Gli italiani: un popoli di capre ignoranti. Gli italiani: un popoli di capre ignoranti. - Pagina 5

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Discussione: Gli italiani: un popoli di capre ignoranti.

  1. #81
    Utente dal 09-05-2002 L'avatar di Firestorm
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    Re: Gli italiani: un popoli di capre ignoranti.

    Citazione Originariamente Scritto da Given Visualizza Messaggio
    Ok quindi si da per assodato che i laureati in materie umanistiche non servono a nulla?
    Servono a riempire le liste dei disoccupati che saranno scandagliato da programmi creati da quello con una laurea seria...
    A parte gli scherzi, servono anche loro ma non nel numero che abbiamo sformato fino ad ora l'ultima volta che ho controllato c'erano più laureati in scienze della comunicazione che ingegneri...
    Forse un ingegnere può riciclarsi a fare quello che fa un laureato in scienze della comunicazione ma al contrario dubito che possa tirare su una casa...
    Non puoi insegnare la fotografia, devono imparare da soli come farla meglio che si può, guardando ottime fotografie e facendone di pessime. (Cit. Cecil Beaton)
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  2. #82
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    Re: Gli italiani: un popoli di capre ignoranti.

    Ok quindi converrete con me che sarebbe un po' da distinguere all'interno del discorso di che tipo di laurea si sta parlando, anche perché il numero degli iscritti alle materie scientifiche non è basso per le eventuali prospettive di guadagno futuro ma soprattutto perché le persone non ce la fanno proprio

  3. #83
    Utente dal 09-05-2002 L'avatar di Firestorm
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    Re: Gli italiani: un popoli di capre ignoranti.

    Citazione Originariamente Scritto da Given Visualizza Messaggio
    Ok quindi converrete con me che sarebbe un po' da distinguere all'interno del discorso di che tipo di laurea si sta parlando, anche perché il numero degli iscritti alle materie scientifiche non è basso per le eventuali prospettive di guadagno futuro ma soprattutto perché le persone non ce la fanno proprio
    Certo quando all'inizio degli anni 2000 fu un fiorire di facoltà con il nome scienza davanti...Ecco quelli di scienza non avevano nulla...A Bari si narra di un corso di laurea triennale in Scienza della cura e della salute del cane e del gatto.
    Non puoi insegnare la fotografia, devono imparare da soli come farla meglio che si può, guardando ottime fotografie e facendone di pessime. (Cit. Cecil Beaton)
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  4. #84
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    Re: Gli italiani: un popoli di capre ignoranti.

    eh so soldi che qualcuno si intasca ad aprire facoltà nuove
    - in una società in cui ogni più piccolo diritto è perseguito, nessuno ha più diritti - Kungfucio
    - sempre sano e ricco, mai povero e malato - kungfucio Vol.2
    - meglio un osso oggi che due domani - Alì Baubau e i quaranta cagnoni

  5. #85
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    Re: Gli italiani: un popoli di capre ignoranti.

    E molte magicamente al Sud

    Tipo il classico paesino con mille abitanti e 900 sono insegnanti

    Inviato da un sarcazzo volante.

  6. #86
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    Re: Gli italiani: un popoli di capre ignoranti.

    Citazione Originariamente Scritto da Firestorm Visualizza Messaggio
    Certo quando all'inizio degli anni 2000 fu un fiorire di facoltà con il nome scienza davanti...Ecco quelli di scienza non avevano nulla...A Bari si narra di un corso di laurea triennale in Scienza della cura e della salute del cane e del gatto.
    Che probabilmente di questi tempi è più redditizia di molte altre lauree vere

  7. #87
    La Nonna L'avatar di Lux !
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    Re: Gli italiani: un popoli di capre ignoranti.

    Citazione Originariamente Scritto da Given Visualizza Messaggio
    Ok quindi si da per assodato che i laureati in materie umanistiche non servono a nulla?
    I kamikaze giapponesi erano scelti tra i laureati in materie umanistiche

  8. #88
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    Re: Gli italiani: un popoli di capre ignoranti.

    Citazione Originariamente Scritto da Qoelet Visualizza Messaggio
    Ok,
    non ci eravamo capiti. Non ho il polso esatto della situazione attuale, ma credo la ragione sia da cercare nel fenomeno che ho descritto rispondendo a sacramen: per migliorare le statistiche nazionali, le università fanno laureare cani e porci. Nonostante questo, chi è in grado di farsi due conti, all'uni non si iscrive più, perché si rende conto che con questo gap di stipendi conviene partire direttametne a fare l'operaio e bon così. I pirla, gli illusi ed i santi, invece, si buttano sull'accoppiata liceo+ università, sperando in bene.
    IMHO le università non fanno laureare cani e porci per migliorare le statistiche nazionali. Non gliene frega nulla di essere i primi in europa o al mondo come numero di laureati manco fossero una catena di montaggio. Alle università conviene far uscire più laureati per crearsi un nome ed attirare più laureandi.
    La vedo come una sorta di pubblicità e su quella pubblicità ci campano perchè portano maggiori finanziamenti.

    Comunque, come "imprenditore metalmeccanico" preferisco di gran lunga un ragazzo di 16 anni che esce da una scuola professionale con voglia di lavorare/imparare (e anche lì ci vuole tanto culo) piuttosto di un laureato che pretende l'ufficio al caldo, 2000 euri al mese e decidere di testa propria su cose che manco sa come funzionano perchè non si vuole sporcare le mani con la gavetta...

    Citazione Originariamente Scritto da Qoelet Visualizza Messaggio
    Ora, ci tengo a sottolineare che questo non vuol dire che TUTTI i nostri laureati saranno dei mentecatti: se vuoi studiare, studi. Il problema è che se NON vuoi studiare o non ce la fai proprio, vai avanti lo stesso, per spinta peristaltica.
    C'è chi prosegue con l'università anche per allontanare l'inizio con il mondo del lavoro. Chi pensa al lavoro inizia a lavorare anche dopo la maturità, tanto ormai la laurea non è più un biglietto da visita come lo era 30 anni fa.
    Poi, sono il primo a dire che non tutti i laureati sono mentecatti ma sono anche il primo a dire che nelle grandi aziende si assumono laureati solo per avere un ingegnere meccanico in azienda o in ogni reparto, manco fosse un soprammobile di valore. E purtroppo, nel mio lavoro, devo confrontarmi con autentici cani maledetti (cit. ) che manco sanno di cosa stanno parlando, che trattano i micron come se fossero centimetri e manco sanno usare gli strumenti di misura, che passano dall'alluminio al titanio come fosse pane o polenta.
    Però sono ingegneri e hanno ragione loro e se li contraddici rischi pure di perdere il cliente perchè poi hanno anche un "peso" sulle scelte dei fornitori.

    Citazione Originariamente Scritto da Qoelet Visualizza Messaggio
    Altra cosa da sottolineare è che la svalutazione degli stipendi dei laureati è iniziata PRIMA della svendita delle lauree.
    E' vero, la svalutazione degli stipendi ai laureati probabilmente è arrivata prima della "svendita" delle lauree. Ma è strettamente legata al punto precedente: se produci troppo rispetto la domanda il valore del tuo prodotto si svaluta e per venderlo devi abbassarne il prezzo in modo da invogliare i clienti. Ma questo si scarica sul produttore (università) che deve comunque produrre per tenere in piedi la baracca. Ecco che che l'unico modo per attirare studenti è quello di rendere le cose un pò più semplici.
    Per fare un parallelo, è simile alla situazione del mondo auto/moto: se saturi il mercato a chi vendi i tuoi mezzi? L'unica era costringere i clienti a cambiare auto ed ecco mettere in piedi rottamazioni, leggi euro 1/2/3/4/5/6 ecc... Il problema è che questo lavoro non lo puoi fare con delle persone...

    Citazione Originariamente Scritto da Qoelet Visualizza Messaggio
    Parlando di formazione e remunerazione,poi, vorrei anche ricordare che per le aziende italiane prendere il Dottorato serve ad una netta sega, quando va bene. Poi ci si chiede perché i cervalli fuggano: dei miei amici col PhD, siam tipo in 3 su 10 che lavoriamo ancora in Italia.
    Di nuovo, l'obietivo attuale delle università non è la qualità ma il numero di iscritti.
    Ho un mio coetaneo che ha smesso di lavorare nell'azienda del padre per studiare all'università, ha visto l'ambiente e se n'è andato a Lancaster. Dovrebbe aver raggiunto il dottorato lo scorso anno dopo 10 anni, peccato che nel frattempo lavorava in un laboratorio e attualmente ha ben 6 pubblicazioni scientifiche su applicazioni del grafene.
    Di fatto aveva un curriculum bestiale senza nemmeno il dottorato e zero speranze di tornare in italia perchè del suo bagaglio tecnico non se ne fa una mazza.
    Le aziende italiane hanno smesso di fare ricerca perchè non più sostenibile con i costi, la domanda di laureati va a ramengo, le università per vivere devono accontentarsi di sfornare cani maledetti che non fanno altro che peggiorare la situazione.
    E' un circolo vizioso dove ne esci azzerando tutto...

    Poi oh, so di ingegneri in pensione da 20 anni pagati dall'azienda 20000 euro al mese perchè a suo tempo crearono leghe di acciaio con le quali la suddetta azienda ha fatto fortuna. Gente che, per paura che vadano dalla concorrenza, li vedi col deambulatore in giacca e cravatta tipo studio d'avvocati a passare la giornata fra la macchinetta del caffè e partite a briscola con la tipica tempesta di bestemmie
    Se un'azienda preferisce tenersi un 80enne e pagarlo mensilmente come 10 neo laureati un dubbio me lo pongo...
    Ultima modifica di sacramen; 11-01-17 alle 13:17

  9. #89
    La Nonna L'avatar di Lux !
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    Re: Gli italiani: un popoli di capre ignoranti.

    Citazione Originariamente Scritto da Firestorm Visualizza Messaggio
    Certo quando all'inizio degli anni 2000 fu un fiorire di facoltà con il nome scienza davanti...Ecco quelli di scienza non avevano nulla...A Bari si narra di un corso di laurea triennale in Scienza della cura e della salute del cane e del gatto.
    Amen.

    Comunque:

    Le statistiche hanno confermato questa asserzione rilevandoci che la criminalità aumenta con la generalizzazione dell'istruzione, e che i peggiori nemici della società sono molto spesso dei laureati. [...]
    Nessuno, certo, ha mai sostenuto che l'istruzione ben diretta non possa dare risultati pratici molto utili, se non per elevare la moralità, almeno per sviluppare le capacità professionali. Disgraziatamente i popoli latini, specialmente da una trentina d'anni, hanno basato i loro sistemi di istruzione su principi molto difettosi, e, nonostante le osservazioni di persone eminenti, persistono nel loro deplorevole errore. [...] Il primo pericolo di questa educazione - molto giustamente qualificata latina - é di basarsi su un errore psicologico fondamentale: credere che l'imparare a memoria dei manuali, sviluppi l'intelligenza. Quindi si cerca d'imparare il più possibile; e dalla scuola elementare all'università, il giovanetto non fa che impinzarsi del contenuto dei libri, senza esercitare mai il suo giudizio e la sua iniziativa. L'istruzione, per lui, consiste nel recitare e obbedire. [...] Se questa educazione fosse soltanto inutile, ci si potrebbe limitare a compiangere disgraziati fanciulli ai quali si preferisce insegnare, invece di tante cose necessarie, la genealogia dei figli di Clotario, le lotte della Néustria e dell'Austrasia, o delle classificazioni zoologiche; ma essa presenta il pericolo assai più serio di ispirare in colui che l'ha ricevuta, un disgusto violento della condizione in cui é nato, e l'intenso desiderio di uscirne. L'operaio non vuol più rimanere operaio, il contadino non vuole essere più contadino, e l'ultimo fra i borghesi più non vede per suo figlio altra carriera possibile che quella di funzionario di Stato. Invece di preparare degli uomini per la vita, la scuola non li prepara che a funzioni pubbliche in cui la riuscita non esige alcuno spirito d'iniziativa. [...] Lo Stato, che fabbrica a furia di manuali tutti i suoi diplomati, non può utilizzarne che un piccolo numero, ed è costretto a lasciare gli altri senza impiego. E perciò necessario rassegnarsi a nutrire i primi e ad avere come nemici i secondi. Dall'alto al basso della piramide sociale la massa formidabile dei diplomati assedia oggigiorno gli impieghi. Un negoziante può assai difficilmente trovare un agente per andare a rappresentarlo nelle colonie, ma i più modesti impieghi ufficiali sono sollecitati da migliaia di aspiranti. Il dipartimento della Senna conta da solo 20.000 maestri e maestre senza impiego, e che, dispregiando i campi e l'officina, si rivolgono allo Stato per vivere. Essendo limitato il numero dei prescelti, quello degli scontenti é necessariamente immenso. [...] Si potrebbero forse accettare tutti gli inconvenienti della nostra educazione classica,
    quand'anche non creasse che spostati e scontenti, se l'acquisizione superficiale di tante conoscenze, la perfetta recitazione di tanti manuali elevassero il livello dell'intelligenza. Ma raggiunge essa realmente questo risultato? Ohimé, no ! Il giudizio, l'esperienza, l'iniziativa, il carattere sono le condizioni di successo nella vita; e tutte questo non lo si apprende sui libri. I libri sono i dizionari utili da consultarsi, ma dei quali è perfettamente inutile immagazzinare nella testa lunghi frammenti. Come può l'istruzione professionale sviluppare l'intelligenza in una misura che sfugge completamente all'istruzione classica ? Taine lo ha dimostrato assai bene nel passo seguente « Le idee non si formano che nell'ambiente naturale e normale; ciò che alimenta il loro germe sono le innumerevoli impressioni sensibili che il giovane tutti i giorni riceve all'officina, nella miniera, al tribunale, allo studio, sul cantiere, all'ospedale, dinanzi allo spettacolo degli strumenti, dei materiali e delle operazioni, in presenza dei clienti, degli operai, dei lavoro, dell'opera particolare dell'occhio, dell'orecchio, delle mani e dello stesso odorato, che, involontariamente raccolte o sordamente elaborate si organizzano in lui per suggerirgli presto o tardi combinazioni nuove, semplificazione, economia, perfezionamento o invenzione. Di tutti questi contatti preziosi, di tutti questi elementi assimilati ed indispensabili è privato il giovane alunno, e proprio nell'età feconda: per sette od otto anni egli è sequestrato in una scuola, lontano dall'esperienza diretta e personale che gli avrebbe dato la nozione esatta e viva delle cose, degli uomini e dei diversi modi di dominarli. ... Almeno nove su dieci hanno perduto tempo e fatica; parecchi anni della loro vita, anni efficaci, importanti e anche decisivi. [...]
    "Nei tre gradi dell'istruzione - per l'infanzia, l'adolescenza e la gioventù - la preparazione teorica e scolastica sui banchi, per mezzo dei libri, s'é prolungata e aggravata, in vista dell'esame o del grado o del diploma o del brevetto, e coi mezzi peggiori: con l'applicazione di un regime antinaturale e antisociale, col convitto, coll'eccessivo ritardo del tirocinio pratico, con l'allenamento artificiale e il riempimento meccanico, con lo strapazzo, senza considerazione del tempo in cui il ragazzo sarà adulto e delle funzioni virili che l'uomo fatto dovrà compiere, non tenendo conto del mondo reale dove il giovane dovrà vivere, della società a cui bisogna adattarlo o farlo piegare, del conflitto umano dove per difendersi e tenersi in piedi, egli dovrà essere, anzitutto, equipaggiato, armato, esercitato e pieno di forza. « Questo necessario equipaggiamento, questi requisiti più importanti di tutti gli altri, questa solidità del buon senso, della volontà e dei nervi, le nostre scuole non glieli procurano; al contrario, ben lontane dal qualificarlo, lo squalificano per la sua condizione prossima e definitiva. La sua entrata nel mondo e i suoi primi passi nel campo dell'azione pratica, spesse volte, non sono che una serie di cadute dolorose; egli ne resta ferito, ne porta le tracce a lungo, e qualche volta per sempre. È una dura e pericolosa prova; l'equilibrio morale e mentale si altera, e corre rischio di non ristabilirsi più; la delusione è stata troppo improvvisa e completa; i disinganni sono stati troppo grandi e il disgusto troppo forte »



    Un bacino sulla fronte a chi indovina l'autore

  10. #90
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    Re: Gli italiani: un popoli di capre ignoranti.

    Comunque, come "imprenditore metalmeccanico" preferisco di gran lunga un ragazzo di 16 anni che esce da una scuola professionale con voglia di lavorare/imparare (e anche lì ci vuole tanto culo) piuttosto di un laureato che pretende l'ufficio al caldo, 2000 euri al mese e decidere di testa propria su cose che manco sa come funzionano perchè non si vuole sporcare le mani con la gavetta...

    ma vi fanno con lo stampino?

  11. #91
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    Re: Gli italiani: un popoli di capre ignoranti.

    Citazione Originariamente Scritto da Lo Zio Visualizza Messaggio
    Comunque, come "imprenditore metalmeccanico" preferisco di gran lunga un ragazzo di 16 anni che esce da una scuola professionale con voglia di lavorare/imparare (e anche lì ci vuole tanto culo) piuttosto di un laureato che pretende l'ufficio al caldo, 2000 euri al mese e decidere di testa propria su cose che manco sa come funzionano perchè non si vuole sporcare le mani con la gavetta...

    ma vi fanno con lo stampino?
    Che poi se uno prende un ingegnere meccanico per fare il lavoro di un sedicente sedicenne uscito dalla scuola professionale, o viceversa, il problema è ben altrove

  12. #92
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    Re: Gli italiani: un popoli di capre ignoranti.

    Articolo di ieri, giusto per stare in tema:
    http://www.lastampa.it/2017/01/10/bl...UO/pagina.html

    Parlando di università ogni anno sento sempre il solito coro di indignazione quando si parla di corsi con numero chiuso e questo fa già capire che a molte persone manca il quadro generale della situazione.

    Parlando invece con chi fa selezione del personale, tutti mi confermano che trovare un neo-laureato umile è cosa rara.

  13. #93
    Senior Member L'avatar di Lo Zio
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    Re: Gli italiani: un popoli di capre ignoranti.

    Citazione Originariamente Scritto da Given Visualizza Messaggio
    Che poi se uno prende un ingegnere meccanico per fare il lavoro di un sedicente sedicenne uscito dalla scuola professionale, o viceversa, il problema è ben altrove
    in verità siamo noi a essere fessi e gli imprenditori a essere smart: prendo un ingegnere per fare il lavoro di un diplomato, così ho la qualità dell'ing al costo del dip

    te capì?

  14. #94

    Re: Gli italiani: un popoli di capre ignoranti.

    Citazione Originariamente Scritto da Kayato Visualizza Messaggio
    Articolo di ieri, giusto per stare in tema:
    http://www.lastampa.it/2017/01/10/bl...UO/pagina.html

    Parlando invece con chi fa selezione del personale, tutti mi confermano che trovare un neo-laureato umile è cosa rara.
    quoto, coi laureati ti trovi spesso davanti gente che crede di avere il bigino per l'universo, quando in realtà poi non hanno la minima idea che ciò che hanno studiato debba poi essere filtrato da abbondante esperienza pratica per avere un valore, pensano che il loro votone di laurea sia sufficiente per campare e che le fatiche siano finite
    Mi sono sempre trovato benissimo invece con ragazzi usciti dagli istituti professionali, interessati, non credono di essere il Cristo e sono ricettivi e propositivi il giusto.


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  15. #95
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    Re: Gli italiani: un popoli di capre ignoranti.

    Un grosso problema di base è "tanta teoria, zero pratica". Tutti i percorsi di studi dovrebbero avere tante ore di stage/tirocinio anche solo per fare capire a questi ragazzi "come funziona il mondo del lavoro" sopratutto in italia che la prassi è "si scrive così, ma in verità si fa così"

  16. #96
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    Re: Gli italiani: un popoli di capre ignoranti.

    Ripeto, se per un lavoro ti serve uno uscito dall'itis, non lo fai neanche il colloquio ad un laureato

  17. #97
    Senior Member L'avatar di Lo Zio
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    Re: Gli italiani: un popoli di capre ignoranti.

    Citazione Originariamente Scritto da Kayato Visualizza Messaggio
    ...sopratutto in italia che la prassi è "si scrive così, ma in verità si fa così"
    e non lo diciamo a nessuno

  18. #98
    Reeko
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    Re: Gli italiani: un popoli di capre ignoranti.

    Citazione Originariamente Scritto da Given Visualizza Messaggio
    Ripeto, se per un lavoro ti serve uno uscito dall'itis, non lo fai neanche il colloquio ad un laureato
    e perchè allora ci sono tanti laureati che accettano di fare colloqui per un posto adatto ad uno uscito dall'itis?
    Appena uscito dalle superiori, nel 2002, ragioneria, fatto colloqui per le banche per operatore di sportello.
    Una miriade di laureati in economia, secondo te chi hanno preso?

  19. #99

    Re: Gli italiani: un popoli di capre ignoranti.

    Citazione Originariamente Scritto da Given Visualizza Messaggio
    Ripeto, se per un lavoro ti serve uno uscito dall'itis, non lo fai neanche il colloquio ad un laureato
    questo in un mondo ideale, nel mondo reale ci sono troppi laureati, chiaramente non stiamo mettendo sullo stesso piano ingegneri nucleari e diplomati itis.
    La soluzione semplice sarebbe il numero chiuso per tutti, ma la verità è che il business dietro agli istituti universitari è troppo grosso.


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  20. #100
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    Re: Gli italiani: un popoli di capre ignoranti.

    Citazione Originariamente Scritto da Reeko Visualizza Messaggio
    e perchè allora ci sono tanti laureati che accettano di fare colloqui per un posto adatto ad uno uscito dall'itis?
    Appena uscito dalle superiori, nel 2002, ragioneria, fatto colloqui per le banche per operatore di sportello.
    Una miriade di laureati in economia, secondo te chi hanno preso?
    Da qualche parte devono pure cominciare e forse sperano che entrando così riescano ad avanzare di posizione, o rimanendo all'interno alla stessa azienda oppure più facilmente cambiando lavoro. C'è da considerare anche che al momento si richiede la laurea per fare quello che un tempo si poteva fare anche col diploma.
    Hanno preso te perché avevi più competenze pratiche e meno bisogno di formazione?

    Citazione Originariamente Scritto da ruttoliberoaipopoliliberi Visualizza Messaggio
    questo in un mondo ideale, nel mondo reale ci sono troppi laureati, chiaramente non stiamo mettendo sullo stesso piano ingegneri nucleari e diplomati itis.
    La soluzione semplice sarebbe il numero chiuso per tutti, ma la verità è che il business dietro agli istituti universitari è troppo grosso.
    Boh su troppi laureati in materie scientifiche non ne sarei così sicuro, ma ammetto di non avere dati alla mano. D'altronde sempre stato d'accordo al numero chiuso, anche se preferisco il metodo adottato al Politecnico di Torino quando mi sono iscritto: 1) test di ingresso non vincolante all'iscrizione, con obbligo di frequentare dei corsi di riparazione se sotto un determinato punteggio; 2) obbligo di superare gli esami fondamentali (analisi 1 e forse geometria) entro il primo anno, pena il non potersi più iscrivere in quel ramo di ingegneria.

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