Originariamente Scritto da
Ronin
i processi di concentrazione per abbattere i costi fissi ci sono stati e ci sono in tutti i settori (gli agricoltori si consorziano per ridurre i costi dei grandi macchinari, le industrie si organizzano in distretti per ridurre i costi logistici, le imprese di servizi si consorziano per abbattere quelli di controllo di qualità e customer care).
gil spostamenti di manodopera fino ad oggi sono stati guidati anche dalla manodopera stessa, che sceglieva occupazioni meno pesanti, più remunerative, e con maggiori possibilità di specializzazione (che implica salari più alti): dall'agricoltura all'industria, dall'industria al terziario, dal terziario all'ict. dopo l'ict ancora non si intravede un nuovo ambito in cui riconvertire la manodopera, se non quello dei servizi alla persona (che però per il momento è di "basso livello", più modello badante da paese dell'est che modello dottore/dottoressa con master ad harvard).
il figlio del nonno agricoltore ha aperto il negozio, e il figlio del negoziante è andato a lavorare come commesso nel grande magazzino: il figlio del commesso scrive il software su cui il magazzino gira. ma con un software solo e 100 tra programmatori e manutentori "girano" 1.000 magazzini che prima abbisognavano di 10.000 magazzinieri.
quella attuale (la cosiddetta industria 4.0) non è neanche la prima ondata di automazione robotica, la precedente c'è stata negli anni '80, e si è in qualche modo auto-limitata perchè il mercato si è orientato verso la mass customization e il consumatore si è evoluto pretendendo prodotti sempre nuovi: il costo di riconvertire i robot "non intelligenti" unito ai costi dell'energia fino ad oggi li ha resi in molti casi antieconomici rispetto agli operatori umani, ma la crescente AI ovviamente nel tempo riduce questo costo, e soprattutto non è più la manodopera che si sposta perchè cerca occupazioni "migliori", semplicemente la manodopera meno qualificata viene espulsa.
insomma amazon cresce rubando spazi a wal-mart, e magari è anche vero che globalmente il fatturato della somma dei due è crescente anche in valore reale (post-inflazione), ma amazon ha un'incidenza della manodopera che è 1/10 della controparte, sicchè ad un fatturato crescente corrisponde una quantità di salari decrescente: o ci sono meno lavoratori, o diventano più poveri (o tutt'edue, come da noi
). fino a che i robot li costruiscono fabbriche che impiegano operai costruttori umani, in qualche modo si riesce a gestire la faccenda, ma via via che i robot diventano più abili lo spazio per l'impiego di abilità manuali umane si riduce costantemente; fino ad oggi ciò è stato compensato dall'ingresso nell'era industriale di nuovi paesi con manodopera a prezzi più ridotti (i famosi brics), non a caso però danneggiando la manodopera meno qualificata dei paesi già industrializzati. è probabile che con una massiccia robotizzazione il fenomeno si acuisca in tutto il mondo.
se a livello di singolo individuo la risposta può essere di qualificarsi più della media delle macchine, così come a livello di paese si può anche pensare di tenere botta aggredendo mercati esteri, di modo che alcune fasce di operai evoluti si trasformano in imprenditori robotizzati e iniziano ad esportare, ormai l'automazione sta aggredendo anche i compiti amministrativi. se ciò a livello di sistema paese contiene anche molti risvolti positivi (ad es. riduzione dei costi della burocrazia pubblica), a livello di riconversione del singolo comincia a comportare scenari mission-impossible, in cui ci si arrende o ci si riconverte baristi (non è una battuta: gli esercizi di bar e ristorazione aperti in italia dopo l'ultima crisi sono decine di migliaia, un fenomeno sociale). per tacere del livello globale.
non vedo soluzioni, se non appunto quelle che ognuno trova o non trova investendo sulla propria professionalità, quando ne ha le risorse.