Zeta81
05-12-17, 14:30
Inauguriamo una tradizione dai
IL PASTORELLO STORPIO
Vi era al tempo un povero pastorello storpio, si chiamava Yussef detto il Rosso da quei pochi derelitti che gli si avvicinavano ancora.
Egli era orfano, sua madre era soffocata durante un gioco erotico finito male, mentre suo padre si fece scoppiare il fegato a forza di bere, non prima di essere collassato sulla gamba del nostro eroe causandogli l'infortunio che lo rese tanto sfortunato.
Era malvisto dalla comunità di Betlemme, forse a causa di certe voci sul suo comportamento promiscuo con le pecore che doveva sorvegliare.
Un bel giorno arrivò la lieta novella, sarebbe nato il Salvatore! Sul momento il debosciato si spaventò molto, pensando si riferissero ad Aronica, ma poi capì, anche grazie ad un paio di coppini ben assestati, che si riferivano al Re dei Re.
Voglioso di cambiare la propria vita decise che sarebbe giunto sul luogo del lieto evento e che grazie all'infinita gloria del divino infante avrebbe avuto la grazia del miracolo della guarigione.
Per festeggiare bevve una damigiana di grappa al rosmarino e si addormentò mentre si masturbava guardando Medicina 33. Si risvegliò che era tarda notte, la Cometa era già alta nel celo, si affrettò quindi, desideroso di incontrare il Salvatore, ma la gamba non gli permetteva di correre e cadde parecchie volte,
Arrivò sul posto che il sole era alto, i Re Magi stavano fumando l'ultimo Cyloom di polline prima di ripartire, e Baldassarre guardò il sudicio scarto genetico e proferì sentenza: “Ue, si cerchi lu bambinello è da mo che se ne è ito”.
Disperato il pastorello storpio afferrò l'unico ricordo della sua famiglia, una cintura di pelle che suo padre gli lasciò in punto di morte e dopo aver sospirato si appese ad un pero.
La morale di questa storia è che se sei un pastorello storpio forse è meglio che parti prima.
IL PASTORELLO STORPIO
Vi era al tempo un povero pastorello storpio, si chiamava Yussef detto il Rosso da quei pochi derelitti che gli si avvicinavano ancora.
Egli era orfano, sua madre era soffocata durante un gioco erotico finito male, mentre suo padre si fece scoppiare il fegato a forza di bere, non prima di essere collassato sulla gamba del nostro eroe causandogli l'infortunio che lo rese tanto sfortunato.
Era malvisto dalla comunità di Betlemme, forse a causa di certe voci sul suo comportamento promiscuo con le pecore che doveva sorvegliare.
Un bel giorno arrivò la lieta novella, sarebbe nato il Salvatore! Sul momento il debosciato si spaventò molto, pensando si riferissero ad Aronica, ma poi capì, anche grazie ad un paio di coppini ben assestati, che si riferivano al Re dei Re.
Voglioso di cambiare la propria vita decise che sarebbe giunto sul luogo del lieto evento e che grazie all'infinita gloria del divino infante avrebbe avuto la grazia del miracolo della guarigione.
Per festeggiare bevve una damigiana di grappa al rosmarino e si addormentò mentre si masturbava guardando Medicina 33. Si risvegliò che era tarda notte, la Cometa era già alta nel celo, si affrettò quindi, desideroso di incontrare il Salvatore, ma la gamba non gli permetteva di correre e cadde parecchie volte,
Arrivò sul posto che il sole era alto, i Re Magi stavano fumando l'ultimo Cyloom di polline prima di ripartire, e Baldassarre guardò il sudicio scarto genetico e proferì sentenza: “Ue, si cerchi lu bambinello è da mo che se ne è ito”.
Disperato il pastorello storpio afferrò l'unico ricordo della sua famiglia, una cintura di pelle che suo padre gli lasciò in punto di morte e dopo aver sospirato si appese ad un pero.
La morale di questa storia è che se sei un pastorello storpio forse è meglio che parti prima.