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Intanto la Costituzione più bella del mondo (cit.) compie 70 anni, non vogliamo farle gli auguri?
DK
Non puoi insegnare la fotografia, devono imparare da soli come farla meglio che si può, guardando ottime fotografie e facendone di pessime. (Cit. Cecil Beaton)
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25/08/2012 - Un ultimo piccolo passo per un grande uomo, un grande ricordo per tutta l'umanità.
Le mie foto su 500px - PER ASPERA AD IMAGINEM
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Un uomo di 56 anni ha accoltellato al fianco un 17enne dopo essere stato aggredito da un gruppo di adolescenti a bordo dell'autobus della linea 80, a Milano. L'episodio è avvenuto poco dopo le 22 di ieri, secondo quanto ricostruito i giovani hanno prima offeso e poi colpito con pugni in faccia il passeggero che era a bordo. A quel punto il 56enne ha estratto dalla tasca un coltellino e ha sferrato un fendente al fianco del minorenne italiano. Il ragazzo non è in pericolo di vita.
Il minorenne accoltellato è stato trasportato all'ospedale Fatebenefratelli dove si trova in condizioni non gravi ma in prognosi riservata.
Il feritore, l'uomo che ha reagito, è stato accompagnato in ospedale per alcune contusioni al volto, ed è stato denunciato dai carabinieri per lesioni
Era un minore. Avrebbe dovuto abbassarsi i pantaloni e lasciarsi sodomizzare.
E' pur vero che l'ha accoltellato ma mi gioco un CV di cesarino che, anche qualora avesse reagito ai pugni coi pugni spaccandogli il naso, sarebbe comunque stato denunziato.
"Atto dovuto a tutela dello stesso imputato" (cit.)
Oh beh ho letto di peggio
http://www.corriere.it/cronache/18_g...09924739.shtml
«Condannato, ho fatto il mio dovere Non aveva timbrato il biglietto»
Parla il capotreno finito a processo (pena inflitta 20 giorni) per aver fatto scendere dal treno un passeggero nigeriano. «Gli ho chiesto due volte il biglietto ma lui non mi dava retta... Poi mi ha preso a calci». Il migrante non è più in Italia dal 2016
Mi sono beccato calci e sberle per aver fatto rispettare le regole e sono stato pure condannato. È meglio che non ci pensi». Giornata difficile per il capotreno Andrea Favaretto. Perché la notizia che rimbalza da Belluno è di quelle che non aveva proprio messo nel conto: il tribunale gli ha inflitto 20 giorni di pena per tentata violenza privata e ha trasmesso gli atti alla Procura perché lo indaghi per abuso d’ufficio. Il motivo della tegola? Oltre due anni fa Favaretto, veneziano di 51 anni, avrebbe costretto un nigeriano a scendere dal treno alla stazione di Santa Giustina (Belluno) perché non gli faceva vedere il biglietto.
«Non mi dava retta»
«È andata così — racconta oggi il capotreno mentre sta salendo a Venezia in una carrozza diretta a Belluno —. Il collega del regionale precedente mi aveva avvertito che in stazione c’erano dei nigeriani che aveva fatto scendere. Quando l’ho visto a bordo gli ho chiesto il biglietto. Una, due volte, ma lui era sempre al cellulare e non mi dava retta. Ho così pensato di prendere il suo borsone e portarlo a terra, in modo che scendesse anche lui». Strategia azzeccata ma fino a un certo punto. Ne è infatti nato uno scontro fra lui e il nigeriano, un omone di 42 anni. «Mi ha seguito arrabbiato e mi ha preso a calci e sberle facendomi cadere gli occhiali. Io ho chiamato i carabinieri per poi risalire sul treno che doveva ripartire. Oh, io non sono razzista, faccio il mio lavoro e cerco di farlo bene con tutti, italiani o stranieri che siano».
Zaia: sentenza incomprensibile
Fin qui la versione del capotreno, che i colleghi descrivono come persona mite. Ma se davvero le cose sono andate così com’è possibile che i magistrati di Belluno abbiano deciso una simile condanna, bollata ieri come surreale e beffarda da vari politici (Luca Zaia ha parlato di «vicenda incomprensibile alla gente comune»)?
In attesa delle motivazioni, che arriveranno fra un paio di mesi, una traccia si può trovare nel capo d’imputazione del processo. «Favaretto ha ritenuto di avere a che fare con un viaggiatore sprovvisto di legittimo titolo di viaggio», scrivono i giudici dicendo così che il nigeriano un biglietto ce l’aveva. E questa sarebbe la ragione per cui era furibondo e voleva risalire sul regionale partito da Belluno e diretto a Padova. «Se non sali non ti denuncio», gli aveva risposto Favaretto. Parole che ora gli costano l’abuso d’ufficio. «È stata una reazione istintiva dovuta alla concitazione del momento. Temevo che risalendo potesse aggredirmi un’altra volta. Quanto al biglietto, non era regolare: l’ha timbrato prima che arrivassero i carabinieri. L’ora impressa è infatti successiva a quella dell’arrivo in stazione».
«Ho la coscienza a posto»
Amaechi aveva dunque un biglietto. Il fatto è che non l’aveva mostrato subito al controllore, inducendolo a pensare il contrario. All’origine della vicenda potrebbe dunque esserci un banale malinteso. Costato al capotreno una graticola giudiziaria di due anni, una condanna e una nuova indagine. «Faremo certamente ricorso ma vorrei ricordare che c’è un procedimento per lesioni anche contro il nigeriano, che però risulta irreperibile», dice l’avvocato Jenny Fioraso che con Giorgio Azzalini difende il capotreno. Già: il nigeriano Amaechi Festus non è più in Italia da quasi due anni, come risulta alla polizia di frontiera di Venezia. Cioè, mentre carabinieri e magistrati indagavano e processavano il capotreno, lui stava altrove, espatriato. Tant’è che non si è neppure costituito parte civile. E forse oggi non sa che la giustizia italiana gli ha dato ragione. «A me invece ha dato torto... ma ho la coscienza a posto. Adesso la devo lasciare perché sono in servizio e il treno sta partendo».
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20 giorni sono anche pochi
Il presupposto è sbagliato: le risorse nigga NON sono persone, ergo non si applica la normale legge
Tengono il biglietto non timbrato così hanno sempre la scusa col controllore.
Se ho il biglietto non timbrato a me fanno la multa
Se mi rifiuto di pagare la multa, boh... possono obbligarmi a scendere alla stazione successiva, anche se è un paesino in culo ai lupi alle due di notte?
Sì, anche perchè se ci passa il treno non è così in culo ai lupi il problema è che obbligarti a scendere, anche fisicamente, può farlo solo la POLFER (Forze dell'ordine). Il controllore non può nemmeno sfiorarti, è un pubblico ufficiale con tutto quel che ne deriva in termini amministrativi ma nulla di più.
è così, se i "portoghesi" si rifiutano di scendere spontaneamente il controllore deve chiamare la polfer e far attenderne al treno l'arrivo alla stazione successiva.
e scendi anche se fuori c'è la tempesta perfetta.
altrimenti paghi la sanzione e il biglietto maggiorato del sovrapprezzo di emissione in corsa
Mi viene in mente lo sketch di Aldo Giovanni e Coso con il biglietto pluritimbrato
DK
Si scrive "A", e poi jeje si ripete (cit.)
DK
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