Edward Green
26-04-17, 17:11
Visto l'andazzo nel topic sulla disastrata unione europea e per non ingolfarlo ulteriormente, apro questo topic qua per discutere di destra, sinistra, evoluzioni e politica del XXI sec. E soprattutto per rispondere a Ronin con la mia visione.
Personalmente considero destra e sinistra categorie morenti, antiquate, legate alle politica del '900, non più adatte a rispondere ai bisogni e alle sfide della società attuale. E preciso che se uno si definisce di destra o di sinistra, mi aspetto che colleghi in qualche modo il suo pensiero alla storia e alla tradizione delle due correnti, anche nelle loro varie sotto-correnti.
Se invece uno stravolge o reinterpreta a caso le parole sinistra e destra, allora per me queste definizioni perdono di significato. Il legame storico, quantomeno a livello valoriale, ci deve essere, se no non ha senso. E' come se un cristiano non si rifacesse agli insegnamenti di Gesù. Non avrebbe alcun senso.
Detto questo, giudicando l'andazzo della moderna società, credo che il verso scontro attuale sia più incentrato su:
- globalisti vs nazionalisti vs localisti
- identitari vs multiculturalisti vs negazione dell'identità
- democrature vs liberal-democrazie vs teocrazie vs dittature
Sopra tutte queste divisioni troviamo il modello dominante, quello industriale-tecnologico, che nessuno osa mettere in discussione, con il capitalismo come sistema di gestione dell'economia, declinato nei suoi vari sotto-rami.
Personalmente sono un critico di parecchi aspetti e storture del modello industriale-tecnologico, espresso a livello di massa, che a mio parere è andato fuori controllo (data la sua immensa complessità e incapacità di calcolare tutte le sue variabili) e che sta producendo rischi sempre più notevoli, anche per la sopravvivenza della nostra specie (la spada di damocle della guerra nucleare, il nuovo dibattito sulle singolarità tecnologiche e il problema ambientale).
Il nucleo del sistema, che è "produzione e consumo (virtuale e reale) a crescita infinita ed esponenziale", ha finito per comportare disequilibri in numerosi campi, da quello ambientale a quello sociale, con ripercussioni che stanno aumentando di giorno in giorno.
Le classi dirigenti che presiedono questo Sistema a mio avviso ne hanno perso il controllo, mentre molti fanno finta o non vogliono guardare in faccia i problemi. Lo stesso accumulo di ricchezza materiale, mai visto prima di quest'epoca, sta generando una pericolosissima illusione di eterna età del bengodi, facendo dimenticare che anche i regni d'oro prima o poi finiscono (ma questa è l'eterna illusione che ha coinvolto tutte le civiltà dall'inizio dell'era umana). Solo che data la tecnologia attuale c'è in gioco la nostra stessa sopravvivenza come specie. Una posta decisamente estrema rispetto al passato...
Detto questo, la mia personalissima teoria verte sul concetto di ricerca di un equilibrio psico-fisico a livello sociale, all'interno di ciascuna comunità, dove i disequilibri vengono attutiti e ridimensionati a livello accettabile (farli sparire è impossibile e pericoloso). Questo vuol dire che non basta avere una ricchezza materiale smodata, ma bisogna avere anche una società mentalmente sana e non divorata da malattie mentali, nevrosi, depressioni, stress e via dicendo. Se no avrai ottenuto solo un inferno d'oro scintillante.
Questa visione l'ho elaborata nel tempo grazie alla sociologia e parlando con numerosi psicologi e psicoterapeuti, che mi hanno fatto vedere da vicino il lato oscuro del progresso scintillante.
Ergo, per me una comunità equilibrata è la chiave di tutto, sia dal punto economico che dal punto sociale/mentale. Proprio per questo sono diventato ostile nei confronti di:
- una globalizzazione economica selvaggia, spinta in avanti da potentati economici sempre più corrotti e da dottrine dominate da un positivismo imbecille e ottuso, che non tengono conto delle differenze culturale, sociali e politiche presenti nel mondo. Gli ambienti economici e accademici spesso riflettono questa ottusità e ideologia imperante.
Sappiamo tutti benissimo che la globalizzazione, stando all'evoluzione tecnologica, è un processo in corso da secoli. Ma io mi riferisco a tutte quelle leggi, leggine, trattati e dottrine che sono esplose negli anni '70 per poi circondare il mondo intero, favorendo ovviamente una manica di ricconi e drogando il Sistema ad un livello tale che ora rischia di esploderci in mano.
Il sistema dei paradisi fiscali e la finanza regolata a favore di lorsignori sono connesse strettamente con questo tipo di globalizzazione e sono la causa di tante tragedie e storture. Che sono state abilmente mascherate con un debito pubblico/privato a livello globale in ascesa continua, schemi ponzi a go go e truffe più o meno legali ovunque. Hanno mangiato a spese delle prossime generazioni.
- sono invece a favore delle comunità, cioè di società dove la gente vive e partecipa al proprio territorio, dove le classi dirigenti sono strettamente collegate con il territorio locale. Credo che le piccole nazioni siano più funzionali e gestibili meglio per il benessere della maggior parte della gente, invece che super imperi e mega agglomerati dominanti che finiscono per esprimere oligarchie auto-referenziali. Nel caso di nazioni più grosse, credo in un federalismo spinto che tenga conto delle differenze locali interne.
Alle piccole nazioni ovviamente deve essere concesso di fare patti di difesa o reciproca cooperazione.
Questo è uno dei motivi che mi hanno spinto a rigettare l'Unione Europea, babele burocratica di 27 stati o il sogno degli Stati Uniti d'Europa. Più gli imperi sono grossi, più la burocrazia va fuori controllo, autoreferenziale, distante dai territori che dovrebbe amministrare e portatrice di una standardizzazione spesso deleteria. Un burocrate finlandese non può pretendere di applicare la stessa ricetta economica a Napoli, così come quelli dell'FMI non possono pretendere che gli africani diventino tedeschi. Ogni volta che l'hanno fatto, hanno combinato disastri, che però sono stati pagati dalla povera gente, non da loro.
- Non ha alcuna simpatia per dittature, democrature e teocrazie. So benissimo che de facto nell'esercizio reale del potere finiscono per comandare delle elites e non il popolo, ma preferisco una democrazia stile "svizzero" dove la popolazione viene coinvolta spesso nella gestione del territorio, tramite un'adeguato dibattito culturale e non la ciofeca mediatica che va in onda su i mass media occidentali. In poche parole le classi dirigenti devono essere collegate ai subordinati, e qui non si parla solo di politici, ma anche di imprenditori, burocrati, giornalisti, intellettuali, economisti, ecc, ecc.
Un elite globale che vive spostandosi nelle città globali (Londra, New York, Tokyo, ecc) per me è come se fossero alieni che vivono nei palazzi d'oro, cosa che li porta inevitabilmente a perdere contatto con la realtà locale, esattamente come fecero i nobili francesci che si rinchiusero a Versailles.
- Sono assolutamente a favore della libertà di opinione e quindi sono contrario a qualsiasi legge che la limita. Il governo può fare la sua politica culturale, ma non può mettere paletti agli altri. Infatti leggi come quelle sul negazionismo, o quelle che impongono "verità di stato" o i safe space di certe università americane mi fanno rabbrividire
- Non credo minimamente alla storia della civiltà superiore o inferiore, una boiata partorita dai soliti universalisti. Semplicemente credo che ogni comunità abbia il diritto di gestirsi come gli piace, senza ipocrite e schifose supervisioni "umanitarie". In questo caso ritengo molto meno ipocrite le guerre di conquista basate sulla realpolitik, invece che sull'esportazione della liberal-democrazia (sic..)
Immigrazione
Ritengo l'immigrazione di massa un problema, sia per coloro che migrano che per coloro che la ricevono. Se si stanno verificando dei flussi migratori di massa, vuol dire che da qualche parte è avvenuto un disastro e qualcuno ci ha mangiato sopra.
Per sanare i problemi migratori non si fa l'accoglienza imbecille come predicano gli idealisti cretini, ma si risolvono i disequilibri alla base, disequilibri causati da un sistema economico di rapina praticato da potentati esterni e interni.
Al contrario dei no borders che vivono sulle nuvole, ritengo i confini una cosa necessaria, sia per delimitare spazi, amministrazioni e regolare i rapporti fra le varie comunità. Se uno vuole abolire i confini, allora per quel che mi riguarda deve anche abolire il concetto di proprietà privata.
Credo nel concetto di integrazione spinta e assimilazione. Per favorire il buon funzionamento della comunità devono essere fin da subito chiari diritti e doveri dei cittadini al suo interno, senza enormi disequilibri. Per esempio il sindaco di Comerio, uno di sinistra, ha spinto i migranti del suo territorio a imparare l'italiano, la costituzione e a fare lavoretti per la comunità, in modo da capire in fretta usi e costumi. In Norvegia fanno corsi per migranti sulla concezione della donna e del sesso in Occidente.
Noi abbiamo i nostri usi e costumi, che possono cozzare con altre civiltà, ma onde evitare ghetti, razzismi e violenze settarie, è bene ribadire ai nuovi arrivati che sono ospiti e che devono comprendere i nostri usi e costumi. Questa è la vera integrazione, non quella dei radical chic che parlano, parlano, e poi fanno i ghetti come a Parigi dove rinchiudere i poveri per non disturbare i loro quartieri per bene.
Onde evitare conflitti sociali e guerre fra poveri i flussi vanno limitati, regolati e non devono essere di massa. Ricordiamoci sempre che una comunità non deve dimenticarsi dei propri appartenenti e quando si assistono ad episodi dove in nome dell'idelogia si privilegiano gli stranieri perchè i poveri "bianchi" sono figli del capitalismo cattivo, vuol dire che non ci siamo proprio.
Riguardo ai flussi attuali, invece che svegliarsi nel 2017, bisognava svegliarsi negli anni '90. Il business della tratta degli esseri umani è in corso da decenni e ci prosperano mafie, cooperative, terroristi, trafficanti, ecc. Andare a fare gli scafisti di Stato non ferma il traffico e le sofferenze inflitte ai poveri africani, ma anzi alimenta il giro criminale.
I 4 miliardi di € che spendiamo all'anno per gestire l'emergenza sarebbero mille volte spesi meglio per micro-progetti in Niger e altrove, atti a contenere la natalità eccessiva e promuovere una sviluppo sostenibile. Ma per fare questo serve volontà di ferro e visione di lungo periodo, non un branco di corrotti con i conti nei paradisi fiscali, che si fottono ogni anno 1000 miliardi dollari dall'Africa...
La società multiculturale e i diritti civili
Non credo nella società multiculturale, avendo studiato per anni questa teoria. In un determinato territorio prima o poi avviene questo:
- un cultura sottomette più o meno l'altra
- le due culture si fondono creando un'unica cultura
Dato che credo nel valore della diversità e non amo l'omologazione in nome del consumatore anonimo, rifiuto la società multiculturale che finisce per creare ghetti, contrasti, violenze e alimenta sotto traccia il razzismo e xenofobia.
Perché il problema non sono gli scambi culturali, economici, sociali, ecc. Sono sempre esistiti e sono un bene, se no la società deperisce. Il problema è la velocità e la massa di questi scambi. Quanto troppe persone si spostano in un determinato posto, gli equilibri si incrinano.
Il confronto per esempio che abbiamo ora fra la nostra società secolarizzata e l'islam è un ottimo esempio di come due culture diverse possono finire per non conciliarsi, creando ghetti, rivalità e ostilità di fondo. Se io sono un vero islamico e ho una certa concezione della donna, esco di casa e vedo Belen nuda su un fottuto cartellone, la cosa mi urta. Se io sono secolarizzato e vedo a Parigi bar e quartieri dove le donne non sono ben viste dai barbuti locali la cosa mi urta.
Pretendere di far convivere obbligatoriamente due culture diverse è umiliante per entrambi. Invece i multiculturalisti, che sotto sotto sono degli autoritari omologatori, credono che le tutte le civiltà abbracceranno felicemente il totem democratico e il nostro modello. Sono degli ipocriti che vivono di paradossi.
Detto questo, sono contro l'islamofobia, che dipinge l'islam come un monolite (un chiaro esempio è stato il romanzo di Houellebecq: molti cretini l'hanno inteso come una denuncia dell'islam, quando in verità è un critica ferocissima contro l'Occidente, mentre al contrario l'ìslam ne esce positivamente). Fra l'altro molti di quelli che insultano l'islam non si rendono conto che l'Isis lo stanno combattendo proprio gli islamici, fra cui i curdi che sono in maggioranza sunniti, dato che i "cristiani occidentali" non hanno la decenza di farsi vedere sul terreno, a parte qualche squadra speciale.
Sono assolutamente anti-razzista, anti-xenofobo, in quanto trovo queste cose prive di senso. Ma essendo realmente così, questo non mi impedisce di criticare certe culture o etnie per certe loro pratiche. Se un'etnia delinque più degli altri, va detto. Se una visione culturale, come quella salafita, crea problemi interni, va denunciata. Non nascosta in nome del politically correct. E ci si ragiona sopra.
Sono favorevole alle unioni civili. E sono per il trattamento paritario di tutti, senza distinzioni di sesso, religione o altro. Credo inoltre che i cambiamenti in tal senso vadano operati a livello culturale, e non con imposizioni dall'alto tipo quote rosa, che finiscono per creare una rabbia di sottofondo e rigetto (la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni...).
La religione e lo Stato vanno tenuti assolutamente separati. E tratto allo stesso modo sia i preti che gli iman, al contrario di molti di sinistra e destra.
Economia
Credo che l'economia non dovrebbe essere il centro dell'universo e che la misura del PIL debba essere sostituita assai in fretta. Credo che la finanza dovrebbe essere repressa assai bene, con controlli feroci dei capitali, mentre i paradisi fiscali vengono bombardati, Londra in primis. In certi aspetti sono molto keynesiano, in altri no.
Concepisco il debito pubblico in caso di emergenza e crisi, ma se diventa un'abitudine allora vuole dire che i parassiti si stanno mangiando il futuro.
Non credo nell'assistenzialismo becero come abbiamo visto al sud negli ultimi 50 anni, ma credo nell'incoraggiamento ad uno sviluppo umano, culturale e valoriale con responsabilità individuale e di comunità. Credo nel welfare state e nelle tutele per i più poveri, che però vanno "guadagnate". I pasti gratis non esistono.
Giustizia
La giustizia italiana va per metà buttata via, e quella americana pure. In primis va cambiato gran parte del codice penale, civile, ecc.
Per me molte pene sono inconcepibili. Partiamo dal presupposto che la pena ha, per me, in primis un fattore di deterrenza e protezione delle persone oneste. Poi segue il concetto di riabilitazione del reo, che non può essere un concetto assoluto. Per i reati più gravi non dovrebbe esistere la riabilitazione in automatico, anche perchè non sempre avviene. In tal caso sono favorevole ad una commissione di esame, come se non sbaglio in Norvegia.
Molti reati non andrebbero puniti con il carcere, ma con altro. Per esempio per i reati finanziari di lorsignori metterei dei servizi sociali seri, 6 giorni su 7, 8 ore al giorno ,per 10 o 20 anni e l'espropriazione totale delle ricchezze rubate. Una come Silvio, condannato per frode fiscale, sotto il mio governo si sarebbe fatto 10 anni di lavoro alla casa anziani, perdendo le ricchezze illegali accumulate, con una bella maglietta arancione da netturbino. Fine della carriera, fine di tutto.
A uno come Tanzi o come Dell'Utri avrei dato 20 anni di lavoro duro, altro che carcere dove leggere libri a sbafo a carico dello Stato. Chi fotte la comunità, deve ripagare la comunità fino in fondo. Niente attenuanti inutili, niente processi lunghi secoli. E se in primo grado si viene condannati, si passa dalla presunzione di innocenza alla presunzione di colpevolezza.
Fra l'altro i reati finanziari sono molto, molto più gravi di quelli del ladro comune.
Stesso ragionamento per gli spacciatori.
In carcere ci vanno mafiosi, quelli che hanno commesso crimini violenti e quelli che rappresentano una minaccia per la società. Inoltre viene sempre tutelata per prima la vittima, dopo caino.
Di quella americana non parliamo che è meglio.
Politica estera
Credo nella realpolitik, meno ipocrita e che fa meno danni. Quando arrivano gli idealismi, iniziano sempre le immense tragedie. Credo in comunità pacifiche, che non vuol dire pacifiste, con approcci regolati. Dato il Sistema attuale, pura utopia.
Cultura
Sono assai ostile a tanti aspetti della cultura mediatica attuale: dall'esaltazione della demenza, al culto del lavoro americano, al culto dell'individualismo imbecille, al culto degli status symbol e dell'immagine, al culto del dio denaro, fino all'ipocrisia politically correct dove minoranze settarie pretendono di avere la verità in tasca e di tappare la bocca a tutti.
Ritengono questa società profondamente malata, paranoide, nevrotica e debole, mentalmente debole. Il mondo delle corporation lo ritengo deleterio e vivere per lavorare non alcun senso a mio avviso.
Ritengo i ritmi che abbiamo folli e troppo veloci. Anti-equilibrio. Il modello dominante del consumatore fintamente felice con il sorriso falso falsissimo in tasca mi fa ribrezzo. E credo anche che a furia di andare avanti su questa strada, prevarranno altre civiltà.
Quindi concludendo, metto al centro:
- comunità
- territorio
- benessere psico-fisico e rigetto della paranoia del modello attuale
- ambientalismo, non solo per il riscaldamento globale, ma anche semplicemente per l'inquinamento in sè che produce malattie letali come i tumori.
- equilibrio da ricercare nei rapporti con le altre comunità e civiltà
- piccole nazioni
- esaltazione delle differenze, all'interno di scambi culturali proficui
- economia a protezione dei più deboli e che tenga sotto bastone i più ricchi
- sostituzione del turbo-capitalismo con un mercato assai regolamentato (ma non la burocrazia italiana :asd: )
- potenziamento della scienza, soprattutto sul settore dell'esplorazione spaziale
Utopia? Probabile, molto probabile, ma tranquillo Ronin, dopo la guerra proveremo a fare una società del genere ;)
P.s. infine sarebbe bene iniziare un bel dibattito sul trasumanesimo. In Italia molti stanno ancora a scannarsi su fasci e commie ( :facepalm: ), mentre da altre parti si troveranno presto innovazioni che cambieranno radicalmente tutto.
Breve e veloce sintesi del mio pensiero ( :asd: ). Se proprio vuoi darmi una definizione Ronin, considerami un localista, cultore della curiosità e della conoscenza, seguace dell'equilibrio psico-fisico, da applicare in una comunità armonica ben regolata, dove il rapporto umano e ambientale sono al centro dei valori fondanti.
Personalmente considero destra e sinistra categorie morenti, antiquate, legate alle politica del '900, non più adatte a rispondere ai bisogni e alle sfide della società attuale. E preciso che se uno si definisce di destra o di sinistra, mi aspetto che colleghi in qualche modo il suo pensiero alla storia e alla tradizione delle due correnti, anche nelle loro varie sotto-correnti.
Se invece uno stravolge o reinterpreta a caso le parole sinistra e destra, allora per me queste definizioni perdono di significato. Il legame storico, quantomeno a livello valoriale, ci deve essere, se no non ha senso. E' come se un cristiano non si rifacesse agli insegnamenti di Gesù. Non avrebbe alcun senso.
Detto questo, giudicando l'andazzo della moderna società, credo che il verso scontro attuale sia più incentrato su:
- globalisti vs nazionalisti vs localisti
- identitari vs multiculturalisti vs negazione dell'identità
- democrature vs liberal-democrazie vs teocrazie vs dittature
Sopra tutte queste divisioni troviamo il modello dominante, quello industriale-tecnologico, che nessuno osa mettere in discussione, con il capitalismo come sistema di gestione dell'economia, declinato nei suoi vari sotto-rami.
Personalmente sono un critico di parecchi aspetti e storture del modello industriale-tecnologico, espresso a livello di massa, che a mio parere è andato fuori controllo (data la sua immensa complessità e incapacità di calcolare tutte le sue variabili) e che sta producendo rischi sempre più notevoli, anche per la sopravvivenza della nostra specie (la spada di damocle della guerra nucleare, il nuovo dibattito sulle singolarità tecnologiche e il problema ambientale).
Il nucleo del sistema, che è "produzione e consumo (virtuale e reale) a crescita infinita ed esponenziale", ha finito per comportare disequilibri in numerosi campi, da quello ambientale a quello sociale, con ripercussioni che stanno aumentando di giorno in giorno.
Le classi dirigenti che presiedono questo Sistema a mio avviso ne hanno perso il controllo, mentre molti fanno finta o non vogliono guardare in faccia i problemi. Lo stesso accumulo di ricchezza materiale, mai visto prima di quest'epoca, sta generando una pericolosissima illusione di eterna età del bengodi, facendo dimenticare che anche i regni d'oro prima o poi finiscono (ma questa è l'eterna illusione che ha coinvolto tutte le civiltà dall'inizio dell'era umana). Solo che data la tecnologia attuale c'è in gioco la nostra stessa sopravvivenza come specie. Una posta decisamente estrema rispetto al passato...
Detto questo, la mia personalissima teoria verte sul concetto di ricerca di un equilibrio psico-fisico a livello sociale, all'interno di ciascuna comunità, dove i disequilibri vengono attutiti e ridimensionati a livello accettabile (farli sparire è impossibile e pericoloso). Questo vuol dire che non basta avere una ricchezza materiale smodata, ma bisogna avere anche una società mentalmente sana e non divorata da malattie mentali, nevrosi, depressioni, stress e via dicendo. Se no avrai ottenuto solo un inferno d'oro scintillante.
Questa visione l'ho elaborata nel tempo grazie alla sociologia e parlando con numerosi psicologi e psicoterapeuti, che mi hanno fatto vedere da vicino il lato oscuro del progresso scintillante.
Ergo, per me una comunità equilibrata è la chiave di tutto, sia dal punto economico che dal punto sociale/mentale. Proprio per questo sono diventato ostile nei confronti di:
- una globalizzazione economica selvaggia, spinta in avanti da potentati economici sempre più corrotti e da dottrine dominate da un positivismo imbecille e ottuso, che non tengono conto delle differenze culturale, sociali e politiche presenti nel mondo. Gli ambienti economici e accademici spesso riflettono questa ottusità e ideologia imperante.
Sappiamo tutti benissimo che la globalizzazione, stando all'evoluzione tecnologica, è un processo in corso da secoli. Ma io mi riferisco a tutte quelle leggi, leggine, trattati e dottrine che sono esplose negli anni '70 per poi circondare il mondo intero, favorendo ovviamente una manica di ricconi e drogando il Sistema ad un livello tale che ora rischia di esploderci in mano.
Il sistema dei paradisi fiscali e la finanza regolata a favore di lorsignori sono connesse strettamente con questo tipo di globalizzazione e sono la causa di tante tragedie e storture. Che sono state abilmente mascherate con un debito pubblico/privato a livello globale in ascesa continua, schemi ponzi a go go e truffe più o meno legali ovunque. Hanno mangiato a spese delle prossime generazioni.
- sono invece a favore delle comunità, cioè di società dove la gente vive e partecipa al proprio territorio, dove le classi dirigenti sono strettamente collegate con il territorio locale. Credo che le piccole nazioni siano più funzionali e gestibili meglio per il benessere della maggior parte della gente, invece che super imperi e mega agglomerati dominanti che finiscono per esprimere oligarchie auto-referenziali. Nel caso di nazioni più grosse, credo in un federalismo spinto che tenga conto delle differenze locali interne.
Alle piccole nazioni ovviamente deve essere concesso di fare patti di difesa o reciproca cooperazione.
Questo è uno dei motivi che mi hanno spinto a rigettare l'Unione Europea, babele burocratica di 27 stati o il sogno degli Stati Uniti d'Europa. Più gli imperi sono grossi, più la burocrazia va fuori controllo, autoreferenziale, distante dai territori che dovrebbe amministrare e portatrice di una standardizzazione spesso deleteria. Un burocrate finlandese non può pretendere di applicare la stessa ricetta economica a Napoli, così come quelli dell'FMI non possono pretendere che gli africani diventino tedeschi. Ogni volta che l'hanno fatto, hanno combinato disastri, che però sono stati pagati dalla povera gente, non da loro.
- Non ha alcuna simpatia per dittature, democrature e teocrazie. So benissimo che de facto nell'esercizio reale del potere finiscono per comandare delle elites e non il popolo, ma preferisco una democrazia stile "svizzero" dove la popolazione viene coinvolta spesso nella gestione del territorio, tramite un'adeguato dibattito culturale e non la ciofeca mediatica che va in onda su i mass media occidentali. In poche parole le classi dirigenti devono essere collegate ai subordinati, e qui non si parla solo di politici, ma anche di imprenditori, burocrati, giornalisti, intellettuali, economisti, ecc, ecc.
Un elite globale che vive spostandosi nelle città globali (Londra, New York, Tokyo, ecc) per me è come se fossero alieni che vivono nei palazzi d'oro, cosa che li porta inevitabilmente a perdere contatto con la realtà locale, esattamente come fecero i nobili francesci che si rinchiusero a Versailles.
- Sono assolutamente a favore della libertà di opinione e quindi sono contrario a qualsiasi legge che la limita. Il governo può fare la sua politica culturale, ma non può mettere paletti agli altri. Infatti leggi come quelle sul negazionismo, o quelle che impongono "verità di stato" o i safe space di certe università americane mi fanno rabbrividire
- Non credo minimamente alla storia della civiltà superiore o inferiore, una boiata partorita dai soliti universalisti. Semplicemente credo che ogni comunità abbia il diritto di gestirsi come gli piace, senza ipocrite e schifose supervisioni "umanitarie". In questo caso ritengo molto meno ipocrite le guerre di conquista basate sulla realpolitik, invece che sull'esportazione della liberal-democrazia (sic..)
Immigrazione
Ritengo l'immigrazione di massa un problema, sia per coloro che migrano che per coloro che la ricevono. Se si stanno verificando dei flussi migratori di massa, vuol dire che da qualche parte è avvenuto un disastro e qualcuno ci ha mangiato sopra.
Per sanare i problemi migratori non si fa l'accoglienza imbecille come predicano gli idealisti cretini, ma si risolvono i disequilibri alla base, disequilibri causati da un sistema economico di rapina praticato da potentati esterni e interni.
Al contrario dei no borders che vivono sulle nuvole, ritengo i confini una cosa necessaria, sia per delimitare spazi, amministrazioni e regolare i rapporti fra le varie comunità. Se uno vuole abolire i confini, allora per quel che mi riguarda deve anche abolire il concetto di proprietà privata.
Credo nel concetto di integrazione spinta e assimilazione. Per favorire il buon funzionamento della comunità devono essere fin da subito chiari diritti e doveri dei cittadini al suo interno, senza enormi disequilibri. Per esempio il sindaco di Comerio, uno di sinistra, ha spinto i migranti del suo territorio a imparare l'italiano, la costituzione e a fare lavoretti per la comunità, in modo da capire in fretta usi e costumi. In Norvegia fanno corsi per migranti sulla concezione della donna e del sesso in Occidente.
Noi abbiamo i nostri usi e costumi, che possono cozzare con altre civiltà, ma onde evitare ghetti, razzismi e violenze settarie, è bene ribadire ai nuovi arrivati che sono ospiti e che devono comprendere i nostri usi e costumi. Questa è la vera integrazione, non quella dei radical chic che parlano, parlano, e poi fanno i ghetti come a Parigi dove rinchiudere i poveri per non disturbare i loro quartieri per bene.
Onde evitare conflitti sociali e guerre fra poveri i flussi vanno limitati, regolati e non devono essere di massa. Ricordiamoci sempre che una comunità non deve dimenticarsi dei propri appartenenti e quando si assistono ad episodi dove in nome dell'idelogia si privilegiano gli stranieri perchè i poveri "bianchi" sono figli del capitalismo cattivo, vuol dire che non ci siamo proprio.
Riguardo ai flussi attuali, invece che svegliarsi nel 2017, bisognava svegliarsi negli anni '90. Il business della tratta degli esseri umani è in corso da decenni e ci prosperano mafie, cooperative, terroristi, trafficanti, ecc. Andare a fare gli scafisti di Stato non ferma il traffico e le sofferenze inflitte ai poveri africani, ma anzi alimenta il giro criminale.
I 4 miliardi di € che spendiamo all'anno per gestire l'emergenza sarebbero mille volte spesi meglio per micro-progetti in Niger e altrove, atti a contenere la natalità eccessiva e promuovere una sviluppo sostenibile. Ma per fare questo serve volontà di ferro e visione di lungo periodo, non un branco di corrotti con i conti nei paradisi fiscali, che si fottono ogni anno 1000 miliardi dollari dall'Africa...
La società multiculturale e i diritti civili
Non credo nella società multiculturale, avendo studiato per anni questa teoria. In un determinato territorio prima o poi avviene questo:
- un cultura sottomette più o meno l'altra
- le due culture si fondono creando un'unica cultura
Dato che credo nel valore della diversità e non amo l'omologazione in nome del consumatore anonimo, rifiuto la società multiculturale che finisce per creare ghetti, contrasti, violenze e alimenta sotto traccia il razzismo e xenofobia.
Perché il problema non sono gli scambi culturali, economici, sociali, ecc. Sono sempre esistiti e sono un bene, se no la società deperisce. Il problema è la velocità e la massa di questi scambi. Quanto troppe persone si spostano in un determinato posto, gli equilibri si incrinano.
Il confronto per esempio che abbiamo ora fra la nostra società secolarizzata e l'islam è un ottimo esempio di come due culture diverse possono finire per non conciliarsi, creando ghetti, rivalità e ostilità di fondo. Se io sono un vero islamico e ho una certa concezione della donna, esco di casa e vedo Belen nuda su un fottuto cartellone, la cosa mi urta. Se io sono secolarizzato e vedo a Parigi bar e quartieri dove le donne non sono ben viste dai barbuti locali la cosa mi urta.
Pretendere di far convivere obbligatoriamente due culture diverse è umiliante per entrambi. Invece i multiculturalisti, che sotto sotto sono degli autoritari omologatori, credono che le tutte le civiltà abbracceranno felicemente il totem democratico e il nostro modello. Sono degli ipocriti che vivono di paradossi.
Detto questo, sono contro l'islamofobia, che dipinge l'islam come un monolite (un chiaro esempio è stato il romanzo di Houellebecq: molti cretini l'hanno inteso come una denuncia dell'islam, quando in verità è un critica ferocissima contro l'Occidente, mentre al contrario l'ìslam ne esce positivamente). Fra l'altro molti di quelli che insultano l'islam non si rendono conto che l'Isis lo stanno combattendo proprio gli islamici, fra cui i curdi che sono in maggioranza sunniti, dato che i "cristiani occidentali" non hanno la decenza di farsi vedere sul terreno, a parte qualche squadra speciale.
Sono assolutamente anti-razzista, anti-xenofobo, in quanto trovo queste cose prive di senso. Ma essendo realmente così, questo non mi impedisce di criticare certe culture o etnie per certe loro pratiche. Se un'etnia delinque più degli altri, va detto. Se una visione culturale, come quella salafita, crea problemi interni, va denunciata. Non nascosta in nome del politically correct. E ci si ragiona sopra.
Sono favorevole alle unioni civili. E sono per il trattamento paritario di tutti, senza distinzioni di sesso, religione o altro. Credo inoltre che i cambiamenti in tal senso vadano operati a livello culturale, e non con imposizioni dall'alto tipo quote rosa, che finiscono per creare una rabbia di sottofondo e rigetto (la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni...).
La religione e lo Stato vanno tenuti assolutamente separati. E tratto allo stesso modo sia i preti che gli iman, al contrario di molti di sinistra e destra.
Economia
Credo che l'economia non dovrebbe essere il centro dell'universo e che la misura del PIL debba essere sostituita assai in fretta. Credo che la finanza dovrebbe essere repressa assai bene, con controlli feroci dei capitali, mentre i paradisi fiscali vengono bombardati, Londra in primis. In certi aspetti sono molto keynesiano, in altri no.
Concepisco il debito pubblico in caso di emergenza e crisi, ma se diventa un'abitudine allora vuole dire che i parassiti si stanno mangiando il futuro.
Non credo nell'assistenzialismo becero come abbiamo visto al sud negli ultimi 50 anni, ma credo nell'incoraggiamento ad uno sviluppo umano, culturale e valoriale con responsabilità individuale e di comunità. Credo nel welfare state e nelle tutele per i più poveri, che però vanno "guadagnate". I pasti gratis non esistono.
Giustizia
La giustizia italiana va per metà buttata via, e quella americana pure. In primis va cambiato gran parte del codice penale, civile, ecc.
Per me molte pene sono inconcepibili. Partiamo dal presupposto che la pena ha, per me, in primis un fattore di deterrenza e protezione delle persone oneste. Poi segue il concetto di riabilitazione del reo, che non può essere un concetto assoluto. Per i reati più gravi non dovrebbe esistere la riabilitazione in automatico, anche perchè non sempre avviene. In tal caso sono favorevole ad una commissione di esame, come se non sbaglio in Norvegia.
Molti reati non andrebbero puniti con il carcere, ma con altro. Per esempio per i reati finanziari di lorsignori metterei dei servizi sociali seri, 6 giorni su 7, 8 ore al giorno ,per 10 o 20 anni e l'espropriazione totale delle ricchezze rubate. Una come Silvio, condannato per frode fiscale, sotto il mio governo si sarebbe fatto 10 anni di lavoro alla casa anziani, perdendo le ricchezze illegali accumulate, con una bella maglietta arancione da netturbino. Fine della carriera, fine di tutto.
A uno come Tanzi o come Dell'Utri avrei dato 20 anni di lavoro duro, altro che carcere dove leggere libri a sbafo a carico dello Stato. Chi fotte la comunità, deve ripagare la comunità fino in fondo. Niente attenuanti inutili, niente processi lunghi secoli. E se in primo grado si viene condannati, si passa dalla presunzione di innocenza alla presunzione di colpevolezza.
Fra l'altro i reati finanziari sono molto, molto più gravi di quelli del ladro comune.
Stesso ragionamento per gli spacciatori.
In carcere ci vanno mafiosi, quelli che hanno commesso crimini violenti e quelli che rappresentano una minaccia per la società. Inoltre viene sempre tutelata per prima la vittima, dopo caino.
Di quella americana non parliamo che è meglio.
Politica estera
Credo nella realpolitik, meno ipocrita e che fa meno danni. Quando arrivano gli idealismi, iniziano sempre le immense tragedie. Credo in comunità pacifiche, che non vuol dire pacifiste, con approcci regolati. Dato il Sistema attuale, pura utopia.
Cultura
Sono assai ostile a tanti aspetti della cultura mediatica attuale: dall'esaltazione della demenza, al culto del lavoro americano, al culto dell'individualismo imbecille, al culto degli status symbol e dell'immagine, al culto del dio denaro, fino all'ipocrisia politically correct dove minoranze settarie pretendono di avere la verità in tasca e di tappare la bocca a tutti.
Ritengono questa società profondamente malata, paranoide, nevrotica e debole, mentalmente debole. Il mondo delle corporation lo ritengo deleterio e vivere per lavorare non alcun senso a mio avviso.
Ritengo i ritmi che abbiamo folli e troppo veloci. Anti-equilibrio. Il modello dominante del consumatore fintamente felice con il sorriso falso falsissimo in tasca mi fa ribrezzo. E credo anche che a furia di andare avanti su questa strada, prevarranno altre civiltà.
Quindi concludendo, metto al centro:
- comunità
- territorio
- benessere psico-fisico e rigetto della paranoia del modello attuale
- ambientalismo, non solo per il riscaldamento globale, ma anche semplicemente per l'inquinamento in sè che produce malattie letali come i tumori.
- equilibrio da ricercare nei rapporti con le altre comunità e civiltà
- piccole nazioni
- esaltazione delle differenze, all'interno di scambi culturali proficui
- economia a protezione dei più deboli e che tenga sotto bastone i più ricchi
- sostituzione del turbo-capitalismo con un mercato assai regolamentato (ma non la burocrazia italiana :asd: )
- potenziamento della scienza, soprattutto sul settore dell'esplorazione spaziale
Utopia? Probabile, molto probabile, ma tranquillo Ronin, dopo la guerra proveremo a fare una società del genere ;)
P.s. infine sarebbe bene iniziare un bel dibattito sul trasumanesimo. In Italia molti stanno ancora a scannarsi su fasci e commie ( :facepalm: ), mentre da altre parti si troveranno presto innovazioni che cambieranno radicalmente tutto.
Breve e veloce sintesi del mio pensiero ( :asd: ). Se proprio vuoi darmi una definizione Ronin, considerami un localista, cultore della curiosità e della conoscenza, seguace dell'equilibrio psico-fisico, da applicare in una comunità armonica ben regolata, dove il rapporto umano e ambientale sono al centro dei valori fondanti.