Non avevo capito che fossi un ingegnere petrolifero. Scusami.
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In B4 ho letto solo la prima pagina.....concordo che principalmente il referendum dovrebbe essere utilizzato solo per domande etiche: aborto, divorzio, eutanasia, pena di morte etc...
Fa sempre ridere l'informativa pubblicitaria del referendum :asd:
"REFERENDUM ABROGATIVO della norma che prevede che i permessi e le concessioni a esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti di idrocarburi entro dodici miglia dalla costa abbiano la durata della vita utile del giac..."
Metà degli italiani si è già addormentata e al risveglio risponderà che il referendum serve per fare in modo che un pieno di gasolio permetta di fare 12 chilometri in più con la macchina
Ok, fonte di parte (specificato nelle primissime righe) ma è l'articolo più completo e obiettivo sulla situazione dell'upstream in Italia.
Continua qui:
https://www.facebook.com/notes/eni/i...40322929595613
Sul finire dell'articolo parla anche delle vicende in corso in Basilicata, per chi fosse interessato ad avere maggiore chiarezza di quanto scritto dai giornali o inventato dai grillini:
http://www.eni.com/it_IT/media/dossi...di-strato.html
Poi già il fatto che viene chiamato "referendum sulle trivelle" e poi le trivelle non c'entrano una mazza! Visto che non si parla per niente di nuove trivellazioni. IMHO uno dei referendum più inutili che ho visto perché scritto male. Se l'intento era ambientale doveva essere scritto in tutt'altro modo.
Le trivelle non c'entrano una mazza anche perché non esistono. :asd:
Due domande:
1) Ma quindi qual'è l'impatto ambientale derivante dalla chiusura degli impianti? Positivo o negativo? Perchè stando al documento dell'Eni, avremmo maggiore inquinamento, stando ad altri, seppure a livello minimo, avremmo un miglioramento.
E leggermente OT:
2) E' vero che l'industria degli idro-carburi riceve più sovvenzioni statali rispetto a quella delle energie rinnovabili?
Perchè da non esperto del settore, quando leggo documenti sulle potenzialità di estrazione del petrolio, gas, ecc per il futuro, mi sorgono alcune domande di banale logica. Prima vedo politici internazionali piangere alla Conferenza di Parigi e scienziati che urlano allarmi dalla mattina alla sera. Poi però vedo che l'industria petrolifera va avanti comunque. Insomma, immagino che se vogliamo contenere il disastro del riscaldamento globale, prima o poi bisognerà agire di netto e di sicuro anche limitando le emissioni di Europa la solfa non cambierà molto, dato che in altri Paesi vanno avanti comunque.
Non lo so, ho come la sensazione che la questione del riscaldamento globale sia assolutamente sottovalutata.
A me ha colpito e non ho ben capito perché il petrolio venga in parte venduto all'estero se poi dobbiamo ricomprare l'energia prodotta con esso. C'è sempre l'impressione che lo Stato tuteli i profitti privati e che per tutti noi cittadini ci sia un vantaggio marginale.
Alla fine come ogni cosa bisogna sempre fidarsi di quello che ci dice qualcun'altro in quanto è impossibile avere tutte le conoscenze di sto mondo. In teoria incidenti rilevanti non sono mai avvenuti e smontare tutto con "il buco già fatto" rischierebbe di far uscire tutto quello che è rimasto, penso anche che non sia una procedura comune da fare.
Per la storia della vendita è normale, lo si fa per ogni cosa anche l'olio, il grano, etc... un po' lo consumiamo, un po' lo vendiamo e un po' lo compriamo.
Mi ha stupito invece leggere la percentuali di rinnovabili che viene usata, pensavo molto meno.
1) Condivido in toto la risposta dell'articolo, se le controparti hanno spiegazioni/numeri del perchè l'impatto ambientale dovrebbe diminuire sono ansioso di ascoltarle.
2) Guarda, su questo non ti so rispondere con certezza. Nel settore upstream non ho mai sentito di incentivi (poi bisognerebbe anche definire cosa si intende per incentivi), però non è il mio campo e posso sempre sbagliarmi.Citazione:
Infine, da un punto di vista di efficienza energetica ed ambientale è importante evidenziare come per rimpiazzare un metro cubo di gas prodotto in Italia occorre importarlo tramite gasdotti o LNG, con un consumo di energia mediamente pari al 10% del volume importato, e quindi un maggiore impatto ambientale: l’import addizionale porterebbe ad un aggravio delle emissioni di circa un milione di tonnellate di CO2 per anno. Per non parlare dell’aumento dei traffico di petroliere nei nostri mari, con relativi rischi annessi.
La seconda parte richiede una spiegazione molto lunga e articolata, vedo di farla semplice che voglio andare a vedere Daredevil :asd: (tutto quello che segue è riferito all'Italia):
- Le rinovabili prevedibili, come idroelettrico e geotermia, sono sfruttate praticamente al massimo della capacità
- Le rinnovabili non prevedibili, come solare e fotovoltaico, hanno un serio problema di instabilità di rete: bisogna sempre garantire una capacità di riserva pari alla loro potenza installata (tipicamente fornibili solo con turbogas, per la velocità di avviamento). Inoltre considerare la rete nazionale come un unico blocco, per cui la produzione in Puglia può essere trasmessa in Piemonte senza problema è decisamente sbagliato, le varie reti (sempre pensando all'altissima e alta tensione) hanno una loro capacità che non può essere superata; la produzione di energia elettrica deve quindi per forza di cose essere localizzata.
- La maggior parte delle emissioni è dovuta a carbone/gasolio, benzina e, soprattutto, gas naturale hanno emissioni decisamente inferioni: da 2 calcoli stechiometrici che ho fatto velocissimamente (considerando carbone/benzene/metano), si ottiene: Carbone: 0.11 kgCO2/MJ, benzene 0.08 (-25%) e metano 0.05 (-54%). Se ci concentriamo solo su quest'ultimo e aggiungiamo un'efficienza media del 40% per il carbone e 60% per il gas, si ottiene un -70% rispetto al carbone. Ripeto calcoli velocissimi, considerando composti puri e reazione stechiometrica.
- - - Aggiornato - - -
Non ho capito cosa intendi, se riformuli posso provare a spiegare.
ma come può allora svezia proporsi di andare al 100% a rinnovabili?
http://http://www.repubblica.it/econ...rde-124597141/Citazione:
La Svezia dice addio al carbone: l'energia sarà rinnovabile al 100%
L'annuncio del premier Löfven, davanti all'assemblea generale dell'Onu: "I bambini devono crescere in un ambiente sano, privo di tossine. Combattere le sostanze nocive e far pagare chi inquina è alla base del nostro modo di fare politica"
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08 ottobre 2015
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La Svezia dice addio al carbone: l'energia sarà rinnovabile al 100%MILANO - Prima l'annuncio di voler ridurre la giornata lavorativa a sei ore, poi quello dell'addio all'energia fossile per diventare, insieme al Costarica, uno dei primi paesi "verdi" al mondo. Il primo ministro svedese, Stefan Löfven, davanti all'assemblea generale dell'Onu ha avviato la rivoluzione energetica di Stoccolma che già oggi genere il 66% delle propria energia da fonti rinnovabili: "I bambini devono crescere in un ambiente sano, privo di tossine. Combattere le sostanze nocive e far pagare chi inquina è alla base del nostro modo di fare politica".
Certo, quella svedese non è un'assoluta novità: la tendenza è condivisa da tutti i paesi nordici. Basti pensare che in una normale giornata di vento la Danimarca produce il 140% del proprio fabbisogno energetico attraverso le pale eoliche esportando poi la quantità in eccesso in Germania, Svezia e Norvegia. L'Islanda, invece, è già partita da tempo: investendo nell'energia idroelettrica e geotermale e arrivata a coprire quasi il 100% del proprio fabbisogno. Il problema della Svezia, però, è più complesso: si tratta di un paese industrializzato con dieci milioni di abitanti che vuole dire completamente addio al carbone entro i prossimi 20 anni.
Il governo, però, ha tracciato la strada: a bilancio sono stati iscritti 4,5 miliardi di corone (484 milioni di euro) da investire in infrastrutture verdi, dai pannelli solari alle turbine avanto, dal trasporto pubblico ecologico a reti energetiche più "intelligenti". Altri 50 milioni di corone saranno spesi in ricerca e sviluppo per lo stoccaggio dell'elettricità e un miliardo sarà investito per migliorare i palazzo residenziali e renderli più efficienti. Fuori dai confini svedesi, poi, saranno spesi 500 milioni di corone l'anno per realizzare infrastrutture verdi nei paesi in via di sviluppo con l'obiettivo di dare "un segnale importante" al mondo occidentale in vista della conferenza Onu sui cambiamenti climatici che si terrà a dicembre a Parigi.
A naso direi che sono proclami "elettorali".
Quando alcuni anni fa studiavo energie rinnovabili i problemi relativi a quelle fonti erano esattamente quelli esposti da Lewyn e non si prospettava mai un 100% di rinnovabili, ma un mix di tutte le fonti possibili e sfruttabili
Ci sono parecchie considerazioni (assumendo che non siano solo sparate):
- Che io sappia non possiede risorse fossili
- Bisogna vedere cosa intendono per rinnovabili
- Paese piccolo, poco industrializzato, con 1/4 della popolazione nell'area metropolitana di Stoccolma (e penso praticamente il 100% in altre 5-6 aree)
- Strettamente collegato ad un paese immensamente più grande
- In caso di eolico, per quanto ne so, potrebbero anche volere installare una potenza x volte maggiore il fabbisogno e di volta in volta staccare dalla rete quella in eccesso
Indipendentemente dal si o dal no, oggi non c'è l'ho fatta a fare l'educato, mi hanno fermato dei tipi del M5s dandomi un volantino con scritto ferma le trivelle e l'immagine di un gabbiano nel petrolio, all'inizio volevo ribattere ma mi sono fermato solo accartocciandolo davanti ai loro occhi, mi hanno insultato ma sono andato dritto non ne avevo proprio testa :/
L'ho ribeccata oggi per caso......e direi che ci sta!
cmq "grazie" a FB sto scoprendo che una quantità spaventosa (dico SPAVENTOSA) di gente non sa come funziona un referendum abrogativo.
E se gli fai notare che sbaglia si incazza pure. :facepalm:
boh, a me 'ste cose le spiegarono a diritto alle scuole medie, non c'è speranza.
Già bisogna insegnare "religione" a scuola altro che diritto e economia!