marito geloso.

Un conoscente di Giorgio, un barbiere ventenne, un giorno dice scherzando che forse l’autore degli omicidi è proprio lui.
Giorgio nega, ma dal suo comportamento l’amico capisce che era davvero stato lui. Invece di denunciarlo lo ricatta chiedendogli la metà dei soldi sottratti al rettore.
Giorgio gli dà la sua parte in piccole somme, ma il barbiere vuole di più. Giorgio gli dice allora che ha nascosto i soldi e gli dà un appuntamento.
Quando il barbiere arriva a bordo di un taxi, Giorgio lo fredda a colpi di pistola. Poi, con una pistola diversa, uccide anche il tassista.
La polizia capisce che non si tratta di un killer spinto da motivazioni politiche e collegano i due ultimi omicidi ai primi.
L’ultimo omicidio di Giorgio avviene nel dicembre del 1938, quando uccide il guardiano dell’ufficio di Registro, Giuseppe Bernardini di 75 anni, poi ruba 30.000 lire.
Il guardiano verrà ritrovato morto, con testa fracassata e una scure ancora incastrata nel cranio.
La polizia nota che non ci sono segni di effrazione e che quindi chi è entrato doveva avere la chiave. Vanno subito a casa di Giorgio, il cui padre è il direttore dell’ufficio, e lo interrogano.
L’uomo dice che le chiavi le ha lui e le mostra al poliziotto che nota una sostanza appiccicaticcia su alcune di esse. Quando scopre che l’hobby del figlio è quello di distillare liquori, portandolo quindi a sporcarsi le mani con sostanze appiccicose, decide di interrogare anche lui.
All’inizio nega tutto, ma ci sono troppi indizi contro di lui:


la sostanza sulle chiavi
il fatto che la sera dell’ultimo omicidio non avesse un alibi (non era tornato a casa e il padre aveva fatto denuncia di scomparsa, poi ritirata)
conosceva il barbiere
frequentava la scuola dove erano avvenuti i primi due omicidi


http://emadion.it/wp-content/uploads/2016/08/handcuffing_500.jpg

Alla fine confessa tutto, gli omicidi e i moventi. Il movente dell’ultimo omicidio era quello di rubare dei soldi con cui poi scappare in America, terra del suo idolo Al Capone.
Quando lo arrestano dice che in Italia i suoi crimini non sono stati capiti e che se fosse stato in America, sarebbe diventato una celebrità come il suo idolo.
Non viene condannato a morte perché ancora minorenne, ma viene condannato all’ergastolo. Il padre farà di tutto per farlo uscire e nel 1968 otterrà la libertà vigilata.
Va a vivere a casa della sorella dove, cinque anni dopo, si suicida tagliandosi la gola con un coltello da cucina.
Così finì uno dei casi di cronaca nera quasi dimenticato, ma che ha contribuito alla storia criminologica italiana.

Fonte (http://emadion.it/)

koba44
16-12-16, 09:01
Ai tempi del DVCE queste cose non succedevano...

manuè
16-12-16, 09:05
Giorgio è uno studente svogliato, che si caccia spesso nei guai, ma è comunque ritenuto un bravo ragazzo.
salutava sempre...

freddye78
16-12-16, 18:43
...prima di sparare

macs
16-12-16, 18:47
un ragazzo tranquillo :sisi:

GenghisKhan
16-12-16, 19:17
Minchia :bua:

GenghisKhan
16-12-16, 19:29
Grande Kronos :smug:

Credo di aver letto tutto :uhm:

freddye78
16-12-16, 19:46
Cercate 1 lunatic 1 ice pick.. :tremo:

iseh
16-12-16, 20:15
mi iscrivo

Kronos The Mad
16-12-16, 20:30
Stasera ben 4 cosette delle rispettive categorie + 1 bonus: nuova categoria in arrivo?

Misteroh

koba44
16-12-16, 22:25
Sì però chi ha ricevuto da Kronos un pm con caratteri strani? Solo io? Devo guardarmi il culo?

macs
16-12-16, 22:27
sì, se senti suonare il campanello stasera non aprire.

Kronos The Mad
17-12-16, 00:52
Il Diavolo e i Sette Nani

Un pallido sole era appena sorto quella mattina, quando un soldato bussò alla porta dell’Angelo. Non avrebbe mai disturbato il suo sonno, se non fosse stato certo di portargli una scoperta davvero eccezionale. Udita la novità, l’Angelo si vestì in men che non si dica e si affrettò verso i cancelli, gli occhi brucianti di trepidazione.
Era il 19 maggio 1944, ad Auschwitz-Birkenau, e Josef Mengele stava per incontrare la più grande famiglia di nani di cui si avesse notizia.

http://bizzarrobazar.com/wp-content/uploads/2015/09/Auschwitz-600x378.jpg

Gli Ovitz erano originari di Rozavlea, un villaggio nel distretto di Maramureș in Transilvania (Romania). Il loro patriarca era il rabbi itinerante Shimson Eizik Ovitz, affetto da pseudoacondroplasia (https://it.wikipedia.org/wiki/Pseudoacondroplasia), una forma di nanismo; nell’arco di due matrimoni egli aveva avuto dieci figli, di cui sette affetti dalla sua stessa malattia genetica. Cinque di loro erano femmine, e due maschi.
Il nanismo impediva i lavori manuali e faticosi: come risolvere il paradosso di una famiglia così numerosa in cui la forza lavoro era però quasi inesistente? Gli Ovitz decisero di rimanere il più uniti possibile, e si dedicarono all’unica attività che avrebbe garantito una vita decorosa a tutti loro: lo spettacolo.

http://bizzarrobazar.com/wp-content/uploads/2015/09/war_m_1687891a-600x391.jpg (http://bizzarrobazar.com/wp-content/uploads/2015/09/war_m_1687891a.jpg)

Fondarono quindi la “Lilliput Troupe”, uno show itinerante in cui si esibivano soltanto i sette fratelli e sorelle nani; gli altri membri della famiglia, di media statura, operavano dietro le quinte occupandosi della stesura degli sketch, dei costumi o lavorando come manager per ottenere nuovi ingaggi. Il loro show di due ore consisteva principalmente in numeri musicali, in cui la famiglia proponeva le hit del momento suonando strumenti costruiti su misura (piccole chitarre, viole, violini, fisarmoniche). Per quindici anni girarono con enorme successo tutta l’Europa centrale, unico spettacolo di soli nani nella storia dell’intrattenimento, finché l’ombra scura del Nazismo non li raggiunse.

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(http://bizzarrobazar.com/wp-content/uploads/2015/09/bc63cece7552787a28a6f49891a1c2db.jpg) http://bizzarrobazar.com/wp-content/uploads/2015/09/f3e1279f2123dcce84193738bac38f73-600x386.jpg (http://bizzarrobazar.com/wp-content/uploads/2015/09/f3e1279f2123dcce84193738bac38f73.jpg) http://bizzarrobazar.com/wp-content/uploads/2015/09/8524100000000000-600x450.jpg (http://bizzarrobazar.com/wp-content/uploads/2015/09/8524100000000000.jpg)

Gli Ovitz, sulla carta, erano destinati a morire. Innanzitutto perché erano ebrei osservanti; e in secondo luogo perché erano “malformati”, e secondo il programma di eutanasia chiamato Aktion T4 (https://it.wikipedia.org/wiki/Aktion_T4) le loro erano “vite indegne di essere vissute (https://it.wikipedia.org/wiki/Vita_indegna_di_essere_vissuta)” (Lebensunwertes Leben).
All’epoca del loro arrivo ad Auschwitz, erano in dodici. Il più giovane era un bambino di 18 mesi.

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Josef Mengele (https://it.wikipedia.org/wiki/Josef_Mengele), soprannominato l’Angelo della Morte (Todesengel), è rimasto una delle figure più tristemente celebri di quegli inimmaginabili anni di terrore. Nei racconti dei sopravvissuti, il suo personaggio è senza dubbio il più enigmatico e spiazzante: uomo colto e raffinato, doppia laurea in antropologia e medicina, affascinante come un divo di Hollywood, Mengele possedeva un secondo volto, fatto di violenza e crudeltà, capace di affiorare in maniera del tutto disinvolta. A quanto si racconta, poteva portare zucchero ai bambini nel campo nomadi, suonare il violino per loro e, poco dopo, iniettare nel loro cuore del cloroformio su un tavolo di laboratorio o compiere personalmente un’esecuzione di massa a colpi di pistola. In qualità di medico del campo, spesso iniziava la giornata stando sulla banchina e decidendo con un colpo d’occhio e un gesto della mano chi fra i nuovi deportati era destinato al campo o a essere eliminato nelle camere a gas.
Era nota la sua ossessione per i gemelli, che secondo le sue ricerche e quelle del suo mentore Otmar von Verschuer (https://it.wikipedia.org/wiki/Otmar_Freiherr_von_Verschuer) (sempre bene informato delle attività del suo pupillo), avrebbero racchiuso i segreti definitivi dell’eugenetica (https://it.wikipedia.org/wiki/Eugenetica). Mengele condusse esperimenti umani di ineguagliato sadismo, infettando individui sani con varie malattie, eseguendo dissezioni a paziente vivo e senza anestesia, iniettando inchiostro negli occhi per provare a renderli più “ariani”, sperimentando veleni e bruciando i genitali delle sue cavie con l’acido. Mengele non era uno scienziato pazzo che operava di nascosto, come si era inizialmente creduto, ma era spalleggiato dall’élite della comunità scientifica (http://www.theguardian.com/world/2005/mar/22/research.germany) tedesca: essi godevano sotto il III Reich di inusitata libertà, a patto che dimostrassero che le loro ricerche fossero relative alla costruzione di una razza superiore di combattenti – uno dei chiodi fissi di Hitler.

http://bizzarrobazar.com/wp-content/uploads/2015/09/War2_1687882a-600x410.jpg (http://bizzarrobazar.com/wp-content/uploads/2015/09/War2_1687882a.jpg) http://bizzarrobazar.com/wp-content/uploads/2015/09/The-Ovitz-family-006-600x360.jpg (http://bizzarrobazar.com/wp-content/uploads/2015/09/The-Ovitz-family-006.jpg)

“Ora ho lavoro per vent’anni”, esclamò Mengele. Appena vide la famiglia Ovitz, dispose immediatamente che venissero risparmiati e collocati in baracche privilegiate, in cui avrebbero ricevuto razioni di cibo più abbondanti e goduto di migliore igiene. Era particolarmente interessato al fatto che la famiglia comprendesse sia individui di media statura che affetti da nanismo, così ordinò che anche i membri “normali” fossero salvati dalle camere a gas. A quel punto, anche alcuni altri prigionieri dello stesso villaggio degli Ovitz dichiararono di essere loro parenti (e gli Ovitz si guardarono bene dal tradirli), e vennero spostati assieme a loro. In cambio di una vita relativamente più agiata rispetto agli altri internati – non erano stati rasati a zero, né costretti ad abbandonare i propri vestiti – gli Ovitz vennero sottoposti a una serie di esperimenti. Mengele prelevava regolarmente ingenti campioni di sangue (anche dal piccolo di 18 mesi). Resoconti scritti di medici deportati gettano ulteriore luce sulle infinite misurazioni e comparazioni antropologiche tra gli Ovitz e i loro vicini di casa, che Mengele aveva scambiato per appartenenti alla famiglia. I dottori prelevarono midollo osseo, estrassero denti sani, strapparono capelli e ciglia, e svolsero test psicologici e ginecologici su tutti loro.
Le quattro donne nane sposate furono sottoposte ad attento scrutinio ginecologico. Le ragazze minorenni del gruppo erano terrificate dalla fase successiva dell’esperimento: temevano che Mengele le accoppiasse con i maschi nani e trasformasse i loro uteri in veri e propri laboratori, per vedere quale progenie ne sarebbe risultata. Si sapeva che Mengele l’aveva già fatto con altri soggetti sperimentali.
(Koren & Negev, The dwarfs of Auschwitz (http://www.theguardian.com/world/2013/mar/23/the-dwarves-of-auschwitz))


In tutto questo, l’Angelo bianco manteneva un rapporto volutamente ambiguo con la famiglia, in continuo equilibrio fra la spietata crudeltà e l’inaspettata gentilezza. D’altronde, se aveva raccolto centinaia di gemelli e poteva permettersi di sacrificarli quando voleva (si racconta di sette coppie di gemelli uccisi in una sola notte), aveva soltanto una famiglia di nani.
Eppure gli Ovitz non coltivavano finte speranze: erano consci che, nonostante i privilegi, sarebbero morti lì. Invece vissero abbastanza a lungo da vedere la liberazione di Auschwitz il 27 gennaio 1945. Camminarono per ben sette mesi per tornare al loro villaggio, ma trovarono la loro casa completamente saccheggiata; quattro anni più tardi emigrarono in Israele, e ricominciarono i loro spettacoli fino a quando non si ritirarono dalle scene nel 1955.

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Mengele, com’è noto, scappò in Sudamerica sotto falso nome e nei suoi oltre trent’anni da fuggitivo la sua leggenda crebbe a dismisura, amplificandone le già terribili gesta fino a identificarlo con una sorta di demonio che gettava bambini vivi nel forno e uccideva per semplice divertimento. Diversi resoconti ne restituiscono una versione meno esagerata e colorita, ma non per questo meno inquietante: gli esperimenti umani condotti a Birkenau (e, nello stesso periodo, in Cina all’interno della famigerata Unità 731 (https://it.wikipedia.org/wiki/Unit%C3%A0_731)) sono fra gli esempi più agghiaccianti di una ricerca scientifica che si stacca completamente dalla questione etica.

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L’ultima appartenente alla famiglia, Perla Ovitz, si spense nel 2001. Fino alla fine continuò a raccontare la storia della sua famiglia, racchiudendo in una sola frase tutta l’impotenza e la dolorosa assurdità di una simile vicenda, impossibile da spiegare a se stessa e al mondo: “mi sono salvata per grazia del diavolo“.

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Per approfondire:

Un estratto video (https://vimeo.com/91639543)

dal documentario The Seven Dwarfs of Auschwitz (acquistabile e scaricabile qui (http://www.amazon.it/exec/obidos/ASIN/B013OU4T6S/bizzbaza-21)) , in cui è presente anche uno stralcio del racconto di Perla Ovitz.

– Giants: The Dwarfs of Auschwitz (http://www.amazon.it/exec/obidos/ASIN/B00B3SGFX4/bizzbaza-21) (Koren&Negev, 2013) è la principale ricerca sulla famiglia Ovitz, basata sulla testimonianza di Perla Ovitz e decine di altri superstiti.
– Children of the Flames: Dr. Josef Mengele and the Untold Story of the Twins of Auschwitz (http://www.amazon.it/exec/obidos/ASIN/0140169318/bizzbaza-21) (Lagnado e Dekel, 1992) racconta degli esperimenti di Mengele sui gemelli, con interviste a innumerevoli sopravvissuti.
– Il video (https://www.youtube.com/watch?v=iudadF35Ndw) in cui il figlio di Mengele, Rolf, racconta del suo incontro con il padre – che non aveva mai conosciuto e che viveva in incognito in Brasile.
– La verità su Cândido Godói (http://skeptoid.com/episodes/4204), paesino del Brasile con un’inaspettata incidenza di parti gemellari, in cui negli anni ’60 si aggirava uno strano medico tedesco: Mengele ha continuato i suoi esperimenti in Sud America?


fonte (http://bizzarrobazar.com)

Kronos The Mad
17-12-16, 00:57
Sakakibara – il killer bambino dal Giappone

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Seito Sakakibara è lo pseudonimo con il quale si firmava un quattordicenne giapponese, colpevole di avere torturato e ucciso due bambini delle scuole elementari. Nel processo e nei media il suo nome non è stato reso noto ed è stato chiamato, come d’uso in Giappone, solamente “ragazzo A”.

Gli omicidi

Il 27 maggio viene ritrovata, impalata sul cancello della scuola elementare Tainohata, la testa di Jun Hase un alunno della scuola che frequentava le classi per bambini con disabilità. Gli occhi erano stati cavati e la bocca tagliata agli angoli come a formare in grande sorriso sulle guance. Gli esami rivelarono che era stata tagliata con una sega manuale. All’interno della bocca vi era un foglio con una nota scritta in penna rossa, firmata Sakakibara, che diceva:




Questo è l’inizio del gioco… Provate a fermarmi se ci riuscite, stupidi poliziotti… Ho una voglia disperata di vedere morire la gente, per me è un brivido uccidere. Serve un giudizio sanguinario per i miei anni di grande amarezza.



Inoltre recava la scritta in inglese “shooll kill”, con la parola “school”, scuola, scritta male.
Il 6 giugno 1997 Sakakibara inviò una lettera al giornale “Kobe Shinbun” in cui affermava di essere il responsabile dell’omicidio e della decapitazione del piccolo Jun. Inoltre annunciò che avrebbe ucciso di nuovo.
La polizia notò come lo stile di questo killer ricordava quello dello Zodiac, il killer che terrorizzò San Francisco negli anni ’60 dello scorso secolo, il quale inviava lettere ai giornali vantandosi dei suoi omicidi e annunciandone altri. Successivamente arrivò anche un’altra lettera di tre pagine scritte sempre con inchiostro rosso, in cui compariva il nome Sakakibara Seito, già presente nella nota ritrovata nella testa mozzata di Jun. Gli ideogrammi usati per quel nome, presi singolarmente, significano “alcol”, “diavolo”, “rosa”, “santo” e “lotta”.

La lettera

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Ora, è l’inizio di un gioco. Sto mettendo a rischio la mia vita per il bene di questo gioco… se mi catturano sarò probabilmente impiccato… la polizia dovrebbe essere più arrabbiata e più zelante nel cercarmi… E’ solo quando uccido che sono liberato dal costante odio di cui soffro e che sono capace di raggiungere la pace. E’ solo quando do dolore alla gente che calmo il mio dolore.



La lettera conteneva anche delle critiche al sistema educativo giapponese, che secondo lui dava un’educazione forzata dalla quale egli stesso era stato formato: una persona invisibile. I media, venuti a conoscenza del nome usato e dei relativi ideogrammi, chiamarono il killer “La rosa del Diavolo” ma Sakakibara insistette nel farsi chiamare con il nome che lui aveva deciso. Lo disse con un’altra lettera in cui intimava di pronunciare bene il suo nome, altrimenti si sarebbe arrabbiato e avrebbe ucciso tre persone (adulte) alla settimana e mettendo in chiaro che non uccideva solo bambini.

Arresto di Sakakibara

Il 28 giugno Sakakibara venne arrestato come uno dei sospetti dell’omicidio di Jun e poco dopo il suo arresto confessò non solo questo omicidio ma anche quello di una bambina di 10 anni, Ayaka Yamashita, e l’aggressione a tre bambine nello stesso periodo. Sul suo diario scrisse di come l’aveva uccisa, colpendola al volto con un martello. Il padre di Ayaka aveva detto di poter riconoscere il colpevole e aveva chiesto alla scuola di Sakakibara di fargli vedere gli studenti, ma la scuola aggirò la richiesta. Ovviamente questo ebbe un grosso impatto sull’opinione pubblica che diede la colpa ai film violenti. Grazie a questo episodio l’età nella quale si può essere processati in Giappone è scesa da 16 a 14 anni.


Fonte (http://emadion.it/omicidi/serial-killer/bambini/sakakibara-il-killer-bambino-dal-giappone/)

Kronos The Mad
17-12-16, 01:08
L'Isola delle Bambole Impiccate a Città del Messico

Isola delle Bambole o Isla de las Munecas, è uno di quei posti che restano immersi in un’alea di mistero con particolari agghiaccianti e indecifrabili allo scibile umano.
L’isola è stata così battezzata per la presenza di un numero incredibile di bambole impiccate.
Uno scenario davvero degno dei migliori film horror per colui che si imbatta in questo angolo della terra, soprattutto per la storia che ha dato origine a tutto questo.
L’Isola delle Bambole è situata su quello che una volta era chiamato lago Xochimilco.
L’isola è una delle cosiddette chinampas, isole artificiali costruite in zone poco profonde del lago, durante il periodo pre-ispanico come mezzo per aumentare la produzione agricola. Esse erano così rigogliose che erano conosciute anche come giardini galleggianti. Il gran numero di chinampas costruite successivamente hanno contribuito al progressivo restringimento del lago Xochimilco nel sistema di canali che esistono oggi.
Oggi queste numerose isole artificiali sono cadute in rovina ed abbandonate.

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Ma perché queste bambole si trovano in questo luogo dislocate ovunque in maniera tanto macabra? Tutto questo a causa di un avvenimento accaduto nel 1950. In quell’anno un uomo, Julian Santana Barrera, occupò uno degli isolotti del lago, vivendo in una capanna da lui stesso costruita.
La particolarità fu che il misterioso individuo non usò l’isola per coltivare frutta e verdura bensì per produrre combustibile.
Un evento successo nei pressi dell’Isola delle Bambole occupata da Barrera fu la causa che fece iniziare l’odissea di questo terrificante posto. Tre fanciulle stavano giocando quando una di esse annegò nelle torbide acque della laguna.
Barrera che si insediò sull’isola dopo anni, rimase molto colpito da questa vicenda e decise di costruire un santuario dedicato allo spirito inquieto della povera ragazza, al fine di donarle pace eterna e qualcosa con cui giocare.
Successivamente a quanto accaduto, il comportamento dell’uomo andò via via peggiorando assumendo sempre di più atteggiamenti insoliti.
Ossessionato dagli incubi, iniziò a collezionare moltissime bambole e le appese su tutta l’isola, arrivando a dilapidare tutto il suo patrimonio per acquistarne il più possibile al fine di compiere questo strambo rituale in suffragio dello spirito inquieto della giovane morta annegata.

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Vi è una leggenda legata all’Isola delle Bambole la quale narra che le bambole di notte prendano vita, proteggendo l’isola ed il suo custode da tutto.
Testimonianze affermano che l’uomo parlasse e cantasse con le bambole, prendendosi cura di loro come fossero esseri umani.
Un comportamento bizzarro che si protrasse per molto tempo, finché un giorno Barrera fu trovato privo di vita: era il 2001.
Ciò che rende la storia ancora più inquietante è che l’uomo fu trovato annegato nello stesso posto dove tempo prima fu ritrovata annegata la giovane ragazza.
I fatti accaduti su quest’isola ne hanno reso la reputazione molto inquietante ma hanno anche permesso che centinaia di persone ogni anno affollassero l’isola per visitarla e assistere direttamente a uno scenario a dir poco spettrale e terrificante.
Un’esperienza degna di persone appassionate di storie macabre quanto di persone coraggiose, anche se oggi è relativamente facile prenotare un tour per vedere l’isola, raggiungibile in traghetto.
Un panorama allucinante, con queste figure dall’aspetto umano, appese ovunque come tanti corpi impiccati ad alberi, a steccati e a qualsiasi superficie verticale del luogo, con uno sguardo inquietante che pare fissare coloro che le osservano, come ad intimarle di andarsene il più velocemente possibile.
Si ha la sensazione che lo spirito dell’uomo misterioso sia ancora presente su quell’isola sinistra e tetra, tra le sue bambole, per continuare a prendersi cura di loro per sempre.
Questa è la comune convinzione della gente del luogo: il fantasma di Barrera continua ad abitare l’isola, insieme alle sue bambole, così come sono state sistemate.

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Sull’isola furono effettuate anche delle ricerche da alcuni studiosi ed esperti i quali affermarono che effettivamente le bambole sembravano essere pervase da una certa energia soprannaturale ed inquietante e che l’isola dava segnali di infestazione.
L’équipe di esperti durante il soggiorno sull’isola riusci a documentare alcuni episodi stupefacenti: si registrarono ad esempio strani suoni provenire dal tetto della baracca dell’isola, così come altri rumori inquietanti e colpi nel buio si udirono nelle vicinanze della capanna. Il momento più raccapricciante delle ricerche avvenne quando una delle bambole sembrava aprire gli occhi spontaneamente quando gli veniva chiesto di farlo.
L’intero evento è stato documentato con immagini e riprese. Un fatto che può sembrare frutto di uno dei più riusciti racconti horror della storia ma la cosa terrificante è che il tutto è stato ripreso, costituendo così una prova dei fenomeni paranormali verificatisi sull’inquietante Isola delle Bambole.

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https://www.youtube.com/watch?v=qw7ZgbvxPgE

Fonte (http://Altrarealta.com)

Kronos The Mad
17-12-16, 01:18
Il Corpo del Gigante

Come accade per le vite di molti freaks, anche quella di Edouard Beaupré cominciò in maniera del tutto comune e senza alcun presagio di un futuro straordinario. Nato il 9 gennaio del 1881, Edouard fu il primo bambino ad essere battezzato nella minuscola comunità di Willow Bunch, nelle praterie canadesi, che ancora oggi conta meno di trecento abitanti. Era il più vecchio dei ben venti figli di Florestine Piché e Gaspard Beaupré, e per i primi tre anni di vita non mostrò segni particolari; ma le cose sarebbero cambiate. Presto il bambino cominciò a crescere a una velocità davvero incredibile: a nove anni era già alto 1,83 metri. Il corpo del ragazzo continuava a ingrandirsi, ad aumentare costantemente in peso e altezza, senza che si potesse arginare questo sviluppo portentoso.

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Tutto sommato Edouard era ancora un giovane di bella presenza, dolce e gentile, abilissimo nel cavalcare e il cui sogno era quello di diventare un giorno un cowboy. Ma la sorte non era decisamente dalla sua parte: un giorno, mentre tentava di domare un cavallo imbizzarrito, l’animale gli assestò un violento calcio e lo zoccolo lo prese in pieno volto, spezzandogli il setto nasale.

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Il gigante era ormai anche sfigurato. Su pressione dei genitori si decise quindi a intraprendere la strada dello spettacolo, facendo leva sul suo fisico fuori dall’ordinario, in modo da aiutare economicamente la famiglia.
Edouard cominciò a girare il Canada e gli Stati Uniti, e la sua popolarità crebbe finché non venne ingaggiato addirittura dal Barnum & Bailey, il più grande e celebre dei carrozzoni circensi.

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Il gigantismo (http://it.wikipedia.org/wiki/Gigantismo) spesso porta con sé problemi alle ossa e alla muscolatura, e non è raro che a dispetto della stazza i giganti siano in realtà molto fragili e deboli. Questo però non era il caso di Edouard Beaupré, che faceva della prestanza fisica il fulcro del suo show: egli accentrava, per così dire, due differenti figure classiche del sideshow in un unico performer – era al tempo stesso un gigante e un “uomo forzuto” (strongman (http://en.wikipedia.org/wiki/Strongman_%28strength_athlete%29)).
Il suo spettacolo consisteva in varie prove di forza e sollevamento di pesi. Ma era il colpo di scena finale che lasciava invariabilmente il pubblico attonito e senza fiato. Edouard faceva chiamare sulla pista uno dei suoi amati cavalli. Raccontava, scherzando, di come da ragazzo avesse abbandonato il sogno di fare il cowboy perché anche in sella al cavallo più alto le sue gambe toccavano il terreno; così ora utilizzava l’animale per tenersi in forma… detto questo, Edouard si chinava sotto il cavallo e, caricandoselo sulle spalle, alzava la bestia da terra. Un sollevamento da più di 400 chili.

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Il 25 marzo del 1901 Edouard, seppure sfibrato da una malattia che l’anno successivo avrebbe scoperto essere tubercolosi, incontrò in un match di wrestling Louis Cyr (http://en.wikipedia.org/wiki/Louis_Cyr), l’uomo che ancora oggi viene considerato il più forte mai vissuto – capace di sollevare 227 chilogrammi con un dito e quasi due tonnellate sulla schiena. Per l’occasione Edouard venne misurato ufficialmente, la sua altezza era di 2,37 metri. L’incontro sul ring durò pochissimo: il gigante venne sconfitto in un battibaleno perché non si azzardò nemmeno a toccare il grande campione. A detta di chi lo conosceva bene probabilmente Edouard, vista la sua natura gentile, aveva troppa paura di fare male all’avversario.

Il 3 luglio del 1904, alla Fiera Mondiale di Saint Louis, dopo la sua consueta performance, Beaupré crollò a terra. La continua crescita, che non accennava a fermarsi, e la tubercolosi avevano avuto la meglio sul suo fisico causandogli un’emorragia polmonare. Portato all’ospedale in fin di vita, Edouard ebbe appena il tempo di mormorare quanto fosse triste morire così giovane e lontano dai suoi genitori. Così la vita del celebre Willow Bunch Giant si spense, ad appena 23 anni di età.
Ma la sua storia non finisce qui.

Un certo Dr. Gradwohl eseguì l’autopsia sul suo corpo, e come ci si poteva aspettare trovò un tumore all’ipofisi che probabilmente aveva causato il gigantismo di Edouard. Dopodiché il corpo venne affidato alle cure di una ditta di pompe funebri, Eberle & Keyes, per essere imbalsamato e preparato per la sepoltura. La salma avrebbe dovuto essere rispedita nel paesino natale di Edouard, ma il manager del circo, William Burke, convinse la famiglia Beaupré che i costi sarebbero stati troppo elevati, e che Edouard avrebbe avuto una degna sepoltura anche lì dove si trovava. I genitori acconsentirono, ignari del fatto che Burke in realtà non aveva alcuna intenzione di sborsare nemmeno un dollaro. Dopo aver fatto credere alla famiglia che il funerale aveva avuto luogo e che loro figlio era sepolto nel cimitero di St. Louis, Burke tagliò la corda e ripartì con il circo per un’altra città, lasciando il cadavere all’agenzia funebre. I gestori dell’agenzia, furiosi per non essere stati pagati, decisero di rientrare delle spese sostenute per l’imbalsamazione esponendo il corpo del gigante in vetrina. La cosa non durò molto, perché dopo qualche giorno la polizia intimò loro di rimuoverlo dalla pubblica vista. A questo punto comincia l’odissea del cadavere di Edouard, venduto inizialmente a uno showman itinerante, poi riportato a Montréal da un amico della famiglia Beaupré, Pascal Bonneau. Qui venne esibito per sei mesi all’Eden Museum di Rue St. Laurent, una specie di squallido museo delle cere; eppure per vedere il gigante si formavano file di spettatori così lunghe da bloccare la strada.
Verso il 1907 il cadavere diventa proprietà del Montréal Circus, altra realtà in decadenza. Esposta su un catafalco, la salma imbalsamata rimane facile preda dell’umidità, che la rovina, finché il circo non va in bancarotta. Accusati di “esibizione abusiva di cadavere”, i proprietari abbandonano le spoglie di Edouard in un capannone del parco cittadino di Bellerive.
Sono dei bambini a scoprirlo, con orrore, mentre giocano. “Enorme corpo di uomo trovato dai bambini a Bellerive Park – una verdeggiante ma povera parte della città. Il dottore locale è stato chiamato, e mi ha notificato che era in presenza di un gigante umano. La condizione dei resti non è specificata. Ho acquistato questa scoperta incredibile con grandi speranze per la ricerca e l’esame. Il dottore mi ha chiesto furtivamente quanto può costare un simile tesoro. Gli ho detto di portarmi il cadavere, in un sacco.” Così annotava sul suo diario il Dr. Louis-Napoléon Délorme, appassionato di deformità, che pagò 25 dollari per il corpo di Edouard. Viste le povere condizioni della salma, procedette a mummificarla definitivamente, e la usò per diverse dissezioni con i suoi studenti dell’Università di Montréal. Infine il gigante trovò una nuova sistemazione, sotto vetro, alla Facoltà di Medicina.

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(http://bizzarrobazar.com/wp-content/uploads/2015/03/edouardbeaupre.jpg)Lì rimase fino agli anni ’70, quando Ovila Lespérance, nipote di Edouard Beaupré, chiese all’Università di restituire alla famiglia i resti del gigante di Willow Bunch. Nel 1989 il comitato accademico acconsentì alla cremazione delle spoglie di Edouard, che finalmente il 7 luglio 1990 vennero inumate nella piccola cittadina canadese: oggi una statua a grandezza naturale ricorda le fattezze di Beaupré, e i turisti possono anche confrontare i propri piedi con l’orma di una scarpa del gigante gentile. Che, dopo 85 anni di peripezie, ha finalmente trovato riposo.

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(http://bizzarrobazar.com/wp-content/uploads/2015/03/3614609457_07da02077b_z.jpg)

Fonte (http://bizzarrobazar.com)

koba44
17-12-16, 11:33
Leggo sempre una favola di Kronos la sera prima di dormire.

Grazie Kronos!

Drogato di FPS
17-12-16, 14:31
Sono indietro con la lettura..
Ho letto la storia di Juko Furuta, è mi è salito l'odio.
Non li hanno nemmeno castrati, 'sti esseri.

GenghisKhan
17-12-16, 15:02
Minchia le foto delle bambole sono fottutamente inquietanti :o

Mr.Cilindro
17-12-16, 15:14
grazie kronos quando voglio avere gli incubi so sempre chi scegliere

koba44
17-12-16, 20:18
Kronos non riesco a dormire, dov'è la tua favoletta della sera?

Kronos The Mad
18-12-16, 01:11
La storia dell'omicidio di Grigorij Elfomovič Rasputin, meglio noto come Rasputin, è tanto assurda quanto misteriosa.
Mistico russo, divenuto famoso prima per i suoi presunti poteri curativi, e in seguito per i rapporti che lo legarono alla famiglia dello zar e in particolare alla zarina Alessandra, Rasputin godeva di parecchi privilegi e aveva una grandissima influenza presso la corte russa grazie all'incredibile potere di seduzione che esercitava su uomini e donne. Pur essendo un uomo di fede però, Rasputin si dedicava con passione a qualsiasi tipo di vizio: si ubriacava, rubava e correva dietro alle donne che intratteneva anche a gruppi (Rasputin è il soprannome che si guadagnò proprio in quegli anni e, in russo, significa depravato).
Il suo potere e la sua vita scellerata gli attirarono il disprezzo della nobiltà russa che organizzò un complicato omicidio per eliminarlo.
Nel 1916, in una fredda notte di dicembre, il principe Felix Jusupov lo invitò a cena nel suo palazzo con la scusa di fargli incontrare la moglie Irina, una delle donne più belle del suo tempo. Rasputin accettò ovviamente con entusiasmo dato che Irina era una delle poche donne che ancora non aveva intrattenuto. Il gruppo formatosi per portare a termine l’operazione comprendeva, oltre a Felix, il cugino dello Zar Gran Duca Dimitrij Pavlovič Romanov, Vladimir Mitrofanovič Puriškevič, il luogotenente Sukotin e il dottor Lazavert. Il piano era semplice: l’avrebbero avvelenato. Per essere sicuro del risultato Felix aggiunse cianuro ai dolci, al tè e al vino (il madera che il monaco adorava). Rasputin arrivò verso le undici e si tuffò sull’alcol e sul cibo, ingurgitando abbastanza veleno da uccidere sei uomini. Felix mentì dicendo che Irina sarebbe arrivata molto presto e attese accanto a lui che il cianuro facesse effetto, mentre i suoi complici aspettavano al piano di sopra. Alle due del mattino però, il monaco non mostrava alcun segno di avvelenamento, ma solo un evidente stato di ubriachezza. Sgomento, Felix salì al piano di sopra dove trovò i complici terrorizzati di trovarsi di fronte a un essere soprannaturale capace di cenare a base di veleno e accusare poi un semplice bruciore di stomaco. Si decise di sparare a Rasputin. Sceso nuovamente insieme a Dimitri, Felix sparò colpendo Rasputin nel petto tra lo stomaco ed il fegato per poi risalire al piano di sopra pensando che il monaco sarebbe morto presto dissanguato. Un’ora dopo Felix scese a controllare. Effettivamente Rasputin sembrava morto, ma quando tentò di muoverlo il monaco aprì gli occhi per poi avventarsi contro Jusopov cercando di scappare dal giardino. Rasputin era stato avvelenato, trafitto da una pallottola, lasciato a dissanguarsi per un’ora, eppure il suo cuore continuava a battere.
Allarmato dal rumore, Purishkevich scese al piano inferiore e sparò di nuovo a Rasputin: uno dei proiettili penetrò il rene destro e si conficcò vicino alla spina dorsale, mentre un secondo proiettile lo colpì alla testa. Eppure il monaco ancora strisciava verso il cancello.
Esasperati, i congiurati presero a colpire il monaco con calci e pugni in uno stato di parossismo totale finché questi non smise di muoversi. Fu avvolto in una coperta pesante, legato con una corda e quindi gettato in uno dei pochi punti non congelati del fiume Malaya Nevka.
Il suo cadavere riemerse alcuni giorni dopo e dall'autopsia emersero nuovi sconvolgenti dettagli: nel corpo del monaco non c'era traccia di veleno, ma venne trovata acqua nei polmoni, segno che era ancora vivo quando venne gettato nel fiume.

Nella prima foto potete vedere l'aspetto assolutamente singolare di Rasputin: alto 1,93 m, capelli scuri, barba lunga e incolta, occhi azzurrissimi, ma penetranti come quelli di un folle. Elementi che sicuramente lo aiutavano a distinguersi.
Nella seconda invece, il cadavere congelato di Rasputin adagiato su una slitta dopo il suo ritrovamento.

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Fonte le fotografie che hanno fatto la storia

Sinex/
18-12-16, 02:00
mi gusti kronos

mi gustissimi

manuè
18-12-16, 10:56
Felix sparò colpendo Rasputin nel petto tra lo stomaco ed il fegato
non è che intendevano l'addome?

Kronos The Mad
18-12-16, 12:38
non è che intendevano l'addome?

mh

forse intendevano che colpendolo al petto il proiettile è passato poi attraverso li?

:confuso:

Summoniamo qualche medico

freddye78
18-12-16, 18:45
ma nel 1916 erano già in grado di fare l'esame del sangue e stabilire se uno era stato avvelenato? ho i miei dubbi :uhm:

manuè
18-12-16, 18:56
ma nel 1916 erano già in grado di fare l'esame del sangue e stabilire se uno era stato avvelenato? ho i miei dubbi :uhm:
la dottoressa Julia Ogden lo faceva ben da prima :tsk:

KymyA
19-12-16, 09:41
ma nel 1916 erano già in grado di fare l'esame del sangue e stabilire se uno era stato avvelenato? ho i miei dubbi :uhm:

Erano esami semplici.
Praticamente venivano eseguiti assaggiando il sangue e constatando se l'esaminatore moriva a breve o no.

Rot Teufel
19-12-16, 10:31
Tutto molto fiquo anche se conoscevo già la vicenda di Rasputin.

Kronos The Mad
19-12-16, 22:11
La casa delle bambole umane di Anatoly Moskvin


http://uploads.tapatalk-cdn.com/20161219/fffc1283c9495b07b4a1f9bb75e65bea.jpg

Anatoly Moskvin era uno storico molto conosciuto nel suo paese Niznhy Novgorod, in Russia. Uomo molto intelligente era esperto di cimiteri e parlava ben 13 lingue.

Nel 2001 si scoprì che questo genio aveva anche un altro hobby: riesumava bambine morte da poco, le mummificava, le vestiva e le teneva in casa come fossero bambole.

L’uomo, oggi 48 enne, venne scoperto quando la polizia si presentò a casa sua per fargli delle domande su alcuni disturbi nel cimitero locale. Quello che videro fu raccapricciante e Anatoly venne arrestato.

In casa sua vennero ritrovati i corpi mummificati di 29 bambine, dai 3 ai 12 anni. Anatoly riesumava le bambine, le mummificava e le trasformava in bambole seguendo scrupolosamente una guida che lui stesso aveva stampato.

http://uploads.tapatalk-cdn.com/20161219/3c5ded8909a7ba4bb5ea7bd530f00a35.jpg

Poi le vestiva come bambole e le teneva in casa, dando loro nomi e celebrando per ognuna la festa di compleanno.
In alcune aveva persino messo delle scatole musicali all’interno della cassa toracica.

Alcune avevano il viso ricoperto di cera e truccato, mentre altre erano ricoperte di tessuto.
Nella casa degli orrori vennero ritrovate anche delle registrazioni in cui l’uomo celebrava delle feste di compleanno per le sue bambole e in uno di questi, mentre fa uno zoom sul viso di una mummia, confessa che le bambole sono fatte a partire da resti umani.

La madre di Anatoly, 74 anni, disse di non essersi mai accorta di nulla. Pensava che quello di creare bambole era l’hobby del figlio, ma non avrebbe mai pensato che fossero dei cadaveri.

Anatoly ha spiegato la sua ossessione con la morte dicendo che quando aveva 12 anni stava partecipando ad un funerale e i presenti lo obbligarono a baciare il cadavere, una bambina di 11 anni.

Nel 2011 venne arrestato e nonostante sia considerato una specie di genio non viene ritenuto in grado di poter sostenere un processo ed è da allora all’interno di un istituto psichiatrico.

Durante l’arresto ha affermato che lo faceva per tenere le bambine al caldo perchè le loro famiglie le avevano abbandonate al freddo.

Le testimonianze: Natalia Chardymova era la mamma della piccola Olga, brutalmente uccisa nel 2002.
Olga aveva solo 10 anni, quando per la prima volta le venne permesso di camminare da sola da casa sua fino a quella della nonna, nell’isolato vicino.

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Un tossicodipendente però la assaltò per rubarle gli orecchini e poi la uccise colpendola con una sbarra di ferro in testa. Il corpo venne ritrovato solo 5 mesi più tardi.

Oltre a questo dolore, per la madre si aggiunge quello di aver pregato per ben nove anni su una tomba vuota.

Natalia racconta anche come Anatoly perseguitasse la famiglia lasciando dei bigliettini sulla tomba di Olga per ogni ricorrenza: il compleanno, l’inizio e la fine della scuola, le feste nazionali.
Nel biglietto l’uomo si firmava come “L’angelo gentile” e si rivolgeva alla bambina come “Signorina”.

Dopo vari messaggi e alcuni danni alla tomba, decisero di chiamare la polizia che però non poteva fare molto.

Solo nel 2011 Anatoly viene scoperto e la polizia chiede a Natalia e a suo marito di aprire la tomba di Olga perchè in una casa sono stati scoperti 29 corpi di bambine mummificate.

Quando recuperarono la tomba, videro un buco sulla parte superiore che era stato fatto da Anatoly per prendere il corpo. Natalia non sa darsi pace perchè quell’uomo ha vissuto con la sua bambina per nove anni, quasi quanti ne ha vissuti con lei.



Fonte: emadion

koba44
19-12-16, 22:41
A quando un servizio sulla casa di Fulviuz?

manuè
20-12-16, 09:38
perlomeno anatoly non ha ammazzato nessuno.

Rot Teufel
20-12-16, 10:00
A quando un servizio sulla casa di Fulviuz?

al massimo troviamo i resoconti di guerra delle piattole in missione segreta per trovare la porta :asd:

Frigg
20-12-16, 11:47
perlomeno anatoly non ha ammazzato nessuno.

this

Mr.Cilindro
20-12-16, 16:32
A quando un servizio sulla casa di Fulviuz?
Attendo impaziente.

Inviato dal mio SM-G357FZ utilizzando Tapatalk

manuè
20-12-16, 17:41
kronos, che ne dici di indagare sui basament degli abituè di j4s? :asd:

Kronos The Mad
20-12-16, 17:44
kronos, che ne dici di indagare sui basament degli abituè di j4s? :asd:
Mh potrebbe essere interessante

Lurge
20-12-16, 17:46
e su elevulvs?
:uhm:

Kronos The Mad
20-12-16, 17:51
Prevedo grandi cose

koba44
20-12-16, 18:14
Rasputin
Boney M. (https://www.google.it/search?num=50&newwindow=1&espv=2&q=Boney+M.&stick=H4sIAAAAAAAAAONgVuLQz9U3MDTPzQAAjmUucwwAAAA&sa=X&ved=0ahUKEwjemrjVooPRAhVIKMAKHUqhC2UQMQgfMAA)

There lived a certain man in Russia long ago
He was big and strong, in his eyes a flaming glow
Most people looked at him with terror and with fear
But to Moscow chicks he was such a lovely dear
He could preach the bible like a preacher
Full of ecstasy and fire
But he also was the kind of teacher
Women would desire

Ra ra Rasputin
Lover of the Russian queen
There was a cat that really was gone
Ra ra Rasputin
Russia's greatest love machine
It was a shame how he carried on

He ruled the Russian land and never mind the czar
But the cassock he danced really wunderbar
In all affairs of state he was the man to please
But he was real great when he had a girl to squeeze
For the queen he was no wheeler dealer
Though she'd heard the things he'd done
She believed…



https://www.youtube.com/watch?v=kvDMlk3kSYg


https://www.youtube.com/watch?v=WhPvJOnHotE

Kronos The Mad
20-12-16, 18:43
Joseph Merrick tristemente noto come The elephant man è "famoso" in Gran Bretagna e nel mondo per la sua estrema deformità dovuta alla sindrome di Proteo, ovvero una crescita congenita incontrollata di pelle, ossa e tessuti in varie parti del corpo. Cacciato da casa per il suo aspetto, sopravvisse vendendo lucido da scarpe finchè non trovò lavoro come fenomeno da baraccone e, trattato decentemente, riuscì ad accumulare una certa somma di denaro. Nel 1886, quando i freak show vennero proibiti per legge in tutto il Regno Unito, Merrick dovette trasferirsi in Belgio, dove fu "assunto" sfortunatamente da un presentatore senza scrupoli, che lo maltrattò e abbandonò. Di ritorno a Londra, conobbe il dottor Frederick Treves in una stazione ferroviaria, medico dell'ospedale di Whitechapel della capitale, che gli procurò un letto permanente nella struttura e fu, con tutta probabilità, l'unica persona della vita di Merrick capace di offrirgli sinceramente affetto e amicizia. I suoi ultimi anni di vita furono i più sereni, diventando una sorta di celebrità presso la corte britannica e addirittura un favorito della regina Vittoria. Il dottor Treves testimoniò in seguito che Merrick desiderò sempre trasferirsi in un istituto per ciechi, dove avrebbe potuto trovare una donna che non fosse spaventata dal suo aspetto.
Morì all'età di ventisette anni a causa di un soffocamento, forse accidentale, tentando di non dormire più seduto con la schiena sorretta ma orizzontalmente come una persona "normale". Da questa storia è tratto il film del 1980 "The Elephant Man" di David Lynch con Anthony Hopkins e John Hurt. Un disperato sfogo di buona parte dell'esistenza di Merrick sarebbe stato: « Io non sono un elefante, non sono un animale! Sono un essere umano, un… uomo ».

http://uploads.tapatalk-cdn.com/20161220/21966230dcd9c69a1a885c89823c9d1c.jpg


Fonte: fotografie che hanno fatto la storia

manuè
20-12-16, 19:41
Rasputin
Boney M. (https://www.google.it/search?num=50&newwindow=1&espv=2&q=Boney+M.&stick=H4sIAAAAAAAAAONgVuLQz9U3MDTPzQAAjmUucwwAAAA&sa=X&ved=0ahUKEwjemrjVooPRAhVIKMAKHUqhC2UQMQgfMAA)

There lived a certain man in Russia long ago
He was big and strong, in his eyes a flaming glow
Most people looked at him with terror and with fear
But to Moscow chicks he was such a lovely dear
He could preach the bible like a preacher
Full of ecstasy and fire
But he also was the kind of teacher
Women would desire

Ra ra Rasputin
Lover of the Russian queen
There was a cat that really was gone
Ra ra Rasputin
Russia's greatest love machine
It was a shame how he carried on

He ruled the Russian land and never mind the czar
But the cassock he danced really wunderbar
In all affairs of state he was the man to please
But he was real great when he had a girl to squeeze
For the queen he was no wheeler dealer
Though she'd heard the things he'd done
She believed…



https://www.youtube.com/watch?v=kvDMlk3kSYg


https://www.youtube.com/watch?v=WhPvJOnHotE

quanto sei figo rasputin!
\
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Kronos The Mad
20-12-16, 19:48
La leggenda del pene di Rasputin

Il museo russo di Erotica a San Pietroburgo è noto per avere esposto dentro un vaso in formaldeide il pene di Rasputin. Una foto caratteristica ritrae una ragazza in posa di fronte all’enorme membro che galleggia nei suoi 33cm di lunghezza.

Le vicende del pene di Rasputin,secondo la leggenda, cominciano dall’assassinio del mistico russo, nel 1916, da parte di un gruppo di cospiratori gelosi della sua eccessiva influenza a corte, specialmente nei confronti della Zarina; tale influenza si doveva soprattutto al fatto che il primogenito dei Romanov fosse emofiliaco e Rasputin prometteva di poterlo aiutare. Una cameriera avrebbe trovato il membro nella scena del delitto, mentre il cadavere venne gettato nelle acque del fiume Neva dentro un sacco.
Nel 1920 un gruppo di esuli russe a Parigi acquistò quel che secondo loro era il pene di Rasputin, adorandolo come fosse una sorta di reliquia.
Il membro veniva conservato all'interno di una bara di legno.
La figlia di Rasputin, Marie, lo reclamò per sé portandolo in California dove morì nel 1977.

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Così il membro di Rasputin scompare nel nulla, fino a quando Michael Augustine lo trova nascosto in un sacchetto di velluto, insieme ad alcuni dei manoscritti di Marie Rasputin. Viene così acquistato dalla casa d'aste Bonham. Ed ecco che i responsabili si accorgono di avere acquisito la proprietà di un Cetriolo di mare, una oloturia.

Cerchiamo di rivedere i punti salienti degli ultimi momenti di vita di Rasputin. Le leggende fioccano fin dalla congiura che portò al suo decesso. I cospiratori lo invitarono effettivamente a cena e il cibo era avvelenato ma, nonostante questo, Rasputin avrebbe terminato di mangiare senza manifestare alcun sintomo. A quel punto i cospiratori sarebbero passati alle maniere forti, strangolandolo, accoltellandolo, riempiendolo di percosse. Infine gli avrebbero sparato ben quattro volte. Proprio non voleva saperne di morire. Infine i cospiratori sarebbero riusciti a gettarlo nelle acque della Neva all’interno di un sacco. Il corpo venne ritrovato tre giorni dopo.

L’esame del corpo: ufficialmente morì di ipotermia, non a causa delle ferite riportate. Oggi non è possibile effettuare nuove analisi perché venne pubblicamente cremato. Qualcuno sostiene che si sarebbe messo a sedere durante il rogo. Per quanto sia plausibile che corpi non adeguatamente preparati si contraggano a causa del calore, si ritiene molto più probabile che anche in questo caso la suggestione e la leggenda abbiano giocato ruoli importanti.

Non abbiamo niente di scientificamente certo che confermi cosa sia stato fatto a Rasputin negli ultimi momenti della sua esistenza, sappiamo solo che l’ipotermia può essere mortale. Tuttavia non possiamo essere certi nemmeno sull’identità degli effettivi assassini.
Un’inchiesta dellaBbc sostiene all’ipotesi che sarebbe stato ucciso da un agente britannico – non ci è dato sapere perché – prima di finire nella Neva. Della sua evirazione, prima o dopo la morte, non esistono prove, solo suggestivi aneddoti; e quell'oloturia sotto formaldeide che, secondo la leggenda, sarebbe stato il gigantesco membro di Grigorij Rasputin.

GenghisKhan
20-12-16, 20:08
L'oloturia :asd:

Drogato di FPS
20-12-16, 22:49
The Elephant man l'ho visto.
Bello.

Kronos The Mad
21-12-16, 20:51
Henry Howard Holmes

A dispetto del cognome, qua non parliamo di un'intelligentissima persona dedita alla giustizia, ma di uno dei più letali serial killer americani se non addirittura il più folle e depravato.
Nato Herman Webster Mudgett, Holmes cambia il suo nome in seguito a un trasferimento poiché cacciato dall'università per frode.
Nel 1886 si trasferisce dunque a Chicago dove cambia nome, compie il suo primo delitto ai danni di una farmacista e del suo malato marito e dove assume la proprietà della farmacia stessa creando intrugli miracolosi che ne aumentano la popolarità.
Ma la farmacia non è esattamente l'idea di vita che Holmes ha in mente. Grazie ai soldi di alcune frodi e dei ricavati dei suoi intrugli, inizia così la costruzione di un elegante edificio a tre piani che diventerà il “castello” dei suoi crimini. Con una serie di modifiche Holmes rende il secondo e terzo piano un vero e proprio labirinto di camere e una inaudita trappola mortale per chiunque vi si addentri: le camere sono collegate da passaggi segreti, muri scorrevoli, spioncini, porte blindate, stanze segrete, camere insonorizzate e botole sul pavimento che si aprono a comando e fanno scivolare la vittima in cantina dove si trova una enorme piscina riempita di acido corrosivo. Tutte le stanze sono inoltre delle vere e proprie camere a gas, progettate per uccidere chiunque si trovi all'interno. In una delle stanze segrete si trova infine un forno crematorio.
Tra il 1882 e il 1884 Holmes uccide nel suo castello un'enormità di clienti dell'albergo, di amanti, di collaboratori, etc partendo proprio dalla nuova fidanzata incinta che uccide dopo averla convinta ad abortire. Il modus operandi classico è facilmente intuibile dalla struttura del castello: imprigiona le vittime nelle stanze della morte, li tortura eccitandosi a spiare le loro soffrenze e poi le uccide con il gas. A quel punto può procedere scarnificando gli scheletri che poi rivende o sezionando i cadaveri per i suoi esperimenti.
Il Castello però costa più di quanto gli affari illeciti gli fanno guadagnare e alla fine del 1893 si trova sull’orlo della bancarotta e si da alla fuga mentre un suo ex collaboratore incendia il castello.
Tornato a Chicago, Holmes deve organizzare nuove truffe per ottenere di nuovo del denaro, ma una di queste finisce male e ne causa l'arresto.
In carcere viene accusato inizialmente di 4 omicidi, ma controllando i ruderi del castello emergono i resti di 150 (!) vittime a cui vanno aggiunti i cadaveri sciolti nell'acido e per tanto irrintracciabili. Gli investigatori sospettano che si sia macchiato di circa 200 omicidi anche se Holmes confessa 133 delitti.
La mattina del 7 maggio 1896 Holmes viene impiccato in seguito all'accusa di “solo” 9 omicidi con una lenta agonia di 15 minuti a causa del cappio realizzato male. La sua bara sarà riempita di cemento per impedire che il corpo venga trafugato.

http://uploads.tapatalk-cdn.com/20161221/322a2bb4f7675d9baba4efb8c00c0700.jpg

Fonte: le fotografie che hanno fatto la storia

freddye78
21-12-16, 21:06
Ese cappio realizzato male

Milella
21-12-16, 21:14
salutava sempre, forse troppo

koba44
21-12-16, 21:20
Già a quei tempi si utilizzava il metodo di impiccagione moderno "per caduta", dove la lunghezza della corda viene commisurata a peso e altezza del condannato. La caduta spezza le vertebre del collo, accelerando la morte.

Se la corda è troppo lunga rispetto al dovuto, capita che il condannato venga decapitato dal cappio (caso di Saddam Hussein).
Se troppo corta, la morte avviene per soffocamento come nelle impiccagioni classiche.

Nico
21-12-16, 22:37
La Storia di HH Holmes è l'ultima stagione di american horror story :asd: carina.

Btw con saddam hanno usato la corda sbagliata, probabile avessero finito le funi ed hanno fatto un cappio con il filo interdentale :asd:

koba44
21-12-16, 22:50
Di Saddam sapevo che avevano sbagliato i calcoli, da cui corda lunga, caduta lunga e decapitazione. Anche il tipo di corda utilizzato dovrebbe entrare nella formula.

Drogato di FPS
22-12-16, 01:28
Orca troia, questo era il prototipo di genio del male :bua:

manuè
22-12-16, 09:32
Ese cappio realizzato male
fatto bene direi.

Kronos The Mad
23-12-16, 18:19
Il 23 dicembre 1972 vengono infatti ritrovati i 15 superstiti del Disastro Aereo delle Ande.
Il Disastro Aereo delle Ande divenne tristemente famoso non tanto per l'incidente in cui un aereo precipitò appunto sulle Ande, quanto per i tragici avvenimenti che ne conseguirono.
Occorre innanzitutto sottolineare come, durante l'incidente avvenuto il 13 ottobre, l'aereo colpì la cima di una montagna con l'ala destra, che nell'urto si staccò e ruotando tagliò la coda del velivolo, all'altezza della cambusa impedendo così al mezzo di fungere da riparo completo contro il freddo nei giorni seguenti. Delle 45 persone a bordo, 12 morirono nell'impatto, ma era per i sopravvissuti che stavano arrivando i momenti peggiori.
Alcuni di essi avevano infatti gambe rotte e ferite di vario genere senza dimenticare che nessuno disponeva di vestiti adatti per resistere alle basse temperature della montagna. L'unico rimedio per gli arti fratturati fu quello di metterli temporaneamente nella neve, per alleviare il dolore e limitare il gonfiore. La sera la temperatura poteva scendere anche a -30 e, come detto prima, l'aereo non offriva un riparo totale, per cui si doveva erigere ogni volta una precaria barriera di valigie per riparare al meglio lo squarcio della fusoliera.
Ovviamente, il problema principale fu il cibo e l'acqua: nei primi giorni i pasti dei sopravvissuti consistevano in un sorso di vino versato in un tappo di deodorante e un assaggio di marmellata per pranzo e un quadratino di cioccolato per cena. Ben presto però le riserve di cibo, che consistevano nelle compere che i passeggeri avevano fatto all'aeroporto prima di partire, finirono e per i sopravvissuti si pose un grandissimo dilemma etico: sopravvivere mangiando i cadaveri degli altri passeggeri o morire di fame.
Non fu una decisione facile, né immediata con una discussione che proseguì dalla mattina fino al pomeriggio inoltrato, dibattendo tra questioni morali, religiose e laiche, fino a quando alcuni di loro riuscirono a reprimere la ripugnanza e a sormontare un tabù primitivo.
Come se le condizioni non fossero già tragiche, la notte del 29 ottobre una valanga travolse la fusoliera dove dormiva il gruppo, uccidendo altre 8 persone. A quel punto si ebbero tre giorni infernali: i superstiti dovettero rimanere all'interno della fusoliera quasi piena di neve costretti a muoversi pochissimo, dormire quasi in piedi, a fare i bisogni fisiologici sul posto e a nutrirsi con i corpi dei compagni morti nella valanga.
Al quarto giorno, al termine della tormenta, fu di nuovo possibile uscire e si rafforzò l'idea di dover organizzare una spedizione verso il Cile in cerca di soccorsi. Grazie a questa spedizione fu ritrovata la coda dell'aereo con all'interno abiti, medicinali, cibo e sicuramente speranza. Importantissimo sottolineare come tutti i sopravvissuti si divisero equamente del carico di lavoro e si sostennero a vicenda impedendo anche ai più demoralizzati di lasciarsi andare a morte certa.
Il 12 dicembre 1972, tre persone partirono infine nella spedizione finale che avrebbe dovuto realmente portarli dai soccorsi. In tre giorni raggiunsero la cima della montagna per rendersi così conto che tutte le spedizioni precedenti erano state studiate su una piano geografico totalmente sbagliato (avevano intuito una posizione differente da quella reale in cui si trovavano). Dalla cima proseguirono solo in due che camminarono per ben 7 giorni prima di incontrare qualcuno.
Il 23 dicembre si partì quindi in elicottero per andare a riprendere i sopravvissuti del disastro aereo. Non fu possibile portare in salvo tutti i sedici sopravvissuti ragion per cui alcuni alpinisti e un infermiere rimasero sul posto fino alla mattina seguente, quando vennero tutti raccolti da una seconda spedizione di soccorso. Vennero tutti ricoverati in ospedale con sintomi di insufficienza respiratoria da alta montagna, disidratazione, traumi e malnutrizione, ma si trovavano comunque in condizioni di salute migliori di quanto si sarebbe potuto prevedere, nonostante alcuni avessero perso fino a 40 kg. I sopravvissuti sono ritornati più volte sul luogo della loro disavventura, che è diventato meta di escursioni (con partenza dall'Argentina) da parte di curiosi, affascinati da un'avventura che ha pochi precedenti.

http://uploads.tapatalk-cdn.com/20161223/9bc07a93230230c028118b782279622b.jpg


Fonte: le fotografie che hanno fatto la storia

manuè
23-12-16, 23:52
si, ho visto il film.

Kronos The Mad
24-12-16, 13:15
24 dicembre 1914: Tregua di Natale

Esattamente centodue anni fa, avveniva un'incredibile serie di "cessate il fuoco" non ufficiali avvenuti nei giorni attorno al Natale del 1914 in varie zone del fronte occidentale della prima guerra mondiale.
Già nella settimana precedente il Natale, membri delle truppe tedesche e britanniche schierate sui lati opposti del fronte presero a scambiarsi auguri e canzoni dalle rispettive trincee, e occasionalmente singoli individui attraversarono le linee per portare doni ai soldati schierati dall'altro lato; nel corso della vigilia di Natale e del giorno stesso di Natale, un gran numero di soldati lasciarono spontaneamente le trincee per incontrasi nella terra di nessuno per fraternizzare, scambiarsi cibo e souvenir. Oltre a celebrare comuni cerimonie religiose e di sepoltura dei caduti, i soldati dei due schieramenti intrattennero rapporti amichevoli tra di loro al punto di organizzare improvvisate partite di calcio.
Bruce Bairnsfather, testimone degli avvenimenti, scrisse: "Non dimenticherò quello strano e unico giorno di Natale per niente al mondo... Notai un ufficiale tedesco, una specie di tenente credo, ed essendo io un po' collezionista gli dissi che avevo perso la testa per alcuni dei suoi bottoni [della divisa]... Presi la mia tronchesina e, con pochi abili colpi, tagliai un paio dei suoi bottoni e me li misi in tasca. Poi gli diedi due dei miei bottoni in cambio... Da ultimo vidi uno dei miei mitraglieri, che nella vita civile era una sorta di barbiere amatoriale, intento a tagliare i capelli innaturalmente lunghi di un docile "Boche", che rimase pazientemente inginocchiato a terra mentre la macchinetta si insinuava dietro il suo collo".

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Fonte: le fotografie che hanno fatto la storia

mattex
24-12-16, 13:39
/\ sembra tipo le cene aziendali di natale

Rot Teufel
24-12-16, 13:48
Poi dal 1915 in poi se si augurava buon Natale alla trincea nemica, il giorno dopo si finiva legati ad un albero sotto il fuoco della mitraglia.

GenghisKhan
24-12-16, 14:02
Lo sapevo, ma incredibile :sisi:

manuè
24-12-16, 17:01
eccolo qua


https://www.youtube.com/watch?v=6KHoVBK2EVE

e quello che si sente alla fine è la reazione dei rispettivi comandi, i quali, accortisi del "non autorizzato fraternizzare col nemico", intendevano punire i propri uomini a colpi di cannone.

Kronos The Mad
25-12-16, 19:58
La storia si svolge a Fayetteville, West Virginia, proprio la notte della vigilia di Natale del 1945. I protagonisti sono i componenti della famiglia italo americana Sodder: mamma, papà e la bellezza di dieci figli di età compresa tra i 3 e 23 anni.
Sembra una normalissima viglia di Natale, con i giocattoli scartati dai più piccini e l'atmosfera natalizia che pervade la casa, ma a notte inoltrata squilla il telefono. La telefonata è veramente insolita: una donna chiede di un uomo che la signora Sodder non conosce ragion per cui spiega che probabilmente è stato sbagliato numero; per tutta risposta, dall'altro capo del telefono arriva una risata agghiacciante.
Mentre la signora Sodder torna a letto nota altre stranezze: le imposte non sono chiuse e, attraverso di esse, è possibile vedere la luce del soggiorno accesa. La signora sistema tutto pensando a una disattenzione dei figli e torna finalmente a dormire. Ma ecco che si sente un colpo sul tetto. Ancora una volta la signora Sodder non presta attenzione pensando a uno scherzo dell'immaginazione.
All'una e trenta però si inizia a sentire odore di bruciato. La casa sta andando a fuoco e i coniugi Sodder si precipitano a radunare i figli e a scappare fuori. Ma mancano 5 figli all'appello.
Ogni tentativo di entrare in casa si rivela inutile e i pompieri arrivano troppo tardi per salvare qualcosa.
Dalle indagini della polizia, si scopre che i cavi del telefono sono stati recisi per non chiamare i soccorsi, ma come è possibile se appena un'ora prima dell'incendio la signora Sodder ha risposto alla misteriosa telefonata? Inoltre i corpi dei cinque ragazzi non si trovano. Non possono essersi salvati eppure non n'è rimasta traccia da nessuna parte, ma nessuno pare dare peso a questo particolare e i ragazzi vengono dichiarati morti.
I coniugi Sodder però non accettano questa versione e non si danno pace, arrivando ad offrire fino a 10.000 (una cifra davvero enorme per l'epoca) a chi sappia risolvere il mistero. Ma non si avranno mai riscontri, solo qualche testimonianza frammentaria: un autista dice di aver visto delle palle di fuoco, probabilmente bombe al napalm, intorno alla casa appena prima dell'incendio, una donna giura di aver visto i cinque bambini in un'auto che si allontanava dalla casa in fiamme, un'altra donna afferma di aver visto i piccoli in compagnia di due uomini e due donne che la hanno vietato di parlare con i ragazzi.
Nel 1967 ai Sodder viene recapitata una fotografia di un ragazzo, molto simile a uno dei ragazzi scomparsi, con su “Louis Sodder. I love brother Frankie. Ilil Boys. A90135”. Non si saprà mai l'identità dell'uomo della foto e nemmeno il significato della frase perché anche l'investigatore privato assunto per indagare scomparirà nel nulla. L'unico indizio è il codice numerico che corrisponde al codice postale di Palermo.
Il signor Sodder scompare nel 1969 e la moglie nel 1989. Moriranno entrambi con il dolore di non aver mai scoperto la verità sul destino dei loro 5 figli scomparsi, forse con la complicità di una polizia corrotta dalla mafia. Un altro mistero destinato a non avere soluzione.
Nella foto, i coniugi Sodder davanti al cartellone su cui vennero applicate le fotografie dei figli scomparsi e i 10.000 dollari di ricompensa.

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Da "Le fotografie che hanno fatto la storia"

Milella
25-12-16, 20:22
buon natale, e controlla sempre che i legacci alle gambe delle tue vittime siano ben stretti, in cantina!

Kronos The Mad
25-12-16, 20:23
buon natale, e controlla sempre che i legacci alle gambe delle tue vittime siano ben stretti, in cantina!
No problem se le gambe sono amputate :moglie:


Buon Natale a tutti mianciamici miei

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koba44
25-12-16, 21:24
Gli zamponi con le lenticchie di Kronos...

manuè
25-12-16, 23:00
Sembra una normalissima viglia di Natale, con i giocattoli scartati dai più piccini e l'atmosfera natalizia che pervade la casa, ma a notte inoltrata squilla il telefono. La telefonata è veramente insolita: una donna chiede di un uomo che la signora Sodder non conosce ragion per cui spiega che probabilmente è stato sbagliato numero; per tutta risposta, dall'altro capo del telefono arriva una risata agghiacciante.
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/1/1e/Krampus_poster.jpg

Melville
25-12-16, 23:09
visto la scorsa settimana, Krampus :asd:

manuè
25-12-16, 23:11
visto la scorsa settimana, Krampus :asd:
bel film, anche se con 2 errori ed un finale molto poco lungimirante.

Drogato di FPS
25-12-16, 23:13
Quella dei Sodder l'ho capita a metà :uhm:
West Virginia --> Mafia? Anche lì?

Quella della tregua di Natale, è incredibile.

Also Buon Natale Kronos/J4S crew.

Kronos The Mad
25-12-16, 23:13
Anche a me era piaciucchiato, ricordo che lo aspettavo con ansia al cinema ma poi lo avevano cancellato o non distribuito in Italia per i cinepanettoni di merda, così mesi e mesi sempre a cercarlo in streaming per poi trovarlo finalmente sisi

Kronos The Mad
25-12-16, 23:16
Quella dei Sodder l'ho capita a metà :uhm:
West Virginia --> Mafia? Anche lì?

Quella della tregua di Natale, è incredibile.

Also Buon Natale Kronos/J4S crew.
Buona Natale guys

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In arrivo cosetta di Natale prima che scada lolol

Kronos The Mad
25-12-16, 23:19
"Il massacro di Natale della famiglia Lawson"

Il giorno di Natale del 1929 Charles Lawson uccise con un fucile sua moglie e 6 dei suoi 7 figli.
Le cause restano sconosciute.

Charlie nacque nel 1886 in una comunità conosciuta come Lawsonville. Crebbe in quella comunità e nel 1911 sposò Fannie Manring da cui ebbe 8 figli. Purtroppo però uno di loro morì a soli sei anni a causa di una malattia.

Nel 1918 i fratelli di Charles si trasferirono a Germanton per coltivare tabacco e l’uomo decise di seguirli insieme a tutta la sua famiglia.

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Lì lavorò in una fattoria come mezzadro fino a che riuscì a comprare una fattoria tutta sua.

Nel giorno di Natale del 1929 Charlie portò la sua famiglia in città per comprare vestiti nuovi e farsi fare una foto di famiglia.

Nonostante questo possa sembrare assolutamente normale oggi, nel 1929 era molto inusuale dato che solo le persone molto benestanti potevano permetterselo.

Lo stesso giorno Charles massacrò tutta la sua famiglia.

Cominciò con le due figlie Carrie e Maybell, di 12 e 7 anni, che si trovavano nella casa degli zii. Il padre le aspettò vicino al deposito di tabacco e le uccise a colpi di fucile.

Poi si avvicinò alle figliolette e le colpì ripetutamente per assicurarsi che fossero morte.

Successivamente tornò a casa dove uccise la moglie Fannie che si trovava nel portico. La figlia Marie sentì lo sparo e urlò, il padre entrò in casa e la uccise.

Anche James e Raymond, di 4 e 2 anni, si trovavano in casa e quando videro il padre uccidere Marie cercarono di scappare per nascondersi.
Charles però li trovò e sparò anche a loro.
Per ultima uccise Mary Lou, di soli 4 mesi.

Dopo il massacrò andò in un bosco vicino casa dove si sparò.
Quando la polizia trovò il suo corpo venne ritrovato anche un pezzo di carta con scritto

“NON INCOLPATE NESSUNO, SE NON ME”

Dall’erba calpestata notarono anche che non si tolse la vita immediatamente, ma camminò per molto tempo intorno ad un albero prima di decidere di suicidarsi.

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L’unico a scampare alla furia omicida fu il figlio Arthur, di 16 anni, che poco prima della strage aveva deciso di andare a trovare dei parenti.

I corpi vennero ritrovati da alcuni vicini che erano accorsi dopo aver sentito gli spari.
Tutti avevano gli occhi chiusi, le braccia incrociate sopra al petto e la testa appoggiata su delle pietre.

Per il loro funerale vennero usati i vestiti nuovi che avevano comprato quella stessa mattina.

La casa venne poi aperta al pubblico come attrazione, e anche dopo la sua chiusura continuò ad attrarre molti curiosi fino alla sua demolizione avvenuta pochi anni fa.

Qualche mese prima del massacro Charles aveva subito una lesione alla testa lavorando nella fattoria.

Molti imputarono a questo incidente un cambio nella sua personalità, credendo che questa possa essere stata la causa della sua furia omicida.

Un’altra causa potrebbe essere l’inizio della Grande Depressione che aveva colpito gli Stati Uniti solo due settimane prima e che aveva visto già molti suicidi.

Infine, una fra le teorie più accreditate è quella dell’incesto.
Sembrerebbe infatti che Charles avesse una relazione di natura sessuale con sua figlia Marie.

Una parente stretta delle vittime avrebbe sentito parlare sua madre a proposito di quella strana situazione. Apparentemente anche Fannie, la moglie di Charles, ne era al corrente ma non faceva niente per cambiare la situazione.

Inoltre la migliore amica di Marie raccontò che qualche giorno prima l’amica le aveva confidato di essere incinta e che il padre fosse proprio Charles.

Forse fu per evitare la vergogna e l’umiliazione alla propria famiglia che decise di compiere quel gesto estremo.

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Le tombe della famiglia Lawson si trovano nel cimitero di Germanton, nella Carolina del Nord.

Fonte: emadion

GenghisKhan
26-12-16, 18:27
:smugdance:

Milella
26-12-16, 18:32
si' ma stanno finendo le stragi storiche, alla fine kronos metterà la franzoni e olindo?

manuè
26-12-16, 19:38
ci sono sempre le tragedie scecspiriane e quelle greche :asd:

Kronos The Mad
26-12-16, 20:50
si' ma stanno finendo le stragi storiche, alla fine kronos metterà la franzoni e olindo?
non c'è mai fine all'orrore :smugranking:

Drogato di FPS
26-12-16, 22:25
Cazzo :uhm:
Che film era dove c'era un storia molto simile (probabilmente presa in prestito)?
Padre e figlia, e il padre a colpi di fucile un giorno uccide tutti e si toglie la vita.
Famiglia benestante :uhm:
L' Alzheimer che galoppa.

Kronos The Mad
29-12-16, 21:22
La leggenda della “Partita della morte”

Estate 1942. L’Ucraina è occupata dalle truppe naziste, il fronte è lontano e i soldati tedeschi si annoiano. Si fa però una scoperta: nel campo di concentramento, tra i vari prigionieri di guerra, ci sono dei calciatori, quasi tutti ex giocatori della Dinamo di Kiev. Quale mezzo migliore di una partita di calcio per distrarre le truppe? La Start, questo il nome scelto dagli ucraini, sorprende tutti e vince per 5-1 nonostante sappiano che dovrebbero perdere. I nazisti non possono accettarlo. Loro rappresentano la razza ariana, sono i dominatori del mondo. Serve una rivincita.
Il 9 agosto la Start torna in campo, ma stavolta ha di fronte gli ufficiali della Luftwaffe selezionati per capacità tecniche e fisiche. Gli ucraini, invece, sono denutriti, stanchi per il lavoro e non allenati. Il risultato sembra già scritto.
Eppure, nonostante i tedeschi siano favoriti dall'arbitro e giochino con violenza, il primo tempo si chiude 3 a 1 per gli ucraini. Un ufficiale tedesco suggerisce allora ai giocatori avversari di riflettere bene sul risultato che vogliono ottenere alla fine del match. Al rientro in campo, si arriva presto sul 3 a 3. Ma gli ucraini capiscono allora che non possono piegare la testa. Arrivano sul 5 a 3 e potrebbe addirittura finire 6 a 3 per la Start, ma l'attaccante Klymenko, dopo aver saltato mezza squadra avversaria, compreso il portiere, si ferma sulla linea di porta e calcia il pallone a centro campo. L'umiliazione è enorme. Un giocatore viene ucciso immediatamente, mentre il resto della squadra viene catturata e deportata il giorno seguente.
La storia è incredibile e ha ispirato il celebre film "Fuga per la vittoria" eppure la realtà è leggermente diversa.
Esistono infatti numerose testimonianze, anche oculari, che smentiscono la storia romanzata della Partita della morte. Vladlen Putistin, figlio del giocatore della Start Mykhaylo Putistin e raccattapalle nel famoso match (aveva 8 anni all’epoca), nel 2002 disse: “Nessuno andò nello spogliatoio per minacciarli prima dell’incontro o nell’intervallo. Mio padre e tutti gli altri tornarono a casa per celebrare la vittoria”. Dopo il match venne scattata anche una fotografia (questa che vi propongo) con i giocatori di entrambe le squadre insieme e sorridenti in cui gli ucraini sono quelli con la maglia scura. Vennero inoltre giocate numerose partite in quegli anni e la serie si concluse con 60 vittorie ucraine, 36 tedesche e 15 pareggi.
Infine i giocatori: 8 di essi vennero effettivamente arrestati, ma probabilmente per sospetta appartenenza all’NKVD o per un tentato omicidio a danno degli ufficiali tedeschi e non per vendetta nei confronti della sconfitta calcistica.
Non sapremo mai se questa eroica partita venne effettivamente giocata o se si tratta di un atto di propaganda sovietica, ma è indubbio il fascino romantico che una semplice partita di calcio abbia potuto restituire la dignità rubata ad alcuni prigionieri.

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Fonte: le fotografie che hanno fatto la storia

Kronos The Mad
29-12-16, 21:23
Rf

Mr.Cilindro
29-12-16, 21:23
questa era poco splatter

mattex
29-12-16, 21:26
son finite le vere tragedie, mo' si passa a cogne e garlasco

Kronos The Mad
29-12-16, 21:31
Una sfortunata esecuzione

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Il volume Celebrated trials of all countries, and remarkable cases of criminal jurisprudence (https://archive.org/details/celebratedtrials00smit) (1835) raccoglie 88 resoconti di fatti di sangue e curiosi processi.
Diversi aneddoti sono interessanti, ma una doppia impiccagione avvenuta nel 1807 è particolarmente stupefacente per gli inattesi effetti collaterali che provocò. Il 6 novembre 1802 John Cole Steele, proprietario di un deposito di acqua di lavanda, stava viaggiando da Bedfont, alla periferia di Londra, alla sua casa di Strand. Era notte fonda e il commerciante, non avendo trovato una carrozza, camminava da solo.
La luna era appena sorta, quando Steele fu accerchiato da tre uomini che si nascondevano nei cespugli. Erano John Holloway e Owen Haggerty — due piccoli criminali che vivevano di espedienti, continuamente dentro e fuori dal carcere; assieme a loro, il complice Benjamin Hanfield, reclutato qualche ora prima a una locanda.
E proprio Hanfield si sarebbe rivelato l’anello debole. Quattro anni più tardi, su promessa amnistia per altri reati, avrebbe vividamente raccontato agli inquirenti la scena a cui aveva assistito quella notte:


Vedemmo un uomo venire verso di noi e, avvicinatici, gli ordinammo di fermarsi, cosa che fece immediatamente. Holloway gli passò attorno, e gli disse di darci i soldi. Lui rispose che li avremmo avuti, e che sperava che non gli avremmo fatto del male. [Steele] mise una mano in tasca, e diede i soldi a Haggerty. Io gli chiesi il portafoglio. Lui rispose che non ne aveva uno. Holloway insistette che doveva avere un portafoglio e che se non gliel’avesse consegnato, l’avrebbe steso a terra. A quel punto io gli presi le gambe. Holloway stava alla sua testa, e giurò che se avesse gridato gli avrebbe spaccato il cervello. [Steele] ripeté che sperava che non lo avremmo maltrattato. Haggerty si mise a perquisirlo quando [Steele] fece qualche resistenza, e si divincolò così tanto che finimmo dall’altra parte della strada. Si mise a gridare forte, e siccome stava arrivando una carrozza, Holloway disse “Attenti, farò star zitto io questo bastardo”, e immediatamente gli inferse diversi violenti colpi sulla testa e sul corpo. [Steele] lanciò un pesante grugnito, e si allungò senza vita. Io mi allarmai, e dissi, “John, l’hai ucciso”. Holloway replicò che era una bugia, che era solo stordito. Io dissi che non sarei rimasto più a lungo, e subito partii verso Londra, lasciando Holloway e Haggerty con il corpo. Arrivai a Hounslow, e mi fermai alla fine della città per quasi un’ora. Holloway e Haggerty arrivarono, e dissero che avevano finito il lavoro, e come prova mi misero in mano il cappello del morto. […] Io dissi a Holloway che era stato un affare crudele, e che mi dispiaceva avervi partecipato in alcun modo. Girammo per una strada, e tornammo a Londra. Mentre camminavamo, chiesi a Holloway se avesse preso il portafogli. Lui rispose che non importava, perché siccome avevo rifiutato di condividere il pericolo, non avrei condiviso il bottino. Arrivammo al Black Horse di Dyot Street, ci facemmo mezza pinta di gin, e ci lasciammo.

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Una rapina finita male, dunque, come ce ne sono tante. Holloway e Haggerty l’avrebbero di certo passata liscia: le investigazioni non portarono a nulla per quattro anni, finché Hanfield non si mise a spifferare tutto.
I due vennero arrestati grazie alle deposizioni di Hanfield , nonostante si fossero dichiarati innocenti, la giuria emise il verdetto di morte per entrambi gli imputati: Holloway e Haggerty sarebbero stati impiccati un lunedì, il 22 febbraio 1807.
Durante tutta la notte di domenica, i condannati continuarono a gridare la loro estraneità ai fatti, lacerando “la terribile calma della mezzanotte“.

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La mattina del 22 febbraio 1807, i due vennero portati al patibolo di Newgate (https://en.wikipedia.org/wiki/Newgate_Prison). Assieme a loro sarebbe stata impiccata anche Elizabeth Godfrey (http://www.capitalpunishmentuk.org/godfrey.html), colpevole di aver accoltellato il suo vicino di casa Richard Prince.
Tre esecuzioni in contemporanea: era uno spettacolo raro, da non perdere. Per questo motivo circa 40.000 persone si erano radunate per assistere all’evento, stipate in ogni centimetro di spazio fuori da Newgate e davanti all’Old Bailey.

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Haggerty fu il primo a salire sulla forca, silenzioso e rassegnato. Il boia, William Brunskill, gli coprì il capo con il cappuccio di tela bianca. Poi fu il turno di Holloway, che invece perse il suo sangue freddo, e cominciò a urlare “Sono innocente, innocente, per Dio!”, mentre il suo volto veniva coperto con il sacco. Infine anche la tremante Elizabeth Godfrey fu fatta accomodare accanto agli altri due.
Alla fine delle preghiere, il prete fece cenno al carnefice di compiere la sua opera.
Alle 8.15 circa, le botole si aprirono sotto ai piedi dei condannati. Haggerty e Holloway morirono sul colpo, mentre la donna si agitò convulsamente per qualche tempo prima di spirare. “Dying hard“, morire difficile, era il modo di dire all’epoca.

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Ma i tre non sarebbero stati le uniche vittime di quella fredda mattinata di morte: la folla, d’un tratto, cominciò a muoversi come un’immensa marea fuori controllo.


La pressione della folla era tale che prima che i malfattori apparissero, numerose persone urlavano in vano per sfuggirvi: il tentativo aumentava soltanto la confusione. Diverse donne di bassa statura, che erano state così imprudenti da inoltrarsi nella folla, erano in una penosa situazione: le loro grida erano terribili. Alcune fra loro, che gli uomini non riuscirono più a proteggere, caddero e vennero calpestate a morte. Fu così anche per molti uomini e ragazzi. Ovunque c’erano grida continue di “Assassinio! Assassinio!” in particolare dalle spettatrici e dai bambini, alcuni dei quali furono visti spirare senza possibilità della minima assistenza, poiché tutti erano intenti a preservare la propria stessa vita. La scena più toccante fu vista a Green-Arbour Lane, quasi all’opposto del patibolo. La deplorevole catastrofe che accadde in quel punto venne ricondotta al fatto che mentre due uomini vendevano torte al pubblico, a uno di loro cadde il cesto, e una parte della folla, ignara di quello che era successo e al tempo stesso pressata, cadde sul cesto e sull’uomo che stava raccogliendolo con le torte che conteneva. Coloro che caddero una volta non poterono alzarsi mai più, vista ala pressione esercitata dalla folla. In questo punto fatale, un uomo di nome Herrington fu gettato a terra mentre aveva in braccio il suo figlio più giovane, un bel giovinetto di circa dodici anni. Il pargolo fu presto calpestato a morte; il padre si riprese, anche se ricoperto di lividi, e finì tra i feriti al St. Bartholomew’s Hospital.

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Il passo seguente è particolarmente agghiacciante:


Una donna, che era stata così avventata da portare con sé il figlioletto al seno, fu tra gli uccisi: mentre cadeva, forzò il bambino fra le braccia dell’uomo vicino a lei, chiedendogli in nome del Cielo di salvargli la vita; l’uomo, accorgendosi di necessitare di tutta la sua fatica per rimanere in vita, lanciò l’infante lontano da sé, il quale fu fortunosamente preso al volo da un altro uomo che, parimenti trovando difficile assicurarsi la salvezza, se ne sbarazzò allo stesso modo. Il bambino venne di nuovo preso da una persona, la quale trovò il modo di lottare fino a un carro, sotto il quale depose il bambino fino a che il pericolo non era passato, e la folla dispersa.

Altri si salvarono fortunosamente, come riporta The Annual Register (https://books.google.co.uk/books?id=Mi1AAQAAMAAJ&lpg=RA1-PA46&ots=qDyytbX-T5&dq=new%20annual%20register%20haggerty%20holloway&pg=RA1-PA46#v=onepage&q&f=true) del 1807:

Un giovanotto […] era caduto […] ma aveva tenuto la testa scoperta, e si era fatto strada sopra ai cadaveri, che giacevano in un mucchio alto quanto la folla, finché non fu in grado di arrampicarsi sulle teste della gente fino a un lampione, da cui entrò nella finestra del primo piano di Mr. Hazel, fabbricante di candele di sego, all’Old Bailey; era molto malconcio, e avrebbe sofferto lo stesso destino del suo compagno, se non fosse stato posseduto da grande forza.


La turba impazzita lasciò una scena di devastazione apocalittica.


Dopo che i corpi furono tirati giù dalle corde, e il patibolo rimosso dal cortile dell’Old Bailey, i marescialli e gli sceriffi liberarono le strade dov’era successa la catastrofe, quando quasi un centinaio persone, morte o in stato di incoscienza, furono trovate sulle strade. […] Una madre fu vista mentre portava via il corpo senza vita di suo figlio; […] un giovane marinaio era rimasto ucciso dall’altra parte di Newgate, per soffocamento; in una piccola sacca che portava c’era una buona quantità di pane e formaggio, e si pensa che fosse venuto da lontano per assistere all’esecuzione. […] Fino alle quattro di pomeriggio, la maggior parte delle case adiacenti contenevano feriti, che vennero poi portati via dai loro amici sulle barelle o in carrozze a pagamento. Al Bartholomew’s Hospital, dopo che i cadaveri furono spogliati e lavari, vennero ordinati in una sala, coperti da lenzuoli, e i loro vestiti furono posti come cuscini sotto le teste; i loro volti erano scoperti, e c’era un corrimano al centro della stanza; le persone che erano ammesse allo scioccante spettacolo, e che ne identificarono molti, entravano da una parte e ritornavano dall’altra. Fino alle due, gli ingressi dell’ospedale furono assediati da madri che piangevano i loro figli! mogli che piangevano i mariti! e sorelle i loro fratelli! e vari individui, i loro parenti e amici!

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C’è però un ultimo colpo di scena in tutta questa storia: c’è un’alta probabilità che Holloway e Haggerty fossero davvero innocenti.
Henfield, il testimone chiave, potrebbe infatti aver mentito al fine di vedersi prosciolto dalle sue imputazioni.
L’avvocato difensore James Harmer (https://en.wikipedia.org/wiki/James_Harmer) (lo stesso che, per inciso, ispirerà Charles Dickens per il suo Great Expectations (https://it.wikipedia.org/wiki/Grandi_speranze)), pur sicuro inizialmente della colpevolezza degli imputati, continuò a investigare dopo la loro morte e finì per cambiare parere, pubblicando addirittura un pamphlet a sue spese (https://books.google.co.uk/books?id=xe0yAAAAIAAJ&lpg=PA48&ots=g9i0N4Kza1&dq=haggerty%20holloway%20harmer&pg=PA68#v=onepage&q=haggerty%20holloway%20harmer&f=false) per denunciare l’errore della giuria. Tra le altre cose, Harmer scoprì che Hanfield aveva già provato il trucchetto in precedenza, quando era stato accusato di diserzione nel 1805: aveva tentato di confessare una rapina per evitare la punizione marziale.
La Corte stessa era consapevole della probabilità che i veri criminali non fossero mai stati puniti, visto che nel 1820, 13 anni dopo la rovinosa impiccagione, dell’omicidio di Steele venne accusato un certo John Ward, poi prosciolto per mancanza di prove (cfr. Linda Stratmann in Middlesex Murders (https://books.google.co.uk/books?id=jns7AwAAQBAJ&lpg=PT5&ots=U4K97-kwPF&dq=steele%20hounslow%20heath%201802&pg=PT17#v=onepage&q=steele%20hounslow%20heath%201802&f=falsetarget=)). In un solo giorno la giustizia aveva causato la morte di decine e decine di innocenti — inclusi i condannati.
Davvero una delle più sfortunate esecuzioni che Londra avesse mai visto.


Fonte: Bizzarro Bazar

Kronos The Mad
29-12-16, 21:32
Lista completa delle peggiori torture cinesi moderne

http://emadion.it/wp-content/uploads/2016/08/Amnesty-international-Cina-640x384.jpg

Le torture in Cina, anche se tecnicamente illegali, sono ancora largamente usate soprattutto su due categorie di soggetti:

I praticanti del Falun Gong
I residenti del Tibet


Cos’è il Falun Gong

Attualmente in Cina una fra le categorie più torturate dal governo è quella dei praticanti del Falun Gong: una serie di pratiche e di esercizi che prevedono la meditazione, la concentrazione mentale e particolari movimenti. Serve a purificare corpo e mente con una serie di 5 esercizi ed è stato introdotto al pubblico nel 1992.
Nonostante non abbia niente a che vedere con la politica, il governo cinese lo reputa una minaccia per il Partito Comunista Cinese.
Il Falun Gong è un’organizzazione molto grande, con molti iscritti e il Governo Cinese ha paura di non poterla controllare.
Nel 1999 comincia quindi la repressione a livello nazionale. Perché le torture ai tibetani?

Anche i tibetani da anni sono vittime della persecuzione e della tortura da parte del governo cinese.
Il Tibet è una regione che rientra nei confini geopolitici della Cina, ma da decenni rivendica una sua indipendenza.
Il governo cinese non ne vuole sapere e reprime le manifestazioni, o qualsiasi idea diversa da quella del Partito Comunista, con il carcere e la tortura.



Torture usate su entrambi i gruppi

Ci sono alcune torture usate più su un gruppo che sull’altro, mentre altre sono comuni a entrambi. Ho deciso di cominciare proprio con le torture cinesi usate in entrambi i casi.


Pestaggio

Questa è la forma più semplice di tortura da portare a termine.
I prigionieri sono pestati a sangue, picchiati con bastoni, cinghie, tubi di metallo o semplicemente con calci e pugni. Spesso durante questo trattamento le vittime hanno i polsi legati a una corda che pende dal soffitto e sfiorano appena il pavimento con le punte dei piedi. Alcuni sopravvissuti hanno raccontato le loro esperienze come Phuntsog, un ragazzo di 33 anni, che dichiara:


Mi hanno picchiato con una pala talmente forte che si è rotto il manico

O come Wang Yukun che racconta:



Mi hanno fratturato la gamba sinistra e mi hanno distrutto la rotula




A volte nelle ferite, negli occhi o nel naso viene versata una miscela di acqua e peperoncino. Spesso le vittime che sopravvivono devono essere ricoverate in ospedale per molti mesi per potersi riprendere dalle ferite. In carcere infatti non hanno diritto a nessun trattamento medico, nemmeno in casi di vita o di morte.

Torture con l’elettricità

Durante il pestaggio è comune che i detenuti vengano picchiati con i bastoni elettrici. Questi sono dei manganelli elettrificati che scaricano sulla vittima elettricità ad alto voltaggio e provocano bruciature. Sono usati su ogni parte del corpo ma specialmente sul viso, in bocca, sui capezzoli e sui genitali, causando un dolore terribile e perdita di conoscenza. Ogni colpo lascia sulla pelle una bruciatura che in seguito può infettarsi, aumentando anche il dolore delle successive scosse.


Alimentazione forzata

Anche l’alimentazione forzata è una tortura usata dal governo cinese. Ai prigionieri viene inserito un tubo nel naso e viene spinto fino a raggiungere lo stomaco. Poi cibo liquido viene versato nel tubo, causando dolori allo stomaco. A volte gli aguzzini inseriscono il tubo molto lentamente per aumentare il dolore e provocano lesioni al naso e allo stomaco. Altre volte la tortura consiste nell’inserire e togliere il tubo dal naso molte volte di seguito. Oppure il tubo viene lasciato nello stomaco per ore intere e il prigioniero, legato, non può toglierlo. Questo metodo è utilizzato soprattutto con i prigionieri che decidono di fare lo sciopero della fame come protesta. Ciò che viene inserito nel tubo, però, non è sempre cibo. A volte vengono inserite sostanze come aceto, soluzioni saline, acqua bollente, urina o feci per indurre il vomito. Lavoro forzato

I detenuti in carcere, quando non sono torturati, sono costretti ai lavori forzati. Molti sopravvissuti ricordano di come venissero svegliati alle 5 per cucire abiti o per creare fiori secchi o di plastica. Il turno comincia alle 5 del mattino e finisce alle 9 di sera. Le guardie ricevono un premio se i loro detenuti producono di più, e quindi fanno fare turni massacranti ai loro prigionieri. Durante il turno sono permesse due brevi pause per i due pasti e qualcuna per il bagno. Se qualcuno non riesce a finire il lavoro in tempo, dovrà continuare per tutta la notte provocando una privazione del sonno.

L.X racconta:



Facevamo dei fiori essiccati e di plastica. […] Le mie mani erano sanguinanti per le piccole ferite delle spine


I prodotti, che includono vestiti, lenzuola, cuscini e bandierine, vengono poi esportati.
Inoltre nelle prigioni sono presenti piantagioni di frumento e i detenuti sono obbligati a coltivarlo e lavorarlo, dovendo spostare sacchi pesanti anche 50kg.

La sedia


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Una tortura ampiamente usata è la sedia. Il prigioniero viene legato, mani e piedi, a una sedia di metallo e viene lasciato così anche per parecchi giorni di fila.
Questo causa dolori atroci e sanguinamenti alle gambe e ai glutei.
In altri casi le vittime vengono legate alla sedia in modo che non abbiano nessun appoggio per la parte superiore del corpo e che il loro peso gravi completamente sulle gambe.

Golog Jigme racconta la sua esperienza con la sedia:



Il dolore causato dalla sedia era talmente estremo che non sentivo il dolore causato dalle altre torture. Quando mi hanno picchiato con il bastone elettrico non ho sentito alcun dolore. Ho solo sentito l’odore di bruciato della mia stessa carne.



Golog è stato legato per talmente tanto tempo alla sedia che i suoi piedi si sono gonfiati così tanto da fargli cadere tutte le unghie dei piedi.


Privazione di cibo, acqua e sonno

Le razioni di cibo sono molto scarse nelle carceri cinesi. Vengono serviti due pasti al giorno, ma a volte il prigioniero viene lasciato senza cibo per giorni.
Quando viene concesso di mangiare, il pasto non è nutritivo e si compone da riso bollito in acqua con sabbia o cibo andato a male.
Viene somministrata pochissima acqua il che, con le grandi perdite di sangue che hanno i prigionieri, è molto pericoloso. Alcuni detenuti, disperati per la sete, sono costretti a bere dalla latrina, andando incontro al rischio di infezioni.
A volte viene proibito ai prigionieri di dormire.
Questo si ottiene legandoli in posizioni dolorose o esponendoli a luce e suoi intensi. Se il prigioniero cerca di dormire viene preso a calci e pugni.
La privazione del sonno può portare a un crollo del sistema nervoso e a danni sia psicologici che fisici.


Isolamento

Ai detenuti non è permesso parlare fra di loro o fare contatto visivo gli uni con gli altri. A volte però vengono messi in isolamento completo.
Ciò significa che vengono messi in celle piccolissime, in cui a malapena entra una persona. Queste celle sono completamente buie, non hanno finestre, né letto né bagno e spesso i prigionieri sono incatenati alla porta senza potersi muovere.
Vengono tenuti così per giorni o mesi interi.
A volte vengono messi in celle di metallo che poi vengono immerse in acqua fino a raggiungere la gola del detenuto. In questo modo è impossibile dormire ma anche solo appoggiarsi ai bordi della gabbia, dato che sono ricoperti di punte.
Se un prigioniero perde conoscenza, morirà affogato.


Torsione e allungamento degli arti e posizioni forzate

Un’altra tortura che richiede poco sforzo è quella della torsione o allungamento eccessivo degli arti. Questo provoca la dislocazione delle giunture e un dolore atroce.
Per fare questo gli aguzzini torcono le braccia dei detenuti dietro la schiena, oppure lo fanno con l’uso di una fune, proprio come nel supplizio della corda.


La panca della tigre

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Per l’allungamento delle gambe è invece usata la cosiddetta “panca della tigre”. Questa è una tavola di legno o di metallo dove il prigioniero viene fatto sedere con le gambe allungate.
Poi le mani gli vengono ammanettate dietro la schiena e le gambe legate alla panca. Sotto ai piedi gli vengono messi dei mattoni fino a provocare un eccessivo allungamento delle gambe che causa forti dolori.
Oppure il prigioniero viene fatto sedere a terra con le gambe distese.
Poi la parte superiore del corpo viene spinta verso le cosce e il detenuto viene messo sotto a un letto.
Questa posizione provoca dolori fortissimi a gambe e schiena, a volte accentuati dalle guardie che saltano sul letto.
posizioni forzate

I prigionieri sono obbligati a rimanere in posizioni scomode per ore o giorni interi. Ad esempio in posizione accovacciata, oppure in piedi ad uno sgabello, o ancora incatenati alle porte.
I dolori provocati da queste posizioni innaturali sono così forti, che spesso la fame, la sete e il sonno passano in secondo piano.
Torture cinesi inflitte ai seguaci del Falun Gong


Alcune torture sono poi riservate ai prigionieri che praticano il Falun Gong, soprattutto alle donne.


Abusi sessuali

Le donne che praticano il Falun Gong vengono abusate sessualmente. A volte vengono messe, nude, in una cella maschile e i detenuti sono spronati ad abusare sessualmente della vittima.
Altre volte vengono inseriti oggetti nella vagina o nell’ano come spazzole per le scarpe o spazzolini da denti per provocare lesioni o bastoni elettrici. Spesso dopo avere inserito oggetti e aver lacerato la carne, la zona viene cosparsa di peperoncino.
Torture sessuali nei confronti degli uomini comprendono la violenza sessuale da parte di altri carcerati o guardie, l’inserimento di oggetti nell’ano, o torture sul pene.


Aborto forzato

Nemmeno le donne incinte vengono risparmiate dalla tortura. Anzi, vengono spesso fatte abortire forzatamente.
L’aborto può essere provocato facendo cadere ripetutamente la donna incinta da varie altezze, tramite pestaggio o con dei farmaci.
A volte le madri che allattano vengo prelevate forzosamente dalle loro case, lasciando il neonato senza le cure materne a morire di fame.


Arrostire una pecora intera

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Questo metodo è stato usato soprattutto con i praticanti del Falun Gong. Al prigioniero vengono legate le mani dietro la schiena. Poi le mani e i piedi vengono legati a una sbarra di metallo simile a uno spiedo e vengono lasciati in questa posizione parecchie ore.


Torture cinesi inflitte ai prigionieri tibetani

Alcune torture sono praticate specialmente sui detenuti tibetani, anche a causa delle condizioni atmosferiche presenti nella zona.


Esposizione al freddo

I prigionieri vengono lasciati dormire fuori al freddo, senza vestiti. Oppure in celle con finestre spalancate. Alcuni raccontano che il clima è così freddo che sulle pareti si forma il ghiaccio.
Questo porta i prigionieri ad ammalarsi e a indebolirsi oltre che alla privazione del sonno.
A volte invece vengono messi a sedere fuori in una pozza d’acqua. A causa del freddo questa si congela e a volte i piedi vengono inglobati dal ghiaccio che si forma.


Torture con acqua bollente o calore

Spesso ai detenuti viene gettata acqua bollente in testa o sul corpo in modo da provocare ustioni, che poi si infetteranno.
Altre volte, invece, vengono ammanettati al tubo di una stufa che poi viene accesa. In questo modo le braccia e il viso subiscono serie ustioni.
Queste sono le torture principali che ogni giorno stanno subendo i detenuti cinesi. Il governo cinese nega ogni accusa di tortura, ma alcuni sopravvissuti riescono a scappare dalla Cina e a dare la loro testimonianza.

L’unico limite alle torture cinesi è quello della fantasia degli aguzzini.


Fonte: Emadion

macs
29-12-16, 21:35
la prossima Sverdlovsk del 79

mattex
29-12-16, 21:37
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/15698157_1852280764994202_4455975463996085508_n.jp g?oh=643461bdcd3bda532f4c57b1f2478a0e&oe=58F28FE0

Mr.Cilindro
29-12-16, 21:38
questa era notevole

Kronos The Mad
29-12-16, 21:43
questa era notevole

Quale? :jfs3:

Ne ho ancora a milioni di cose succulente, naturalmente non posso partire in quarta con le cose più splatter, devo introdurre l'atmosfera :smugranking:

Kronos The Mad
31-12-16, 00:52
Il sorriso del Clown


John Wayne Gacy è sicuramente uno dei Serial killer più controversi della storia della criminologia moderna.
Gacy, meglio conosciuto come “Killer Clown” nasce a Chicago il 7 Marzo del 1942.
La sua infanzia, a prima vista, appare quasi normale. Non significatamene diversa dalle altre.
Ha due sorelle e fin da piccolo si farà amare da tutti.
Da ragazzino incappa in qualche incidente che gli causerà alcuni problemi fisici.
A 11 anni una mazza di un compagno lo colpisce alla testa durante una partita di baseball.
Il colpo gli causa un grumo di sangue interno, che sarà scoperto e curato solo cinque anni più tardi.
Nel frattempo il giovane Gacy soffre anche e soprattutto di problemi alla vista.
A 17 anni viene ricoverato per curare un'indisposizione cardiaca. Il disturbo non rappresenterà mai un grosso problema. C'è però un'ombra nella sua esistenza e in quella delle sorelle. Il padre, alcolizzato, che sfoga la sua violenza su tutta la famiglia, figlio maschio compreso.
Johnny, tuttavia, cercherà sempre di entrare nelle grazie dell’uomo. Al quarto anno di liceo si trasferisce a Las Vegas in cerca di fortuna. Trova il suo primo impiego in un'agenzia di pompe funebri.

Dopo qualche mese, e diversi racconti macabri che lo vedono addirittura sdraiato al fianco di alcuni cadaveri, decide di tornare a casa. Si iscrive a una scuola di amministrazione e affari. Vengono fuori le sue vere doti: prende facilmente il diploma e si lancia nel mondo del lavoro, a Springfield, nell'Illinois, riesce a diventare manager di un negozio per vestiti. E' un periodo magico, Johnny fa parte anche di associazioni di volontariato e in una di queste diviene anche vice-presidente.

Non si risparmia mai, tanto che a un certo punto viene ricoverato per esaurimento nervoso, causato proprio dal troppo lavoro.
Nel settembre del 1964 le prime nozze con Marlynn Myers, una sua collega.
I genitori di lei gestiscono una catena di fast food, la Kentucky Fried Chicken.
La coppia si trasferisce nell'Iowa e John inizia a collaborare con il suocero. Contemporaneamente cominciano a girare strane voci sul suo conto. Inizialmente si dice che John Wayne Gacy è un omosessuale, poi qualcuno afferma che avrebbe anche molestato alcuni dipendenti del fast food di cui è comproprietario.
E' il 1968 quando scoppia lo scandalo: Mark Miller, un adolescente della zona, lo accusa apertamente di violenza, raccontando di essere stato vittima di torture.
Il tribunale della Contea di Black Hawk condanna per sodomia Gacy, l'uomo nega la violenza, ma ammette di avere pagato il giovane per le sue prestazioni sessuali.
Per la famiglia gli articoli sui giornali sono un’umiliazione ma il suocero, nonostante tutto lo perdona, per lui è una piccola macchia nella vita di un uomo irreprensibile: gli restituisce la sua fiducia.
Meno di quattro mesi dopo John è chiamato nuovamente in tribunale. L'accusa è di avere pagato un diciottenne per dare una lezione a quel Mark Miller che gli ha rovinato la reputazione. Dwight Andersen effettivamente picchia il giovane Miller, ma viene fermato dalla polizia. Confessa tutto, anche di aver avuto rapporti sessuali con il suo mandante. Scatta la perizia psichiatrica e dopo la confessione per Gacy c'è una condanna al massimo della pena per sodomia: 10 anni di carcere.
All'epoca ha 26 anni, la giovane moglie, che nel frattempo gli aveva dato due figli, chiede il divorzio, ammette di non riconosce più l'uomo che aveva sposato anni prima.
John si rivela un carcerato modello. Dopo meno di due anni viene rilasciato sulla parola.
E' il 18 giugno del 1970 e Gacy decide di tornare a casa, a Chicago, per vivere con la madre e le sorelle. Il padre nel frattempo è morto mentre lui si trovava dietro le sbarre. Trova lavoro come chef. Come era successo anni prima, riesce a farsi ben volere dai suoi vicini. Di nuovo sono mesi di bagordi e la cosa fondamentale è che nessuno conosce il suo inquietante passato.
Riprende anche a travestirsi da clown (“Pogo” è il suo nome d’arte) e si iscrive all'albo dei lavoratori ambulanti e del circo, ramo pagliacci, per dare maggiore serietà al suo ruolo di intrattenitore di corsia.
Bambini e anziani vanno in delirio per lui.
Nel giugno del 1972 John si risposa, con Carole Hoff, una donna che ha un divorzio alle spalle e due figlie a carico. Sono anni tranquilli che gli consentono di mettersi in proprio: Gacy fonda la Painting Decorating and Maintenance. Da questa sua attività iniziano di nuovo a circolare delle voci su di lui.
Infatti pare che l'uomo assuma solo giovani scapestrati e nessun mastro esperto, lui si giustificherà dicendo che questa condotta gli consente di risparmiare sulla manodopera. Sono anche gli anni in cui qualcuno, soprattutto i due vicini, Edward e Lilla Grexa, che lo considerano quasi un figlio, nota che dalla casa dei Gacy giunge un odore acre e terribile.
Lilla glielo fa notare più volte dopo essere stata invitata a cena, ma John si giustifica dando la colpa all'umidità che sembra aver impregnato le fondamenta della sua casa.

Inizia la trasformazione che lo porterà a diventare un mostro sanguinario. L'uomo che fuori sembra solare, dentro casa è ambiguo.
Un momento è felicissimo e ride come un bambino, un attimo dopo si inalbera per motivi banali.
E' la moglie Carole la prima a preoccuparsi, lei sa del suo passato in carcere e si accorge che quei problemi stanno rivenendo a galla.
Mentre “Pogo” il clown intrattiene i bambini dell'ospedale, Gacy, un omone grande e grosso, sta facendo riemerge la sua omosessualità violenta.
Un giorno Carole entra in garage e per caso trova uno scatolone pieno di riviste pornografiche, foto che ritraggono bambini in catene, ammanettati in pose scabrose. Tutto va oltre ogni immaginazione. Carole decide di affrontare il marito, ma Gacy non solo non si scompone, la invita anche a chiedere il divorzio.
E' il 1975, la pornografia maschile è al centro della vita di John e nemmeno davanti alla moglie riesce a negare.
Da qui in poi inizia a uccidere.
All'inizio, però, è maldestro e non riesce a ottenere lo scopo.
Tony Antonucci, 16 anni fu uno dei pochi a scampare alla violenza di Gacy.
Alla fine di una festa l'uomo tentò di ammanettarlo per violentarlo ma il ragazzo fu più svelto, o forse solo più fortunato, e minacciando l'uomo riuscì a liberarsi e scappare.
Solo tre anni dopo si rese conto di quanto fosse stato vicino alla morte. Tocca poi al diciassettenne Johnny Butkovich, appassionato di auto da rally. E' il 1976 e Gacy gli nega la paga di due settimane. Il ragazzo si presenta alla porta di casa del suo datore di lavoro con due amici per riscuotere. Non riesce ad ottenere nulla. Dopo essersi allontanato dall'abitazione di Gacy nessuno lo rivedrà più.
Scompare nel nulla. Da questo momento in poi il pagliaccio “Pogo” non avrà più nessun limite.
Comincia ad essere ossessionato dalla compagnia.
Va alla ricerca di ragazzi disponibili a "giocare" con lui. Ormai ha anche un certo occhio per quelli che, abbandonate le proprie case, arrivavano al terminal degli autobus con pochi spiccioli nelle tasche. Lui offre a tutti ospitalità per una notte, il tempo sufficiente per compiere i suoi macabri riti.
E’ la volta di Billy Carroll, un ragazzo che aveva avuto a che fare con la giustizia fin da piccolissimo dopo anni passati sulla strada a prostituirsi facendo da intermediario fra gli omosessuali.
Anche lui non tornerà mai più a casa. E' il 13 giugno 1976.
Alcune settimane dopo Michael Bonnin, un diciassettenne con la passione per la falegnameria, va alla stazione per incontrare uno zio. Non farà più ritorno.

Gregory Godzik è bellissimo, qualcuno diceva che avesse dei tratti che ricordano James Dean. Da circa due anni lavora per Gacy, allo scopo di comprarsi le parti di ricambio per la sua Pontiac d'epoca. Il 12 dicembre 1976, dopo avere riaccompagnato la sua ragazza a casa svanisce nel nulla.
A dare l'allarme sono i suoi genitori.
La sua macchina verrà ritrovata giorni dopo.
Un poliziotto nota il forte odore di cloroformio al suo interno.
Passa qualche tempo, John Szyc, diciannovenne, il 20 gennaio del 1977 saluta il padre per uscire a bordo della sua Plymouth Satellite del 1971.
Al volante della stessa macchina, giorni dopo, un ragazzo, appena fatto il pieno di benzina tenta di scappare senza pagare. Immediato l'intervento della polizia che riconosce l'auto scomparsa. Il ladruncolo dice che possono avere spiegazioni dall'uomo con cui abita.
Di chi si tratta? Ma di "John Wayne Gacy".
“Pogo” non si scompone, afferma di averla comprata da Szyc e specifica di avere incontrato il ragazzo solo per la compravendita. Sarebbe bastato guardare la data e la firma sul documento per accorgersi che c'era sotto qualcosa.
In tutto questo tempo nessuno li ha mai ricollegati tra loro.
Arriviamo al 15 settembre del 1977, Robert Gilroy, 18enne amante dei cavalli e della montagna, scompare mentre si sta recando ad un appuntamento con alcuni amici.
Il padre di Robert, un sergente della polizia di Chicago, guida le ricerche per mesi. Gacy continua ad uccidere. L'odore acre che proviene dalla sua abitazione aumenta e lui continua a giustificarsi con i vicini. Sempre quella maledetta muffa nelle fondamenta. Intanto “Pogo” inventa un altro metodo per "reclutare" le sue vittime. Non è difficile trovare ragazzi tra le corsie d'ospedale. E' facile fare amicizia con quel pagliaccio sempre sorridente.
Nel gennaio del '78 Gacy rapisce Robert Donnelly: il sedicenne sale sulla sua auto e subito viene stordito con il cloroformio.
Subirà torture, ripetute violenze carnali da un uomo "grassissimo e nudo, con la maschera da clown sul volto".
Robert viene rilasciato nella periferia della città dallo stesso Gacy.
E' uno dei tre sopravvissuti al pagliaccio assassino.
Un altro fortunato, se così lo si può definire, è Jeffrey Ringall.
La notte del 22 maggio del 1978 Jeff sale sull'auto di Gacy senza pensarci due volte, pensando che la serata possa fruttargli qualcosa. Anche lui dopo poco viene stordito con il cloroformio.
Appena sveglio scopre di essere nella casa di Johnny. Gravemente traumatizzato, nel fisico e nella mente, anche lui viene rilasciato il giorno dopo. La polizia non crede al suo racconto, così dopo una denuncia quasi inutile, Jeff si mette a caccia del suo aguzzino. Dopo mesi riesce ad incontrarlo, avverte immediatamente la polizia che ha ricevuto un'altra segnalazione.
Si tratta di quella della madre di Robert Piest, un quindicenne, scomparso nelle ultime ore. Secondo il racconto di chi l'ha visto per l'ultima volta, era un compagnia di un uomo grasso.
Si riferiscono a Gacy.
Arriviamo al 13 dicembre 1978. L'investigatore Joe Kozenczak, va a casa di “Pogo”, ma non riesce a portarlo alla stazione di polizia. John Wayne Gacy, si scusa dicendo di avere subito un grave lutto in famiglia, che rispettino il suo dolore.
L'indomani Kozenczak, che nella scheda di Gacy trova la condanna per sodomia, ritorna con un mandato di perquisizione, ma la notte prima Gacy l'ha impiegata a ripulire tutta la sua casa.
Nonostante ciò durante la ricerca vengono trovati molti oggetti compromettenti: dei gioielli, un anello con le iniziali J.A.S., marijuana, film porno, Valium, libri pornografici per pedofili, un paio di manette, una Beretta, un coltello a scatto, distintivi da poliziotto, una fune di nylon, ma anche vestiti di taglie molto più piccole di quella che veste l'uomo. Immediato il sequestro delle automobili e del camioncino di Gacy, all'interno del quale vengono trovati dei capelli che all'esame del Dna sembrerebbero appartenere proprio a Robert Priest.
Inoltre quell'odore di morte riempie l'aria della villetta.
Però non ci sono prove dei cadaveri. Dopo giorni di interrogatori che non portano a nulla, gli agenti fanno scattare, nei confronti di Gacy, un mandato d'arresto per il possesso illegale di Valium e marijuana. I pezzi cominciano a combaciare. L'anello con le iniziali apparteneva a John Alexius Szyc, il padre lo conferma; un impiegato della ditta di Gacy afferma che l'omone gli ha confessato alcuni omicidi.
Nella casa viene ritrovato un rullino fotografico che un collega di Robert Piest riconosce come del ragazzo. Ma c'è anche la denuncia di Jeffrey Ringall. E' il 22 dicembre del 1978 quando Gacy, davanti al tenente Kozenczak, confessa di essere un assassino dalla personalità multipla.
Quella che uccide si chiama Jack Hanley.
Afferma di avere assassinato 24 ragazzi. Aiuta a rinvenire 28 corpi dicendo ai poliziotti dove scavare. Racconta anche di averne gettati almeno 5 nel fiume. In casa non c'era più posto. Spiega dove ha raccolto le sue vittime. Come le ha avvicinate. Ricorda di avere tenuto i cadaveri anche sotto il letto prima di poterli seppellire senza essere visto. Nella villetta dell'uomo si organizza un vero e proprio scavo archeologico. Molti dei corpi ritrovati hanno qualcosa in gola, i ragazzi sono morti per soffocamento. Quando gli si chiede di tutta quella violenza, suggerisce di rivolgersi a "Jack", non è lui l'autore di quegli atroci delitti. Ma i medici dicono che Gacy non è pazzo, è invece ben consapevole di quanto è successo nella sua casa.
Del resto non si è mai pentito.
Dalla morte di quei giovani traeva piacere sessuale.
E' il 13 marzo del 1980 quando comincia il processo che lo vede come imputato. Innumerevoli persone si siedono sul banco dei testimoni e Gacy non farà mai una piega, nemmeno quando Jeffrey Ringall, piangendo e vomitando, racconta le violenze subite da “Pogo” il pagliaccio. Dopo due ore di riunione della giuria, viene emessa il verdetto: condanna a morte.

Gacy passa quattordici anni dietro le mura del carcere di Menard da dove scrive lettere, dipinge quadri e diventa una star per centinaia di ammiratori.
Ai suoi fan, per natale spedisce cartoline con la sua immagine da clown. I suoi quadri, dopo la morte, sono stati acquistati dai collezionisti e ancora oggi si comprano su internet.
Prima di morire, la sera del 9 maggio 1994, si fa servire un piatto di pollo fritto del Kentucky, gamberi e patate fritte, fragole fresche con un po' di zucchero.
I giornalisti si insediano attorno al penitenziario fin dalle prime luci dell'alba del 10 maggio.
Poco prima della mezzanotte comincia tra la folla, stimata in circa 2000 persone, un conto alla rovescia.
A mezzanotte in punto il pagliaccio John Wayne Gacy detto “Pogo” viene ucciso con un'iniezione letale.
Un faretto lampeggiante sul tetto della prigione ne dava notizia.
Si chiude così il tormentato capitolo della sua vita.
Le ultime parole del condannato prima della morte furono semplicemente: «Baciatemi il culo».

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manuè
31-12-16, 09:21
http://uploads.tapatalk-cdn.com/20161230/df783c64cf2c6941098d04917a9b1921.jpg
ora fa il pagliaccio con me
\
http://vignette1.wikia.nocookie.net/headhuntershorrorhouse/images/0/0f/Clown_-_Spawn_movie.jpg/revision/latest?cb=20110824203304

Opossum
31-12-16, 09:44
Il sorriso del Clown

John Wayne Gacy è sicuramente uno dei Serial killer più controversi della storia della criminologia moderna.


https://www.youtube.com/watch?v=otx49Ko3fxw

Echein
31-12-16, 11:16
Storie interessanti ma che fanno tremare a volte!
Bravo kronos tu si ch sai usare l internet

Kronos The Mad
31-12-16, 13:29
Bollitura a morte


http://uploads.tapatalk-cdn.com/20161231/102958ce6e043434de499701b55bce86.jpg
La bollitura a morte è stata una forma di tortura e di pena capitale in uso in varie parti del mondo.

Nell’immaginario collettivo la bollitura a morte è associata agli indigeni di isole lontane, questo è però dovuto ai primi racconti degli esploratori che descrivevano come gli indigeni uccidessero i missionari cristiani citando, erroneamente, come uno dei metodi la bollitura a morte. Questa versione si estese presto e molti film vennero girati in cui tribù cannibali bollivano vivi missionari ed esploratori, facendo diventare questo dato errato un cliché.

La bollitura a morte veniva eseguita in un grande recipiente, come ad esempio un calderone. Questo recipiente veniva riempito di liquidi come acqua, olio, catrame o sego ed era dotato di un gancio unito ad una carrucola per tenere fermo il condannato.
La morte sopraggiungeva per le severe scottature che provocavano ustioni di quarto grado.

La pelle veniva distrutta, lasciando scoperto il grasso sottocutaneo che veniva anch’esso distrutto dal forte calore.

Quando la si voleva usare come tortura si immergeva solo un arto della vittima, altrimenti veniva immerso nel calderone tutta la parte inferiore del corpo.

Nella città olandese di Deventer è possibile ancora oggi vedere un calderone usato per queste esecuzioni.

http://uploads.tapatalk-cdn.com/20161231/d946664c11a6dd3a636547f331ec3c6e.jpg

La prima testimonianza di bollitura a morte risale al 203 a.C. in Cina, dove questo trattamento venne riservato ad una spia.

Nel XVI secolo invece venne usata in Giappone per uccidere il bandito Ishikawa Goemon in un’esecuzione pubblica. Questa pena di morte però non venne usata solo in Asia, ma anche in Europa.

In Inghilterra, per esempio, divenne una forma di pena capitale nel 1532 sotto il regno di Enrico VIII.

Era usata con gli avvelenatori e i traditori. Nel 1531 venne usata con Richard Roose colpevole di aver servito porridge avvelenato a varie persone. Della sua esecuzione pubblica ci giunge questa descrizione:

“Urlò fortissimo e varie donne si sentirono male a quella vista e dovettero essere portate via mezze morte; altri non sembravano spaventati dalla bollitura ma avrebbero preferito vedere una decapitazione.”

Anche in Scozia non mancano esecuzioni tramite bollitura, ad esempio nel 1222 vennero bolliti vivi il vescovo Adam of Melrose e un monaco colpevoli di avere chiesto i tributi in modo troppo aggressivo.

Un altro nobiluomo venne bollito vivo nel 1321 dopo essere stato accusato di stregoneria.

Nel Sacro Romano Impero la bollitura in olio era riservata ai contraffattori di monete e a chi commetteva omicidi particolarmente gravi.
Nel 1392 a Norimberga un uomo venne condannato alla bollitura a morte per aver violentato e ucciso la propria madre.
Si hanno registri di una bollitura a morte anche nel 1687 ai danni di un contraffattore di monete.

Nell’attualità la bollitura sarebbe stata usata, secondo le Nazioni Unite, dal governo dell’Uzbekistan di Islom Karimov contro dei terroristi.



Fonte emadion

GenghisKhan
31-12-16, 15:33
:ahrahr:

Echein
01-01-17, 22:05
Da domani needo altri racconti

Kronos The Mad
01-01-17, 22:19
Da domani needo altri racconti
Per festeggiare l'anno nuovo, prossima settimana un racconto ogni sera :smugranking:

Per stasera invece, che categoria vorreste? :smugranking:

Così più tardi metto per farvi addormentare meglio :sisi:

Nico
01-01-17, 22:35
Roba strana, non horror, magari paranormale

Kronos The Mad
01-01-17, 22:57
JAMES LEININGER, IL BAMBINO CHE VISSE DUE VOLTE


James Leininger, nato in USA (Louisiana) nel 1998, intorno ai 2 anni di età iniziò ad avere terribili incubi che destarono preoccupazione ai genitori.
In particolare, il bambino piangeva ininterrottamente ed urlava in modo spaventoso stringendo i pugni.
In alcune circostanze, il piccolo James veniva trovato sul suo lettino che tirava calci all’aria, quasi come se, affannato ed impaurito, stesse cercando di liberarsi da qualcosa che lo opprimeva o teneva prigioniero.
Secondo il racconto dei genitori, pare che questi incubi e comportamenti anomali, in relazione alla tenerissima età, fossero iniziati dopo la visita ad un Museo dell’aviazione a Dallas, ove il padre lo portò quando il bambino aveva solo 18 mesi.
Dopo quella visita a Dallas, James manifestò una eccezionale attrazione per i modellini di aeroplano.

All’età di 3 anni, la madre sentì James pronunciare queste parole “airplane crash. on fire! il piccolo uomo non può uscire“.
Ciò accadeva mentre il figlio stava giocando con alcuni modellini, quasi a simulare un’azione bellica.
I genitori gli chiesero chi fosse “il piccolo uomo” ed il bimbo rispose “sono io, James. Sono stato colpito a motore“.
Disse anche che il suo aereo veniva da una “nave“.
James Leininger cominciò a comporre strani disegni (del tutto fuori tema per un bambino della sua età) raffiguranti aerei in volo, battaglie aeree e navi da guerra in mare. James ritraeva gli aerei “con la grande palla rossa” che denominava “Zekes” o “Bettys” (epiteti che,come si scoprì in seguito,venivano affibiati dai piloti dell’US Navy agli aereoplani Giapponesi).

http://www.ilparanormale.com/wp-content/uploads/2015/08/James-Leininger-2.jpg

I suoi genitori notarono che quando il piccolissimo James si avvicinava all’aeromobile giocattolo a pedali che aveva voluto assolutamente in regalo, eseguiva un giro di controllo tutto intorno prima di salirci sopra, proprio come se fosse un vero pilota.
Lo stesso comportamento si verificava quando il bimbo veniva portato accanto ad un aereoplano vero.
Inoltre James conosceva i pezzi che compongono un aereo. Infatti quando la madre gli regalò un aeroplanino gli fece notare la presenza di una bomba sul lato inferiore, ma il bambino subito la corresse dicendole che non si trattava di una bomba, bensì di un “serbatoio sub-alare“, un termine sconosciuto ai genitori e difficile da apprendere per un bambino così piccolo che vedeva solo cartoni animati.
Altro comportamento bizzarro era che il piccolo James faceva atterrare il suo modellino sempre sulla stessa striscia di tavolo,sbattendolo leggermente al momento del “contatto”con modalità che ricordavano un appontaggio.
Superati i 3 anni, James fu portato dai preoccupati genitori da un terapeuta specializzato per la cura dei bambini in difficoltà, che spronò il bambino a parlare di quel che ricordava prima di addormentarsi.

http://uploads.tapatalk-cdn.com/20170101/093860d60fe57d9bfe42a6bd745b2405.jpg

In tali momenti, James raccontò ai genitori che era un pilota e faceva volare un aereo chiamato “Corsair“. Riferì, anche, che era assegnato ad una nave chiamata “Natoma” e che il suo aereo era stato abbattuto nei pressi di Iwo Jima. Quando il padre gli chiese chi lo avesse abbattuto, il piccolo rispose indignato “i Giapponesi“. Inoltre ricordò che era in servizio con un amico di nome Jack Larson.
Continuando a raccontare i suoi ricordi ai genitori, James disse che il Corsair presentava alcuni fastidiosi problemi, aveva sempre le gomme sgonfie e tendeva a deviare da un lato durante una certa manovra.

Incuriosito da questi racconti dettagliati, il padre di James (Bruce), scoprì che il Corsair era un tipo di velivolo utilizzato dall’aviazione americana nel Pacifico e che presentava esattamente i limiti descritti da suo figlio. Bruce cominciò a documentarsi e, consultando i registri storici dell’aviazione americana, appurò che era esistita una piccola portaerei denominata “Natoma Bay”, impiegata nella battaglia di Iwo Jima.
Un giorno, mentre Bruce sfogliava un libro che descriveva la battaglia di Iwo Jima, James gli si avvicinò ed, osservando acune immagini, indicò l’isola di Chichi Jima sulla cartina, affermando che era propio lì che il suo aereo era stato colpito ed abbattuto.
Fece anche il nome di un suo compagno d’armi, tale Jack Larson.
Bruce, volendo andare a fondo nella vicenda, contattò la Natoma Bay Association, che confermò che Jack Larson era stato uno dei piloti (ancora in vita) nella battaglia di Iwo Jima e che solo un pilota della Natoma Bay era stato abbattuto a Chichi Jima: si trattava del 21enne James M. Huston Jr: aveva ricevuto un colpo diretto al motore ed il suo aereo (un Corsair) era precipitato nella baia.
Il suo corpo non era mai stato ritrovato.
Un altro fattore curioso di questa storia è che ad un certo punto James iniziò a giocare con tre bambolotti della linea GI Jo,da lui ribattezzati come Leon, Walter e Billie.
Ulteriori ricerche (presso gli archivi militari) consentirono di appurare l’inquietante notizia che tre piloti, colleghi di James M. Huston, sulla Natoma Bay, deceduti in combattimento, si chiamavano Leon S. Conner, Walter J. Devlin e Billie R.
Interrogato sul perchè avesse chiamato così i suoi bambolotti, James rispose che erano suoi amici piloti e che “lo avevano accolto dopo che era andato in cielo“.

Vi era però in tutta la faccenda un particolare che non collimava: la Natoma non portava a bordo Corsair ma Avengers e Widldcats (su quest’ultimo aereo era stato abbattuto il Tenente Houston).
Tuttavia, Bruce scoprì che la sorella di James Houston (Anne Baron Houston) era ancora in vita e contattò la donna dicendole di essere uno scrittore che stava facendo ricerche sulla Natoma e sui suoi caduti.
La Sig.ra Anne Houston inviò a Bruce un pacco con copie di fotografie del fratello. Bruce notò che una delle foto ritrareva James Houston accanto ad un Corsair.
Approfondendo la questione,il padre di James scoprì negli archivi che il Tenente James M Houston aveva servito per la maggior parte su Corsair, nello squadrone VF-301 ,e che era stato trasferito ai Wildcats della Natoma, solo pochi mesi prima del suo abbattimento.
Continuando i suoi rapporti epistolari e telefonici con la Signora Anne,Bruce le aveva infine raccontato tutta la storia.
La signora turbata, dopo una pausa rievocò che il giorno della morte del fratello,alcuni giorni prima che fosse comunicata la notiza,aveva avvertito una stranissima sensazione, come se fosse presente nella sua stanza.
Poco dopo accettò di vedere il piccolo James Leininger.
Durante il singolare incontro, James chiamò la donna “Annie“, il diminutivo che ella aveva da giovane e cosa più inquietante guardando fotografie di famiglia ricordò il soprannome, ben più difficile, della sorella maggiore ormai defunta da tempo. Inoltre, riferì particoloari di famiglia che solo Annie ed il deceduto James Houston potevano conoscere. Successivamente, i genitori condussero James ad una cerimonia celebrativa cui parteciparono alcuni reduci della Natoma Bay. Il fatto, in sè incredibile, fu che James ricordava i nomi di molti militari (ormai anziani), chiamandoli per nome e discutendo con loro di fatti precisi.
James continua a ricordare le sue esperienze passate anche oggi, ma col tempo esse sono meno vivide.
Secondo alcuni studiosi della materia gran parte della facilità di rammentare vite precedenti inizia a svanire passati i sette anni.

http://2.bp.blogspot.com/-A0Ct12Z5WD0/VS7TR_IbJ1I/AAAAAAAADBc/17kV8xnfwMA/s1600/James-Leininger-reincarnation-pilote-reencarna%C3%A7%C3%A3o-piloto-paranormal-sobrenatural-crian%C3%A7a-vida-morte%2B(Copy).jpg

Alcuni video recenti:


https://www.youtube.com/watch?v=dD8ldjdW8Cc


https://www.youtube.com/watch?v=I9u2EpK35PY

manuè
01-01-17, 23:04
http://66.media.tumblr.com/tumblr_mbhy0lHDs61rvtdi7o1_500.jpg
quello della foto non è nè un avenger, nè un wildcat e nemmeno un corsair, ma un hellcat.

questo è un avenger

http://0.tqn.com/d/militaryhistory/1/0/j/N/-/-/tbf-avenger-large.jpg

questi sono wildcat

http://scontent.cdninstagram.com/l/t51.2885-15/e35/13721155_116954725409101_635837506_n.jpg?ig_cache_ key=MTI5ODExMjQwMjYwMDkxNzg5Ng%3D%3D.2

questi sono corsair

http://www.militaryaircrafthistorian.com/images/F4Us_VF-17.jpg

Kronos The Mad
01-01-17, 23:05
quello della foto non è nè un avenger, nè un wildcat e nemmeno un corsair, ma un hellcat.
L'ho trovata a caso su Google cercando ragazzi volanti sisi
Ne ho messa una più coerente ora mh

manuè
01-01-17, 23:13
L'ho trovata a caso su Google cercando ragazzi volanti sisi
Ne ho messa una più coerente ora mh
pensavo fosse un errore presente nell'articolo che avevi postato :asd:... non sarebbe la prima volta :mad:

Kronos The Mad
01-01-17, 23:15
pensavo fosse un errore presente nell'articolo che avevi postato :asd:... non sarebbe la prima volta :mad:
L'articolo era senza foto e in più sono vari pezzi di diversi articoli presi sul web in giro sisi

Grazie per correzione :timido:

Ho provato a cercare altre info recenti e ho trovato solo quei video :sisi:

Chissà cosa c'è dietro questa storia mh

Drogato di FPS
02-01-17, 00:58
Cristo, la bollitura a morte mi mancava :chebotta:
Porca troia :bua:

Nico
02-01-17, 09:37
:pippotto: il pilota, figata. Molto molto interessante.

Bravo Kronos, prossimamente qualcosa di lovecraftiana memoria?

Kronos The Mad
02-01-17, 11:57
Cristo, la bollitura a morte mi mancava :chebotta:
Porca troia :bua:
Deve essere carina come dipartita sisi


:pippotto: il pilota, figata. Molto molto interessante.

Bravo Kronos, prossimamente qualcosa di lovecraftiana memoria?

Mh stasera vedo che mettere :smugranking:

Sansav
02-01-17, 12:04
il Picozzi di J4S, bravo apprezzo sempre un bel racconto prima di andare a nanna

GenghisKhan
02-01-17, 13:05
Questa di James è davvero interessante :sir:

Echein
02-01-17, 21:37
Storiaaaaaaaaaaa

Mastro Razza
02-01-17, 21:50
iscrittoooh

Kronos The Mad
02-01-17, 21:58
La Poena Cullei, la pena del sacco


http://britishlibrary.typepad.co.uk/.a/6a00d8341c464853ef017d3fc84040970c-500wi

Poena Cullei viene dal latino e significa “pena del sacco”. Era usata nell’Antica Roma per punire i parricidi ed è una pena alquanto strana.
Il condannato veniva infatti chiuso in un sacco impermeabile con diversi animali vivi e poi veniva buttato in mare o nel Tevere.

Il primo caso ben documentato di questa tortura risale al 100 a.C, anche se gli storici tendono a concordare sul fatto che fosse già usata prima di quella data.
Ma in cosa consisteva esattamente la pena del sacco?
La tecnica della pena del sacco ha subito nei cambiamenti durante la storia, ma la tecnica più usata era quella descritta di seguito.

Gli animali potevano variare, potevano essere diversi o meno soprattutto data la scarsa reperibilità della scimmia.
Per il resto, il procedimento era pressoché identico. Dopo essere stato condannato, il parricida veniva condotto in carcere con indosso degli zoccoli di legno e un cappuccio fatto di pelle di lupo. Poi veniva frustato con delle verghe e cucito in un sacco di cuoio insieme a degli animali vivi. Non animali qualsiasi, ma specificamente un gallo, un cane, una scimmia una vipera.

Poi il sacco veniva gettato in mare o nel Tevere. Gli animali però erano così inferociti che raramente la persona arrivava viva in acqua, venendo sbranata e dilaniata fra atroci dolori molto prima.

http://www.romeacrosseurope.com/wp-content/uploads/2015/06/sack-in-thames.jpg

Perché proprio questi animali?

Gli animali da mettere nel sacco insieme al parricida erano stati scelti per ciò che significavano: avevano un significato simbolico:


Il gallo: veniva considerato un animale molto feroce, tanto da spaventare persino i leoni. Quindi uno dei motivi per il quale veniva messo nel sacco era per la sua ferocia. In secondo luogo era stato scelto per il suo ruolo simbolico, legato a quello della vipera che ti spiegherò qui sotto. Si pensava infatti che il gallo uccidesse le vipere e la presenza di entrambi gli animali nel sacco poteva rappresentare una catena di uccisioni.
La vipera: è stata scelta perché secondo Plinio questo animale partoriva una vipera al giorno per un totale di 23. Non tutte le piccole vipere, però, volevano aspettare e quindi dilaniavano l’interno della madre uscendo dal suo ventre, uccidendola. Qui il simbolo del parricida è chiaro.
Il cane: era considerato un animale impuro, vile, immondo e ignobile. Tutte qualità che potevano attribuirsi tranquillamente anche al parricida.
La scimmia: considerata la caricatura dell’uomo. Inoltre Plinio sosteneva che le scimmie amavano talmente i loro cuccioli da soffocarli in uno dei loro abbracci.


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/11108664_465840880245118_4638245854438867676_n.jpg ?oh=8507ac03469bbb5aa40110d8e0a95d78&oe=5922DC5E

Il parricidio, a Roma, non è un crimine come gli altri: uccidere il padre è un atto di tale inaudita gravità da indurre a considerare il parricida un vero e proprio monstrum, vale a dire un essere mostruoso e maledetto, mandato dagli dèi a segnalate la loro ira, e quindi pericolosissimo, in quanto capace di contaminare tutto ciò con cui viene in contatto. Di qui la necessità di condannarlo a una pena che è al tempo stesso un atto di purificazione, la cui crudeltà è tale da suscitare sorpresa e orrore anche all’interno del panorama crudelissimo dei supplizi capitali romani.

Qualcosa di simile al fiore o al limone in bocca nelle esecuzioni mafiose. Di altri gesti, invece, il significato è più chiaro: il materiale impermeabile di cui è fatto il sacco serve a impedire al condannato di contaminare l’acqua e la luce con il suo sguardo impuro; gli zoccoli di legno, isolandolo, gli impediscono di contaminare il suolo; la pelle di lupo (residuo di un antico rito iniziatico) sta a significare la morte simbolica del condannato, ancor prima che lo colga quella fisica. Ma al di là di tutto questo, quel che la pena del sacco certamente rivela, nella sua diversità e specialità, è l’orrore e il terrore suscitato dal crimine che esso è destinato a punire. I rapporti tra padri e figli, a Roma, erano molto complessi e tutt’altro che semplici. L’ampiezza e la durata dei poteri di un capofamiglia è tale da gravare in modo molto pesante su figli e discendenti, sottoposti alla sua patria potestà non solo fino al raggiungimento della maggiore età, come oggi, ma fino a che il padre (o nonno, o ascendente ulteriore) è ancora in vita. Alla morte di un capofamiglia, inoltre, solo i figli di questo vengono liberati; tutti gli altri (nipoti e pronipoti in linea maschile) cadono sotto la potestà dei nuovi capifamiglia, vale a dire i figli del defunto (che alla sua morte sono diventati tali); questo fa sì che spesso un cinquantenne o, nel caso di un paterfamilias particolarmente longevo, persino un sessantenne sia ancora sottoposto a patria potestà, con la conseguenza di dipendere ancora dal padre non solo nelle scelte personali di vita – ad esempio la scelta del coniuge – ma anche economicamente.
A Roma infatti il solo titolare del patrimonio familiare è il padre, che si limita a dare ai figli una quantità di beni e danaro, detta peculio (peculium), che ritiene sufficiente alle loro necessità, ma che continua a essere di sua proprietà. Se a questo si aggiunge che al compimento della maggiore età i figli acquistano la capacità di diritto pubblico e quindi non solo votano, ma possono essere eletti magistrati, ben si comprende perché i rapporti tra generazioni sono complicati e perché i parricidi sono molto frequenti. A dare un’idea di come sia seria la situazione, basterà ricordare che attorno al 55 a.C. una legge stabilisce che venga punito come parricida il figlio che ha comprato del veleno allo scopo di uccidere suo padre, anche se poi non glielo ha somministrato. Leggiamo inoltre in Tacito che l’imperatore Claudio ha comminato molte volte la pena del sacco, e a dare un’idea della frequenza con cui lo ha fatto interviene Seneca, che specifica che egli ha chiuso nel sacco tanti parricidi che questa pena è diventata più frequente della crocifissione. Infine in un passo del giurista Ulpiano leggiamo che va punito come parricida anche colui che dà del danaro in prestito a un figlio, sapendo che questi intende usare il denaro per acquistare veleno o per assoldare un sicario al fine di uccidere il padre. Il parricidio, insomma, è un crimine che accompagna come un incubo la vita dei romani, attraverso tutti i lunghi secoli della loro storia.

La poena cullei è nata molto prima della legislazione romana, si pensa che il primo ad utilizzarla sia stato un re etrusco. Le prime versioni includevano solo dei serpenti e gli altri animali sono stati descritti a partire dal secondo secolo d.C., sotto il regno dell’Imperatore Adriano.
Adriano contemplava due pene per i parricidi: la poena cullei o dare il colpevole in pasto alle bestie nell’arena.
Nel terzo secolo, sotto l’Imperatore Costantino, la pena è caduta in disuso salvo poi tornare ad essere usata circa 200 anni dopo da Giustiniano.
La pena rimase in uso per circa 400 anni, poi venne sostituita con il rogo.

In sintesi:
https://1.bp.blogspot.com/-cFRo_J3mV4I/V43b9S2eElI/AAAAAAAAbkg/IwcKLOFtdLQtXMZArq9M4lJ0BFSPpQ0EACLcB/s1600/slide_7.jpg


fonte principale (http://emadion.it)

mattex
02-01-17, 22:20
se non c'è il morto,godi solo a metà !

Rot Teufel
03-01-17, 00:34
A quando un appuratissima descrizione dello squartamento all'inglese?

mattex
03-01-17, 07:18
Sogno un giorno in cui le stragi da raccontare saranno finite, e kronos posta le ricette della parodi

Nico
03-01-17, 07:41
Dai Svapo esci da sto topic

Kronos The Mad
03-01-17, 21:46
Il Bloop

Era il 1997 quando gli scienziati del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) captarono, grazie agli idrofoni installati nel Pacifico, un insolito e potentissimo suono (udibile in un raggio di ben 5000 Km) che, a detta di alcuni, sarebbe stato causato da una gigantesca creatura marina sconosciuta.

http://uploads.tapatalk-cdn.com/20170103/9f4be038074199ed09c938aa73fa3e6e.jpg

Lo strano suono venne battezzato "Bloop". L'esatta data del fenomeno è incerta, ma il file audio rilasciato dal NOAA porta il nome 1997253230100 e, dalle prime cifre, si può evincere la data del 5 Febbraio 1997. L'origine della formidabile vibrazione fu localizzata nell'oceano pacifico del sud, a circa 2500 Kilometri a largo della costa del Cile, in Sud America, alle coordinate approssimative di 50° Sud e 100° Ovest. Il misterioso suono a bassissima frequenza fu captato diverse volte dall'Equatorial Pacific Ocean autonomous hydrophone array, un sistema autonomo comprendente diversi idrofoni (microfoni sottomarini) sviluppato dai laboratori del NOAA per monitorare fenomeni sismici e migrazioni di cetacei ed incrementare la potenza dello U.S. Navy Sound Surveillance System, sistema adibito al rilevamento dei sottomarini sovietici. Secondo le prime indiscrezioni dal NOAA, questo suono salì rapidamente di frequenza per oltre un minuto, con un'ampiezza tale da poter essere captato da diversi strumenti fino a 5000 Kilometri di distanza.

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Il dottor Christopher Fox, del NOAA, dichiarò di ritenere che l'origine del Bloop non poteva essere artificiale, come un'esplosione o un sottomarino e non poteva neanche essere ricondotta ad un fenomeno geologico noto, come un terremoto o un'eruzione vulcanica. Sul sito del NOAA è possibile scaricare il file audio della registrazione; la riproduzione è stata velocizzata.

Lo spettro di frequenze del bloop faceva pensare ad un suono emesso da un animale; tuttavia anche questa ipotesi non poteva essere presa in considerazione dagli scienziati a causa dell'incredibile potenza riscontrata. Il bloop, infatti, fu diverse volte più potente del richiamo della balenottera azzurra, la quale è l'animale più grande fra quelli conosciuti e quello dal verso più rumoroso.

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Sembrava, quindi, un mistero dalle implicazioni sconcertanti e, naturalmente, la stampa e i blog cominciarono a ricamarci sopra. Ad attirare l'interesse del grande pubblico fu soprattutto una strana coincidenza: il luogo dove si ritiene abbia avuto origine il bloop, si trova a circa 1700 Km dalla immaginaria città sommersa di R'lyeh che, nel famoso romanzo di Howard Phillips Lovecraft "Il richiamo di Cthulhu", è la dimora del malvagio dio Cthulhu, dalle sembianze di un gigantesco polpo mostruoso.

Quella del Bloop, comunque, non fu l'unica volta che le attrezzature del NOAA captarono suoni non identificati: vi furono anche i cosiddetti Julia, Train, Slow Down, Whistle, e Upsweep.

Diversi mesi dopo il rilevamento, il dottor Christopher Fox ventilò l'ipotesi che il bloop potesse essere stato causato da un eccezionale distacco di ghiaccio dal continente antartico, ma le sue parole vennero travisate dal giornalista David Wolman che, in un articolo, sostenne l'idea che il suono fosse da attribuire ad un animale marino sconosciuto molto più grande di una balenottera azzurra o, magari, dalle capacità "canore" più sviluppate.

Ad oggi, la versione ufficiale sostenuta dal NOAA è quella secondo cui il bloop fu prodotto dallo sgretolamento di un grosso iceberg che, probabilmente, si trovava fra lo Stretto di Bransfield e il Mare di Ross o vicino Capo Adare. In un'intervista con Wired.co.uk, il sismologo Robert Dziak, anch'egli del NOAA, affermò che la frequenza e la durata del bloop erano in effetti riconducibili ad un fenomeno di questo tipo, come appurato dalle ricerche acustiche effettuate (sempre dal NOAA) nello Stretto di Bransfield e il Canale di Drake dal 2005 al 2010.
Questo dovrebbe escludere l'ipotesi di un animale sconosciuto, salita alla ribalta anche a causa del fatto che l'alta velocità di riproduzione del file audio presente sul sito del NOAA, fa assomigliare il suono al verso di un animale; se si ascolta la registrazione a velocità normale, invece, il suono assomiglia più a quello di un terremoto.

Nonostante la questione del bloop sembri chiarita, la probabilità di scoprire nuove specie marine, anche di grandi dimensioni, è tutt'altro che bassa: non ci dimentichiamo che il 95% degli oceani della terra restano ad oggi inesplorati. A dimostrazione di ciò, si può pensare al fatto che il primo esemplare di Mesoplodon traversii, un cetaceo odontoceto, ha fatto la sua comparsa su una spiaggia della Nuova Zelanda solo nel Dicembre del 2010. Prima di allora, nessun essere umano aveva potuto ammirare questo animale.

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Audio

https://m.youtube.com/watch?v=OBN56wL35IQ

manuè
04-01-17, 18:06
kronos, non vorrei apparire lagnoso (come l'altra volta :asd:), ma devo farti una domanda: l'ultima immagine era dell'articolo o l'hai messa tu?
no perchè quella sembra una megattera mentre il mesoplodon traversii è più una specie di delfino :look:


Diversi mesi dopo il rilevamento, il dottor Christopher Fox ventilò l'ipotesi che il bloop potesse essere stato causato da un eccezionale distacco di ghiaccio dal continente antartico, ma le sue parole vennero travisate dal giornalista David Wolman che, in un articolo, sostenne l'idea che il suono fosse da attribuire ad un animale marino sconosciuto molto più grande di una balenottera azzurra o, magari, dalle capacità "canore" più sviluppate.
seh! travisare... ha ascoltato, ha fatto "si si" con la testa e poi ha scritto quel cazzo che gli è parso :uhm:

Kronos The Mad
04-01-17, 18:07
kronos, non vorrei apparire lagnoso, ma ti devo fare una domanda: l'ultima immagine era dell'articolo o l'hai messa tu?
no perchè quella sembra una megattera mentre il mesoplodon traversii è più una specie di delfino :look:

se! travisare... ha ascoltato, ha fatto "si si" con la testa e poi ha scritto quel cazzo che gli è parso :uhm:
Messa io perché era carina vista su google :timido:

Stasera Brava Gente

GenghisKhan
04-01-17, 19:03
Stasera Brava Gente :ahrahr:

macs
04-01-17, 19:07
il bloop era fake, no? no voglia di leggere tutto :asd:

Kronos The Mad
04-01-17, 19:19
il bloop era fake, no? no voglia di leggere tutto :asd:
Dicono fake ma nascondono la veritàh

In realtà non sanno di preciso, c'è solo ipotesi probabile ma non certa :sisi:

koba44
04-01-17, 20:31
Non vorrei essere lagnoso, ma il bloop è stato dimostrato essere un suono prodotto dalla rottura dei ghiacci artici. Articolo di Wired. :sisi:

Detto questo, non vorrei essere il protagonista del prossimo racconto. :tremo:

Kronos The Mad
04-01-17, 20:38
Non vorrei essere lagnoso, ma il bloop è stato dimostrato essere un suono prodotto dalla rottura dei ghiacci artici. Articolo di Wired. :sisi:

Detto questo, non vorrei essere il protagonista del prossimo racconto. :tremo:
Come le preferisci le corde, rosse o argento? :moglie:

koba44
04-01-17, 20:48
Come le preferisci le corde, rosse o argento? :moglie:
Speravo almeno in una bollitura! 😧

Kronos The Mad
04-01-17, 23:02
Il pollaio


http://www.altriconfini.it/wp-content/uploads/2013/04/Gordon-Stewart-Northcott.jpg

Gordon nacque a Bladworth, in Canada, e crebbe nella Columbia Britannica. All’età di otto anni si trasferì con i genitori negli Stati Uniti, a Los Angeles, California. Successivamente Gordon chiese al padre di comprargli un appezzamento di terreno a Wineville, in California, perchè voleva costruirci un allevamento di polli. Il padre comprò il terreno e dato che lavorava nell’ambito delle costruzioni aiutò il figlio a costruire la fattoria. Fu proprio con il pretesto di aiutarlo con il piccolo ranch che chiese agli zii di poter portare con lui negli Stati Uniti il nipote Sanford, di tredici anni.

http://emadion.it/wp-content/uploads/2016/02/descarga.jpg

Quando Sanford giunse alla fattoria dello zio venne picchiato e violentato. Venne anche obbligato a mandare lettere a casa scrivendo di stare bene.


Mentre si trovava nella fattoria dello zio, il ragazzino non solo veniva picchiato e abusato, ma veniva anche obbligato a partecipare agli omicidi compiuti da Gordon e dalla madre di quest’ultimo.


Di solito Gordon dopo avere abusato dei ragazzini li riaccompagnava a casa con minacce di non raccontare niente a nessuno, tuttavia ne uccise quattro. Il primo fu un adolescente messicano che venne abusato e decapitato e il suo corpo venne gettato lungo una strada poco distante dalla fattoria. La vittima seguente si chiamava Walter Collins. Walter venne rapito e violentato da Gordon per parecchi giorni, ma la sua scomparsa venne inizialmente imputata ad una vendetta compiuta ai danni del padre del ragazzo, un ex galeotto. Un giorno la madre di Gordon lo avvisò che stava andando a trovarlo e sarebbe arrivata di lì a un’ora. L’uomo decise allora di nascondere Walter in uno dei pollai per far sì che la madre non sospettasse di niente.


In realtà la madre già sapeva degli istinti del figlio e quando scoprì Walter rinchiuso nel pollaio avvisò il figlio che il bambino avrebbe potuto riconoscerlo.


Gordon aveva infatti lavorato in un supermercato dove Walter si recava spesso con sua madre e decisero quindi di ucciderlo. La madre di Gordon decise che il bambino doveva essere ucciso da loro tre insieme (lei, il figlio Gordon e Sanford) così che sarebbero stati tutti colpevoli del delitto e nessuno avrebbe potuto fare la spia alla polizia. Walter venne ucciso dai tre a colpi di ascia. La stessa sorte toccò anche ad altri due bambini, i fratelli Winslow.

La sorella maggiore di Sanford, la diciannovenne Jessie, si insospettì dopo avere ricevuto le lettere del fratello e decise di fargli visita.


Una volta arrivata alla fattoria il fratello le raccontò alcuni fatti successi mentre lo zio stava dormendo.


Jessie, spaventata, ritornò in Canada e avvisò il console degli Stati Uniti di ciò che stava succedendo e del caso si occuparono degli agenti addetti all’immigrazione. Gli agenti si recarono alla fattoria di Gordon e trovarono Sanford, che presero in custodia. Gordon invece era scappato quando aveva visto l’auto della polizia avvicinarsi, dicendo a Sanford di trattenere i poliziotti. Gordon e la madre vennero comunque arrestati il 19 settembre 1928. Pezzi di corpi di alcuni ragazzi vennero trovati successivamente sepolti nel terreno di Gordon. Il killer venne giustiziato nel 1930 tramite impiccagione. Sanford invece non venne condannato perchè era stato obbligato a compiere gli omicidi sotto minaccia di morte

. http://emadion.it/wp-content/uploads/2016/02/1928_1003_hutchins_pix-154x300.jpg

Cinque mesi dopo la scomparsa di Walter Collins venne ritrovato un bambino nello stato dell’Illinois che affermava di essere Walter.
Christine Collins, la madre di Walter, pagò il viaggio per il bambino dall’Illinois a Los Angeles e la polizia, che era stata oggetto di critiche per le ricerche infruttuose di Walter, organizzò un’assemblea pubblica per ripulirsi la reputazione. L’assemblea serviva anche a sviare l’attenzione del pubblico su alcuni scandali che avevano investito il corpo di polizia.

http://murderpedia.org/male.N/images/northcott_gordon/farm-034.jpg


All’assemblea Christine affermò che il bambino non era il suo Walter, ma il capitano della polizia la esortò a portarlo a casa e a “provarlo per un paio di settimane”.


Christine, senza altra opzione, accettò. Tuttavia tre settimane dopo la donna andò dal capitano, insistendo che quel bambino non era suo figlio. Aveva portato le impronte dentali del figlio per provarlo, ma la polizia la fece rinchiudere in un ospedale psichiatrico con il “codice 12”. Tale codice era usato per classificare persone scomode alla polizia. Mentre Christine si trovava internata, il capitano della polizia interrogò il bambino che finalmente ammise di essere Arthur Hutchins Jr. e che era scappato di casa. L’idea di spacciarsi per Walter gli venne quando un uomo gli fece notare la sua somiglianza con il bambino scomparso. Disse che lo aveva fatto per poter raggiungere Hollywood così da conoscere il suo attore preferito.

Dopo la confessione del ragazzino, Christine venne rilasciata.


Denunciò il capitano della polizia e vinse la causa vincendo anche 10.800 dollari, pari a circa 154.000 dollari attuali. Tuttavia questi soldi non le furono mai pagati.

http://3.bp.blogspot.com/_JnfwCALOmPk/SvmTaNNXtoI/AAAAAAAAAkI/x-ZOhV6vko4/s640/wineville


Dopo l’arresto di Gordon Northcott parlò spesso con lui, chiedendogli se avesse ucciso il suo bambino. Gordon mentiva spesso e cambiava ogni volta versione, facendo credere alla donna di essere malato di mente. L’ultima sua dichiarazione era stata che lui non aveva mai visto né ucciso Walter, ma il giorno della sua condanna a morte mandò un telegramma a Christine dicendo di avere mentito.
Scrisse inoltre che le avrebbe detto tutta la verità solo se lei si fosse recata da lui in persona a sentirla. Christine corse da lui, poche ore prima della sua esecuzione, ma una volta arrivata lui le disse:
Non ti voglio vedere. Non so niente, sono innocente



La povera donna era distrutta, ma nello stesso tempo le parole poco chiare dell’assassino le davano una speranza che il figlio fosse ancora vivo. Walter non venne mai ritrovato ed è molto probabile che sia stato ucciso da Northcott. Dalla vicenda è stato tratto il film “Changeling”, interpretato da Angelina Jolie.

http://assets.nydailynews.com/polopoly_fs/1.1229593!/img/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/article_970/justice30n-3-web.jpg


Fonte (http://emadion.it/)

Echein
05-01-17, 09:37
Ricollegandomi al bloop marino di prima...
http://uploads.tapatalk-cdn.com/20170105/9adbc9490c3306122e059034fb10241f.jpg

Si sa nulla a riguardo?

Necrotemus
05-01-17, 12:27
Ricollegandomi al bloop marino di prima...

Si sa nulla a riguardo?

Trovato questo al momento

Considerato un fake, articolo sul guardian (https://www.theguardian.com/environment/georgemonbiot/2014/feb/21/discovery-channel-giant-shark-documentary-george-monbiot)
Articolo di qui sopra ripreso da Ars Technica (http://arstechnica.com/business/2014/02/pinpointing-problems-with-a-fake-image-used-in-a-documentary/)
Ripresa da parte di business insider (http://www.businessinsider.com/discovery-channels-fake-documentaries-2014-9?IR=T)


Usando la stessa ricerca su google (https://www.google.co.uk/search?q=u+boat+megalon&ie=utf-8&oe=utf-8&client=firefox-b&gfe_rd=cr&ei=ECxuWMZBq_fwB7qbnugG#q=u+boat+megalodon) e' interessante vedere quanti siti dopo 2 anni rilanciano la cosa, ignorando che sia una bufala

Ho capito solo ora come il corriere riempe con gli articoletti "avete chiesto su google, noi vi rispondiamo (https://www.google.co.uk/search?q=corriere+sera+avete+chiesto+su+google&ie=utf-8&oe=utf-8&client=firefox-b&gfe_rd=cr&ei=xC5uWJOAKqiN8QeAnJLQBw)" i buchi di notizie.

manuè
05-01-17, 12:33
Dalla vicenda è stato tratto il film “Changeling”, interpretato da Angelina Jolie.
bel film :sisi:

Nico
09-01-17, 23:53
Up Kronos che fine hai fatto? :piange:

Kronos The Mad
10-01-17, 00:03
Up Kronos che fine hai fatto? :piange:
Stando dietro a na roba non potevo staccarmi che mi si rovina :(

Ecco un articolo pre nanna

Kronos The Mad
10-01-17, 00:09
Il pietrificatore di pazzi

Paravicini ricoprì la carica di anatomista presso l’Istituto di Anatomia Patologica del più grande manicomio d’Italia, a Mombello di Limbiate, dal 1901 al 1917, e dal 1910 al 1917 fu appuntato direttore del suddetto nosocomio. Avendo accesso diretto ai cadaveri dei pazienti deceduti da poco all’interno dell’istituto, Paravicini sperimentò su di essi alcune tecniche conservative, costituendo una notevole collezione di preparati.

Fra i reperti perfettamente conservati, si contavano (nelle parole del Paravicini stesso), “una bella serie di encefali di idioti, epilettici, paralitici, dementi precoci, dementi senili, alcoolisti […] intestini con ulcere tifose e tubercolari […] polmoni […] con vaste caverne, fegati affetti da cirrosi atrofica, ipertrofica, da sarcomi e noduli cancerigni, una milza sarcomatosa di eccezionali dimensioni, reni con neoplasmi, cisti, ecc.“; i cervelli, in particolare, erano tutti suddivisi lombrosianamente secondo la malattia mentale che li aveva afflitti. Vi erano anche uno scheletro deforme affetto da nanismo e delle preparazioni in liquido di teste e feti.


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Ma i pezzi più straordinari erano i busti interi, che ancora mostravano perfette espressioni del volto. Fra di essi, anche il busto di un acromegalico e quello di alcune donne.


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E, infine, i due corpi interi pietrificati dal Paravicini: quello di Angela Bonette, morta il 3 giugno del 1914 e affetta da demenza senile, e Evelina Gobbo, un’epilettica morta di polmonite il 16 novembre 1917.


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Giuseppe Paravicini pare fosse gelosissimo del suo metodo segreto, e come altri pietrificatori ne portò le formule nella tomba.
Quello che si può dedurre dai documenti e dalle testimonianze oculari è che per la conservazione dei corpi interi egli utilizzasse una pompa a pressione costante per iniettare, mediante un’incisione sull’inguine del defunto, soluzioni a caldo di cera, solventi e paraffina (secondo altri, olii balsamici e qualche tipo di fissante). Il liquido entrava dall’arteria femorale, attraversava tutti gli organi, il derma e lo strato sottocutaneo per poi uscire dalla vena.
Per quanto riguarda le parti anatomiche più piccole, invece, egli si affidava all’uso di formolo, alcol e glicerina. Si trattava di metodi complessi e non certo rapidi, molto simili per alcuni versi a quelli utilizzati dal suo ben più celebre predecessore Paolo Gorini.


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Il risultato era, se possibile, ancora più incredibile delle pietrificazioni del Gorini. Scrive infatti Alberto Carli: “le opere di Paravicini appaiono al tatto più morbide e umide di quelle goriniane, che dimostrano, invece, un eccezionale stato di secchezza lignea.” Le sue preparazioni mantenevano un aspetto talmente realistico che, immancabile, si diffuse la leggenda che egli eseguisse le sue mummificazioni mentre il soggetto era ancora in vita, essendo in grado di sperimentare in corpore vili (cioè su corpi di persone di scarsa importanza). Certo è che la sua collezione, proprio per il fatto d’esser stata realizzata sui cadaveri di degenti del manicomio, aveva un elemento disturbante ed eticamente imbarazzante che spinse i responsabili a tenerla sempre nascosta negli scantinati dell’istituto.


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I reperti vennero in seguito trasferiti all’Ospedale Psichiatrico Paolo Pini, il cui direttore prof. Antonio Allegranza fece installare delle teche a protezione dei corpi interi, e dei supporti in legno per i busti. Sempre Allegranza sostiene di aver visto la pompa con cui presumibilmente Paravicini iniettava la sua formula, prima che andasse persa nel trasloco da Mombello al Paolo Pini.
Dal Paolo Pini, la collezione venne spostata brevemente al Brefiotrofio di Milano, poi nella Facoltà di Scienza Veterinaria.
In tutti questi decenni, gli straordinari preparati rimasero dietro porte chiuse, visibili soltanto agli studiosi.
Infine, l’Università di Milano li affidò in deposito gratuito alla Collezione Anatomica Paolo Gorini. Oggi sono conservati all’interno dell’Ospedale Vecchio di Lodi, nelle sale adiacenti alla collezione Gorini.

I volti di questi anonimi pazienti del manicomio di Mombello rimangono, al di là dell’interesse anatomico, una drammatica testimonianza di un’epoca: ombre di vite spezzate, spese in condizioni impensabili oggi.
L’ex-manicomio di Mombello è tutt’ora un’enorme struttura abbandonata: i lunghissimi corridoi ricoperti di murales, le scalinate fatiscenti, i cortili divorati dalla vegetazione, i padiglioni dove arrugginiscono i letti e le sedie d’epoca sono ormai esplorati soltanto da fotografi in cerca di location suggestive.

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Estratto da: Bizzarro Bazar

Dying
10-01-17, 00:59
Subscrivo

manuè
10-01-17, 08:07
Stando dietro a na roba non potevo staccarmi che mi si rovina :(
decomposizione troppo veloce? :uhoh:

Oggi sono conservati all’interno dell’Ospedale Vecchio di Lodi, nelle sale adiacenti alla collezione Gorini.
organizziamo una gita domenicale! :alesisi:

koba44
11-01-17, 14:26
Kronos TicTac

Se per un'unghia rotta cadde Sinex/, qui abbiamo crani alla foggia di kinder sorpresa...

Che Iddio abbia pietà della tua anima e del tuo account.

:smugprete:

Kronos The Mad
11-01-17, 22:35
Il Sacrificio umano di Kilroy

http://emadion.it/wp-content/uploads/2016/10/390-justice-0321.jpg

E’ il 1989 e Mark Kilroy, 21 anni, frequenta l’Università del Texas ad Austin.
Per gli studenti delle università texane è tradizione passare le vacanze di primavera a South Padre Island e anche Mark e i suoi amici decidono di passarle lì.
I giorni delle vacanze di primavera sono gli stessi in tutte le università del Texas e South Padre Island è piena di studenti in cerca di svago.
Il 13 marzo 1989, Mark e tre suoi amici decidono di passare la frontiera messicana e di raggiungere la città di Matamoros.
In quel luogo l’età per bere e per entrare nei night club non conta.
I ragazzi fanno un giro dei bar e verso le due del mattino uno dei ragazzi vede un uomo avvicinare Mark.
Il locale è pieno di gente e non presta molta attenzione all’accaduto.
Verso le quattro però, quando i ragazzi sono pronti per tornare a casa, si accorgono che Mark è scomparso.
Lo cercano nei dintorni senza successo, poi tornano all’auto e lo aspettano lì.
Quando al mattino seguente Mark non è ancora tornato, avvisano la polizia.
Le forze dell’ordine texane e messicane si mettono subito alla ricerca del ragazzo, senza però ottenere alcun risultato

http://emadion.it/wp-content/uploads/2016/10/matamoros-weapons.jpg

Circa un mese dopo la scomparsa del giovane, la polizia messicana scoprirà la verità quasi per caso.
Il primo aprile un’auto elude un posto di blocco e viene inseguita dalla polizia, che finisce in un ranch.
I poliziotti scopriranno che il ranch è il covo di una setta dedita a pratiche magiche di una religione che era un misto di Palo Mayombe, Santeria e Brujeria.
Queste sono religioni originate dai culti animisti degli schiavi africani mischiatesi poi con la religione cristiana.
Il leader della setta era Adolfo de Jesus Constanzo, che era riuscito a guadagnare una fortuna vendendo i suoi rituali magici.
I suoi clienti erano trafficanti di droga che chiedevano protezione ed erano disposti a pagare somme da capogiro.

Adolfo prometteva loro di renderli invisibili alla polizia e immuni alle pallottole, ma per farlo aveva bisogno di effettuare sacrifici umani.
Mark era stato scelto perché Adolfo aveva bisogno di un uomo bianco molto intelligente per un rituale specifico.
La polizia, nel ranch, trovò i cadaveri di 15 persone, incluso quello mutilato di Mark, e circa 110 chili di marijuana.

http://emadion.it/wp-content/uploads/2016/10/mark-kilroy-adolfo-constanzo-mexico-murder-cult-texas-student-american-missing-found-dead-id.jpg

Uno degli adepti della setta ricorda cos’è successo a quel “gringo” e lo racconta alla polizia, che stava subendo pressioni dagli Stati Uniti per risolvere il caso.
Alcuni adepti stavano cercando, su ordine di Adolfo, un ragazzo bianco e intelligente per un rituale speciale.
Quando vedono Mark, uno studente universitario ubriaco, colgono l’occasione e lo rapiscono.
Secondo la confessione dell’adepto, Mark è stato torturato e sodomizzato per tutta la notte, poi è stato decapitato con un machete.
Il suo cervello è stato bollito e mangiato e il suo cuore è stato strappato dal corpo.
Dopo l’arrivo della polizia nel ranch molti riuscirono a scappare, incluso Adolfo.
Successivamente però venne rintracciato dalla polizia, ma piuttosto che andare in prigione preferiva morire.

Chiese infatti a un suo adepto di sparargli.

Adolfo venne ritrovato morto dalla polizia, insieme a uno dei suoi amanti.


fonte (http://emadion.it)

koba44
12-01-17, 00:23
Kronos appoggiato dai poteri forti!1!!

Kronos The Mad
12-01-17, 00:24
Kronos appoggiato dai poteri forti!1!!
torturato e sodomizzato per tutta la notte, poi è stato decapitato con un machete.
Il suo cervello è stato bollito e mangiato e il suo cuore è stato strappato dal corpo

:sisi:

koba44
12-01-17, 00:41
Grazie Kronos che leggo e la notte dormo tranquillo mentre là fuori è un inferno sulla terra.

Nico
12-01-17, 01:08
Koba sei troppo suscettibile :asd:

Drogato di FPS
12-01-17, 01:26
La storia di Paravicini, l'avevo letta :uhm:
Quelle foto dei corridoi, mi ricordano alcuni screenshots di The town of light :asd:

koba44
12-01-17, 01:53
Koba sei troppo suscettibile :asd:
Stanotte dormo a luci accese. :sisi:

Rot Teufel
12-01-17, 11:36
Kronos TicTac

Se per un'unghia rotta cadde Sinex/, qui abbiamo crani alla foggia di kinder sorpresa...

Che Iddio abbia pietà della tua anima e del tuo account.

:smugprete:


Lui c'ha l'immunità parlamentare :snob:

manuè
12-01-17, 13:58
Stanotte dormo a luci accese. :sisi:
dormi sereno: Adolfo de Jesus Constanzo veglia su di te...

manuè
13-01-17, 08:33
kronos, posso azzardarmi a contribuire?


https://www.youtube.com/watch?v=sxTK06ge5mE

David™
13-01-17, 08:52
No, ma soprattutto NO con i video :facepalm:

From S7

manuè
13-01-17, 09:14
non sei kronos, non hai diritto di parola :tsk:

gnappinox1
13-01-17, 09:21
Peccato che i video non li posso leggere al lavoro :moglie:

manuè
13-01-17, 09:29
Peccato che i video non li posso leggere al lavoro :moglie:
e tu prova a guardarli :jfs2:

Kronos The Mad
15-01-17, 10:34
Piccolo up

Il 15 gennaio 1919 l'esplosione di un gigantesco serbatoio di melassa (si, di dolce melassa) in centro a Boston uccise 21 persone e devastò un quartiere intero.
Ma andiamo con ordine: prima di tutto perché a Boston si trovava un recipiente per melassa da due milioni e mezzo di galloni (circa nove milioni e mezzo di litri)? A Boston veniva prodotta una grandissima quantità di rum per cui servivano zucchero e melassa che venivano appunto rinchiusi in un enorme recipiente nel mezzo della città. Questo era stato costruito nel 1915 dalla Purity Distilling Company per conservare le spedizioni di melassa caraibica in quanto, negli anni della guerra, l’alcool industriale veniva utilizzato anche nella produzione di munizioni.
In secondo luogo: cos'è di preciso la melassa? La melassa è un liquido bruno e molto denso che si separa dallo zucchero per centrifugazione, una sostanza sciropposa che non cristallizza, risultato della lavorazione della canna da zucchero.
Bene, abbiamo le informazioni di base. Torniamo al 15 gennaio del 1919.
In quella mite giornata di gennaio, il serbatoio esplode sotto la pressione del liquido causando dapprima un geyser di scura melassa per aria e collassando poi sotto la grande onda marrone.
L’onda densa schiaccia tutto ciò che trova sul suo passaggio percorrendo tutta Commercial Street per schiantarsi contro il muro di pietra bianca di Copp’s Hill invadendo le cantine dei palazzi e agendo come un punteruolo sollevando e trascinando via le fondamenta. La forza dell'onda provoca poi persino il deragliamento di un treno.
L’area viene rapidamente ridotta a un inferno di rottami e macerie.
Quando i soccorritori arrivano sul posto, si ritrovano in uno scenario quasi surreale. Una spessa e vorticosa piscina di melassa profonda tre piedi si estende davanti a loro per circa 350 metri quadrati. In mezzo alle macerie e in ogni direzione si vedono le forme scure di uomini e cavalli che cercano di liberarsi dallo spesso e vischioso abbraccio della melassa.
Il bilancio del disastro alla fine è di 21 vittime e più di 150 feriti.
Ci vogliono inoltre settimane per risanare la zona, e il lavoro incessante di vigili, volontari e dei loro idranti. È uno spettacolo così straordinario che centinaia di persone vengono ogni giorno ad ammirare le operazioni di sgombero.
Una leggenda metropolitana molto diffusa a Boston vuole che ancora oggi nelle giornate più calde, passeggiando intorno a Commercial Street si possa sentire un intenso odore di melassa salire dalla strada.
Nella foto, il serbatoio subito dopo la tragedia.

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Fonte: le fotografie che hanno fatto la storia

Rot Teufel
15-01-17, 13:51
Minchia che contenti dovevano essere quelli che pulivano le strade :asd:

Kronos The Mad
15-01-17, 22:42
Approfondimento

https://uploads.tapatalk-cdn.com/20170115/600aa26c40663b6305b5add8dab5fc87.jpg

Era il 15 gennaio 1919. Il cielo mattutino era sereno sopra al North End, il quartiere italiano di Boston: dopo alcuni giorni di freddo davvero polare, l’aria si era improvvisamente riscaldata, e il mercurio del termometro si era spinto fino a qualche grado sopra lo zero. A mezzogiorno, lo scalo portuale di Commercial Street era già un brulichio di casse, scaricatori, cavalli, carri, camioncini a motore che andavano e venivano fra un molo e un magazzino, fra una nave cargo e l’altra.

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Le massaie stendevano il bucato al pallido ma confortevole sole mattutino, i mocciosi correvano qua e là alla ricerca di uno spicciolo da guadagnare, e al suono della sirena gli impiegati della North End Paving Yard uscivano dagli uffici per passare la pausa pranzo all’aperto.

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Ad un tratto, però, si udì un forte brontolio, e la terra tremò come se stesse passando un treno. Un altro rumore, che ricordava quello di una mitraglia, riecheggiò nell’aria. E di colpo il giorno sprofondò nelle tenebre.

Un’onda scura e viscosa, alta 8 metri, sommerse l’area come un enorme tsunami, polverizzando con il suo incredibile peso l’intero fronte del porto e quasi un kilometro di strada all’interno del quartiere. Radendo al suolo le case e gli edifici, spazzando via persone e veicoli, la marea nera lasciò dietro di sé un’area completamente devastata. Incredibile a dirsi: quell’inaspettata, letale onda distruttrice era costituita da 9 milioni di litri di melassa.

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La melassa viene ottenuta dallo zucchero per centrifugazione: è un liquido scuro e denso, appiccicaticcio e dolcissimo. All’epoca, era il dolcificante più comunemente usato in tutti gli Stati Uniti, ma veniva anche fermentata per produrre etanolo e rum – e impiegata perfino nell’industria bellica. Il muro di melassa che si era abbattuto sul North End proveniva dalla fabbrica della Purity Distilling Company, e più precisamente dal suo enorme serbatoio in acciaio (fra i più grandi mai costruiti in superficie), alto 15 metri per 27 di diametro e contenente 8.700 m3 di materia prima. Il serbatoio era tutt’altro che “a norma”: era stato innalzato in fretta e furia per approfittare di un imponente carico di melassa proveniente dai Caraibi, senza un vero e proprio permesso e senza che fosse stato eseguito alcun test strutturale. Tutto il quartiere sapeva che la cisterna perdeva da anni, tanto che alcuni fra gli abitanti più poveri della zona raccoglievano la melassa che sgocciolava dalle giunture per usarla in cucina; dopo diverse lamentele del vicinato, i proprietari della distilleria avevano ridipinto l’acciaio del serbatoio di colore marrone, in modo da nascondere i rigagnoli di prodotto che ne fuoriuscivano. Ma quel giorno di gennaio, non si era trattato di una semplice perdita: il gigantesco serbatoio era letteralmente esploso, forse perché il rapido innalzarsi delle temperature nei giorni precedenti aveva dato avvio a una forte fermentazione all’interno. Fatto sta che la cisterna si disintegrò di colpo, in una nuvola di frammenti di metallo sparati in ogni direzione come letali proiettili, ed il muro di melassa che si riversò nelle strade viaggiava a quasi 60 km/h – talmente impetuoso da piegare persino le fondamenta della ferrovia sopraelevata.

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La scena che accolse i primi soccorritori è quasi indescrivibile a parole. Melassa, alta fino al petto, copriva la strada vorticando ed emettendo bolle attorno alle macerie. Qua e là si poteva vedere una forma indistinta che lottava – se fosse un animale o un essere umano, era impossibile a dirsi. Soltanto un guizzo, un dimenarsi nella massa viscosa mostrava talvolta che tipo di forma di vita fosse… i cavalli morivano come le mosche sulla carta moschicida. Più si dibattevano, più venivano inghiottiti nella poltiglia. Gli esseri umani – uomini e donne – soffrivano la stessa sorte.

[da Dark Tide (2004) di Stephen Puleo]

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Il bilancio finale delle vittime fu di 21 morti, annegati e schiacciati dall’inondazione, e 150 feriti. Per ripulire il quartiere (edifici, selciati, automezzi, ecc.) dalla melassa ci vollero circa due settimane e più di 300 persone; l’area del porto restò colorata di marrone fino all’estate.

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Oggi una targa, posta all’ingresso di un parco, ricorda il disastro. Il folklore locale vuole che durante le estati più torride si possa ancora sentire il dolciastro aroma della melassa spandersi nell’aria – come se la tragedia avesse per sempre impregnato le fondamenta delle case e delle strade, attorno al luogo dell’incidente.

Fonte: Bizzarro Bazar

manuè
16-01-17, 08:36
Oggi una targa, posta all’ingresso di un parco, ricorda il disastro. Il folklore locale vuole che durante le estati più torride si possa ancora sentire il dolciastro aroma della melassa spandersi nell’aria – come se la tragedia avesse per sempre impregnato le fondamenta delle case e delle strade, attorno al luogo dell’incidente.
http://www.superpants.net/gbriverofslime4.jpg

Arnald
16-01-17, 11:00
Seg(u)o

Kronos The Mad
20-01-17, 14:14
"Mary Ann Cotton
è morta e putrefatta
giace nella tomba
con gli occhi spalancati.
Cantare, cantare, cosa posso cantare?
Mary Ann Cotton ha al collo una corda.
Dov'è, dov'è? Penzola in aria
vendendo manine rinsecchite, un penny al paio"


Iniziamo la nostra storia nel 1852, quando una ventenne Mary Ann sposa un minatore dal quale ha 5 figli, anche se ben 4 di loro muoiono di febbre gastrica. Dopo un paio di traslochi la coppia concepisce altri 3 figli, ma ancora una volta i bambini muoiono in tenera età. Nel 1865 infine, muore anche il marito di Mary Ann per una malattia intestinale, ma non prima di aver stipulato un'assicurazione sulla vita che permette alla vedova di intascare un'eredità di 35 sterline.
La fortuna non sembra davvero sorridere a Mary Ann che però non si scoraggia e, dopo un nuovo trasloco, si risposa. Incredibile, ma nel 1866, ancora una volta, Mary Ann rimane vedova perché il marito muore a causa di una malattia caratterizzata da paralisi e problemi intestinali. Ovviamente prima di morire, il premuroso marito stipula un'assicurazione sulla vita.
Ma probabilmente sono solo tristi coincidenze! Non pensate male della povera Mary Ann!
La signora è distrutta e si trasferisce di nuovo. A Pallion, Mary Ann diventa la governante di un signore vedovo, James, con cui intrattiene una relazione, ma, un mese dopo l'assunzione della donna, ecco che il figlio dell'uomo muore. Nello stesso anno muore anche la madre di Mary Ann dopo aver accusato dolori allo stomaco e nel 1867 muoiono i due figli di James e l'ultima figlia rimasta a Mary Ann.
Nel frattempo nasce una bambina dal legame di James con Mary Ann, ma, inutile dirlo, muore anche quest'ultima. James finalmente inizia a sospettare della cattiva condotta della compagna e la caccia di casa.
Chiaramente non possiamo più parlare di sfortunate coincidenze. Probabilmente Mary Ann si serve di qualche veleno per uccidere le persone a lei vicine. Il numero delle vittime è già potenzialmente alto, ma non si ferma qua.
Nel 1870 infatti muore misteriosamente per dolori allo stomaco Charles Edward Cotton, di cui la donna si occupa. Il padre del ragazzo, Frederick Cotton è disperato, ma fortunatamente ha Mary Ann a consolarlo. Lo consola così bene che si sposano e concepiscono un bambino.
Nel 1871 però Mary Ann decide di riprendere una relazione con un vecchio amante. Sapete già cosa succederà vero? Il povero Frederick stipula un'assicurazione sulla vita e muore di febbre gastrica.
Mary Ann va così a convivere con il nuovo amante di cui rimane di nuovo incinta. Probabilmente vorreste vedere una fine a questo punto, ma la donna non si fermerebbe mai. Muoiono infatti il figlio rimasto di Cotton e il figlio che i due hanno avuto in precedenza, poi, ovviamente, muore il nuovo amante per febbre gastrica dopo aver stipulato un testamento in favore della donna.
Fortunatamente un medico nota la stranezza con cui i figli di Mary Ann si ammalano e muoiono in breve tempo nonostante un'ottima salute iniziale. Si apre così un'inchiesta in cui verrà fatta chiarezza sulle mosse della donna.
Mary Ann ha ucciso un minimo di 21 persone (si sospetta un numero molto più elevato), tra cui una dozzina di bambini, servendosi dell'arsenico. La difesa cerca di avanzare l'ipotesi per cui l'avvelenamento sia causato da una mistura di sapone e arsenico con cui la donna lava i pavimenti, ma nessuno abbocca alla scusa. In 90 minuti, Mary Ann è giudicata colpevole di omicidio plurimo.
Il 24 marzo 1873 la donna viene impiccata, ponendo fine alla tragica scia di morte che lasciava dietro di sé.

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Da Le fotografie che hanno fatto la storia

Mr.Cilindro
20-01-17, 14:56
Storie che ti fanno venir voglia di andare a convivere con una donna.

Inviato dal mio SM-G357FZ utilizzando Tapatalk

manuè
20-01-17, 14:58
non ha mai abortito: è una santa donnah! http://www.j4gifs.altervista.org/_altervista_ht/gif/smug/smug124.gif

Necronomicon
20-01-17, 15:00
Di una bellezza straordinaria...

Arnald
20-01-17, 15:11
Di una bellezza straordinaria...

Vabbè, morti di figa ce n'è sempre in abbondanza.
Pensa un po' se fosse capitata qui. Forum svuotato in un annetto.

Rot Teufel
20-01-17, 15:16
minchia a quanti parti è sopravissuta :asd:

manuè
20-01-17, 15:19
minchia a quanti parti è sopravissuta :asd:
la malerba...

Echein
20-01-17, 15:26
:uhoh:

Kronos The Mad
26-01-17, 23:34
Il cannibale di Rotenburg

http://s3.reutersmedia.net/resources/r/?m=02&d=20090526&t=2&i=10262558&w=644&fh=&fw=&ll=&pl=&sq=&r=2009-05-26T211941Z_01_BTRE54P1N9100_RTROPTP_0_GERMANY-CANNIBALISM

“Il Cannibale di Rotenburg” è il soprannome dato ad Armin Meiwes, un assassino tedesco che si è guadagnato questo soprannome per avere ucciso e mangiato un altro uomo.
Meiwes è nato in Germania dove ha condotto una vita apparentemente normale.
I compagni di classe lo ricordano come un bambino normale e un po’ solitario.

Già da bambino Meiwes ha delle fantasie cannibali, ricorda infatti che desiderava mangiare i compagni che gli piacevano di più.
Racconta che avere visto, durante la pubertà, la macellazione di un maiale ha accentuato le sue fantasie.

Vive in una casa enorme di 36 stanze con la madre, il padre e i tre fratelli, ma quando Armin ha 8 anni il padre prende la macchina e se ne va per non tornare mai più.
In un’intervista Armin ha spiegato di avere rincorso la macchina, ma che il padre non è più tornato.
Poco dopo l’abbandono del padre anche i fratelli se ne vanno e lui rimane solo con la madre, una persona schiva ma dominante che controlla pesantemente il figlio.

Armin si è sempre sentito molto solo e pensa che per avere qualcuno sempre con lui, debba mangiarlo.

Nel 1996 sua madre ha un’incidente d’auto dal quale non si recupererà più. Usa le stampelle e Armin deve aiutarla in tutto.
Essendo una persona dominante, renderà la vita impossibile ad Armin, chiamandolo ogni 5 minuti e lamentandosi sempre.
Nel 1999 la donna muore e Armin è finalmente libero da questo fardello, ma è anche solo al mondo.
Da solo in quella casa enorme, e senza più il controllo della madre, comincia a navigare in internet per dar sfogo alle sue fantasie sessuali in siti e forum di fetish cannibali.

Armin vuole mangiare una persona, ma vuole che questa sia consenziente.
Dopo la morte della madre comincia a cercare la sua vittima su internet.

La rete è piena di gente che ha il feticcio per il cannibalismo, sia nel ruolo di carnefice che in quello di vittima, e Armin comincia a frequentare alcuni siti come “Cannibal-Café” dove in molti raccontano le loro fantasie cannibali.

C’è anche una sezione di annunci dove molte persone si offrono per essere mangiate e Armin ne incontra alcune. La loro però è solo una fantasia e non vogliono veramente essere uccisi e mangiati, ma fare dei giochi di ruolo in cui loro sono le vittime e Armin il loro carnefice.

Decide allora di pubblicare un annuncio:


Cerco ragazzo ben fatto tra i 18 e i 30 anni per essere macellato e mangiato

firmandosi come “Il Maestro Macellaio”.

Molte persone rispondono al suo annuncio, ma tutte finiscono per tirarsi indietro.

Decide di aspettare, poi risponde a un annuncio che recita:


Vi offro la possibilità di mangiarmi vivo

Era l’annuncio di Bernd Brandes.

Anche Bernd si sente solo al mondo: sua madre si è suicidata quando lui aveva solo 5 anni e il padre non gli ha dato l’affetto di cui aveva bisogno.
Quando poi gli confessa di essere omosessuale, i loro rapporti si interrompono definitivamente.
Bernd cerca relazioni con altri uomini e uno di loro, Jimmy, ha dichiarato che la sua fantasia era il dolore.
Voleva che qualcuno gli facesse del male, soprattutto nell’area dei genitali.

Una volta, racconta Jimmy, Bernd gli ha dato un coltello e nel momento di massima eccitazione l’ha pregato di tagliargli il pene. Al suo rifiuto, l’uomo gli ha offerto una grossa somma di denaro per andare fino in fondo, ma Jimmy ha rifiutato di nuovo.

Decide allora di pubblicare un annuncio su Cannibal-Café, al quale risponderà Armin Meiwes.
Armin e Bernd decidono di vedersi e decidono di portare a termine la loro fantasia.

Quella, rispettivamente, di mangiare un essere umano e quella di essere mangiati.

http://emadion.it/wp-content/uploads/2016/07/tumblr_nqyohkTPf91s4pufro1_1280.png

Bernd si reca a casa di Armin e appena entra si spoglia completamente affinché Armin possa ammirare la sua cena.
Poi vanno nella “stanza della macellazione” e consumano un rapporto sessuale.

Bernd però non è soddisfatto: Armin non riesce a strappargli la carne e a mangiarlo vivo e così decide di tornare a casa.

Armin lo accompagna alla stazione, ma poi ha un ripensamento. Dice a Bernd che ha cambiato idea e insieme vanno in farmacia a comprare dei sonniferi.
Se Bernd è stordito dai farmaci e dall’alcol, forse Armin porterà a termine la sua fantasia di essere mangiato vivo.

Bernd viene stordito e anestetizzato con alcol e pillole, poi Armin gli taglia il pene.
Una videocamera è accesa e sta riprendendo tutto perché Bernd vuole vedere la scena della sua amputazione.

Dice a Armin di cucinare il suo pene appena reciso. Lui salta in padella ma la carne è talmente fresca che si rovina.

Il piatto è immangiabile e Bernd ne rimane molto deluso. Armin ricorda che Bernd era felice di vedere il suo sangue uscire dalla ferita, e che era rimasto deluso quando il dolore dell’amputazione si era spento dopo “soli” 30 secondi.

Poi prepara un bagno caldo per Bernd, che ha freddo, e mentre si dissangua nella vasca da bagno, Meiwes si mette a leggere un libro di Star Wars.
Poi torna dalla sua vittima, che cerca di uscire dalla vasca, ma collassa.

Perde conoscenza varie volte nel corso della notte, fino a che a un certo punto non si sveglia più.
Armin non sa cosa fare, prende il coltello ma poi lo lascia. Si siede accanto a Bernd, lo bacia e prega.
Prende il coltello, di nuovo lo lascia, di nuovo bancia Bernd e prega, chiedendo a Dio di perdonarlo.

Poi gli taglia la gola.

Appende il suo corpo ad un gancio da macellaio e comincia a squartare il corpo, tagliandone la carne e sistemandola in freezer per consumarla in futuro.

Armin si sente male per avere ucciso un uomo, ma anche realizzato per aver finalmente potuto mettere in atto la sua fantasia e decide di cercare altre vittime.
Comincia a scrivere di nuovo annunci nei siti dedicati al cannibalismo e racconta a un ragazzo che si mette in contatto con lui di avere provato la carne umana.

Il ragazzo decide di chiamare la polizia.


http://emadion.it/wp-content/uploads/2016/08/1056644649-armin-meiwes-GRCn8qcTpef.jpg

La polizia si presenta a casa di Meiwes con un mandato di perquisizione.

Sequestrano la carne che trovano in freezer, il suo computer, la sua videocamera, tre coltelli, un’ascia e un grembiule da macellaio.
Meiwes chiama un avvocato e chiede se può seguire il suo caso, spiegandogli tranquillamente che ha ucciso e mangiato una persona.
Esplode subito un caso mediatico e i cittadini di Rotenburg rimangono shoccati dalla notizia, soprattutto i vicini di Meiwes.

Una vicina racconta che spesso faceva da baby sitter per i suoi bambini e che pensa che Meiwes sia una brava persona, tanto che gli affiderebbe di nuovo i suoi figli.

La legge tedesca non prevede il reato di cannibalismo e il video mostra chiaramente che Bernd era consenziente.
Così Armin viene condannato a 8 anni per omicidio colposo.

Poi però arriva la condanna definitiva: carcere a vita.
Delle 4 ore di filmato girate da Armin, solo 19 minuti sono stati mostrati alla giuria.
Dopo averli visti, i giurati sono stati male e alcuni hanno dovuto ricorrere alla terapia. Ora Armin si trova in carcere e sta capendo che quello che ha fatto è sbagliato.

N.B. le immagini e il filmato sono tuttora visibili on-line


fonte (http://emadion.it/)

koba44
27-01-17, 00:02
Sembrava tanto ammodo... (la signora precedente, dico).

koba44
27-01-17, 00:05
N.B. le immagini e il filmato sono tuttora visibili on-line

ConteZero sa dove trovarlo.

Necronomicon
27-01-17, 00:11
Ma infatti, link al filmato anche in PM

Echein
27-01-17, 07:38
Infatti! Ora sono curioso!

Drogato di FPS
27-01-17, 07:53
In ufficio, ma dopo leggo con calma :asd:

manuè
27-01-17, 08:24
Bernd si reca a casa di Armin e appena entra si spoglia completamente affinché Armin possa ammirare la sua cena.
Poi vanno nella “stanza della macellazione” e consumano un rapporto sessuale.

pensa se gli fosse piaciuto il vitello :pippotto:

Mr.Cilindro
27-01-17, 08:24
Che culo dev'essere vedere quel filmato

Inviato dal mio SM-G357FZ utilizzando Tapatalk

manuè
27-01-17, 08:25
Che culo dev'essere vedere quel filmato
più che altro culatello :asd:

Kronos The Mad
27-01-17, 09:33
La strega di Buchenwald


Lo scenario della II Guerra Mondiale è sicuramente uno dei più sanguinosi e violenti che l’umanità ancora oggi ricorda. Tutti conoscono Hitler e l’olocausto e purtroppo tutti conosciamo gli orrori che si consumarono in quegli anni.
Parliamo però nello specifico di un caso in cui il nazismo incontrò il sadismo. Stasera parliamo di Ilse Koch, la "strega di Buchenwald", "cagna di Buchenwald", "donnaccia di Buchenwald" o "iena di Buchenwald".
Graziosa e gentile, viene scelta come moglie per Karl Otto Koch, con il fine di formare la coppia modello del regime nazista, quella a cui tutti i tedeschi dovevano aspirare.
Niente fa presupporre la sua natura sadica e violenta.
Tutto ha inizio nel 1937 quando suo marito viene nominato comandante del campo di concentramento di Buchenwald. Ilse viene influenzata dal potere e dalla posizione del marito conducendo una vita agiata, circondata da lusso e privilegi e godendo della sofferenza altrui finché non inzia a torturare lei stessa gli internati.
Agli inizi si concede dei piccoli vezzi, come farsi chiamare dai prigionieri con titoli nobiliari, ma poi, accortasi del piacere che le procura ammirare i flagelli e le piaghe degli “elementi antisociali” si spinge ben oltre, frustando i detenuti che incrociano il suo cammino o aizzando il suo cane contro le donne incinte.
Il marito non è da meno, è solito torturare i prigionieri con un frustino modificato con lame di rasoio, approva l'uso degli schiacciapollici e dei ferri per marchiare, ma più di tutto ama l'uso degli animali.
Tra le numerose perversioni di Ilse, pare ci sia una vera e propria ossessione per il corpo umano che la porta ad organizzare orge saffiche con le mogli degli ufficiali per poi passare agli altri componenti delle SS. Si dice che scateni la sua fame sessuale anche all'interno del campo, costringendo gli internati ad eseguire qualsiasi sua richiesta a sfondo sessuale e girando in topless all'arrivo di ogni nuovo convoglio di prigionieri, massacrando chiunque si giri a guardarla.
Queste potrebbero essere solo dicerie è vero, ma è nella dimora dei coniugi Koch che si nascondono le prove dei loro orrori: casa Koch è infatti decorata con paralumi di pelle umana, quadri con lembi di pelle tatuata e tsantsa (teste rimpicciolite), tutto ovviamente preso dagli internati del campo.
È troppo anche per la Gestapo che nel 1943 arresta i coniugi Koch per malversazione, eccessiva brutalità, infamia e corruzione.
Ilse viene imprigionata nel 1944 l’anno dopo il marito viene condannato a morte e giustiziato.
Un tribunale delle SS che arresta due aguzzini può sembrare un paradosso che però aiuta a comprendere il livello di follia omicida che avevano raggiunto Ilse e Otto Koch.
Ilse viene assolta per mancanza di prove, finché nel 1947 viene nuovamente arrestata. Durante la sua permanenza in carcere rimane incinta di un detenuto e approfitta della situazione per rimandare il processo finchè, finalmente, dopo svariati errori giudiziari,viene processata e condannata.
La pubblica accusa dichiarò “Se mai un grido è stato udito nel mondo, è quello degli innocenti torturati e morti per mano sua”.
Nella foto, Ilse Koch durante il processo di Dachau.

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Da Le fotografie che hanno fatto la storia

Echein
27-01-17, 10:07
Paradosso! Arrestata dalla SS

manuè
27-01-17, 10:11
anche Oskar Dirlewanger è stato un sant'uomo di simil fatta, ma gli è andata peggio.

Kronos The Mad
27-01-17, 23:06
Homunculus


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L’homunculus di Paracelso, frutto di complicate ricette alchemiche, è una figura allegorica che ha affascinato per secoli l’immaginario collettivo.
La sua fortuna ha presto travalicato l’ambito alchemico, e l’homunculus è stato preso a prestito dalla letteratura (Goethe, per fare un solo esempio), dalla psicologia (ne scrisse Jung), dal cinema (la meravigliosa, ironica scena di Pretorius ne La sposa di Frankenstein del 1935), e dal mondo dell’illustrazione (penso qui in particolare all’amico Stefano Bessoni).
Ancora oggi evidentemente l’homunculus non ha perso il suo appeal: i misteriosi video postati su YouTube da un utente russo, che mostrerebbero alcuni strani esseri proteiformi nati proprio da improbabili procedimenti, hanno totalizzato in poco tempo decine di milioni di visualizzazioni.

Eppure non è dell’homunculus classico, più o meno metaforico, che vorrei parlare qui, bensì dell’utilizzo che di questo termine si fa in patologia.
Sì, perché a vostra insaputa un abbozzo di figura umana in miniatura potrebbe nascondersi nel vostro stesso corpo.
Benvenuti nel territorio in cui il fantastico fa irruzione nell’anatomia.

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Facciamo un passo indietro, cominciamo proprio dall’inizio della vita.
La cellula fecondata (zigote) è al principio solo una; ma comincia subito a dividersi, a generare nuove cellule che proliferano, si trasformano, migrano. Dopo due settimane circa, le diverse popolazioni cellulari si organizzano in tre zone principali (foglietti germinativi), ognuna delle quali ha un compito preciso – ciascuna è preposta cioè alla formazione di un determinato tipo di struttura. I tre strati specializzati creano man mano le varie conformazioni anatomiche, costituendo la pelle, i nervi, le ossa, gli organi, gli apparati e così via. Questa metamorfosi, questo progressivo “affiorare” dell’ordine si conclude quando il feto è sviluppato in pieno.

Talvolta può però accadere che lo stesso processo, per qualche motivo, si attivi nuovamente anche in un individuo adulto.
È come se alcune cellule, vittime di chissà quale insondabile allucinazione, credessero di trovarsi ancora nello stadio embrionale: iniziano così a intessere nuove strutture, crescite abnormi chiamate teratomi, che assomigliano proprio ai derivati delle prime differenziazioni germinali.

Le cellule impazzite si mettono a produrre capelli, ossa, denti, unghie, talvolta materia cerebrale o tiroidea, persino occhi interi.
A livello istologico questi tumori, generalmente di tipo benigno, possono essere solidi, contenuti all’interno di cisti, oppure un misto delle due cose.


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In casi molto rari la crescita del teratoma può essere così altamente differenziata da assumere una forma antropomorfa, ancorché rudimentale. Sono i cosiddetti teratomi fetiformi (homunculus).

I report clinici relativi a questa anomalia patologica hanno davvero una qualità perturbante, cronenberghiana: un homunculus trovato nel 2003 all’interno di un teratoma ovarico in una donna vergine di 25 anni mostrava la presenza di cervello, spina dorsale, orecchie, denti, tiroide, ossa, intestini, trachea, tessuto fallico e un occhio al centro della fronte.

Nel 2005 un’altra massa fetiforme aveva capelli e arti abbozzati, con dita e unghie.
Unhomunculus riportato nel 2006 presentava un arto superiore, e due inferiori comprensivi di piedi e dita. Nel 2010 un’altra massa mostrava un piede dalle dita fuse assieme, peli, ossa e midollo.
Nel 2015 in una paziente di 13 anni venne riscontrato un teratoma fetiforme con peli, arti vestigiali, un rudimentale tubo digestivo e una formazione cranica contenente meningi e tessuto nervoso.


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Cosa spinge alcune cellule a cercare di creare una nuova, impossibile vita? E, in definitiva, siamo sicuri che quel minuscolo feto incompleto in realtà non si trovasse lì fin dal principio?
Tra le molte ipotesi avanzate, infatti, vi è anche quella che sostiene che gli homunculi (difficili da studiare proprio in ragione della loro rarità in letteratura scientifica) non siano dei veri e propri tumori, quanto piuttosto le vestigia di un gemello parassita, inglobato in periodo embrionale nel corpo del fratello. Più che di teratomi, dunque, sarebbe più corretto parlare di casi di fetus in fetu.

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Studiare queste formazioni anomale potrebbe fornire informazioni utili per la comprensione dello sviluppo umano e della partenogenesi (fondamentale per le ricerche sulle staminali).
Ma un aspetto intrigante rimane proprio la loro natura problematica. Come dicevo, ogni volta che i medici si ritrovano di fronte a un homunculus, il dilemma è sempre come categorizzarlo: teratoma o gemello parassita? Struttura “affiorata” a posteriori, o forma che stava lì dal principio?

È interessante osservare che questa stessa incertezza, questo dubbio per ben 23 secoli ha riguardato anche gli embrioni normali. Il dibattito verteva su un’analoga questione: i feti sorgono dal nulla, o sono preesistenti?
È l’antica diatriba fra i sostenitori dell’epigenesi e del preformismo, ovvero tra chi affermava che le forme dell’embrione “emergessero” dalla materia indistinta, e chi sosteneva che esse fossero già contenute nel seme.
Se già Aristotele, studiando gli embrioni di pollo, aveva ipotizzato che le strutture fisiche del nascituro prendessero consistenza a poco a poco, guidate dall’anima, nel XVIII questa teoria venne messa in discussione dal preformismo. Secondo gli entusiasti di questa tesi (sostenuta tra l’altro da studiosi del calibro di Leibniz, Spallanzani e Diderot) l’embrione era già perfettamente formato ab ovo, così piccolo da non poter essere visto ad occhio nudo; durante lo sviluppo, esso si limitava a crescere in dimensioni, proprio come avrebbe continuato a fare anche dopo la nascita.
Da dove veniva questa idea? Una parte importante l’aveva sicuramente giocata un celeberrimo disegno di Nicolaas Hartsoeker, fra i primi scienziati ad avere osservato il liquido seminale al microscopio, nonché convinto assertore dell’esistenza di minuscoli feti già completi, nascosti all’interno della testa degli spermatozoi.
E Hartsoeker a sua volta aveva preso ispirazione proprio dalle famose immagini alchemiche dell’homunculus.

In un certo senso, gli homunculi nati dalle provette degli alchimisti e quelli studiati dagli anatomopatologi non sono poi così differenti. Gli uni come gli altri sono simboli degli enigmi dello sviluppo, del mistero fondamentale della nascita e della vita. Immagini in miniatura del problema ontologico che da sempre assilla l’umanità: appariamo dal caos indistinto, oppure il nostro cuore e il nostro animo esistevano già, da qualche parte, in qualche modo, prima di nascere?

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Piccola appendice anatomo-patologica (e anche un po’ genetica)
di Claudia Manini, MD


I teratomi sono tumori a cellule germinali composti da una mescolanza di tessuti derivati da due o più foglietti embrionali (ectoderma, mesoderma ed endoderma) in combinazione variabile.
Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di tumori benigni ad insorgenza prevalente nelle gonadi. I teratomi, più frequentemente, sono composti da tessuti maturi, ovvero come quelli che compongono il corpo umano nella vita extrauterina, ma qualche volta possono contenere anche tessuti immaturi (embrionali o fetali) ed in questo caso più facilmente possono avere un comportamento biologico maligno.
L’origine dei teratomi, data la loro bizzarra morfologia, è da sempre materia di interesse, speculazioni e dispute scientifiche. La teoria partenogenetica che ne indica l’origine dalle cellule germinali dopo una prima divisione meiotica è oggi la più ampiamente accreditata, sostenuta da evidenze citogenetiche. Le altre due teorie suggerivano rispettivamente l’origine da blastomeri segregati agli stadi iniziali di sviluppo embrionale, o da residui embrionali, e sono ormai state abbandonate.
La teoria partenogenetica è supportata dalla distribuzione anatomica dei teratomi lungo le linee di migrazione delle cellule germinali primordiali; dal fatto che insorgono durante l’età riproduttiva (dato epidemiologico-osservazionale ma anche sperimentale su animale); e da evidenze citogenetiche che hanno dimostrato differenze genotipiche tra il tessuto teratomatoso che è omozigote e il genotipo eterozigote dei tessuti dell’ospite.
Le cellule germinali sono le uniche che, attraverso un meccanismo che si chiama “meiosi”, danno origine ai gameti, ovvero alla cellula uovo ed allo spermatozoo, cioè cellule che contengono solo metà del patrimonio genetico della cellula di origine (per questo dette aploidi).
Dalla fusione del patrimonio genetico aploide dei due gameti, dopo la fecondazione, origina una cellula con un patrimonio genetico “diploide” che continuando a dividersi darà origine ad un nuovo individuo con un genotipo eterozigote in quanto originato da due patrimoni genetici di individui diversi che si sono fusi.
Le cellule che compongono un teratoma hanno invece un patrimonio genetico identico tra i due set di 23 coppie di cromosomi.
I teratomi quindi, anche quando sorprendentemente diano forma a strutture fetiformi, sono un fenomeno diverso rispetto al fetus in fetu e rientrano nell’ambito della patologia tumorale e non malformativa.
Il che nulla toglie al fascino che la loro osservazione esercita e ad un certo sgomento quando ci si soffermi a riflettere sulle potenzialità differenziative di una singola cellula germinale.

Fonti
Kurman JR et al., Blaustein’s pathology of the female genital tract, Springer 2011
Prat J., Pathology of the ovary, Saunders 2004



Fonte: Bizzarro Bazar


Alcune immagini non sono state messe nel post perché potrebbero urtare i più sensibili: per vederle visitare il sito sopra.

koba44
28-01-17, 00:02
Homunculus:

http://img-hw.xvideos.com/videos/thumbslll/a0/1a/78/a01a78112658a68b1bc54b9373a471f4/a01a78112658a68b1bc54b9373a471f4.30.jpg

Wualla
28-01-17, 07:51
Stasera parliamo di Ilse Koch, la "strega di Buchenwald", "cagna di Buchenwald", "donnaccia di Buchenwald" o "iena di Buchenwald".
Graziosa e gentile, viene scelta come moglie per Karl Otto Koch, con il fine di formare la coppia modello del regime nazista, quella a cui tutti i tedeschi dovevano aspirare.
Niente fa presupporre la sua natura sadica e violenta.

https://uploads.tapatalk-cdn.com/20170127/087942d800ce82236c2e00080bf704d9.jpg

Da Le fotografie che hanno fatto la storia

meglio questa di foto
http://images.movieplayer.it/images/2011/06/06/la-locandina-di-ilsa-la-belva-delle-ss-205786.jpg

Inviato dal cellulare

darkeden82
28-01-17, 08:09
ConteZero sa dove trovarlo.

pm anche per me

koba44
28-01-17, 08:51
scelta come moglie per Karl Otto Koch, con il fine di formare la coppia modello del regime nazista, quella a cui tutti i tedeschi dovevano aspirare.[...]
È troppo anche per la Gestapo che nel 1943 arresta i coniugi Koch per malversazione, eccessiva brutalità

:facepalm:

GenghisKhan
28-01-17, 10:44
È troppo anche per la Gestapo Mai avrei pensato di leggere niente di simile :sir:


Hominchiulus:

http://img-hw.xvideos.com/videos/thumbslll/a0/1a/78/a01a78112658a68b1bc54b9373a471f4/a01a78112658a68b1bc54b9373a471f4.30.jpg

Fix :uhm:

Biocane
29-01-17, 18:43
ecco un po' di mistero per gli stronzoni horror fag :smugprof:
http://www.repubblica.it/esteri/2017/01/29/news/germania_sei_teenager_trovati_morti_in_un_giardino-157156020/?ref=HRER1-1

edit: quando avevo postato io nel link non si parlava di stufa, vabbe' fine del mistero

Kronos The Mad
01-02-17, 23:19
Zanne di metallo


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Non si conosce molto dell’infanzia di Nikolaj, sappiamo che nacque nel 1952 nella zona che ora corrisponde al Kazakistan, ma che allora faceva parte dell’Unione Sovietica, precisamente ad Alma-Ata.

Da giovane perse alcuni denti anteriori e li sostituì con dei denti in metallo.
Per questo venne soprannominato metal fang, cioè “zanne di metallo”.

Entrò nel servizio militare, viaggiò in Europa e poi tornò in Kazakistan.
Era considerato da tutti un uomo educato, solitario e abbastanza calmo. Vestiva con cura ed era considerato un gentiluomo ma se provocato rispondeva violentemente.
Inoltre sosteneva di essere un discendente del condottiero mongolo Gengis Khan.

Nikolaj avvicinava giovani donne nei pressi di un fiume e, grazie al suo aspetto distinto e alla sua calma, non gli era difficile far sì che lo seguissero.

Le portava poi in un angolo nascosto di un parco, le stuprava, le faceva a pezzi con un ascia e ne mangiava dei pezzi. Poi portava a casa il resto della carne per cucinarla e mangiarla, servendola anche ad ignari amici.

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Il suo primo omicidio avvenne nel 1970 quando uccise Nadezhda Yerofim, la smembrò e ne buttò i resti in un barile.

L’anno successivo uccise una donna che stava tornando dalla messa.
La polizia trovò il corpo della donna che presentava profondi tagli e Nikolaj venne arrestato.

Trascorse un anno in cella dove, dopo alcuni esami, venne dichiarato schizofrenico. Alcuni ritengono invece che sia stato arrestato dopo aver sparato ad un collega per errore.

Venne però scarcerato e trovò lavoro come operaio vicino alla zona natale di Alma-Ata. Tornò ad uccidere nel 1980 e smise solo nel 1981, quando venne arrestato.

Nikolaj uccideva le donne perchè sin da piccolo le odiava, pensando che fossero tutte prostitute e “la radice di ogni male del mondo”. Odiava in particolare le donne europee, conosciute mentre faceva il servizio militare, che giudicava troppo libere e lontane dai suoi ideali.

In una delle sue confessioni descrisse in modo dettagliato un suo omicidio. Nikolaj raccontò che si nascose dietro a delle rocce in attesa di una potenziale vittima. Una volta trovata uscì dal suo nascondiglio e la uccise pugnalandola al collo.

Dopodiché ne bevve il sangue, la portò in un posto più appartato ed ebbe un rapporto sessuale con il cadavere. Poi fece a pezzi il corpo, seppellì alcune parti e portò le parti restanti a casa sua per cucinarle.

Invitava spesso degli amici a casa per fare delle grigliate di carne e dove serviva, a loro insaputa, la carne delle sue vittime.

E’ stato stabilito che queste grigliate venivano effettuate sempre il giorno successivo ad un omicidio, proprio come succedeva con Nathaniel Bar-Jonah. Vedere i suoi amici mangiare carne umana lo eccitava sessualmente.

Nikolaj venne arrestato nel 1981 dopo che invitò due amici a casa sua per uno “spuntino”. I due uomini videro nella sua cucina la testa di una donna e le sua interiora.

Spaventati fuggirono e chiamarono la polizia che arrestò Nikolaj il giorno dopo. Oppose resistenza durante l’arresto e aggredì fisicamente un colonnello. I vicini di Nikilaj erano increduli: non riuscivano a credere che un loro vicino, così tranquillo e gentile, fosse un assassino cannibale.

Durante l’interrogatorio venne collegato a 100 omicidi e venne sospettato di circa 50 di questi. Lo stesso Nikolaj confessò di avere ucciso e di avere commesso atti di cannibalismo, aggiungendo che da due donne si può ottenere abbastanza carne per sopravvivere una settimana.

Venne sottoposto ad una perizia psichiatrica che rivelò un’insanità mentale, confermando la diagnosi formulata anni prima in occasione del suo primo arresto.

Durante il processo venne accusato di 7 omicidi di primo grado e venne spedito in un ospedale psichiatrico, in quanto bisognoso di cure mediche mentali. L’uomo provò a suicidarsi due volte, senza però riuscirvi.

Dopo alcuni anni i medici notarono che il suo stato mentale migliorava sempre di più e non lo giudicarono più un pericolo per la società.

Nel 1989 decisero quindi di trasferirlo in un altro istituto senza dotarlo di una scorta dato che ora non era più ritenuto pericoloso. Nikolaj approfittò di questa occasione per fuggire perché nel trasferimento era accompagnato solo da un infermiere.

Le autorità negarono che il killer fosse scappato per evitare il panico fra la popolazione, nel frattempo Nikolaj vagò fra le montagne, spacciandosi per un cinese.

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Venne ritrovato e di nuovo arrestato nel 1991, ma non sappiamo se nei due anni in cui era latitante abbia commesso altri omicidi.

Dopo essere stato rimesso in un ospedale psichiatrico, alcune fonti dicono che venne liberato nel 1994 e che attualmente vive con i parenti in una località non precisata dell’Europa orientale. Tuttavia fonti russe indicano che si trova in un ospedale psichiatrico di massima sicurezza e negli anni 2000 ha rilasciato un’intervista proprio mentre si trovava in ospedale.

Alcune fonti riportano che Nikolai sarebbe evaso di nuovo il 23 dicembre 2015 e non sarebbe stato ancora catturato. Una ragazza è scomparsa il 31 dicembre in zona, e molti pensano che sia stato proprio Nikolai.

Tuttavia la polizia smentisce tali voci e un portavoce ha dichiarato:

"Non abbiamo informazioni riguardo all’evasione di quest’uomo e non abbiamo ricevuto ordine di catturarlo. Queste informazioni creano confusione."


Fonte: Emadion

Echein
02-02-17, 07:23
Foto delle zanne!

manuè
02-02-17, 10:40
Foto delle zanne!

http://giornaledellospettacolo.globalist.it/QFC/NEWS_142713.jpg

Kronos The Mad
08-02-17, 00:29
Il povero Elmer


Comincia tutto nel 1911 quando Elmer McCurdy viene ucciso al confine tra Oklahoma e Kansas a causa di una rapina al treno che gli aveva fruttato 46 dollari e due damigiane di whisky, ovvero “Il bottino più basso di sempre”. Essendo sostanzialmente un ubriacone e un fallito, nessuno reclama la salma. Il coroner però decide di imbalsamarlo e vestirlo comunque, ma si riufiuta di sotterrarlo finché non viene pagato per i suoi servizi. Decide allora di esporlo al pubblico al costo di 5 centesimi a persona per racimolare qualcosa.
Tutto va bene finché due impresari di luna-park si fingono suoi fratelli e reclamano il corpo.
Ma andiamo ora avanti al 1976: una troupe televisiva del programma The Six Million Dollar Man sta effettuando delle riprese nel parco divertimenti di Pike a Long Beach, California. All’interno dell’attrazione della casa dei fantasmi, un membro della troupe sposta un manichino di cera, ma per errore gli stacca un braccio. All'interno del manichino però è possibile vedere muscoli e ossa e non cera. La polizia chiamata ad indagare scopre che sotto la copertura di cera e pittura si cela la mummia imbalsamata di un uomo ucciso da un proiettile.
Avete capito no?
La mummia è in realtà il povero Elmer, la cui storia fu poi ricostruita a ritroso fra fiere, parchi divertimenti, luna-park e sideshow differenti: un passaggio di mano in mano del macabro “accessorio di scena” protrattosi per così tanto tempo (cinque decadi) da far scordare la sua vera origine.
Si dice anche che quando viene finalmente seppellito nel 1977 a Guthrie, Oklahoma, viene versata una colata di cemento sulla sua bara per impedire che qualcuno possa lucrare ancora sul povero corpo di Elmer McCurdy.

Rimane il mistero: leggenda metropolitana diventata realtà o di una storia incredibile che ne ha ispirata una.

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Le fotografie che hanno fatto la storia

Nico
20-02-17, 10:53
Up up Up non possiamo farlo morire così :piange:

Kronos The Mad
20-02-17, 11:14
Dai stasera metto un po' di articoli :smugranking:

Biocane
20-02-17, 11:15
@kronos etc.
non è che ti ricordi come si chiamano i due amici ragazzini che in usa hanno ammazzato i genitori e la sorella di uno dei due per l'eredita', e poi sono andati in canada . erano sospettati ma la polizia usa non è riuscita a incastrarli. ci ha pensato quella canadese con due pulotti infilitrati che si sono finti gangster, li hanno affiliati per qualche lavoretto e ottenuta la loro fiducia, i due ragazzetti per fare i dritti hanno raccontato quello che avevano fatto ai finti gangster (che avevano sempre un registratore)?
altro indizio, i due volevano girare un film.
ho provato a googlare ma non riesco a trovare. è una storia fica, vorrei rivedermi il documentario visto al tempo su sky credo

Kronos The Mad
20-02-17, 11:29
@kronos etc.
non è che ti ricordi come si chiamano i due amici ragazzini che in usa hanno ammazzato i genitori e la sorella di uno dei due per l'eredita', e poi sono andati in canada . erano sospettati ma la polizia usa non è riuscita a incastrarli. ci ha pensato quella canadese con due pulotti infilitrati che si sono finti gangster, li hanno affiliati per qualche lavoretto e ottenuta la loro fiducia, i due ragazzetti per fare i dritti hanno raccontato quello che avevano fatto ai finti gangster (che avevano sempre un registratore)?
altro indizio, i due volevano girare un film.
ho provato a googlare ma non riesco a trovare. è una storia fica, vorrei rivedermi il documentario visto al tempo su sky credo
Mh che anni erano ti ricordi?

Biocane
20-02-17, 11:42
Mh che anni erano ti ricordi?

non so, credo anni 2000

Kronos The Mad
20-02-17, 22:25
Che spasso uccidere!


http://emadion.it/wp-content/uploads/2016/05/28.ggg_.lilfe_.jpg


Giugno 1983, Cindy è un’adolescente piena di rabbia.
E’ stata stuprata prima ancora del suo decimo compleanno e ora nutre un forte rancore verso tutte le persone.
Un’adolescente ribelle e la polizia la conosce bene: taccheggio, bullismo e furto d’auto.

Il 14 giugno 1983 si trova in un istituto correzionale per minori.
Anche Shirley, 14 anni, è un’adolescente difficile.

Stuprata dal proprio padre quando era solo una bambina, ha cambiato molte case famiglia ed è cresciuta piena di rabbia.
Anche lei si trova nello stesso istituto correzionale in cui si trova Cindy, e si conoscono per caso.
Non appena si conoscono nasce un forte legame.
Si riconoscono l’una nell’altra e così il loro comportamento sembra loro “normale”.
Dopo sole poche ore dal loro incontro progettano una vita insieme, sulla strada.

Cindy, che è chiaramente la leader, dice però che per scappare avranno bisogno di un’auto e lei sa dove trovarla.
Scappare dall’istituto è un gioco da ragazzi, Cindy l’ha già fatto altre volte, e le due scappano senza essere viste.
Cindy vuole rubare un’auto per andarsene dalla città, ma sa che due adolescenti non possono lottare con degli adulti.

Hanno bisogno di una vittima poco sospettosa e molto fragile.

Cindy decide così di andare in un quartiere con molte persone anziane, vicino al quale viveva alcuni anni prima.
Afferma anche che dovranno uccidere la persona a cui ruberanno la macchina, altrimenti questa avviserebbe la polizia.

Prima di andare però, le due si tingono i capelli di rosso in un goffo tentativo di mascherarsi.
Poche ore dopo il loro incontro, Cindy e Shirley bussano di porta in porta, sperando che qualcuno le faccia entrare.
Molte persone sono sospettose e non lasciano entrare le due ragazze.
Purtroppo però Anna Brackett, di 85 anni, vuole aiutare queste due ragazzine che chiedono di usare il suo telefono, e le fa entrare.
Questa gentilezza le costerà la vita.

Molti assassini non vogliono sapere dettagli sulle loro vittime, non vogliono conoscere le loro vite perché questo renderebbe più difficile ucciderle.
Le due adolescenti, invece, chiacchierano con la donna per circa un’ora, cercando il coraggio di agire.
Improvvisamente suona il telefono: è il figlio di Anna che le annuncia che passerà a prenderla per andare a fare una passeggiata insieme.
Le due ragazze capiscono che è arrivato il momento di agire.

Shirley assale l’anziana signora, mentre Cindy si precipita in cucina a cercare un coltello.

Lo passa a Shirley che accoltellerà Anna a morte.

La pugnaleranno almeno 28 volte. Il numero esatto di colpi non si saprà mai, dato che il coltello era entrato più volte in una stessa ferita.

Le due scappano, senza però rubare l’auto e attuare il loro piano di fuga, e vanno a casa di Cindy. Shirley scriverà sul suo diario:



Oggi abbiamo ucciso un’anziana signora. E’ stato divertente.



Il figlio di Anna arriva a casa della madre poco dopo l’omicidio e dopo avere scoperto il corpo chiama la polizia che comincia a interrogare i vicini.Le due adolescenti si sono fatte notare, soprattutto Cindy che non è nuova del quartiere e viene subito riconosciuta.
La polizia però non riesce a credere che le due ragazze siano le assassine e vanno a casa di Cindy perché pensano che possa essere stata testimone dell’omicidio.
Una volta a casa di Cindy separano le due ragazze per interrogarle, ma Cindy dirà subito:

Siamo state noi.




Vengono sottoposte a processo e viene data loro la massima pena per i minori: il carcere fino al compimento del 25esimo anno di età.
Questo significa che Cindy e Shirley sono state liberate dopo soli 10 anni di prigione.

fonte (http://emadion.it)

gnappinox1
21-02-17, 10:25
E quindi dal 93 in poi Cindy e Shirley sono a piede libero? rassicurante :tremo:

Kronos The Mad
21-02-17, 11:03
Le nozze fantasma

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Cina, provincia di Shanxi, nella parte settentrionale della Repubblica.
All’inizio del 2016, il capo della polizia della contea di Hongtong dà l’allarme: nel triennio precedente sono stati accertati almeno una dozzina di furti di cadavere all’anno. Le salme disseppellite e trafugate sono tutte di giovani donne, e la tendenza è talmente in crescita che molte famiglie preferiscono inumare i membri femminili vicino alle loro case, piuttosto che in luoghi più appartati. Altri fanno ricorso a tombe in cemento, installano telecamere a circuito chiuso, assoldano guardie o costruiscono delle grate attorno al sito di sepoltura, proprio come si faceva nell’Inghilterra dei body snatchers. Sembra che in alcune parti della provincia, il corpo di una ragazza morta in giovane età non mai troppo al sicuro.
Cosa c’è dietro a questo trend inquietante?

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Questi episodi di furto di cadavere sono collegati a un’antichissima tradizione che si pensava abbandonata da molto tempo: l’usanza dei “matrimoni nell’aldilà”.
La morte di un maschio giovane e celibe è considerata un evento che porta sfortuna all’intera famiglia: l’anima del ragazzo infatti non trova pace, senza una compagna.
Per questo i familiari, nell’intento di trovare una sposa per il defunto, si affidano a degli intermediari che si occupano di metterli in contatto con altre famiglie che hanno recentemente perso una figlia. I due giovani deceduti vengono dunque sposati mediante un rito apposito e seppelliti assieme, per il sollievo di entrambe le famiglie.
Questo tipo di matrimoni sembra risalga alla dinastia Qin (221-206 a.C.) anche se le fonti principali attestano la pervasività della pratica a partire dalla dinastia Han (206 a.C.-220 d.C.).

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Il problema è che, visti gli ingenti guadagni derivanti da un simile traffico, alcuni di questi “agenti di matrimonio” non si fanno scrupoli ad agire in clandestinità per dissotterrare le preziose fanciulle: talvolta, per rivendere i corpi, fingono di essere parenti della morta, ma in altri casi trovano delle famiglie in lutto che sono semplicemente disposte a pagare pur di trovare una sposa al loro caro defunto, chiudendo un occhio sulla provenienza del cadavere.

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Fino a qualche anno fa i “matrimoni fantasma” si svolgevano utilizzando delle simboliche figurine di bambù, vestite con abiti tradizionali; oggi che il benessere è aumentato si arriva a spendere anche 100.000 yuan (equivalenti a circa 15.000 euro) per un cadavere di fresco di fanciulla. Anche dei resti umani più vecchi, ricomposti con filo di ferro, possono valere intorno agli 800 euro. D’altronde sono proprio gli anziani dei villaggi ad ammonire le nuove generazioni: per scacciare la sfortuna non c’è niente di meglio che un’autentica salma.
Nonostante la pratica sia stata dichiarata illegale nel 2006, il business è talmente lucrativo che gli arresti si moltiplicano e si ha notizia almeno di due omicidi compiuti al fine di rivendere il corpo della vittima.

Se a primo sguardo questa tradizione ci può sembrare macabra e insensata, soffermiamoci un attimo sulle possibili motivazioni.
Nella provincia in cui gli episodi sono concentrati, un grande numero di ragazzi maschi lavorano nelle miniere di carbone, dove gli incidenti sul lavoro sono tristemente frequenti. La maggioranza di questi giovani costituiscono la sola prole avuta da una coppia, a causa della politica del figlio unico attuata dal governo cinese fino al 2013.
Oltre ai motivi legati alla superstizione, dunque, c’è anche una componente psicologica importante: immaginate il sollievo se, nel processo di elaborazione del lutto, poteste ancora fare qualcosa per rendere felice il vostro caro estinto. Ecco, il “matrimonio degli spiriti” agisce proprio da compensazione per la perdita di un ragazzo amato, morto magari lavorando per supportare la famiglia.

I matrimoni fra due defunti, o fra una persona viva e una morta, non sono peraltro prerogativa della Cina. In Francia le nozze postume (svolte solitamente quando una donna perde in modo prematuro il fidanzato) vengono regolarmente richieste facendo ricorso al Presidente della Repubblica, che ha il compito di rilasciare il permesso. Lo scopo è quello di riconoscere eventuali figli concepiti prima del decesso, ma vi possono essere anche motivazioni puramente emotive. In effetti è relativamente lunga la lista dei paesi che hanno visto casi di matrimoni in cui uno o entrambi i gli sposi non erano più in vita.

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Infine, una piccola curiosità.
Nel celebre film di Tim Burton La sposa cadavere (2005), ispirato a una leggenda secolare (un’incarnazione romantica della quale è presente anche nell’antologia Fantasmagoriana, nel racconto Die Todtenbraut di F. A. Schulze), è un anello infilato quasi per gioco su un arbusto a sancire l’inconsapevole fidanzamento dell’oltretomba.
Assai simile a quel ramoscello, all’apparenza innocuo, è il “trabocchetto” usato a Taiwan quando muore una giovane donna ancora nubile: i familiari piazzano per strada dei pacchetti rossi contenenti soldi dei morti, oppure una ciocca di capelli o delle unghie della morta. Il primo uomo a raccogliere il pacchetto è tenuto a sposare la giovinetta deceduta, pena un’indicibile sventura. Potrà poi prendere nuovamente moglie, ma dovrà riverire per sempre la sposa “fantasma” come la sua prima, vera moglie.

Questi rituali si rendono necessari quando un individuo accede all’aldilà prematuramente, senza aver eseguito un rito di passaggio fondamentale come il matrimonio (quindi senza aver completato il “corretto” percorso della sua vita). Come spesso accade nelle usanze funebri, la pratica ricopre una funzione benefica e apotropaica sia per il gruppo sociale dei vivi che per il defunto stesso.
Viene cioè scongiurata da una parte la sfortuna che potrebbe colpire i parenti; si viene a creare “per procura” quel legame tra due diverse famiglie che sarebbe mancato in assenza di un vero e proprio matrimonio; e ad un tempo ci si assicura anche che l’anima lasci questo mondo in pace, e non si avventuri per il suo ultimo viaggio indossando il marchio di una disgraziata solitudine.


Fonte: Bizzarro Bazar

koba44
21-02-17, 13:36
Esistono le nozze fra morto e vivente fra froci, in Francia? Sarebbe un'idea per farsi l'eredità.

Rot Teufel
21-02-17, 19:00
Esistono le nozze fra morto e vivente fra froci, in Francia? Sarebbe un'idea per farsi l'eredità.

O la pensione della defunta moglie direttamente dallo stato franzosen.

Kronos The Mad
24-02-17, 00:37
Le 24 personalità di Billy Milligan

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È il 1977 e un giovane ragazzo di 22 anni viene arrestato con l'accusa di aver aver rapito, rapinato e stuprato in pieno giorno tre studentesse della Ohio State University. Al processo però incredibilmente viene si riconosciuto colpevole dei reati, ma viene assolto.
William Stanley Milligan è infatti affetto da un disturbo dissociativo dell'identità che non l'ha reso responsabile delle sue azioni. Il suo è il caso più eclatante perché la sua personalità è dissociata in ben 24 identità ben definite che prendono il controllo di Billy.
Tutto ha inizio quando Billy è solo un bambino. Il ragazzino è infatti vittima delle violenze del patrigno per cui la sua mente “crea” queste personalità differenti per proteggerlo. Non ha alcuna coscienza di queste, ma solo vuoti di memoria e sente delle voci rimanendo di fatto inconsapevole delle azioni che compiono i suoi alter ego. I vuoti di memoria gli provocano una terribile depressione e, ogni volta che pensa di aver commesso qualcosa di grave durante le sue amnesie, tenta il suicidio. Per questa debolezza, le altre personalità decidono di tenere Billy sedato impedendogli qualsiasi gesto.
Mano a mano che Billy cresce, la faccenda si fa molto più complessa, perché le singole personalità di Billy non si limitano a cedersi il posto al centro del palcoscenico, sempre più spesso, anno dopo anno crescono con lui, maturano progressivamente e, cosa ancora più straordinaria, cominciano a interagire tra di loro impedendo al vero Billy di riprendere il controllo di se stesso.
Il particolare forse più interessante nello sfaccettato caso Milligan è il modo in cui l’uomo, più o meno consciamente, aveva sviluppato un sistema per gestire le varie personalità che affollavano la sua mente. Aveva stilato un elenco di regole alle quale ognuno degli alter doveva attenersi, pena il divieto di prendere possesso del corpo, tra queste 5 erano inflessibili: per poter avere accesso al mondo esterno una personalità doveva innanzitutto osservare una totale castità, essere rispettoso delle altre personalità e non violarne le proprietà, proteggere donne e bambini, impegnarsi nello studio e nel lavoro all’interno della propria area di competenza (perché ogni personalità eccelleva in qualcosa come l'arte o la musica) e, cosa apparentemente paradossale, non dire mai bugie.
In base a questa organizzazione interna, ci sono 10 personalità principali che si alternano nel mondo esterno e 13 personalità indesiderate, ree di non aver seguito le regole e per questo bandite da qualsiasi possibilità di uscita. Si chiarisce anche il meccanismo con cui queste personalità emergono: «ci troviamo in una stanza buia. In mezzo a questa stanza, sul pavimento, c'è una chiazza di luce. Chiunque faccia un passo dentro la luce esce sul posto, ed è fuori nel mondo reale, e possiede la coscienza. Questa è la persona che gli altri - quelli fuori - vedono e sentono e a cui reagiscono. Gli altri possono continuare a fare le solite cose, studiare, dormire, parlare o giocare. Ma chi è fuori, chiunque sia, deve fare molta attenzione a non rivelare l'esistenza degli altri. È un segreto di famiglia».
Incredibilmente, la personalità colpevole dei crimini di cui Billy è accusato è una delle 10 personalità “buone” che aveva taciuto il suo reato alle altre identità.
Nel 1978 Milligan viene trasferito in un ospedale psichiatrico in cui si tenta, con successo, di fondere tra loro tutte le personalità in un unico essere chiamato poi “Il Maestro”, la 24° personalità, per permettere a Billy di ricostruire gli eventi e le azioni che le differenti personalità vivono durante le sue amnesie.

La descrizione delle 24 personalità di Billy Milligan.
È importante sottolineare come ogni personalità non fosse una mera invenzione creata attraverso la recitazione di Billy, ma una reale persona dotata di capacità e interessi unici che aveva sviluppato nel tempo.
Le dieci personalità principali e positive erano:
1. William Stanley Milligan, 26 anni. È l'identità centrale, quella originale. Il guscio vuoto che si alterna alle altre personalità più invadenti.
2. Arthur, 22 anni. Londinese dal forte accento britannico. È una delle due personalità più autorevoli ed è quella che, assieme a Ragen, decide chi, a seconda della situazione, deve "emergere". Studia biologia e medicina. Conosce la lingua araba, che legge e scrive correntemente.
3. Ragen Vadascovinich, 23 anni. Comunista slavo dal forte accento est europeo. Esperto di karate, è la personalità autorizzata all'uso delle armi e quella addetta alla protezione e al sostentamento delle altre personalità. In più occasioni dimostra una forza incredibile grazie alla sua capacità di controllare e concentrare l'adrenalina. Quando Ragen ha il controllo infatti, Billy riesce addirittura a staccare il gabinetto della sua cella a mani nude.
4. Allen, un percussionista e pittore, l’unica personalità a fumare sigarette e a non essere mancina. È personalità che emerge più spesso e che costruisce le relazioni sociali.
5. Tommy, 16 anni. Esperto di elettronica e mago della fuga, è quello che prende il controllo quando si tratta di liberare Billy grazie alla sua capacità di controllare muscoli e ossa delle mani. Gli piace dipingere paesaggi.
6. Danny, 14 anni. Ha due fobie incontrollabili: quella per gli uomini, dovuta alle violenze del patrigno di Billy perché era la personalità che emergeva e le subiva, e quella per la terra. Gli piace dipingere, ma esclusivamente nature morte.
7. David, 8 anni. Definito il guardiano del dolore, viene fatto emergere all'esterno quando a Billy viene fatto del male, così da fargli "assorbire" tutto il dolore e risparmiarlo agli altri. È quello che rompe il patto di segretezza stretto tra le varie personalità svelando la loro esistenza alla psichiatra che analizzava Billy.
8. Christene, 3 anni. Chiamata la bambina dell'angolo, perché a scuola veniva spesso messa nell'angolo per punizione. È stata la prima personalità ad emergere, quando Billy aveva quattro anni. Le piace disegnare fiori e farfalle da mostrare al fratello Christopher. È dislessica.
9. Christopher, 13 anni. Fratello di Christene
10. Adalana, 19 anni. Lesbica. Timida, scrive poesie e cucina. È lei la personalità colpevole degli stupri che poi nasconde alle altre personalità. Scoperte le sue colpe, le viene impedito di emergere di nuovo e bandita nelle personalità negative.

Le 13 personalità negative a cui veniva vietato di uscire nel mondo esterno erano chiamate “Indesiderabili”. Venivano bandite da Arthur, la personalità principale dall'accento inglese, perché ritenute pericolose pericolose per la libertà e la sopravvivenza delle altre personalità:
1. Philip, 20 anni. Delinquente originario di Brooklyn. Spaccia e assume droga di ogni tipo e picchia gli omosessuali.
2. Kevin, 20 anni. Criminale. Come Philip, spaccia e assume droga. Per il periodo di internamento di Billy, durante il quale subisce le violenze del personale, viene reintegrato perché l'unico insieme a Ragen capace di opporre resistenza alle percosse.
3. Walter, 22 anni. Australiano. Gli piace andare a caccia e ha un buon senso dell'orientamento. Uccide un corvo nel bosco, violando così la regola di non uccidere animali e per questo viene bandito.
4. April, 19 anni. Di Boston. Ha un unico pensiero fisso: torturare e uccidere il patrigno di Billy vendicandosi di tutto il dolore subito. Per questo suo desiderio di vendetta viene bandita.
5. Samuel, 18 anni. Ebreo. È l'unico a credere in Dio. Viene bandito perché infrange viola la proprietà delle altre personalità vendendone dei quadri.
6. Mark, 16 anni. Svolge i lavori manuali senza protestare
7. Steve, 21 anni. Gli piace ridere e scherzare. Viene bandito poiché il suo comportamento aveva portato Billy a trascorrere dieci giorni nella cella d'isolamento. È convinto di essere la personalità centrale, mentre considera tutte le altre identità pure invenzioni della sua fantasia.
8. Lee, 20 anni. Sempre pronto a fare battute e ad organizzare scherzi agli altri e persino alle altre personalità, viene bandito poiché finiva col crearsi inimicizie e guai.
9. Jason, 13 anni. È la valvola di sfogo. Attraverso i suoi pianti, grida e crisi isteriche vengono scaricate le tensioni interne accumulate da Billy.
10. Robert, 17 anni. Ama fantasticare e sogna di diventare un attore. Durante il periodo di detenzione inizia uno sciopero della fame ad oltranza. Ritenuto pericoloso per la salute di Billy, viene bandito.
11. Shawn, 4 anni. Sordo. Emette un ronzio con la bocca per sentire le vibrazioni nella testa. È la seconda personalità ad emergere ed è quella che inizialmente «esce sul posto» quando Billy deve essere punito.
12. Martin, 19 anni. Viene da New York. Bandito perché assume atteggiamenti da sbruffone, superficiale e snob.
13. Timothy, 15 anni. Ama i fiori. Ha lavorato presso un fioraio, ma quando il proprietario del negozio, omosessuale, gli ha fatto delle avances, è fuggito via spaventato.

Infine l'ultima personalità era quella del Maestro, 26 anni. La fusione di tutte le personalità, i talenti e i ricordi di ognuna di esse. È un autodidatta dai molteplici interessi: tutte le conoscenze vantate dalle varie personalità provengono dai suoi studi condotti in maniera autonoma. È il vero Billy Milligan.

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Fonte: Le fotografie che hanno fatto la storia

Kronos The Mad
07-05-17, 13:01
Aquila di sangue – l’atroce tortura Vichinga


L’aquila di sangue è stato un metodo di tortura ed esecuzione in vigore nei Paesi nordici, sopratutto fra la popolazione dei vichinghi. Nonostante questo rituale sia descritto in vari testi antichi, alcuni studiosi sostengono che possa non essere mai stato usato.




Il metodo di esecuzione di questa tortura vichinga è atroce e consisteva nel far piegare il condannato in avanti su un grosso masso o una pila di legno con mani e piedi legati.
Successivamente un’aquila con le ali spiegate veniva disegnata sulla schiena della vittima e poi

veniva praticata un’incisione che esponeva la colonna vertebrale. Il passo successivo era quello di staccare le costole dalla spina dorsale con un’ascia, una ad una, aprendole verso l’esterno con ancora la carne e i muscoli attaccati. A questo punto la vittima era ancora viva e le veniva sparso del sale sull’enorme ferita.

In seguito si procedeva all’estrazione dei polmoni che venivano poi infilzati nelle costole aperte. Le costole, così aperte e insanguinate, sembravano le ali di un’aquila da cui il nome della tortura.

https://uploads.tapatalk-cdn.com/20170507/1df39f7dc5d1e3ada0a5773863fc1d18.jpghttps://uploads.tapatalk-cdn.com/20170507/9f904490cd3b0ad1a165fd9a9e0216dd.jpg

Questo metodo di tortura vichingo è attualmente spesso dibattuto. Nonostante siano state trovate menzioni scritte, alcuni studiosi pensano che in realtà questo rito non sia mai stato praticato.
Questo equivoco sarebbe nato da una errata traduzione dal vichingo allo scandinavo e da alcune figure retoriche o similitudini che sarebbero state erroneamente interpretate come un atroce rituale.

Tuttavia esiste un termine in lingua Nordica antica, blóthorn o blóðörn, che significa appunto aquila di sangue e che indicherebbe, effettivamente, che un rituale con questo nome sia davvero esistito.

E in effetti, oggi, la maggior parte degli studiosi di storia vichinga sono concordi nell’affermare che l’aquila di sangue sia davvero esistita.

Nella letteratura norrena si fa menzione di due esecuzioni tramite aquila di sangue. Una sarebbe stata quella del principe Halfdan Haaleg, figlio del re di Norvegia.

L’altra, nell’867, quella del re di Northumbria. Il re aveva ucciso il padre del capoclan vichingo Ivarr Ragnarsson e fu proprio quest’ultimo a uccidere il re con l’aquila di sangue.

Secondo lo studioso J.M. Wallace-Hadrill però altre potenziali vittime di questo barbaro metodo di esecuzione potrebbero essere state anche il re Maelgualai d’Irlanda e persino il martire Edmondo dell’Anglia orientale.


Fonte Emadion

Kronos The Mad
07-05-17, 13:09
Hiroshi Ouchi


https://uploads.tapatalk-cdn.com/20170507/74eb468aad41af459f84e8673b11eb5b.jpg


È il 30 settembre 1999 e Hiroshi è un normale operaio di 35 anni impiegato in una piccola centrale nucleare. Niente fa presagire l'orrore che seguirà. Un errore umano nella miscelazione di uranio ed acido nitrico all’interno di un serbatoio causa una reazione nucleare fortissima e una fuoriuscita di radiazioni che colpisce in pieno Hiroshi. Altri due operai vengono colpiti, ma è a Hiroshi che tocca il destino più atroce.
Appena giunto in ospedale, Hiroshi sembra stare bene, fatta eccezione per un generale malessere che inizia a sopraggiungere, ma presto la situazione degenera. Dal corpo dell'uomo iniziano a staccarsi grandi lembi di pelle che cadono a terra come strisce di carta. La poca carne rimasta attaccata diventa scura. Il dolore è indescrivibile. Hiroshi viene messo in coma farmacologico per evitargli la sofferenza che gli provoca la degenerazione cellulare.
Hiroshi si riduce presto a una massa di carne viva e sanguinante che spurga ogni giorno più di venti litri di fluidi corporei. In questa terribile condizione, Hiroshi sopravvive per ben 83 giorni, completamente sedato per evitare i terrificanti dolori che lo torturerebbero.
I medici sanno bene che Hiroshi non può sopravvivere: le radiazioni lo hanno distrutto a livello cellulare e, nella remota possibilità che si riprenda, non potrà mai essere risvegliato dal coma farmacologico e lasciare l'ospedale. Ma la legge in Giappone è chiara: bisogna fare di tutto per tentare di salvare la vita al paziente. Si provano quindi trasfusioni massicce di sangue, innesti di pelle e trapianti di cellule staminali, ma ovviamente è tutto inutile e dopo quasi tre mesi, Hiroshi cede.
Ad oggi, il triste ed inquietante caso dell’incidente di Hiroshi Ouchi è considerato uno degli incidenti più gravi nel campo del nucleare. Testimonianza di ciò che può accadere quando vengono commessi degli errori in questo campo. Un esempio di quanto la vita, e la morte, a volte possano essere più crudeli di qualunque macabra fantasia.

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Su Google è possibile vedere i terribili effetti delle radiazioni sul povero operaio.

Fonte: le fotografie che hanno fatto la storia

Rot Teufel
07-05-17, 13:16
L'aquila la conosco già :(

Mr.Cilindro
07-05-17, 14:49
sempre sogni allegri la notte dopo aver letto kronos the mad

manuè
07-05-17, 16:15
come sarebbe a dire "piccola" centrale nuculare? :pippotto:


p.s.
in B4

http://media.moddb.com/images/groups/1/3/2632/Cannibal.png

Kronos The Mad
07-05-17, 16:24
come sarebbe a dire "piccola" centrale nuculare? :pippotto:


p.s.
in B4

http://media.moddb.com/images/groups/1/3/2632/Cannibal.png
Googoolagolando



Il sito della JCO a*Tokaimura*non aveva un reattore nucleare, ma era una piccola fabbrica di*combustibile nucleare


Sempre googlando le immagini del corpo sono proprio simpaticissime :sisi:

Echein
07-05-17, 17:44
Cose leggere :asd:

Nico
07-05-17, 18:20
Magnifico up :asd:

Rot Teufel
08-05-17, 09:42
Sempre googlando le immagini del corpo sono proprio simpaticissime :sisi:

Impressionante la fase finale :bua:

Echein
08-05-17, 10:00
Ho googlato nanne vengono sempre fuori solo 2.
Quella dei cerotti e quella nel letto della gamba alzata

koba44
08-05-17, 10:10
Clicconulla: voglio dormire la notte, altroché!

Kronos The Mad
09-05-17, 04:31
Il bambino killer di bambini


https://uploads.tapatalk-cdn.com/20170509/bae6de16e72ff4ac4ee9044044a1d207.jpg

Amarjeet nasce nel 1998 a Mushari, in India, in una famiglia povera. Si sa poco della sua vita, ma il bambino è diventato famoso dopo il suo arresto, avvenuto nel 2007.

La sera del 2 gennaio 2007 la mamma della piccola Kushboo, di soli 6 mesi, si accorge della sua scomparsa. L’aveva lasciata nella scuola della piccola cittadina mentre lei si occupava delle faccende di casa.

Dopo alcune ricerche, i sospetti ricadono subito sul piccolo Amarjeet Sada, un bambino di 8 anni.

Perché il primo sospettato è un bambino?

Amarjeet, l’anno precedente, aveva già ucciso la sua sorellina e una cuginetta, entrambe di pochi mesi. La famiglia ne era al corrente, ma non aveva sparso la voce perchè riteneva che fossero cose private. Tuttavia anche alcuni vicini erano al corrente della situazione e dopo la sparizione di Kushboo, decidono di confrontare il bambino.

Amarjeet, orgoglioso, porta i vicini al luogo in cui si trova il corpicino della piccola Kushboo. E’ un campo poco distante dalla città e la piccola è stata messa*in una buca poco profonda e coperta con dell’erba.

Dopo l’omicidio di Kushboo, che non aveva legami di parentela con Amarjeet, gli abitanti della cittadina hanno deciso di chiamare la polizia.

L’arresto

Il piccolo viene interrogato e la polizia ha dichiarato in un’intervista successiva che durante l’interrogatorio il bambino sorrideva molto e chiedeva biscotti.

Poi, ha ammesso divertito di avere ucciso la piccola Kushboo colpendola con un mattone. I genitori di Amarjeet hanno poi confermato anche gli omicidi della sorellina e della cuginetta.

I vicini del bambino hanno dichiarato che facevano sempre molta attenzione quando si trovavano con il bambino, perché sapevano dei suoi istinti omicidi.

Amarjeet è stato messo in una struttura e dalle valutazioni psichiatriche è emerso che soffre di un disturbo della condotta, che non sa riconoscere il bene dal male e che trae piacere dall’infliggere dolore.

Secondo la legge indiana un bambino non può essere condannato a morte né essere mandato in prigione. Sarà mandato in un istituto dove si prenderanno cura di lui fino al compimento del diciottesimo anno di età.


Fonte: Emadion

Dying
09-05-17, 07:21
Quindi esce quest'anno

Inviato dal mio HUAWEI VNS-L31 utilizzando Tapatalk

Arnald
09-05-17, 13:29
E i Marò per 4 petardi sono stati rinchiusi 7 anni... :smugpalm:

Kronos The Mad
09-05-17, 22:29
Cannibalismo come esperimento sociale


“Sull’isola c’era una guardia di nome Kostja Venikov, era giovane. Faceva la corte a una bella ragazza, anche lei deportata. La proteggeva. Un giorno, dovendosi allontanare, disse a un compagno: ‘Sorvegliala tu’, ma quello, con tutta quella gente intorno non riuscì a fare granché… qualcuno la prese e la legò a un pioppo: le tagliarono il petto, i muscoli, tutto quello che si poteva mangiare, tutto, tutto… avevano fame. Bisognava pur mangiare.”

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L’agghiacciante passo tratto da “L’isola dei Cannibali” non è invenzione. L’isola raccontata da Nicolas Werth, storico francese esperto di questioni sovietiche, esiste realmente. Si chiama Nazino, è un piccolo villaggio sperduto sulle rive dell’Ob’, Siberia, a 900 chilometri da Tomsk. Vera è anche la testimonianza riportata. È stata raccolta il 21 luglio 1989, proprio a Nazino, da Valerij Fast, membro di Memorial, associazione russa nata in epoca gorbacioviana allo scopo di perpetuare il ricordo delle repressioni politiche nell’URSS. A parlare è Taisa Michajlovna Cokareva, anziana contadina di etnia ostiaca, testimone oculare di questa storia di orrore, accaduta nel 1933. A distanza di 75 anni da questi tragici eventi, Nicolas Werth – docente di storia presso l’Institut d’histoire du temps present del CNRS ed ex addetto culturale dell’ambasciata francese a Mosca – ricostruisce, dati e testimonianze alla mano, una delle più brutali vicende dell’epoca stalinista. Un’operazione d’ingegneria sociale, pianificata dal partito e dalle forze di polizia, tesa a “epurare” e a “purificare” determinati spazi sovietici – in particolare i centri urbani, “vetrine del socialismo” – dai loro “elementi declassati e socialmente nocivi”, deportandoli nelle cosiddette “zone pattumiera” della Siberia.

Nel 1933, mentre in Ucraina Stalin dà vita a una carestia pianificata che stermina milioni di ucraini, nell’estremo nord dell’Unione si assiste al trasferimento forzato di elementi “socialmente nocivi” – ex kulaki, teppisti, vagabondi, individui “declassati”- e all’inizio di una sperimentazione sociale di vera e propria “decivilizzazione”.

Le migliaia di persone scaricate a Nazino trasformeranno questa isoletta sul fiume Ob’ in un autentico girone infernale. Disperati e affamati, alcuni di questi deportati cercarono la fuga nelle campagne, altri dettero l’assalto alle case dei villaggi e si trasformarono in ladri, assassini e cannibali prima di morire d’inedia o di essere sommariamente giustiziati.
I casi di cannibalismo crebbero, scatenando paura e orrore, chi non riusciva a farsi forza, soccombeva divorato.

Questo in estrema sintesi il racconto raccapricciante di ciò che accadde in quei giorni su quest’isola siberiana. Ciò che rileva ai fini storici è collocare questo episodio all’interno delle più complesse politiche attuate da Stalin nella sua opera di sovietizzazione dell’intero paese. La tesi sposata da Werth – supportata da tante evidenze empiriche tra cui le direttive riservate inviate dal dittatore georgiano ai suoi uomini, venute alla luce grazie all’apertura degli archivi del KGB – è che il “piano grandioso” proposto all’inizio del ’33 rappresenta la seconda tappa del programma iniziato tre anni prima riguardante la “liquidazione dei kulak come classe”. Tale progetto si proponeva un duplice obiettivo.

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Estirpare gli elementi che avrebbero potuto opporre resistenza alla collettivizzazione forzata delle campagne e colonizzare vaste aree della Siberia, del Grande Nord, degli Urali e del Kazakistan. La vicenda di Nazino, in misura finanche superiore ad altre tragedie dello stalinismo – scrive Werth – è una storia di arbitrio, violenza “dove tutti sono armati, la vita umana non ha valore e la caccia all’uomo quando capita, sostituisce quella agli animali”. Citando inconsciamente Hobbes, l’istruttore propagandista Velicko in una coraggiosa lettera a Stalin scriverà: “Sull’isola di Nazino, l’uomo ha cessato di essere un uomo. Si è trasformato in sciacallo”. Pietra miliare nella letteratura sul comunismo sovietico degli anni ‘30, L’isola dei Cannibali, ci impone tante riflessioni costringendoci a riconsiderare la tragica storia del ‘900. Un secolo in cui, alla luce delle evidenze provenienti dall’ex Unione Sovietica, non ha più senso parlare di “giorno della memoria” riferendosi a un singolo orrore. Il quadro è molto più complesso. Non sono più ammessi giudizi parziali

Documentario in inglese

https://youtu.be/4IV9d6586VQ

koba44
09-05-17, 23:58
So' comunisti, dai.

Biocane
10-05-17, 22:59
Le 24 personalità di Billy Milligan

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È il 1977 e un giovane ragazzo di 22 anni viene arrestato con l'accusa di aver aver rapito, rapinato e stuprato in pieno giorno tre studentesse della Ohio State University. Al processo però incredibilmente viene si riconosciuto colpevole dei reati, ma viene assolto.
William Stanley Milligan è infatti affetto da un disturbo dissociativo dell'identità che non l'ha reso responsabile delle sue azioni. Il suo è il caso più eclatante perché la sua personalità è dissociata in ben 24 identità ben definite che prendono il controllo di Billy.
Tutto ha inizio quando Billy è solo un bambino. Il ragazzino è infatti vittima delle violenze del patrigno per cui la sua mente “crea” queste personalità differenti per proteggerlo. Non ha alcuna coscienza di queste, ma solo vuoti di memoria e sente delle voci rimanendo di fatto inconsapevole delle azioni che compiono i suoi alter ego. I vuoti di memoria gli provocano una terribile depressione e, ogni volta che pensa di aver commesso qualcosa di grave durante le sue amnesie, tenta il suicidio. Per questa debolezza, le altre personalità decidono di tenere Billy sedato impedendogli qualsiasi gesto.
Mano a mano che Billy cresce, la faccenda si fa molto più complessa, perché le singole personalità di Billy non si limitano a cedersi il posto al centro del palcoscenico, sempre più spesso, anno dopo anno crescono con lui, maturano progressivamente e, cosa ancora più straordinaria, cominciano a interagire tra di loro impedendo al vero Billy di riprendere il controllo di se stesso.
Il particolare forse più interessante nello sfaccettato caso Milligan è il modo in cui l’uomo, più o meno consciamente, aveva sviluppato un sistema per gestire le varie personalità che affollavano la sua mente. Aveva stilato un elenco di regole alle quale ognuno degli alter doveva attenersi, pena il divieto di prendere possesso del corpo, tra queste 5 erano inflessibili: per poter avere accesso al mondo esterno una personalità doveva innanzitutto osservare una totale castità, essere rispettoso delle altre personalità e non violarne le proprietà, proteggere donne e bambini, impegnarsi nello studio e nel lavoro all’interno della propria area di competenza (perché ogni personalità eccelleva in qualcosa come l'arte o la musica) e, cosa apparentemente paradossale, non dire mai bugie.
In base a questa organizzazione interna, ci sono 10 personalità principali che si alternano nel mondo esterno e 13 personalità indesiderate, ree di non aver seguito le regole e per questo bandite da qualsiasi possibilità di uscita. Si chiarisce anche il meccanismo con cui queste personalità emergono: «ci troviamo in una stanza buia. In mezzo a questa stanza, sul pavimento, c'è una chiazza di luce. Chiunque faccia un passo dentro la luce esce sul posto, ed è fuori nel mondo reale, e possiede la coscienza. Questa è la persona che gli altri - quelli fuori - vedono e sentono e a cui reagiscono. Gli altri possono continuare a fare le solite cose, studiare, dormire, parlare o giocare. Ma chi è fuori, chiunque sia, deve fare molta attenzione a non rivelare l'esistenza degli altri. È un segreto di famiglia».
Incredibilmente, la personalità colpevole dei crimini di cui Billy è accusato è una delle 10 personalità “buone” che aveva taciuto il suo reato alle altre identità.
Nel 1978 Milligan viene trasferito in un ospedale psichiatrico in cui si tenta, con successo, di fondere tra loro tutte le personalità in un unico essere chiamato poi “Il Maestro”, la 24° personalità, per permettere a Billy di ricostruire gli eventi e le azioni che le differenti personalità vivono durante le sue amnesie.

La descrizione delle 24 personalità di Billy Milligan.
È importante sottolineare come ogni personalità non fosse una mera invenzione creata attraverso la recitazione di Billy, ma una reale persona dotata di capacità e interessi unici che aveva sviluppato nel tempo.
Le dieci personalità principali e positive erano:
1. William Stanley Milligan, 26 anni. È l'identità centrale, quella originale. Il guscio vuoto che si alterna alle altre personalità più invadenti.
2. Arthur, 22 anni. Londinese dal forte accento britannico. È una delle due personalità più autorevoli ed è quella che, assieme a Ragen, decide chi, a seconda della situazione, deve "emergere". Studia biologia e medicina. Conosce la lingua araba, che legge e scrive correntemente.
3. Ragen Vadascovinich, 23 anni. Comunista slavo dal forte accento est europeo. Esperto di karate, è la personalità autorizzata all'uso delle armi e quella addetta alla protezione e al sostentamento delle altre personalità. In più occasioni dimostra una forza incredibile grazie alla sua capacità di controllare e concentrare l'adrenalina. Quando Ragen ha il controllo infatti, Billy riesce addirittura a staccare il gabinetto della sua cella a mani nude.
4. Allen, un percussionista e pittore, l’unica personalità a fumare sigarette e a non essere mancina. È personalità che emerge più spesso e che costruisce le relazioni sociali.
5. Tommy, 16 anni. Esperto di elettronica e mago della fuga, è quello che prende il controllo quando si tratta di liberare Billy grazie alla sua capacità di controllare muscoli e ossa delle mani. Gli piace dipingere paesaggi.
6. Danny, 14 anni. Ha due fobie incontrollabili: quella per gli uomini, dovuta alle violenze del patrigno di Billy perché era la personalità che emergeva e le subiva, e quella per la terra. Gli piace dipingere, ma esclusivamente nature morte.
7. David, 8 anni. Definito il guardiano del dolore, viene fatto emergere all'esterno quando a Billy viene fatto del male, così da fargli "assorbire" tutto il dolore e risparmiarlo agli altri. È quello che rompe il patto di segretezza stretto tra le varie personalità svelando la loro esistenza alla psichiatra che analizzava Billy.
8. Christene, 3 anni. Chiamata la bambina dell'angolo, perché a scuola veniva spesso messa nell'angolo per punizione. È stata la prima personalità ad emergere, quando Billy aveva quattro anni. Le piace disegnare fiori e farfalle da mostrare al fratello Christopher. È dislessica.
9. Christopher, 13 anni. Fratello di Christene
10. Adalana, 19 anni. Lesbica. Timida, scrive poesie e cucina. È lei la personalità colpevole degli stupri che poi nasconde alle altre personalità. Scoperte le sue colpe, le viene impedito di emergere di nuovo e bandita nelle personalità negative.

Le 13 personalità negative a cui veniva vietato di uscire nel mondo esterno erano chiamate “Indesiderabili”. Venivano bandite da Arthur, la personalità principale dall'accento inglese, perché ritenute pericolose pericolose per la libertà e la sopravvivenza delle altre personalità:
1. Philip, 20 anni. Delinquente originario di Brooklyn. Spaccia e assume droga di ogni tipo e picchia gli omosessuali.
2. Kevin, 20 anni. Criminale. Come Philip, spaccia e assume droga. Per il periodo di internamento di Billy, durante il quale subisce le violenze del personale, viene reintegrato perché l'unico insieme a Ragen capace di opporre resistenza alle percosse.
3. Walter, 22 anni. Australiano. Gli piace andare a caccia e ha un buon senso dell'orientamento. Uccide un corvo nel bosco, violando così la regola di non uccidere animali e per questo viene bandito.
4. April, 19 anni. Di Boston. Ha un unico pensiero fisso: torturare e uccidere il patrigno di Billy vendicandosi di tutto il dolore subito. Per questo suo desiderio di vendetta viene bandita.
5. Samuel, 18 anni. Ebreo. È l'unico a credere in Dio. Viene bandito perché infrange viola la proprietà delle altre personalità vendendone dei quadri.
6. Mark, 16 anni. Svolge i lavori manuali senza protestare
7. Steve, 21 anni. Gli piace ridere e scherzare. Viene bandito poiché il suo comportamento aveva portato Billy a trascorrere dieci giorni nella cella d'isolamento. È convinto di essere la personalità centrale, mentre considera tutte le altre identità pure invenzioni della sua fantasia.
8. Lee, 20 anni. Sempre pronto a fare battute e ad organizzare scherzi agli altri e persino alle altre personalità, viene bandito poiché finiva col crearsi inimicizie e guai.
9. Jason, 13 anni. È la valvola di sfogo. Attraverso i suoi pianti, grida e crisi isteriche vengono scaricate le tensioni interne accumulate da Billy.
10. Robert, 17 anni. Ama fantasticare e sogna di diventare un attore. Durante il periodo di detenzione inizia uno sciopero della fame ad oltranza. Ritenuto pericoloso per la salute di Billy, viene bandito.
11. Shawn, 4 anni. Sordo. Emette un ronzio con la bocca per sentire le vibrazioni nella testa. È la seconda personalità ad emergere ed è quella che inizialmente «esce sul posto» quando Billy deve essere punito.
12. Martin, 19 anni. Viene da New York. Bandito perché assume atteggiamenti da sbruffone, superficiale e snob.
13. Timothy, 15 anni. Ama i fiori. Ha lavorato presso un fioraio, ma quando il proprietario del negozio, omosessuale, gli ha fatto delle avances, è fuggito via spaventato.

Infine l'ultima personalità era quella del Maestro, 26 anni. La fusione di tutte le personalità, i talenti e i ricordi di ognuna di esse. È un autodidatta dai molteplici interessi: tutte le conoscenze vantate dalle varie personalità provengono dai suoi studi condotti in maniera autonoma. È il vero Billy Milligan.

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Fonte: Le fotografie che hanno fatto la storia

ma per caso il film Split di Mr Shmylian o come si scrive è ispirato a questo caso? l'ho appena escargato e leggendo il riassunto ci sono similitudini

Rot Teufel
11-05-17, 07:30
So' comunisti, dai.
ma Baffetto rimane sempre il più cattivo di tutti :fag:

Mr.Cilindro
11-05-17, 19:00
c'è gente che ha votato pci con quello che è stato fatto per anni e intanto ancora fanno i film sulla seconda guerra mondiale con i nazisti cattivi o i film italiani finanziati dalla rai sul fascismo

e lo dice uno che in teoria sarebbe di sinistra

koba44
11-05-17, 19:10
25-esima personalità: Fulviuz, basamentaro.

Kronos The Mad
13-05-17, 08:16
Euthanasia Coaster


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Euthanasia Coaster, ribattezzata anche come le “montagne russe della morte”, nacque da un progetto del 2010. Questa particolare attrazione è stata concepita, sulla carta, da un artista ingegnere e design lituano di nome Julijonas Urbonas.


Avete mai pensato ad un modo eclatante per morire? L'Euthanasia Coaster è stata concepita proprio per questo: per vivere gli ultimi, intensi attimi della vita con eleganza, scalpore e adrenalina.

Come il nome suggerisce, l’eutanasia sarebbe proprio il fulcro principale del progetto di Urbonas.*L’uomo avrebbe cominciato i suoi studi analizzando la forza di gravità che tiene l’uomo ancorato alla terra per sviluppare il suo progetto di morte.

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L’ingegnere ha dichiarato d’aver tratto ispirazione direttamente dal presidente dell’azienda costruttiva dei parchi d’attrazione di Philapelphia.

John Allen sognava di possedere l’'Euthanasia Coaster, un giro della morte sulle montagne russe reale, con una capienza di 24 passeggeri che sarebbero partiti vivi per fare ritorno come cadaveri.


Ma quale fine e quali passeggeri si sarebbero dovuti accaparrare il biglietto per il giro della morte? Condannati a morte e casi di eutanasia consapevoli furono indicati come i possibili partecipanti dell’attrazione.

In uno degli schemi del progetto si nota una ripida salita seguita da una discesa e sette inversioni mortali. Ma le critiche delle associazioni di eutanasia non tardarono ad arrivare.

Il progetto prevedeva il raggiungimento del carrello della montagna russa a 510 metri d’altezza in due minuti di tempo. La discesa successiva alla salita doveva avvenire a 360 km orari, lungo 500 metri prima di intraprendere le sette deviazioni clotoidi.

Al termine delle spirali un rettilineo avrebbe consentito alla macchina infernale di arrestarsi, lasciando 24 passeggeri morti per caricare altri aspiranti suicidi.

La morte sull’attrazione avverrebbe per ipossia celebrale, ovvero per carenza di ossigeno nell’intero organismo. La perdita di conoscenza dovuta ai cicli clotoidi comporterebbe la morte.

Il progetto è stato esposto in diverse occasioni durante le rassegne scientifiche tecnologiche del futuro, ma mai approvato.

In basso il link video per la dimostrazione digitale del progetto.

https://youtu.be/ZEklVDlqwbQ


Fonte Emadion.it (http://Emadion.it)


Approfondimenti da Bizzarro Bazar

L’ultima, euforica e adrenalinica corsa in ottovolante si compone di due fasi: come prima cosa, attaccati a una serie di dispositivi per il monitoraggio del cervello, venite trasportati fino alla cima di una una torre di 500 metri di altezza, per poi precipitare in caduta libera. Questo garantisce la necessaria forza cinetica per esporre il corpo a una forza di 10g per 1 minuto, attraverso una serie di “giri della morte” posizionati nella seconda parte della corsa.

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Il sangue viene sparato verso le estremità basse, causando una completa mancanza di afflusso di ossigeno al cervello: la velocità garantisce uno stato di ipossia e ischemia cerebrale con conseguente perdita di coscienza già dal primo anello… alla fine della serie di giri, i sistemi di monitoraggio constateranno l’avvenuta morte cerebrale e si assicureranno che non abbiate bisogno di un’altra corsa.

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Ecco la pagina web dell’artista dedicata alprogetto Euthanasia-Coaster, contenente una descrizione in inglese (esilarante e angosciante al tempo stesso) dell’esperienza che si proverebbe salendo sulla macchina.

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Fonte Bizzarrobazar.it (http://Bizzarrobazar.it)

GenghisKhan
13-05-17, 08:18
:uhm:

Rot Teufel
13-05-17, 13:18
Uuuuuuoooooo

koba44
13-05-17, 13:26
Bellissimo!

Echein
13-05-17, 16:52
Davvero pensavano fosse un progetto fattibile? :asd:

macs
13-05-17, 17:12
in nold colea sono così i parchi divertimento :fag:

Arnald
14-05-17, 09:22
Cazzuofigata!

Kronos The Mad
14-05-17, 22:49
Che carini i pipistrelli della frutta


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Avete visto quanto carini e ciccini sono i pipistrelli della frutta? Quanto vi piacerebbe avere un cuccioletto così, che fa le sue faccine buffe mentre gli offrite pezzetti di anguria o di banana?
Un’esperta di pipistrelli spiega in questo illuminante articolo

www.koryoswrites.com/nonfiction/no-bats-do-not-make-good-pets (http://www.koryoswrites.com/nonfiction/no-bats-do-not-make-good-pets)

tutti i motivi per cui tenere questi mammiferi come animali domestici sia in realtà una pessima idea.
Non solo per ragioni etiche (praticamente rovinereste la loro esistenza) ed economiche (mantenerli costa, e più di quanto immaginiate); ma soprattutto perché, nonostante quei meravigliosi musetti da rubacuori, i pipistrelli — come posso dire — non seguono esattamente il nostro galateo.
Mentre sono a testa in giù, si spargono la propria urina per tutto il corpo per puzzare appropriatamente.
Defecano in continuazione.

E soprattutto fanno sempre sesso — etero e omo, vaginale, orale e anale, e chi più ne ha più ne metta.
Se li tenete da soli, i maschi si dedicheranno testardamente all’auto-fellatio.
Cercheranno di accoppiarsi anche con voi.
E se ancora pensate “Be’, insomma, cosa vuoi che sia”, vi ricordo che stiamo parlando di questo.


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Bizzarrobazar

Kronos The Mad
15-05-17, 21:05
Fare sesso coi cadaveri è il mio lavoro


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Circa un anno fa Sharkur Lucas è stato ospite di una trasmissione televisiva. Durante l’intervista, in diretta, ha ammesso di avere fatto sesso coi cadaveri sul luogo di lavoro, un obitorio.

Durante un’intervista Sharkur Lucas, che lavora in un obitorio, ha ammesso di avere fatto sesso con dei cadaveri.

L’uomo stava spiegando le mansioni del suo lavoro e l’intervistatore gli ha chiesto se non fosse mai stato attratto dal corpo di una ragazza morta.

A questo punto Lucas ha ammesso di avere avuto rapporti con i corpi di ragazze “fresche”.


Ho fatto sesso coi cadaveri molte, molte volte

dice Lucas, che afferma anche di averlo fatto perchè questa pratica farebbe parte del training del suo lavoro.


Ti fanno avere rapporti coi cadaveri perché così poi non avrai più paura di loro. E funziona.


Lucas racconta tutti i passi del suo training, che non comincia con il sesso coi cadaveri. Racconta che a iniziarlo alla professione, quando aveva solo 12 anni, è stato il suo padrino.


Il suo padrino l’ha fatto andare a visitare l’obitorio. L’ha fatto rimanere in una sala d’attesa e gli ha portato del cibo.
Mentre mangiava è andato a prendere un cadavere e gliel’ha passato sul corpo.

La prova consisteva nel non vomitare nonostante l’odore di morte e Lucas ha superato la prova tranquillamente.

La seconda prova consisteva nel vivere per 5 giorni in un cimitero, giorno e notte. Durante questi giorni doveva anche leggere un libro per meditare.

Il terzo passo consisteva nello scegliere un animale da una lista data. Quello sarebbe stato l’animale protettore che avrebbe difeso Lucas da eventuali attacchi all’interno dell’obitorio.

Durante un eventuale attacco, infatti, sarebbe stato l’animale scelto a sentire dolore e non Lucas. Alcuni degli animali fra cui scegliere erano il gorilla e la tigre.

Gli attacchi arriverebbero dai cadaveri che sarebbero morti fisicamente ma non spiritualmente, e quindi in grado di sferrare attacchi che possono anche paralizzare chi lavora in un obitorio.

Secondo Lucas i morti di notte camminerebbero liberi per la città e andrebbero nei night club, oltre che apparirgli in sogno parlandogli delle loro vite.

Ha rivelato poi la pratica di vendere parti di cadavere alle persone che lo richiedono, fra cui prostitute, per scopi magici.

L’ultima prova, poi, sarebbe quella di fare sesso con un cadavere per non avere più paura dei morti.




Sharkar Lucas ha anche parlato della sua difficoltà ad avere rapporti con le donne vive.


Quando scoprono che lavoro faccio non vogliono più uscire con me. All’obitorio posso soddisfare le mie necessità.

Ha confessato di non avere mai avuto rapporti con una donna viva proprio a causa del suo lavoro, che le donne considerano macabro.

Dopo l’intervista, l’uomo è stato licenziato e la polizia ha cercato di arrestarlo. Purtroppo però non è stata in grado di trovarlo e tuttora non si sa dove sia scappato​.

Emadion

balmung
15-05-17, 21:10
:rotfl:

Mr.Cilindro
15-05-17, 21:10
un probabile utente di j4s

koba44
15-05-17, 21:21
un probabile utente di j4s
Anche di gayvillage: in obitorio il problema della "Timidezza con le ragazze" non si pone.


Shogun, apri un sondaggione.

Wualla
16-05-17, 04:32
Le Pompe funebri :rotfl:

Inviato dal mio PRA-LX1 utilizzando Tapatalk

Echein
16-05-17, 05:33
Usa la borra per scaldare i corpi

GioOliju
16-05-17, 09:11
tutto molto bello :pippotto:

Kronos The Mad
19-05-17, 08:12
La dolce Mary


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Mary Flora Bell, questo il nome della bambina, è infatti passata alla storia per essere stata una delle più feroci assassine britanniche con una particolarità che la rende unica: aveva solo 11 anni al momento dei suoi crimini. Mary Bell nel 1968 uccide infatti due bambini, Martin Brown, di quattro anni, e Brian Howe, di tre.
È importante sottolineare la difficile condizione di Mary Bell che vive con la madre prostituta che la costringe ad avere rapporti con i suoi clienti fin da quando la piccola ha 4 anni. Inoltre, l'amorevole madre della bambina prova più volte ad uccidere la figlia cercando di infliggerle una morte il più naturale possibile durante i primi anni di vita.
Anche l'area in cui la piccola vive è povera, violenta e malfamata, con il risultato che Mary Bell si comporta in modo violento fin da piccolissima, picchiando i compagni di classe e compiendo atti vandalici.
È indubbio quindi che la bambina soffra di molte violenze fisiche e psicologiche che la portano a compiere i due terribili omicidi. Il 25 maggio 1968, alla vigilia del suo undicesimo compleanno, la bambina strangola (strangola! Non si serve nemmeno di armi, ma delle sue sole mani) il piccolo Martin Brown di quattro anni.
Forse divorata dai sensi di colpa, Mary Bell si decide a confessare tutto alla polizia che però non crede alle parole della bambina pensando si tratti di uno scherzo di cattivo gusto e la riporta a casa. Il piccolo Martin viene ritrovato, ma la sua morte considerata accidentale.
Ignorata e impunita, la bambina continua i suoi atti di vandalismo finché qualche mese dopo, questa volta aiutata da un'amichetta, Mary Bell torna a strangolare un bambino, Brian Howe, questa volta di appena tre anni.
Dopo aver ucciso il bambino e nascosto il suo corpo nel bosco, Mary torna indietro ed incide una M nello stomaco del bimbo. Gli taglia poi ciocche di capelli, come se fosse una specie di bambola , e ne va a mutilare i genitali.
Questa volta la polizia non considera la storia come uno scherzo e la ragazzina viene arrestata.
Mary Bell viene condannata all'ergastolo per doppio omicidio volontario il 17 dicembre 1968, ma, considerata psicotica, viene internata in un ospedale psichiatrico.
Nei momenti successivi alla condanna la sempre amorevole madre di Mary inizia a rilasciare ogni tipo di dichiarazione sulla figlia guadagnando cospicue somme di denaro dalle televisioni e dai giornali.
Dal 1980, Mary Bell è libera e sotto anonimato.


Le fotografie che hanno fatto la storia