Politici ladri: the collection Politici ladri: the collection - Pagina 3

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Discussione: Politici ladri: the collection

  1. #41
    Utente dal 09-05-2002 L'avatar di Firestorm
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    Re: Politici ladri: the collection

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    Intanto Bassolino si candida con una sua lista a Napoli. Colombo idem con patate a Milano . Ottimo lavoro orfini

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    È diversamente furbo
    Non puoi insegnare la fotografia, devono imparare da soli come farla meglio che si può, guardando ottime fotografie e facendone di pessime. (Cit. Cecil Beaton)
    BattleTag F1r3st0rm#2428

    25/08/2012 - Un ultimo piccolo passo per un grande uomo, un grande ricordo per tutta l'umanità.
    Le mie foto su 500px - PER ASPERA AD IMAGINEM
    www.andreamanna.it

  2. #42
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    Re: Politici ladri: the collection

    ‘Ndrangheta, “per 15 anni favori alla cosca in cambio di voti”:

    arrestati 4 esponenti Pd. C’è un ex sottosegretario


    Operazione della Procura di Catanzaro, coinvolte 10 persone. Ai domiciliari anche Sandro Principe, membro dei governi Amato e Ciampi e uomo forte dei democratici in provincia di Cosenza. Secondo i magistrati i componenti del clan Lanzino-Rua venivano assunti (e mai licenziati) dalle municipalizzate

    ‘Ndrangheta e politica ancora insieme nelle carte della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Ai domiciliari sono finiti 4 esponenti del Partito democratico e del centrosinistra: l’ex sottosegretario al Lavoro dei governi Amato e Ciampi Sandro Principe (ex sindaco di Rende e ex consigliere regionale), Umberto Bernaudo (anche lui ex sindaco di Rende), l’ex consigliere provinciale Pietro Ruffolo e l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli, in passato vicino al Nuovo Centrodestra e all’ex presidente Giuseppe Scopelliti, ma candidato alle Regionali 2014 con il centrosinistra, nella lista Oliverio Presidente. Sono finiti tutti ai domiciliari. Le accuse sono a vario titolo concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio e corruzione in un’inchiesta sulla cosca Lanzino-Rua che ha portato all’arresto di 10 persone. Secondo la Procura l’intreccio politico-mafioso ha consentito ai candidati alle elezioni comunali di Rende dal 1999 al 2011, per il rinnovo del consiglio provinciale di Cosenza del 2009 e del consiglio regionale della Calabria del 2010, di ottenere l’appoggio elettorale da parte di personaggi di rilievo del clan. “È buono però dai! così, ci sarà pane per tutti, o no?” dicevano nelle telefonate. “Buono buono ma Principe ha sfondato, compà”. L’operazione di oggi rischia di provocare un terremoto politico in tutta la Calabria. I personaggi arrestati, infatti, per anni hanno rappresentato lo zoccolo duro che ha contribuito nel 2014 alla vittoria del centrosinistra alle Regionali.

    I carabinieri, coordinati dal procuratore aggiunto Vincenzo Luberto e dal sostituto procuratore della Dda Pierpaolo Bruni, hanno smantellato un sistema ultradecennale che aveva come fulcro l’amministrazione comunale di Rende. Tra le attività illecite vengono individuati l’affidamento in gestione di locali pubblici comunali a personaggi appartenenti alle cosche. In sostanza, la politica si faceva carico di assumere soggetti legati alla ‘ndrangheta nella società municipalizzata che si occupava dei servizi comunali.

    Queste persone poi non venivano licenziate nonostante le condanne e, anzi, ricevevano la promessa dell’erogazione di fondi pubblici per finanziare una cooperativa creata ad hoc per la gestione dell’area mercatale di Rende che sarebbe stata affidata a un personaggio di vertice della ‘ndrangheta cosentina. Tra gli assunti anche il boss Ettore Lanzino che, con i politici arrestati, avrebbe stipulato veri e propri patti elettorali in occasione dei vari appuntamenti.

    L’ex sottosegretario Principe veniva indicato come il “capo” che sceglieva anche il suo successore come sindaco di Rende. “Eh … c’era il capo che hanno fatto entrare tra gli applausi finali” dice di lui uno degli intercettati. E ancora: “Eh l’applauso, l’applauso gli fa lui … omissis… invece di sceglierlo il popolo, lo sceglie lui ogni volta. A lui i voti di famiglia glie li do perché oh, figurati e roba varia, però che…”.

    Nell’inchiesta è finita anche l’ultima campagna elettorale del 2014 per le Comunali. Nonostante fosse detenuto (oggi al 41 bis), uno dei boss arrestati è stato intercettato in carcere mentre poneva le sue condizioni: chiedeva una somma di denaro, lamentando gli scarsi benefici ottenuti dalla cosca nel recente passato, nonostante si fosse occupato di monitorare l’attività politica dai principali candidati.

  3. #43
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    Re: Politici ladri: the collection

    Dài rottamatori peggio dei rottami, che entro il 2018 ce la fate a farvi beccare tutti

    La ministra Guidi si è dimessa per l'intercettazione con il

    compagno: "Domani passa l'emendamento"




    Renzi alla ex collaboratrice: "Scelta sofferta che condivido". Agli atti una telefonata tra il responsabile delle Attività produttive e il compagno, Gianluca Gemelli, indagato per traffico d'influenze illecite dalla procura di Potenza. E viene citata anche la Boschi. La dimissionaria scrive al premier: "Sono stata corretta e in buona fede"

    ROMA - La ministra Federica Guidi si è dimessa, travolta da un'intercettazione in cui - parlando con il suo compagno Gianluca Gemelli - gli garantiva il via libera a un emendamento alla legge di Stabilità che andava incontro ai suoi interessi imprenditoriali. Un'intercettazione che chiama in causa il centro del potere del governo Renzi, visto che la Guidi cita anche la ministra Maria Elena Boschi: "Anche Maria Elena è d'accordo".

    "Caro Matteo - scrive la Guidi nella sua lettera di dimissioni - sono assolutamente certa della mia buona fede e della correttezza del mio operato. Credo tuttavia necessario, per una questione di opportunità politica, rassegnare le mie dimissioni da incarico di ministro. Sono stati due anni di splendido lavoro insieme. Continuerò come cittadina e come imprenditrice a lavorare per il bene del nostro meraviglioso Paese". Così si conclude l'incarico della ministra, che sin dalla sua nomina ha segnato la storia governo Renzi per i suoi conflitti d'interesse. Il premier, dagli Stati Uniti ha risposto dopo poche ore: "Cara Federica ho molto apprezzato il tuo lavoro di questi anni. Serio, deciso, competente. Rispetto la tua scelta personale sofferta, dettata da ragioni di opportunità che condivido: procederò nei prossimi giorni a proporre il tuo successore al capo dello Stato".

    Tutto parte da un'inchiesta della procura di Potenza sulla gestione dei rifiuti nel centro Eni, inchiesta che ha un filone parallelo sull'impianto di Tempa Rossa nella Val d'Agri. In questo filone è indagato Gemelli, accusato di traffico di influenze illecite proprio per i suoi rapporti con il ministro. Il pm aveva anche chiesto l'arresto di Gemelli, che però non è stato concesso.

    REAZIONI POLITICHE / M5s e Lega: dimissioni

    Questa parte di indagine ruota intorno a un emendamento alla Legge di Stabilità, approvato all'ultimo momento nel dicembre del 2014, con il quale si dava il via libera al progetto di estrazione di petrolio Tempa Rossa, opera contestatissima dalle associazioni ambientaliste, ma sul quale Gemelli aveva forti interessi.

    La storia è ricostruita negli atti dell'inchiesta con cui sono state arrestate sei persone. Atti nei quali c'è anche una serie di conversazioni telefoniche dirette tra Guidi e Gemelli, tra i quali c'era "una relazione di convivenza", come si legge nelle carte. L'imprenditore era interessato a fare in modo che si sbloccasse l'operazione Tempa Rossa, gestita dalla Total, perché secondo l'accusa le sue aziende avrebbero guadagnato circa due milioni e mezzo di sub appalti. E di questo parla al telefono con la compagna.

    Che, il 13 dicembre, lo rassicura: "Dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato se... è d'accordo anche Mariaelena la... quell'emendamento che mi hanno fatto uscire quella notte. Alle quattro di notte... Rimetterlo dentro alla legge... con l'emendamento alla legge di stabilità e a questo punto se riusciamo a sbloccare anche Tempa Rossa... ehm... dall'altra parte si muove tutto!".

    Il compagno le chiede se la cosa riguardasse i suoi amici e il ministro gli risponde: "Eh certo, capito? Per questo te l'ho detto".

    Avuta la notizia Gemelli chiama subito il rappresentante della Total: "La chiamo per darle una buona notizia..ehm.. .si ricorda che tempo fa c'è stato casino..che avevano ritirato un emendamento...ragion per cui c'erano di nuovo problemi su Tempa Ross ... pare che oggi riescano ad inserirlo nuovamente al senato..ragion per cui..se passa...e pare che ci sia l'accordo con Boschi e compagni...(...) se passa quest'emendamento... che pare... siano d'accordo tutti...perché la boschi ha accettato di inserirlo... (...) è tutto sbloccato! (ride ndr)...volevo che lo sapesse in anticipo! (...) e quindi questa è una notizia...".

    Dalle indagini fatte poi dagli agenti della squadra mobile della Polizia di Potenza che hanno svolto le indagini è emerso che l'emendamento era stato inserito nel maxiemendamento alla Legge di stabilità del 2015, modificato dal Senato il 20 dicembre, con il quale si dava il via al progetto Tempa Rossa.

  4. #44
    Senior Member L'avatar di Pinhead81
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    Re: Politici ladri: the collection

    Più che altro come fai a dire di essere stato corretto e in buona fede se io entro a casa di backleground a rubare (per dire) e poi restituisco il maltolto, non posso fare un'intervista dicendo "sono stato onesto"

  5. #45
    Malmostoso L'avatar di Necronomicon
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    Re: Politici ladri: the collection

    Citazione Originariamente Scritto da Pinhead81 Visualizza Messaggio
    Più che altro come fai a dire di essere stato corretto e in buona fede se io entro a casa di backleground a rubare (per dire) e poi restituisco il maltolto, non posso fare un'intervista dicendo "sono stato onesto"
    Esempio sbagliato, lo sai che backleground in casa non ha nulla che sia possibile rubare.

  6. #46

    Re: Politici ladri: the collection

    Beh, ma se non aveva le inferriate tu eri in buona fede.

    spedito con ricevuta di ritorno

  7. #47
    Senior Member L'avatar di Pinhead81
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    Re: Politici ladri: the collection

    Sapevo che in molti avrebbero colto

  8. #48
    Nato stanco L'avatar di Vitor
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    Re: Politici ladri: the collection

    Oh, a proposito di ladri.

    "Roma, città terremotata" lo aveva già detto. E oggi Guido Bertolaso, candidato sindaco di Roma per Forza Italia, ha precisato che "per certi versi la città terremotata de L'Aquila era in una situazione anche migliore rispetto a quella di Roma perché lì c'è stata coesione sociale e voglia di ripartire e ricostruire la città - ha detto in diretta su Sky Tg24 - Qui a Roma c'è tanta rassegnazione, delusione e amarezza".
    Ogni tanto si stacca un balcone della «New Town», viene giù un pezzo di soffitto. Arriva un poliziotto e stende uno di quei nastri che si vedono sempre nei film con gli assassini. Pone sotto sequestro un terrazzino, una scala, un pianerottolo. Il sindaco emette un’ordinanza di sgombero. Molti se ne vanno, qualcuno resiste. «E dove devo andare?» dice il pensionato Angelo Cerasoli, uno degli irriducibili della frazione Arischia. «Io e mia moglie siamo nati in questo paese. La nostra casa non è mai stata ricostruita, è rimasta identica alla notte di sette anni fa». Qui tutti gli alloggi del famoso «Progetto C.a.s.e» sono già stati dichiarati inabitabili, cioè pericolanti. L’Aquila è crollata nel terremoto del 2009, ma continua a sgretolarsi giorno dopo giorno sotto il peso della ricostruzione mancata.

    La Procura dell’Aquila ha dovuto aprire circa duecento fascicoli legati alla ricostruzione. Si va dalle infiltrazioni mafiose dei casalesi - ovvero Gomorra al lavoro qui - alle tangenti sugli appalti e turbativa d’asta per le forniture. Quanti affari sulle rovine dell’Aquila, quante risate.

    Con l’aggiunta di questa inchiesta sui crolli nella «New Town» costata oltre un miliardo di euro, voluta dall’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Il progetto era stato affidato in regime d’emergenza alla Protezione Civile di Guido Bertolaso. Ancora oggi si legge nel sito ufficiale: «Veri e propri quartieri con case circondate dal verde, dotate di tutti i servizi, progettate con i più avanzati criteri di sostenibilità e realizzate in legno lamellare, calcestruzzo precompresso, laterizi o metallo isolato termicamente». Ma le nuove case antisismiche non hanno retto neppure la pioggia. Sono 37 gli indagati per frode, truffa aggravata ai danni dello Stato, falso in atto pubblico. Imprenditori, progettisti, collaudatori, tecnici e dirigenti comunali. Un disastro nel disastro. Il sospetto è che abbiamo realizzato i fabbricati con legni scadenti e tecniche molto approssimative. Ecco perchè i balconi crollano. Sono oltre 900 quelli sequestrati. E così gli sfollati devono sfollare ancora.

  9. #49
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    Re: Politici ladri: the collection

    Sono le case antisismiche per antonomasia. Si autodistruggono prima del prossimo terremoto così sarà impossibile che subiscano danni

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  10. #50
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    Re: Politici ladri: the collection

    E mentre Renzi parla di Tangentopoli come una barbarie verso persone perbene, un'altra barbarie di abbatte sui suoi amici in Campania


    Napoli, appalti truccati. Nove arresti. Indagato il presidente regionale Pd della Campania Stefano Graziano

    Il presidente regionale del Pd in Campania, Stefano Graziano, attualmente consigliere regionale ed ex deputato, è indagato e accusato di concorso esterno per associazione camorristica. Nel pomeriggio dopo la notizia Graziano si è autosospeso dal suo incarico. Perquisizioni sono state effettuate dai carabinieri a Roma e Teverola (Caserta) nelle abitazioni del presidente. Il politico risulta indagato nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Napoli, coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, che ha portato oggi all'esecuzione di nove ordinanze. Nell'indagine è coinvolto anche l'ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), Biagio Di Muro.

    L'inchiesta riguarda soldi pubblici trasformati in appalti pilotati. Si tratta di lavori rallentati apposta e soldi pubblici trasformati in appalti già decisi con centinaia di fatture false utilizzate per giustificare spese virtuali.

    La vicenda è la stessa per cui è finito in carcere l'ex sindaco Biagio Maria Di Muro. Lo scorso luglio di Di Muro fu condannato per tangenti e gli fu confiscato lo storico palazzo Teti Maffuccini che ospitò anche Giuseppe Garibaldi.
    Il quel contesto la procura ipotizza vari reati che vanno dalla corruzione alla turbativa d'asta e falso ideologico oltre che l'aggravante di aver agevolato la criminalità organizzata e in particolare il clan camorristico dei Casalesi.

    L'ipotesi che ha indotto gli inquirenti a effettuare le perquisizioni nei confronti di Stefano Graziano, presidente del Pd campano e consigliere regionale, è che l'esponente politico abbia chiesto e ottenuto appoggi elettorali in riferimento alle ultime consultazioni per l'elezione del Consiglio regionale della Campania. Secondo tale ipotesi, Graziano si sarebbe posto ''come punto di riferimento politico ed amministrativo'' del clan Zagaria del quale è accusato di far parte Alessandro Zagaria, omonimo del boss, arrestato oggi. Lo spunto investigativo è stato offerto da una intercettazione di colloqui tra Alessandro Zagaria e Biagio Di Muro, l'ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere, anch'egli arrestato oggi. Colloqui nel corso dei quali si faceva riferimento all'appoggio elettorale che occorreva garantire a Graziano. Quest'ultimo si sarebbe attivato - ma tale circostanza non è ritenuta illecita dagli inquirenti della Dda - per favorire il finanziamento dei lavori di consolidamento di Palazzo Teti, al centro dell'inchiesta.

    LE INTERCETTAZIONI Il nome del presidente del Pd della
    Campania Stefano Graziano spunta in un'intercettazione ambientale del 15 novembre 2014 che registra una conversazione tra Alessandro Zagaria, l'imprenditore arrestato oggi con l'accusa di far parte del clan dei Casalesi, e l'ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere Biagio Di Muro, finito in carcere anch'egli nell'ambito della stessa inchiesta condotta dalla Dda di Napoli.
    Zagaria e Di Muro - scrive il gip Anna Laura Alfano nella sua ordinanza - parlano di "imprenditori favoriti da piazzare". "Poi Zagaria - sottolinea il giudice - mostra di attivarsi direttamente per sostenere la campagna elettorale di un candidato alle competizioni elettorali di quel periodo (tale Graziano, candidato per il consiglio regionale) e di questo fatto rimprovera Di Muro che, a suo dire, non si sta attivamente impegnando".
    Questi alcuni passaggi dell'intercettazione.

    Zagaria: devo mettere a lavorare a questo! Ho perso già una fatica e adesso già stanno lavorando!
    .......
    Zagaria: ma tu non ci stare troppo...rimaniamo sempre quelli che siamo. Quello Pasquale...il cazzo...ha detto: io ho fatto il passaggio! Pasquale sei capace di metterti addosso...addosso! (Nel corso della conversazione - annota il giudice - Zagaria asserisce che il citato Pasquale gli ha proposto di passare con lui)....Hai capito...ti vuoi togliere...mi serve uno come te...ma che cazzo stai dicendo, il tengo per il PD (Nella circostanza - aggiunge il gip - riferisce a Di Muro anche la risposta negativa che ha fornito sempre a Pasquale)...Io ti voglio bene a te...tu sei sempre l'amico mio, cosa hai capito? No io ti ringrazio di questa cosa.. No non mi devi ringraziare mai! E già non sta bene...perché noi dobbiamo portare a Graziano (Stefano, precisano gli inquirenti) e tu non ti fai vedere. Ti dovrei allontanare io a te! O no?. Mannaggia la madosca!
    CHI E' GRAZIANO - Dal 2013 al 2015 Stefano Graziano è stato consigliere prima del governo Letta poi dell’esecutivo di Matteo Renzi. Fu Letta a nominarlo consigliere per l’attuazione del programma di governo nel settembre 2013. Renzi lo confermò ma poi Graziano si dimise per "per motivi etici all’atto dell’accettazione della candidatura in Consiglio Regionale, per non ricoprire un duplice ruolo”. Dal 2014 è presidente regionale Pd in Campania. Pochi mesi fa, dopo lo scandalo del caso Quarto, parlava così della camorra in Campania.

    Dopo la notizia delle indagini M5s è tornato all'attacco politicamente parlando di "Gomorra Pd" in Campania e alcuni esponenti dello stesso Pd hanno invitato Graziano ad auto sospendersi, fatto poi avvenuto.

    "Nell'esprimere la massima fiducia nell'operato della magistratura, con grande sofferenza, comunico la mia autosospensione dal Partito Democratico in attesa di chiarire, al di là di ogni anche generico sospetto, la mia posizione". ha affermato Graziano. "Ho sempre agito, nel corso della mia carriera politica - aggiunge Graziano - nel pieno rispetto dei principi di trasparenza e legalità, per me imprescindibili regole di vita. Pertanto - rende noto Graziano - ho conferito mandato al mio legale di attivarsi presso la Procura napoletana perché al più presto venga fissato un interrogatorio nel corso del quale potrò fornire ogni spiegazione sui fatti che l'Autorità giudiziaria riterrà di dover approfondire, confermando la mia totale estraneità a qualsiasi vicenda illecita"

    "Sulle notizie che arrivano da Caserta ci auguriamo che si faccia chiarezza al più presto, che si possano rapidamente chiudere le indagini e definire la posizione di chi è coinvolto. Nel frattempo, totale e incondizionata fiducia nel lavoro della magistratura" ha invece commentato con una nota Guerini, vicesegretario del Partito Democratico, in replica alla vicenda Graziano.

  11. #51
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    Re: Politici ladri: the collection

    Non è facile stare dietro ai corrotti del PD, ne salta fuori uno ogni 2 o 3 giorni

    http://video.repubblica.it/edizione/.../194036/193033

    Appalti, arrestato sindaco Pd di Lodi: "Pilotò

    bando delle piscine comunali per avere consenso politico"

    Simone Uggetti ha preso il posto di Lorenzo Guerini come sindaco dopo essere stato per due volte suo assessore. Il vicesegretario del Pd: "E' persona corretta". Gli investigatori: "Gara cucita addosso alla Sporting Lodi". La denuncia di una funzionaria del Comune: "Subìto pressioni". La difesa: "Agito per il bene della città"

    Il sindaco di Lodi, Simone Uggetti (Pd), è stato arrestato dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza per turbativa d'asta. E' accusato di aver favorito, facendo confezionare "un bando su misura", la società Sporting Lodi nella gestione delle piscine comunali scoperte della città. Insieme a lui è stato arrestato anche l'avvocato Cristiano Marini, consulente della Sporting. L'accusa che viene mossa loro è turbata libertà degli incanti: avrebbero "alterato il libero svolgimento della gara" attraverso "il confezionamento del bando con l'espresso riconoscimento di punteggi che potessero in concreto favorire la Sporting Lodi SSD e garantirle il buon esito dell'appalto". La finalità: "ottenere vantaggi per sé in termini di consenso politico elettorale e per la società aggiudicataria". Uggetti si difende affidando al legale la sua reazione dopo l'arresto: "Ho agito per il bene della città - ha detto - come ho sempre fatto". Severo, invece, il giudizio che il gip di Lodi Isabella Ciriaco esprime su di lui nell'ordinanza di custodia. Uggetti viene descritto come "un soggetto autoritario che riesce a imporsi" ed è in grado "di intimidire i testimoni". Non solo: "Il ruolo pubblico - prosegue - gli ha consentito di intessere rapporti privilegiati con vertici politici e anche delle forze dell'ordine". E ancora: "Ha tradito l'alta funzione e l'incarico attribuitogli dai cittadini gestendo la cosa pubblica in maniera arbitraria e prepotente".

    "Il movente? Ottenere consenso politico". Il sindaco puntava a "controllare direttamente ed esclusivamente" la gestione delle piscine comunali, ottenendo così "evidenti risvolti politici economici". Secondo la pubblica accusa, "il movente della condotta tenuta dagli indagati sarebbe da individuare (...) nell'esigenza di controllare direttamente ed esclusivamente la gestione comunale degli impianti natatori". Così facendo il sindaco avrebbe ricavato "vantaggi per sé in termini di consenso politico elettorale e per la società aggiudicataria" e sarebbe divenuto "il gestore, in condizioni monopolistiche, di tutti gli impianti natatori comunali, acquisiti sostanzialmente senza alcuna concorrenza, con minimo dispendio economico e conseguenti evidenti risvolti positivi economici (negli anni precedenti gli impianti hanno fruttato nel periodo estivo oltre 100mila euro di utile)".

    "Inquinava le prove". Uggetti e Marini avrebbero "tentato, in alcuni casi anche con successo, di occultare prove indispensabili per la ricostruzione dei fatti". Come? Ad esempio, spiegano i pm, "attraverso la formattazione di alcuni computer" sia di loro proprietà sia del Comune. Per quanto riguarda la Sporting - spiegano i pm Laura Siano e Sara Mantovani - si trattava di una società di facciata che aveva dietro di sé la Wasken Boys, società più nota che i due indagati avrebbero preferito non comparisse nella vicenda "in quanto più nota al pubblico e quindi suscettibile di attirare maggiori critiche e controlli". Oltre ad essere accusato di "inquinamento di prove", il sindaco ha incontrato il colonnello Benassi, comandante provinciale della Finanza (debitamente registrato), "finalizzato certamente a carpire - sono le parole del gip - informazioni sulle indagini in corso". Ma anche "a screditare il possibile concorrente escluso che sapeva essere un suo possibile denunciante".

    L'inchiesta. L'indagine parte quando, a metà marzo, una dipendente - Caterina Uggé - si rivolge alla Guardia di Finanza e presenta un esposto sull'appalto. La donna si rifiuta, già da gennaio, di seguire le indicazioni del sindaco per realizzare un bando su misura per la Sporting Lodi, e viene emarginata in Comune. Sarà un altro dipendente dell'amministrazione a scrivere il capitolato. Inoltre, il 29 febbraio scorso, si legge nell'ordinanza, "una volta entrata nell'ufficio del sindaco, la Uggè si trova di fronte ad una situazione davvero grave, prima che imbarazzante per la donna: il sindaco Uggetti si trovava in compagnia dell'avvocato Mariani. I due, insieme, stavano esaminando e correggendo la bozza del bando di gara che lei stessa aveva trasmesso giorni prima a Uggetti". Situazione che "spiazza e infastidisce" la dipendente comunale, che decide così di presentare un esposto alla guardia di finanza. Dal momento in cui arriva la denuncia, gli investigatori seguono in diretta, con intercettazioni telefoniche e ambientali, l'iter dell'appalto. La Finanza segue tutte le trattative tra Uggetti e Marini, i loro incontri, le riunioni in Comune, gli scambi di mail. E gli investigatori si accorgono che gli arrestati cercano anche di cancellare tutte le tracce informatiche delle loro comunicazioni, utilizzando un tecnico comunale. Ed è per questo - per il rischio di inquinamento delle prove, oltre che per quello di reiterazione del reato - che la procura chiede e ottiene la misura cautelare. Alla fine il sindaco ottiene il suo obiettivo. Col bando preconfenzionato per la Sporting Lodi, partecipa alla gara solo un'altra società. La base d'asta, di 5000 euro, si alza di pochissimo, solo fino a 7500, per un appalto che garantisce ricavi anni da circa 300 mila euro.

    Le intecettazioni. "E se formattiamo?". E' il 6 aprile 2016 e iniziano a circolare, anche sulla stampa, voci su una possibile indagine in merito alla gara d'appalto. Il sindaco propone all'avvocato Marini di formattare il computer che, secondo la Procura, conterrebbe le prove della turbativa d'asta. Marini risponde con una battuta : "Se formattiamo tutto il computer (sorride)...Mi sparo in testa". "No, estrai tutti i documenti e formatti", ribatte il primo cittadino. Secondo il gip, "davvero nessun dubbio può sussistere in merito alla colpevolezza degli indagati dell'illiceità dell'attività compiuta come comprovato dalle numerose conversazioni che documentano il timore di Uggetti e Marini che il bando emanato potesse essere oggetto di indagini di polizia giudiziaria, alla luce degli esposti intervenuti e dal clamore mediatico dato al bando dai soggetti rimasti di fatto e sostanzialmente esclusi dello stesso". "No, vabbè siamo stati disattenti", dice Marini in un altro passaggio dell'intercettazione e Uggetti: "Sì, sono stato un coglione io e che soprattutto all'inizio quando non so cioè...ho troppe cose...".

    Guerini: "Uggetti persona corretta e limpida". Subito dopo l'ordinanza di custodia cautelare, Uggetti, successore del conterraneo Lorenzo Guerini (è stato anche per due volte suo assessore quando Guerini era sindaco di Lodi) è stato sospeso dalla carica. "Le funzioni di rappresentanza e di coordinamento dell'amministrazione - si sottolinea in una nota ufficiale del Comune - vengono pertanto assunte dal vice sindaco, Simonetta Pozzoli". Uggetti è stato assessore all'Ambiente e Mobilità durante i due mandati di Guerini sindaco, dal 2005 al 2012. "Ho conosciuto in questi anni Simone Uggetti come amministratore competente e accorto e come persona più che corretta e limpida - è il commento di Guerini - Detto questo, piena e totale fiducia nel lavoro dei magistrati, confidando che si faccia chiarezza con la massima rapidità".

    na vita nel Pd. Uggetti, 39 anni, nativo di Sant'Angelo Lodigiano (Lodi), è stato il naturale erede di Guerini. Politicamente schierato con l'ala sinistra del Pd, aveva fatto tutta la carriera interna al partito, prima come segretario giovanile, poi all'interno di Pds, Ds e, infine, Pd. Quindi consigliere comunale e poi assessore con Guerini. Pur essendo schierato con l'ala bersaniana, Uggetti ha sempre incassato il sostegno del renziano Guerini, anche nelle elezioni amministrative. E, infatti, il 10 giugno 2013, viene eletto sindaco: al ballottaggio ottiene il 53,62% dei voti, entrando formalmente in carica dal giorno successivo.

    Le reazioni. Immediati i commenti politici all'ennesimo scandalo nel Pd, dopo il caso Campania e quello di Siracusa. I commenti dei grillini partono a raffica, da Beppe Grillo ("Anche oggi un sindaco #arrestatopd) a Gianmarco Corbetta, capogruppo M5S Lombardia ("Gli amministratori locali del Pd sono una sciagura per i Comuni italiani") fino a Gianluca Corrado, candidato sindaco a Milano: "Chi sarà il prossimo? Com'è possibile che questi casi coinvolgano sempre esponenti del partito di Renzi?". Risponde ai grillini il segretario del Pd lombardo, Alessandro Alfieri: "Respingiamo le illazioni populiste e giustizialiste dei Cinquestelle - commenta - L'inchiesta ci ha colti di sorpresa. Confidiamo si arrivi il prima possibile
    ad accertare la verità". Caustico anche Salvini, segretario Lega Nord, con un post su Fb: "Dopo il presidente del Pd della Campania indagato, dopo il consigliere comunale del Pd di Siracusa arrestato, oggi è il turno del sindaco del Pd di Lodi. Forse nel Pd di Renzi c'e' qualche problema di onestà? La prossima riunione la terrano a San Vittore o a Rebibbia?".

  12. #52

    Re: Politici ladri: the collection

    Ma io mi domando:
    Ma a questi non fischiano le orecchie quando vedono che beccano gli altri? Si sentono intoccabili o sono davvero così arroganti/stupidi/incoscienti?


  13. #53
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    Re: Politici ladri: the collection

    Citazione Originariamente Scritto da Black Tiger Visualizza Messaggio
    Ma io mi domando:
    Ma a questi non fischiano le orecchie quando vedono che beccano gli altri? Si sentono intoccabili o sono davvero così arroganti/stupidi/incoscienti?
    Non è che si sentono intoccabili, lo sono. L'obiettivo è il rubare/guadagnare il più possibile passando negli anni da un partito all'altro fin quando non si viene beccati, a quel punto equipe di avvocati, cavilli, rimandi, prescrizioni, e ci si ritira con pensioni d'oro. Win/win

  14. #54
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    Re: Politici ladri: the collection

    Citazione Originariamente Scritto da Orfeo Visualizza Messaggio
    Non è che si sentono intoccabili, lo sono. L'obiettivo è il rubare/guadagnare il più possibile passando negli anni da un partito all'altro fin quando non si viene beccati, a quel punto equipe di avvocati, cavilli, rimandi, prescrizioni, e ci si ritira con pensioni d'oro. Win/win
    E' talmente intoccabile che l'hanno arrestato

  15. #55
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    Re: Politici ladri: the collection

    Oh cazzo, c'era rimasto un alfaniano senza problemi con la giustizia e nessuno se n'era accorto


    La cricca delle nomine. "Così ho fatto

    assumere il fratello di Alfano alle Poste"


    Il documento. L'incontro di Pizza con Berlusconi, la raccomandazione per il congiunto del ministro e il piano per la designazione di un generale nei Servizi

    ROMA. Non c'è dubbio, l'uomo delle relazioni "ad altissimo livello", quello che può ammorbidire una commissione d'appalto o mettere la parola giusta con il direttore giusto, è Raffaele Pizza. La mente dell'associazione a delinquere, secondo i magistrati romani. Ha costruito una ragnatela, attorno a sé. È il profondo conoscitore dei salotti buoni del potere, l'instancabile tessitore di trame. I finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria lo ascoltano per mesi e mesi parlare e straparlare al telefono e nel suo ufficio di via Lucina, a due passi da Montecitorio. Di Angelino Alfano e di suo fratello assunto alle Poste Italiane, di Vittorio Crecco l'ex dg dell'Inps, di Silvio Berlusconi, di Antonio Cannalire il braccio destro di Ponzellini in Bpm. Gran parte delle intercettazioni sono contenute nella richiesta di arresto dei pm Paolo Ielo e Stefano Fava, di cui Repubblica è venuta in possesso.

    IL FRATELLO "RACCOMANDATO"
    È il 9 gennaio del 2015. I finanzieri registrano una conversazione tra Pizza e Davide Tedesco, collaboratore politico del ministro dell'Interno Alfano. "Pizza - scrivono le fiamme gialle - sostiene di aver facilitato, grazie ai suoi rapporti con l'ex amministratore Massimo Sarmi, l'assunzione del fratello del ministro in una società del Gruppo Poste".

    Pizza: "Angelino lo considero una persona perbene un amico... se gli posso dare una mano... mi ha chiamato il fratello per farmi gli auguri...tu devi sapere che lui come massimo (di stipendio, ndr) poteva avere 170.000 euro... no... io gli ho fatto avere 160.000. Tant'è che Sarmi stesso glie l'ha detto ad Angelino: io ho tolto 10.000 euro d'accordo con Lino (il soprannome di Pizza, ndr), per poi evitare. Adesso va dicendo che la colpa è la mia, che l'ho fottuto perché non gli ho fatto dare i 170.000 euro... cioé gliel'ho pure spiegato... poi te li facciamo recuperare...sai come si dice ogni volta... stai attento... però il motivo che non arriviamo a 170 è per evitare che poi dice cazzo te danno fino all'ultima lira. Diecimila euro magari te li recuperi diversamente"

    Tedesco: "Ma di chi parlava?"

    Pizza: "Hai la mia parola d'onore che questo (Alessandro Alfano, il fratello del ministro, ndr) va dicendo in giro che io l'ho fottuto. Perciò io ho paura... dico... cazzo te faccio avere un lavoro... aoh... m'avve a fare u monumento... mo a minchia la colpa mia che quistu dice che (incomprensibile) 10.000 euro in più... che è stata una scelta politica come tu sai"

    Tedesco: "Oculata e condivisibile"

    Pizza: "E condivisa... no ma.. io glie l'ho fatto dire da Sarmi al fratello davanti a me".

    NELLA VILLA DI ARCORE
    Il faccendiere Raffaele Pizza ha un modo particolare di chiamare Vittorio Crecco, l'ex dg dell'Inps dal 2004 al 2009. "Il mitico". C'è un perché, e lui lo spiega al telefono parlando con il senatore di Ncd Guido Vicenconte, ex sottosegretario al ministero dei Trasporti. "È la prima volta che me capita uno che viene nominato dalla destra e dalla sinistra". Crecco, racconta Pizza, sarebbe diventato dg dell'Inps grazie all'interessamento di Silvio Berlusconi. A presentarlo all'allora Cavaliere sarebbe stato, ancora una volta, lui.

    Pizza: "Sono un grande amico del Senatore Bonferroni e lui mi ruppe i coglioni, diceva: dobbiamo andare ad Arcore, ti devo presentare il Cavaliere perché deve fare una grande cosa, aprire i call center. Io gli dissi: ok ci vengo, e ci portai Agostino Ragosa, che poi è diventato direttore generale dell'Agenda digitale e prima era responsabile grazie a me della parte informatica delle Poste. E anche Vittorio Crecco, che era responsabile dell'informatica dell'Inps. Crecco dice al Cavaliere di dare un milione di lire ai pensionati e gli fece tutta l'operazione sette o otto mesi prima delle elezioni. Il Cavaliere è impazzito, di fronte alla proposta, e questo gli manda quanto sarebbe costata perché ce l'aveva lui. E quindi nasce questa operazione del milione di lire alle pensioni. Ad un certo punto ci fu un "Porta a Porta" famoso, quello in cui ci fu il famoso contratto con gli italiani. Questo (Berlusconi, ndr) mi rompeva i coglioni attraverso Valentini (riferimento a Valentino Valentini, braccio destro dell'ex premier per i rapporti con l'estero), e io prima che finisse di registrare la cosa di Porta a Porta gli porto un dossier che mi ricordo a quadri. Lo diedi a Valentino (dicendogli) di darlo al Presidente. Quando lui cominciò a parlare del milione di lire, tutto questo e il resto, quello gli dice "quanto costrerebbe?", e questo "zaaac". E Vittorio in cambio diventò Direttore Generale dell'Inps. Poi lui è bravissimo, lo fece rinominare da Franco Marini quand'era Presidente del Senato. Tant'è che lo chiamavano "mitico", perché è la prima volta che me capita uno che viene nominato dalla destra e dalla sinistra. È un genio assoluto".

    Viceconte: "Adesso lui dove sta?"

    Pizza: "Adesso lui è in pensione, è stato 10 anni....ma lui ha cambiato l'Inps".

    LA NOMINA DEL GENERALE
    Pizza si dimostra uomo capace di avere un'influenza pure sulle nomine degli apparati militari e dell'intelligence. Tanto che gli arriva una richiesta da un "non meglio specificato generale del corpo per una collocazione pressoi i servizi di informazione". È quanto capta una cimice dei finanzieri del Valutario il 9 gennaio 2015, nel corso di una conversazione con tale Danilo Lucangeli.

    Lucangeli: "Allora Cannalire (Antonio, il manager vicino a Massimo Ponzellini, ex presidente di Banca Popolare di Milano, ndr) mi parlava di questo suo amico del Generale della Finanza che li vorrebbe"

    Pizza: "Che vorrebbe?"

    Lucangeli: "Il vice Comandante generale della Finanza"

    Pizza: "Che vuole?"

    Lucangeli: "Vorrebbe in qualche modo cercare se è possibile, ho detto, la collocazione con Manenti (Alberto, l'attuale direttore dell'Aise, ndr)

    Pizza: "Con Ma... io non posso! potrei fare una cosa diversa, provare a presentarglielo. Se ci riesco, e se mi dà l'ok Alfano".

    "BOERI CI PENSO IO"
    Con manager di Transcom, interessato agli appalti dell'Inps, Pizza si incontra nel suo ufficio il 20 gennaio 2015.

    Pizza: "Stai tranquillo che per un altro anno l'avemo scappottato....capito io Damato anche".

    Boggio: "Ho sentito Boeri, era un..."

    Pizza: "Boeri ci penso io quand'è il momento, è amico di... ma siamo a livelli altissimi.... con Sarmi se gli dico una cosa la fa... capito, non rompesse il cazzo... quand'è il momento, io sono in grado di intervenire, amico amico suo proprio.... è anche una persona di grandi qualità".

    LE PREGHIERE DEL COLONNELLO
    Attraverso intercettazioni "casuali" e "fortuite", viene ascoltato anche il parlamentare di Area Popolare Antonio Marotta, molto vicino ad Alfano.

    Il 5 marzo del 2015 Marotta è a colloquio con un alto ufficiale dell'Arma. Il colonnello - che non è stato identificato - chiede una mano all'esponente dell'Ncd per ottenere un trasferimento, e il deputato si mostra disponibile.

    Marotta: "Mi dica che è successo?"

    Colonnello: "Volevo dirle se c'era, siccome adesso inizieranno a chiamare per comandi, e io mi sono proposto, ho già fatto diciamo degli interventi. Nel caso in cui non ce la faccia da solo, se c'erano delle possibilità dei contatti, nel caso... che so...".

    Marotta: "Si decide in questo momento e io... tramite... ma poi io parlo indirettamente con il comandante generale. Tramite qualche amico comune".

    IL POTERE "IMMENSO" DEL CSM
    Marotta è stato nel 2002 membro laico del Csm in quota Udc. È stato anche vicepresidente di un paio di commissioni, all'interno del Consiglio. Quei giorni se li ricorda bene, e con nostalgia. Con l'imprenditore Luigi Esposito, nell'ufficio di Pizza, si lascia andare a uno sfogo. È scontento di fare il deputato, e vorrebbe tornare al Csm "trattandosi - scrive il giudice - di un luogo in cui si esercita il vero potere".

    Marotta: "Devono passare i quattro anni, perché sennò non ci posso tornare, no? Se potevo rimanere lì me ne fottevo di venire a fare il deputato a perdere tempo qua, che cazzo me ne sfottevo. Stavo tanto bene là, il potere là è immenso, là è potere pieno, non so se rendo l'idea. Ci sono interessi, sono grossi interessi non avete proprio idea"

    L'ALLARME PER LE NUOVE NOMINE
    Il 12 dicembre 2014 Benedetti, ritenuta una delle menti del sistema di società cartiere e fatture false, commenta le nuove nomine decise dal governo Renzi. "Io con tutti gli amici che c'avevo m'ha levato un sacco di possibilità... perché levà Sarmi, tenere Croff... c'ha messo quel coglione di che quello non se po'. Dopo tanti anni vanno sotto con il bilancio le Poste... Caio, là... l'Agenzia delle Entrate ce doveva mette un amico ed è uscita fuori sta Orlandi, che è un'allieva de Visco, il ministro la... ma tutti de sinistra e quasi tutti toscani, gente che non se conosce e te devi rifà da capo tutte le grotte (fonetico)".

  16. #56
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    Re: Politici ladri: the collection

    Sotto con il mirabolante successo internazionale dell'Expo



    Mafia e appalti dell'Expo, arrestati tre siciliani:

    spunta l'ombra di Messina Denaro


    In manette l'avvocato nisseno Danilo Tipo: avrebbe portato 295 mila euro in contanti al clan Pietraperzia, altri 400 mila euro trasportati con un camion guidato da uno degli altri due siciliani arrestati. Il procuratore aggiunto di Milano: "Cosa nostra anche in Lombardia"

    Avrebbe portato 295.000 euro di tangenti dalla Lombardia in Sicilia destinati alla famiglia mafiosa di Pietraperzia l'avvocato Danilo Tipo, ex presidente della Camera penale di Caltanissetta, arrestato all'alba di oggi su ordine del gip di Milano nell'ambito di un'inchiesta della Guardia di finanza su tangenti e riciclaggio per la realizzazione di alcuni padiglioni e del palazzo di congressi di Expo. L'avvocato Tipo era stato fermato in autostrada il 23 ottobre scorso e gli investigatori avevano trovato nel bagagliaio della sua Fiat 500 i 295.000 euro in contanti divisi in 25 buste di plastica infilate dentro un sacco nero. Tipo si era giustificato dicendo che quel denaro era relativo a parcelle in nero che gli avevano versato i clienti.

    A consegnare i soldi al legale sarebbe stato invece Liborio Pace, uno degli amministratori del consorzio di cooperative Dominus che, secondo gli inquirenti, si sarebbe aggiudicato illegittimamente appalti in Expo per conto della cosca mafiosa degli Accardo di Partanna e di Pietraperzia, un paese dell'Ennese ad alta densità mafiosa dove di recente anche il sindaco ha subito un attentato. Tra gli arrestati anche l'amministratore delegato del consorzio, anche lui nisseno, Giuseppe Nastasi. La "famiglia mafiosa degli Accardo di Partanna", in provincia di Trapani, a cui sarebbe legato Nastasi, ha notevole "importanza" nel panorama dei clan anche per "la forte vicinanza con la famiglia di Castelvetrano Messina Denaro", scrive il gip di Milano Maria Cristina Mannocci nell'ordinanza di custodia cautelare.

    Il giudice riporta una serie di intercettazioni per dimostrare "la profonda conoscenza della storia mafiosa" da parte di Nastasi, ma "anche il riconoscimento di un profondo rispetto verso" lo stesso clan Accardo, "tanto da sentirsi in dovere di portare un regalo ai figli di Accardo Nicola". In altri passaggi dell'ordinanza, tra l'altro, viene evidenziato il rapporto tra il superlatitante Matteo Messina Denaro e la famiglia Accardo. Ai clan sarebbero arrivati anche altri 413 mila euro in contanti portati in Sicilia all'interno di una piscina gonfiabile in un furgone, guidato dallo stesso Pace.

    L'indagine che oggi ha portato arrestare 11 persone "è importante" in quanto questa volta "segnala" in Lombardia non "le infiltrazioni di 'ndrangheta, ma di Cosa Nostra", ha detto in conferenza stampa il procuratore aggiunto e coordinatore della Dda milanese, Ilda Boccassini, che ha voluto evidenziare come in particolare Nastasi, titolare del consorzio di cooperative al centro dell'inchiesta, avesse "legami con cosche importanti come gli esponenti della famiglia Accardo".

    L'inchiesta milanese ruota proprio attorno a Dominus, consorzio di cooperative attivo nel settore dell'allestimento stand che ha ricevuto in subappalto dalla fiera di Milano le commesse per realizzare alcuni padiglioni di Expo. Secondo i magistrati milanesi, avrebbero creato un sistema di fatture false per generare fondi neri e riciclare il denaro in Sicilia attraverso legami con la famiglia mafiosa di Pietraperzia: la società Nolostand, controllata da Fiera Milano, è stata posta in amministrazione giudiziaria perché alcuni dirigenti e dipendenti avrebbero avuto contatti con la mafia.

    Questo ha stabilito il gip Maria Cristina Mannocci con un decreto che ha portato al commissariamento della società. Proprio la Nolostand, fornitrice di Fiera Milano dal 2013, avrebbe dato il subappalto al consorzio di cooperative Dominus per realizzare gli allestimenti espositivi del Palazzo Congressi, dell'Auditorium, dei padiglioni della Francia e del Qatar e della Guinea e della Birra Poretti a Expo. Nell'ambito dell'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e i pm dell'antimafia milanese Sara Ombra e Paolo Storari, sono state arrestate questa mattina 11 persone (4 in carcere e 7 ai domiciliari), tra cui Nastasi e Pace, accusati di associazione
    per delinquere finalizzata a fatture false e altri reati tributari, ad appropriazione indebita e a riciclaggio con l'aggravante di aver agito per favorire Cosa Nostra nella famiglia mafiosa siciliana di Pietraperzia di Enna.

    L'avvocato Danilo Tipo fino a qualche mese fa era presidente della camera penale di Caltanissetta. È difensore nel processo per la strage di Capaci ed è stato consigliere e assessore al Comune di Caltanissetta con la giunta Campisi.

  17. #57
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    Re: Politici ladri: the collection

    Pensa se davvero organizzassimo le olimpiadi che capolavori uscirebbero fuori

  18. #58
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    Re: Politici ladri: the collection

    Eh, ma per partecipare alle gare serve il certificato antimafia

  19. #59
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    Re: Politici ladri: the collection

    delfini in costa azzurra reloaded...

    Fini, ultimo atto a Montecarlo: “La casa venduta alla moglie”

    Inchiesta su Corallo, il re delle slot machine arrestato. Il giudice di Roma: l’immobile passò da An a una società riconducibile a Elisabetta Tulliani



    di Marco Lillo e Valeria Pacelli | 14 dicembre 2016

    La casa di Montecarlo, che ha stroncato la carriera a Gianfranco Fini, è stata comprata nel 2008 a 330 mila euro da una società riferibile alla moglie, Elisabetta Tulliani. Non basta. A pagare la casa (poi rivenduta nel novembre del 2015 a un milione e 400 mila euro) è stato il re delle slot machine Francesco Corallo, arrestato ieri insieme a quattro persone, tra i quali l’ex senatore ex Msi, ex An, ex Pdl e infine Forza Italia, Amedeo Laboccetta. Lo rivelano le carte dell’inchiesta della procura di Roma che ieri ha scritto la parola ‘Fine’ sulla storia incredibile della Atlantis, poi Bplus e infine Global Starnet, la principale concessionaria dello Stato (da 12 anni!) per le slot machine nel settore del gioco lecito, così lo chiamano.
    Intorno a Bplus era fiorita la presunta organizzazione criminale che riciclava tra Europa, Antille, Londra e emirati Arabi i proventi del mancato pagamento delle imposte sul gioco on-line e sulle video-lottery. Invece di versare le imposte raccolte per conto dello Stato, Atlantis li girava, attraverso giri tortuosi, a società estere off shore. di qui la contestazione di peculato che però rischia di cadere per la prescrizione. Poi, secondo i pm, quando ha cominciato a dichiarare, la società, nel frattempo denominata Bplus, ha cominciato a non versare le imposte sui redditi, girando anche queste somme (circa 215 milioni in tutto) all’estero.
    La somma è enorme e doppiamente scandalosa se si tiene conto quei soldi sono frutto di 215 milioni di monetine da un euro giocate nelle slot da tanti italiani, spesso deboli. Elisabetta Tulliani non risulta indagata mentre sono indagati per riciclaggio il padre Sergio e il fratello Giancarlo Tulliani. Nell’ordinanza del gip Simonetta D’Alessandro si spiega però che a Elisabetta Tulliani sarebbe riconducibile la Timara Ltd, cioé la società che nel 2008 compra l’appartamento al piano rialzato del Palais Milton, boulevard Princesse Charlotte, 14.
    L’immobile era un lascito del 1999 della contessa Anna Maria Colleoni ad Alleanza Nazionale ‘per la giusta battaglia’. L’11 luglio del 2008 An (presidente Gianfranco Fini) vende a 300 mila euro alla caraibica Printemps Ltd di Saint Lucia, riconducibile a Giancarlo Tulliani, genero di Fini. A ottobre dello stesso anno la casa viene rivenduta alla Timara Ltd, riconducibile, ora si scopre a Elisabetta Tulliani, che però non tira fuori nemmeno quella sommetta. Scrive il gip: “Il prezzo di quest’ultima compravendita veniva fissato a 330 mila euro, vale a dire proprio la cifra bonificata dal conto caraibico di Corallo”.
    Non è l’unico bonifico imbarazzante per la famiglia Tulliani. Secondo la ricostruzione dei magistrati, la società di Francesco Corallo, Bplus, non ha versato per una dozzina di anni le imposte allo Stato italiano del quale era concessionario per una somma totale di 215 milioni di euro e tre milioni e mezzo di euro sono finiti sui conti personali del suocero e del cognato di Fini. Il bonifico più importante è del 2009 quando 2,4 milioni di euro finiscono estero su estero sul conto del suocero di Fini, Sergio Tulliani. Nel computer di Corallo i finanzieri hanno trovato la specifica di quel versamento: “liquidation foreign assets – decree 78/2009, 2.4M Euro”. Cioé il pagamento al suocero sarebbe legato al decreto del Governo Berlusconi che favorì le concessionarie delle slot machine permettendo loro il mantenimento della concessione e l’apertura del mercato delle slot più redditizie, le vlt. Ieri in conferenza stampa, a specifica domanda del Fatto sul punto, il Procuratore Giuseppe Pignatone, pur non ammettendo l’esistenza di reati di corruzione, ha comunque fatto notare che in ipotesi, si tratterebbe di fatti ormai prescritti. La nuova indagine, condotta con ben altro vigore dallo Scico della Guardia di Finanza comandato dal generale Giuseppe Grassi, su delega del pm Barbara Sargenti e dell’aggiunto Michele Prestipino, ha scovato carte nuove. Sulla vicenda della casa la Procura di Roma, diretta allora da Giovanni Ferrara aveva archiviato la posizione di Fini, indagato per truffa. Poi Ferrara fu ‘cooptato’ come sottosegretario all’interno nel Governo Monti, sostenuto da Fli.
    eh, la macchina del fangoh!



  20. #60
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    Re: Politici ladri: the collection

    p.s. la moglie aveva la casa a montecarlo ruspata al partito di fini a sua insaputa.
    il tutto raccontato imitando la voce di prodi.

    "Slot, riciclaggio e casa a Montecarlo, Gianfranco Fini: “Sono stato un coglione. Corrotto, mai” – ascolta l’audio"

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2016...audio/3258858/

    divorzio riparatore in vista o l'ammoreh prevarrà?

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