Per l'Italia sta arrivando velocemente il momento in cui dovrà decidere cosa vuole fare. In realtà cosa voglia fare l'Italia si può già capire: si è lasciata comperare dalla Francia senza sollevare un dito. Oggi Telecom Italia è coordinata e diretta da Vivendi. La lista di imprese strategiche passate sotto controllo francese è sterminata, è un fenomeno che non ha alcun paragone di sorta tra i Paesi del primo mondo e che non sarebbe stato permesso nemmeno nei Paesi del secondo mondo. Alla lista che conosciamo (il risparmio, Pioneer ieri e Generali domani, le banche, le telecomunicazioni, il lusso, l'energia, l'alimentare, ecc.) si potrebbe aggiungere persino la difesa con Leonardo mentre tra inchieste inconcepibili in qualsiasi altro Paese sembra sia finita nel mirino persino Eni. È davvero difficile non pensare che un tale trasferimento di sovranità sostanziale, mai visto e impossibile in qualunque altro Paese, sia accaduto per caso e solo per opportunismi singoli nel totale disinteresse del governo. In Francia o in Spagna, valga per tutti l'accoglienza riservata ad Atlantia nell'Opa su Abertis, le resistenze sarebbero state sicuramente molto più forti.Si può leggere in sostanza una scelta strategica per cui l'Italia si "vende" alla Francia per rimanere nell'Europa A, quella di Francia e Germania. La Francia, che, come l'Italia, non può reggere la competizione tedesca, oggi per tanti motivi tratta con la Germania alla pari mentre l'Italia è fuori dal tavolo. La Germania sceglie un accordo con la Francia come alternativa a una rottura totale dell'euro da cui uscirebbe completamente isolata. L'europeismo italiano è solo una bella storia che maschera la vera opzione. La scelta, meditata e precisa, di rimanere nell'euro come colonia della Francia. Una scelta da perdenti che ha alcune controindicazioni.
La prima è che in questo modo si salveranno sicuramente i grandi capitali italiani che rimarranno in euro a discapito però di milioni di posti di lavoro in meno, ma si può sempre emigrare, di un Paese che non potrà mai più accarezzare il sogno di poter investire e di potere fare una politica estera che tuteli i propri interessi. Le colonie, come noto, devono avere la crescita castrata. Il secondo è che vendersi a questa Europa "A" con il parlamento finto ma il Bundestag e l'Assemblée nationale verissimi, in questo modo per assicurarsi la tranquillità e ingraziarsi i padroni in realtà non ci tutela. Il secondo in cui non serviamo più è il secondo in cui veniamo scaricati mentre rimangono appiccicati a chi ha vinto le industrie, il risparmio e i posti di lavoro. Questa però è una storia già vista. È l'unico destino della Grecia con il 25% di disoccupazione, destinata a uscire dall'euro solo dopo aver perso tutto e solo dopo che le cose di valore, porti e aeroporti su cui viaggiano merci e turisti globali, sono finite in Germania. Eppure l'Italia ha dimostrato per un cinquantennio grandi potenzialità economiche, con l'economia mista pubblico-privata distrutta dall'euro e dalle privatizzazioni, e politiche come punto di riferimento per un'area, il Mediterraneo, che, a ragione, ci ha sempre percepito come partner e non come padrone.
Poi ci dicono che l'Europa è l'unica opzione e che se ci facciamo qualche domanda siamo "populisti". Ci facciamo le stesse domande, in realtà, che si fanno Merkel e Macron per cui l'euro e l'Europa sono e saranno sempre un mezzo e non il fine.
http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2018/2/7/GEO-FINANZA-Cosi-l-Italia-ha-scelto-di-farsi-comprare-dalla-Francia/805537/