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Visualizza Versione Completa : A chi fan paura le donne alla consolle? In Spagna molestie a giocatrici separatiste !



Cesarino
11-08-17, 07:18
Lei si chiama Marina Amores, @blissy su Twitter, si definisce comunicatrice audiovisiva e giornalista specializzata nel settore dei videogiochi. È lei la promotrice di Gaming Ladies, alla sua seconda edizione, nella città di Barcellona, evento dedicato alla presenza delle donne nell'industria del videogioco. Ingresso volutamente riservato solo a donne cis e transgender. L'idea era quella di organizzare uno spazio sicuro per condividere esperienze e parlare liberamente. Se il problema è l'assenza delle donne nei dibattiti, negli incontri e nelle conferenze sul tema dei videogiochi o della mancanza di uguaglianza di genere nel settore, allora c'è proprio bisogno di uno spazio in cui sia più confortevole parlare senza il timore di essere interrotta o eclissata. L'obiettivo di un evento non misto come Gaming Ladies è anche quello di diventare un momento rivendicativo, per segnalare un problema, e pratico, per dare voce a chi storicamente ha difficoltà ad averla.

Sembrava facile. La proposta di un evento separatista ha scatenato la rabbia di molti addetti ai lavori e non, così le molestie machiste in rete si sono scatenate, e dagli insulti si è passati rapidamente alle minacce. Tanto che l'azienda promotrice King Digital Entertainment, la stessa che sviluppa e distribuisce la saga di Candy Crush, è scappata, ha ritirato la sua collaborazione e ha negato l'utilizzo dello spazio previsto, dicendo di non poter garantire, dopo le troppe intimidazioni, la sicurezza delle partecipanti. L'evento è stato prima sospeso, poi, con un guizzo di orgoglio e determinazione delle donne coinvolte nell'organizzazione, riconfermato per la stessa data, ma in altro luogo, con discussione e networking finale, mantenendo ben salda l'idea di negare l'accesso ai maschi. Hanno partecipato quasi 300 donne di tutte le età e hanno a lungo parlato di una delle loro passioni: i videogiochi.

Pauline fu una delle prime donne ad apparire in un videogioco, Donkey Kong, correva l'anno 1981 e il suo ruolo consisteva, per lo più, nell'attesa di essere liberata. Da un uomo, l'ovviamente eroico Mario di turno, che sfidava la scimmia pelosa e gigante che l'aveva rapita. Come la virtuale Pauline le giocatrici virtuali si sono armate di pazienza e hanno aspettato, confidando nel fatto che prima o poi l'industria dei videogiochi avrebbe proposto trame più intriganti dello stereotipo della giovane indifesa da salvare. Attesa invana. L'industria del settore è giovane, una quarantina d'anni, il guaio è che da decenni gli ideatori e gli sviluppatori di videogiochi sono per lo più maschi bianchi, di classe media, eterosessuali che generano prodotti destinati a soddisfare loro stessi e il proprio immaginario. Quindi con performanti protagonisti maschili e donne solo come personaggi secondari e spesso di due tipi, come oggetti di attrazione sessuale o come qualcosa di passivo e da aiutare, con rare eccezioni.

Come capita nella società, il cambiamento tra i fruitori di videogiochi è stato più rapido dell'industria che li produce. La maggior parte di ricerche rileva che la metà dei giocatori in realtà sono giocatrici. In particolare in Spagna sono oltre il 47%, ma solo il 17% di chi partecipa alla realizzazione di un'opera digitale sono donne. Quindi se l'utilizzo di videogiochi negli ultimi anni si è normalizzato tra maschi e femmine, ideazione e sviluppo continuano ad essere considerati un lavoro da maschi. Il settore trasuda machismo e cosiddetto divario di genere.

L'idea di Gaming Ladies era esattamente quella di condividere le esperienze femminili nel mondo dei videogiochi senza subire l'ostilità di quei maschi, incapaci di abituarsi alla visibilità e alla partecipazione delle donne in questo ambiente. Per fortuna l'odio e la paura sono rimaste fuori dall'evento. Insieme per un'intera giornata di complicità e discussioni contro chi ancora pensa che essere donna possa significare non essere adatta a un posto di lavoro o addirittura ad un ruolo di dirigenza in una azienda il cui target si immagina maschile. Così si scopre che esiste anche una associazione spagnola – FemDevs.org – che nasce proprio con l'obiettivo di promuovere l'interesse e la partecipazione delle donne nell'industria del videogioco. Perché anche se sempre di più sono le donne che studiano e scelgono come ambito professionale questo settore, la scarsa visualizzazione e partecipazione di tutte si trasforma in una barriera che limita drasticamente la possibilità di convertire la passione per i videogiochi in una opzione lavorativa praticabile.

La richiesta di Gaming Ladies e delle donne che hanno partecipato è esplicita: uguaglianza di trattamento e di opportunità, sovvertendo l'idea che in un videogioco tutto il mondo è uomo. Iniziando a cambiare le videate d'inizio con quel «BENVENUTO» sempre declinato al maschile pensando che seduto di fronte al monitor ci sia sempre e solo un giocatore e non una giocatrice.

INCUBO ™
11-08-17, 07:24
vado a farmi una doccia

Thaipan
11-08-17, 08:07
https://www.youtube.com/watch?v=coVC4qzFS6U

manuè
11-08-17, 08:13
già non bastavano le pippe mentali dei basamentari all'ultimo stadio che vedono nel videogioco un'esperienza, un impegno e via di pipporrerie assortite, ci mancavano quelle femminee per affogarlo definitivamente in un oceano di minkiate e togliere del tutto quello che il videogioco, che non si chiama gioco per sbaglio, in realtà è: intrattenimento e divertimento :caffe: :facepalm: :no:

koba44
11-08-17, 08:13
BENVENUT* NEL MIO SIT*.