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Visualizza Versione Completa : Tutorial foro stenopeico



akrilico
15-01-16, 22:24
Sposto 'da là' a qua questo mio vecchio tutorial, sperando di fare cosa gradita ;)
Mi rendo conto che oggi come oggi è un po' anacronistico, oltrechè difficile da realizzare a causa probabilmente della difficoltà a reperire la carta fotografica a gradazione fissa.
Ma tant'è ;)

Uff, è una cosa semplicissima, che però da spiegare (soprattutto scritta) è un casino
però funge anche come ottimo esercizio per comprendere appieno come funge la stampa (e anche la fotografia) e prendere confidenza coi materiali
t dico subito ke le variabili sono molte, per cui l' unica cosa da fare è PROVARE, PROVARE E PROVARE
ma soprattutto SPENDERE, SPENDERE E SPENDERE
cmq cercherò di essere il più preciso possibile
ok, via al tutorial del foro stenopeico (che magari può interessare anche ad altri. speriamo)

IL FORO STENOPEICO
Il foro stenopeico nn è altro che la macchina fotografica più semplice che c' è.
Io uso una scatola per le scarpe di cartone, che si adatta perfettamente allo scopo (anche come dimensioni).
Ce la si può costruire anche da sè (in legno per esempio), ma per iniziare va benissimo (io uso la stessa da più di un anno e mi trovo benissimo).
Le dimensioni e le proporzioni tra i lati sono le prime variabili, che però potete identificare solo provando, ed influenzano le foto che farete. Dico solo che la superficie del lato più piccolo della scatola equivale alla grandezza delle foto che farete. Io sono riuscito a trovare una scatola con un lato di 18x15, proprio le dimensioni della carta fotografica. Sconsiglio di usare scatole cubiche. Per ora meglio parallelepipedi. Anche a base quadrata, ma cmq deve esserci un 'lato lungo'.
La scatola deve essere nera (nerissima) all' interno (dipinta o rivestita di stoffa. io consiglio dipinta. Tempera o acrilico vanno bene. No pennarelli o china: non sono coprenti), affinchè nn passi neanche un filo di luce. Bisogna prestare particolare attenzione agli angoli, dai quali è più probabile che la luce passi. Nel caso consiglio o di tappare i buchi con del nastro adesivo isolante (quello nero) o fare delle toppe di cartone (o carta molto spessa) sempre dipinti di nero e scotch. In ogni caso è meglio fare le 'riparazioni' all' interno.
La scatola deve essere apribile sul lato periore, per sistemarci il foglio di carta fotografica.
Le scatole delle scarpe vanno bene anche perchè i coperchi sono comodi e contemporaneamente impediscono che passi della luce.
Su uno dei 2 'lati corti', va fatto il buco dal quale passerà la luce che andrà ad impressionare il foglio di carta fotografica sulla parete opposta.
E qui arriva il difficile, perchè il buco sarà la cosa che influenzerà tutto il lavoro (a livelli di tempi e qualità).
Cmq, iniziate a fare un buco di 3 - 4 cm di diametro più o meno al centro della parete (della scatola ovviamente, non di casa vostra ); per questo nn serve essere troppo precisi.
Poi prendete un quadratino di pellicola di alluminio (il domopak) un po' più grande del buco appena fatto ed usatelo per coprirlo ALL' ESTERNO della scatola, fissandolo con dello scotch. Se si vuole essere pignoli, tenere il lato più riflettente rivolto verso l' esterno.
Ora trovate il centro esatto della parete usando il metodo delle diagonali, e qui bisogna essere abbastanza precisi. Per farlo consiglio una matita con una punta appena fatta o una penna a punta fine, che più che 'scrivere', serviranno a incidere leggermente l' alluminio (occhio a nn tagliarlo/bucarlo!), per cui andateci leggeri. Oltre ovviamente ad un righello o squadra per andare dritti! .
Trovato il centro si fa il buco vero e proprio, con uno spillo.
Ora, come dicevo le dimensioni del buco sono determinanti.
Il principio è lo stesso della reflex: più è piccolo il buco, più sarà definita e dettagliata la foto, ma maggiore sarà il tempo di esposizione/posa. Viceversa, più grande è il buco, più la fato avrà meno dettaglio ma minore sarà il tempo di posa, o meglio la quantità di luce che serve ad impressionare la carta (ah, si parla comunque di minuti).
Qui è difficile quantificare le dimensioni del buco, dato che si parla di frazioni di mm. Io consiglio di farlo piccolo, nel senso che lo spillo non dovete infilarlo per tutta la sua lunghezza. Giusto a metà della punta, andandoci molto leggeri.
Sappiate cmq che la definizione della foto può ancora essere 'controllata' (in 'peggio') in seguito, in base alla scelta della carta: se fate un buco piccolo per foto definite, usando una carta a gradazione maggiore si avrà QUASI (ma molto 'quasi') l' effetto che si può avere usando un buco più grande.
Ma del fattore carta ne parlerò dopo.
Una volta fatto il buco bisogna fare uno sportellino per tapparlo quando serve.
Basta un rettangolo di cartone (magari nero dal lato rivolto verso l' interno) poco più grande del quadrato d alluminio, fissato con una striscia di scotch sul solo lato superiore, che possa anche fungere da cerniera.
Complimenti, avete costruito il vostro primo foro stenopeico
Ora vi spego come usarlo.

LA CARTA
La carta fotografica che serve, è quella a gradazione fissa (esista anche la multigrade, usata per la stampa con gli ingranditori, ma inutilizzabile per noi).
La gradazione indica la grana: più sottile è, più definizione c' è (ma più luce serve) e viceversa.
Si va dall' 1 al 5, dove l' 1 è più definita, e la 5 più contrastata (esiste anche la 6, difficile da trovare e che praticamente non dà grigi, ma solo bianco e nero. Come le foto di Giacomelli, per intenderci).
Personalmente usa la 3, la classica via di mezzo.
Un' altra distinzione è legata alla qualità: baritata per la carta f**a, politenata per quella 'normale'. Gli effetti sono diversi (come pure il prezzo: minore per la politenata). Diciamo che la baritata è più 'classica', mentre la politenata è più 'moderna' (mettiamola così. In realtà la baritata è il top). Io uso la politenata lucida (esiste anche opaca).
Poi ci sono le marche. Le differenze non sono marcatissime, ma ci sono.
E anche qui è soggettivo. Io uso le ilford, che hanno un buon rapporto qualità/prezzo e sono anche le più diffuse.

FOTOGRAFARE COL FORO STENOPEICO
Nella fotografia col foro stenopeico il controllo è praticamente nullo.
Le variabili in questo caso sono solo 2 (a parte la carta ed il modo in cui avete fatto il foro stenopeico): la quantità di luce ed il tempo di esposizione.
La messa a fuoco e l' apertura del diaframma infatti sono fisse (tutto a fuoco).
Bisogna andare solo a tentativi. All' inizio farete molte foto tutte nere o tutte bianche, ma dopo poco i risultati arrivano.
Io vi riporto la mia esperienza in modo da non partire da 0.
La spiegazione si basa sull' uso di carta Ilford politenata gradazione 3.
Innanzi tutto bisogna allestire la camera oscura: basta una stanza completamente buia con una lampada ed un lampadario (o un' altra lampada. Il suo uso lo spiegherò poi). Sulla lampada bisogna sostituire la lampadina con una lampadina inattinica, quella rossa, che costa un po', ma la si compra una volta sola. Le lampadine normali colorate del supermercato non vanno bene.
La luce inattinica serve a vedere nella camera oscura senza che la carta venga impressionata. A tal proposito bisogna abituarsi a richiudere i fogli di carta fotografica subito nelle buste nere e nelle buste/scatole di cartone al buio quando non servono più. E' facile dimenticarsene ed accendere la luce normale (o aprire una porta) rovinando decine di fogli in un colpo solo!
Al buio, prendere un foglio di carta fotografica e fissarlo (o con del biadesivo nn troppo forte o con dello scotch di carta sul retro. Io consiglio quest' ultimo perchè non si rischia di strappare la carta) all' interno della scatola sulla parete opposta al buco, con il lato da impressionare rivolto verso l' interno della scatola. Questa cosa non è poi così ovvia, più che altro perchè in camera oscura ci si vede poco, e non è affatto facile distinguere il 'davanti' dal 'didietro' del foglio. Se usate carta lucida, è più facile, ma cmq non così automatico, per cui occhio. Anzi, dito, dato che ci si affida più che altro al tatto.
(suggerisco anche di 'sprecare' un foglio per guardarlo e toccarlo alla luce per prendere confidenza).
Cercate cmq di far aderire bene il foglio alla parete (altrimenti la foto può venire leggermente deformata).
Assicuratevi che sia ben attaccato: sarebbe seccante se si staccasse mentre è in posa. Anche qui nn è così impossibile che accada, dato che le foto col foro stenopeico si possono fare solo alla luce naturale e con il sole sparato sul soggetto (e dunque probabilmente anche sulla scatola, che si scalderà un po' rischiando di far staccare appunto lo scotch). Lo scotch di carta riduce le probabilità che ciò accada .
Chiudete poi la scatola (ora potete accendere la luce. Ricordatevi però di mettere al sicuro la carta fotografica che non usate!) e puntatela verso il soggetto da fotografare, dopodichè se avete costruito lo sportellino per tappare il buchino, apritelo (altrimenti dovreste tenerci sopra il dito fino a che non mettete la scatola in posizione).
Dicevo che io non sono mai riuscito a fare foto con luce artificiale al chiuso o all' aperto senza il sole (nuvoloso).
I risultati migliori li ho ottenuti alla mattina tra le 10 e le 11 in tarda primavera (o in estate con giornate limpide).
Il soggetto dovrebbe essere illuminato direttamente dal sole.
Considerate che io vivo a milano, che è molto umida e afosa.
Immagino che in montagna o nel sud italia, si riescano ad ottenere risultati perfetti anche in altri periodi dell' anno.
Ciò cmq non significa che diversamente non viene nulla. Più che altro si parla di ricchezza di toni e contrasti. Ho fatto foto alle 6 di sera in maggio che però sono un po' grige ma cmq belle.
Cmq, dal momento in cui aprite il buchino, si inizia a tenere il tempo. Qui io mi affido moltissimo alla mia sensibilità ed esperienza (o sesto senso), aiutata cmq da un orologio.
Dicevo che si parla di minuti. Con la ilford gradazione 3, a Milano in tarda primavera dalle 10 del mattino alle 12 in pieno sole, si va dai 3 ai 6 minuti di posa (in realtà 6 quando è un po' afoso o in tardo pomeriggio).
All' inizio bisogna fare molte prove, segnandosi le variabili che si decide di cambiare (marca, tipo e gradazione della carta, tempi di esposizone, orari, condizioni di luce. Queste ultime sono estremamente soggettive, in quanto quantità e 'qualità' della luce non sono misurabili, e nemmeno umidità e densità dell' aria, per cui va molto a esperienza, a meno che non vogliate usare un esposimetro, che oltre a togliere molto fascino alla cosa, sinceramente non saprei come usare), ma con un po' di pazienza e perseveranza i risultati non tarderanno ad arrivare.
Tenete presente che pochi secondi (tipo meno di 30) non fanno la differenza. Cioè, tra 4 min e 10 sec e 4 min e 20 sec sono praticamente uguali, mentre tra 4 min e 4 min e 20 sec la differenza è poca. Differenze di 40 sec invece già sono notevoli e possono fare la differenza tra una foto riuscita ed una foto quasi completamente nera (o meglio bianca, dato che si ottiene un negativo, ma d questo ne parlerò poi).
Il vostro peggior nemico cmq sono le nuvole di passaggio: se durante la posa una nuvola passa davanti al sole, allora è un casino: dipende da quanto tempo la nuvola oscura il sole (se sono pochi secondi, tipo meno di 10) allora non c sono problemi, ma è raro, dato che in primavera in genere non c' è molto vento. Altrimenti bisogna affidarsi completamente alla propria sensibilità. Ogni nuvola è diversa, sia come densità che come altezza, per cui ogni nuvola toglie una quantità di luce diversa per un tempo diverso.
Nn spaventatevi cmq: si impara anche a compensare questi incidenti (oltre che a maledirli ). Io vi riporto tutte le mie esperienze per cercare di limitarvi i danni e le spese della carta.
Una volta finito il tempo di posa, ritappate il buchino e tornate in camera oscura.
Piccola parentesi: se durante la foto, il sole oltre che a colpire il soggetto, colpisce anche la scatola, vi consiglio di coprirla con un pesante panno scuro (anche un maglione di lana pesante va bene) per evitare che passi della luce tra gli spigoli, che creerebbe degli aloni sulla foto. Inoltre il caldo rischierebbe di far staccare lo scotch che regge la carta fotografica all' interno, facendola cadere e vanificando il tutto.

SVILUPPO E STAMPA
Appena tornati in camera scura, inizia lo sviluppo e la stampa della foto.
Questo processo è lo stesso usato per la fotografia tradizionale, per cui chi sa già stampare passi oltre, mentre chi non sa stampare ma nn gli frega nulla del foro stenopeico legga attentamente .
Servono innanzi tutto almeno 2 vasche per gli acidi: una per il rivelatore (o sviluppo) d una per il fissaggio. In teoria ci vorrebbe anche una intermedia con l' acqua, per lavare bene il rivelatore dalla foto, ma non è fondamentale. Io cmq la uso.
Vanno bene delle vasche di plastica qualsiasi (nn credete a chi vi dice che devono essere di una plastica particolare per spillarvi un sacco di soldi: non è assolutamente vero. anche perchè gli acidi nelle vasche ci staranno non più di mezza giornata), rettangolari con bordi bassi. Nn consiglio di prenderle troppo grandi a meno che non sappiate già che stamperete foto grandi, altrimenti sprecherete una sacco di acidi per nulla. Basta che siano poco più grandi della carta che usate.
Anche una pinza di plastica può tornare utile se nn volete immergere le mani negli acidi (che cmq nn fano nulla. Al limite se avete un taglietto brucia un pochino, ma niente di che) e anche per non dover toccare la carta con le dita rischiando di lascarvi sopra le vostre impronte digitali. Io non le uso, ma a volte capita la ditata se n si sta attenti.
Tenete a portata di mano uno straccio o un asciugamano. Occhio che il rivelatore macchia e nn va più via.
Per gli acidi, io uso sempre gli ilford, ma i migliori dovrebbero essere gli Ornano, ma mi pare che ci siano solo in polvere, da fare da sè. A lungo andare penso sia la soluzione migliore, dato che si limitano gli sprechi (una volta aperti gli acidi a contatto con l' aria 'si consumano' e non funzionano più. I professionisti li cambiano ad ogni sessione; io li tengo anche per un mese. Diciamo che quando il rivelatore diventa troppo giallo e non vedete più i neri ed i contrasti, bisogna cambiarli).
Per iniziare direi di usare quelli liquidi, che vanno solo diluiti con acqua seguendo le indicazioni su foglietti acclusi (munitevi dunque di un contenitore graduato nn troppo grande. un biberon potrebbe andare). Per conservarli potete usare o le bottiglie di plastica apposta, dalle quali si può togliere l' aria (la scelta migliore. costano anche poco), oppure delle bottiglie di vetro scure ben tappate e conservate in un luogo buio e fresco (dovrebbero anche essere riempite il più possible per far sì che ci sia meno aria possibile).
Per funzionare meglio, gli acidi andrebbero portati a temperatura (scritta sui foglietti acclusi), di solito intorno ai 24 gradi (mi pare). Personalmente uso un metodo un po' laborioso e lungo ma efficace: riempio le vasche di acqua bollente (per scaldarle) e le lascio una mezzora con le bottiglie degli acidi fatti immerse (così si scaldano anche loro). Poi svuoto le vasche e le riempio con gli acidi, che nel frattempo si sono intiepidite. Funziona.
Quando siete pronti, al buio con la sola luce inattinica, recuperate dalla scatola il foglio di carta fotografica ed immergetelo prima nel rivelatore facendo oscillare la vasca in modo da smuovere l' acido, oppure scuotete il foglio fino a che la foto non appare. Quello che vederete sarà un negativo, per cui le luci saranno nere e le ombre bianche. Appena vedete che la foto inizia a scuriri levatela subito dal rivelatore e passatela nell' acqua (se avete la vasca intermedia) scuotendola velocemente e passandola poi nel fissaggio. Qui fate la stessa cosa del rivelatore, ma potete tenerla un po' di più, tipo anche qualche minuto.
Dopodichè dovrete lavarla sotto l' acqua corrente per almeno una mezzora (i professionisti hanno delle vasche apposite che fanno girare l' acqua per lavarle meglio dappertutto, e le tengono anche una nottata. Più tempo stanno nell' acqua, più la vostra foto durerà nel tempo.
Lasciatela asciugare da sola o se avete fretta aiutatevi con un phon tenuto a debita distanza per non bruciarla. In questo modo però la carta si imbarcherà parecchio (ma la potrete appiattire quasi completamente mettendola sotto qualche librone).
Per avere il positivo il procedimento è semplice: basta prendere un altro foglio di carta fotografica e metterlo a faccia in su; metterci sopra a faccia in giù il negativo (il tutto ovviamente in camera oscura) ed accendere la luce per un tempo che varia a seconda di: l' intensità della lampadina; la distanza della fonte di luce dai due fogli.
Anche qui si va a tentativi. Si parla cmq di pochi secondi (da 3 a 5). La differenza maggiore la fa la lampadina: una da 75w richiede intorno ai 3 sec., mentre una a 60w anche 4 sec. emmezzo o 5. Dipende anche se la foto vi è venuta chiara o scura.
Un contasecondi o un cronometro in questo caso sono utilissimi, ma a me piace andare a istinto e contare a mano. Sappiate cmq che non verrà al primo colpo (e probabilmente nemmeno al secondo e al terzo). Una volta capito però non sbagliereto più.
Ah, ricordo che tutto ciò è riferito alla carta ilford gradazione 3. Altre gradazioni e altre marche richiedono tempi leggermente diversi.
Rassegnatevi ad andare a tentativi.
Dopo aver spento la luce (ed essere tornati a 'regime di camera oscura'), stampate ripetendo il procedimento del negativo.
Vualà, la foto è fatta (uff, e anche 'sto lunghissimo tutorial. spero di non aver tralasciato nulla)