[Presidenziali USA] The Political Machine 2016 & 2020 [Presidenziali USA] The Political Machine 2016 & 2020

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Discussione: [Presidenziali USA] The Political Machine 2016 & 2020

  1. #1
    Armchair general L'avatar di Jaqen
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    [Presidenziali USA] The Political Machine 2016 & 2020

    A grande richiesta , apro il topic sulla campagna presidenziale americana di quest'anno.

    Per chi non avesse idea di quello di cui si sta parlando:

    C'è un paese in Nord America che si chiama Stati Uniti, ed ogni 4 anni elegge un presidente che ha poteri esecutivi sfortunatamente sempre più ampi e sempre meno limitati. Essendo l'america una superpotenza nucUlare (ed in teoria anche economica) estremamente impicciona negli affari di chiunque, alleati e non, la cosa di solito ha un certo impatto sulla vita anche negli altri paesi.
    Negli USA i due partiti principali del XX secolo e di questo inizio di XXI sono i Repubblicani (G.O.P., Grand Old Party) ed i Democratici (Dems), con svariati partitelli minori che raramente arrivano all'1% del voto popolare (Libertari, Verdi, Costituzionalisti, etc...). Voto popolare che comunque conta quasi nulla, visto che negli USA le presidenziali vengono decise con il meccanismo dei "grandi elettori": ognuno dei 50 stati ha un suo peso elettorale, ed il vincitore in quello stato guadagna tutti i grandi elettori in palio in quello stato. Questo meccanismo nasce dalla natura federale degli stati uniti, si porta dietro un sacco di problemi e di beghe, ma così stanno le cose e non verranno certo cambiate in tempo per queste elezioni

    Entrambi i partiti principali decidono il proprio candidato Presidente tramite un processo di elezione interna chiamato "elezione primaria", che procede raccogliendo delegati stato per stato prima di arrivare alla convention finale dove il candidato viene designato ufficialmente. In teoria i partecipanti alle primarie di un partito firmano un patto di fedeltà al partito impegnandosi a supportare il vincitore, nella pratica conta come carta da cesso.

    Al di là di questo, nella storia USA non sono mancate candidature di terze parti, di cui alcune ampiamente in grado di cambiare i destini del paese e delle elezioni, come quella di Teddy Roosevelt a inizio secolo o quella più recente di Ross Perot che consegnò gli USA a Bill Clinton.


    Fatta questa introduzione, andiamo a vedere chi sono i contendenti.

    Democratici

    I democratici, attualmente, sono il partito di centrosinistra-progressista americano. Un tempo basavano più la loro forza elettorale sul cosiddetto "blue collar vote", ossia il voto delle classi popolari, ma da anni si sono spostati incentrandosi su un mix di "politiche identitarie" (o meglio, settarie), progressivismo, supporto degli ambienti intellettuali ed accademici e voto dei grandi interessi bancari / finanziari.

    Al momento la loro sfida è sostanzialmente un duello fra:

    1) Hillary Rodham Clinton, New York, 68 anni

    Ex senatrice democratica per lo stato di new York, ed ex segretario di stato durante la prima amministrazione Obama, il curriculum politico di Hillary Clinton è principalmente dato dall'essere stata la first lady del ben più popolare Bill.
    Da più di 10 anni è la monarca designata dei Democratici, ma si è già vista soffiare la presidenza sotto il naso da un egregio sconosciuto come Obama durante la campagna del 2008.
    La sua campagna elettorale si centra sostanzialmente sull'andare in TV e parlare il meno possibile, e lasciare che i fondi enormi della fondazione Clinton parlino al posto suo. Il cuore di quello che offre è l'occasione di avere il primo presidente donna.
    Al momento guida ancora i sondaggi democratici, ma al di là della sua limitatissima gradibilità personale, la sua campagna sta facendo i conti con gli infiniti scheletri nell'armadio della sua lunga carriera, dove non ci si fa mancare davvero niente.
    Resta la favorita, ma il suo vantaggio si sta assottigliando considerevolmente a favore di ....


    2) Bernie Sanders, Vermont, 74 anni

    Il primo autoproclamato Socialista con una possibilità concreta di arrivare alla nomination del partito Democratico, Bernie Sanders è dal 2006 uno dei due senatori del piccolo stato del Vermont.
    Un classico socialista progressista all'europea, il suo programma si centra sull'introduzione di un sistema sanitario universale stile inglese negli USA, sulla lotta alle multinazionali, sul raddoppio dello stipendio minimo, sull'aumento delle tasse, sulla cancellazione dei debiti studenteschi, sulla redistribuzione del reddito e delle ricchezze. E' insomma determinato a testare a fondo la veridicità del detto "There's no such thing as a free lunch".

    Nonostante sia completamente senza spina dorsale, come ha dimostrato sia in vari eventi pubblici sia nei dibattiti democratici in cui ha passato più tempo a difendere la Clinton che attaccarla, è alla fine l'unica alternativa per gli elettori democratici, ed è sorprendentemente a 8 punti di distacco da miss "it's my tuuuurn".


    3) Martin O Malley, Maryland, 52 anni

    Governatore del maryland, è al momento al 2% nei sondaggi ed è totalmente irrilevante.


    Menzioni speciali:

    I grandi assenti sono il gaffeur supremo, Joe Biden, vicepresidente in carica, e la piccola indiana d'america (per ben 1/64!!), l'ex professoressa e attuale senatrice Elizabeth Warren. Entrambi se la sono fatta addosso all'idea di sfidare una clinton che sembrava assolutamente imbattibile, e nessuno dei due ha partecipato alla campagna elettorale. Tutti e due si stanno sicuramente mangiando le mani tantissimo, specie la Warren.

    Menzione d'onore anche per il povero Jim Webb, ex senatore della Virginia, ex segretario della marina, ex Marine in vietnam, che si è ritirato dalla campagna elettorale democratica. Dopo un passato politico abbastanza limpido, l'arzillo 69enne ha avuto un brusco risveglio a contatto con la realtà quando si è accorto che il partito democratico di cui pensava di far parte (quello moderato, popolare dei blue-collar votes di cui si parlava prima) non esiste più da almeno 10 anni, sostituito da ben altra roba. Dopo una serie di momenti combattivi, se ne è andato dal partito democratico sbattendo la porta, e minacciando una campagna da indipendente che non credo decollerà mai. I felt for him, ma ha avuto una buona dose di realtà.


    Stato della corsa

    La Clinton ha ancora in media 9 punti di vantaggio a livello nazionale su Sanders, anche se a fine anno ne aveva circa 22 - meglio di lei solo Bersani.
    Il vero rischio per lei, oltre alla spada di damocle di tutti gli scandali continui che continua a lasciarsi dietro, è nei primi due stati dove si vota, New Hampshire ed Iowa. Sanders lì è in un testa a testa.
    Certo, la Clinton in teoria potrebbe perderli tranquillamente, rifarsi in sud Carolina, e tritare Sanders basandosi sui numeri più forti del suo consenso negli altri stati. Era lo stesso piano che aveva nel 2008 con Obama, magari stavolta funziona.

    Penso comunque che la Clinton la spunterà, i Democratici hanno investito "troppo" su di lei, ed ha dietro un filino di risorse in più.



    (fine prima parte, prossimo giro, i repubblicani)

  2. #2
    Senior Member L'avatar di caesarx
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  3. #3
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    Bravo Jaqen!

    In attesa del tuo post su i repubblicani, sottopongo una questione: in questo momento Trump fa sparate populiste e becere dalla mattina alla sera e, stando ai sondaggi, viene ripagato. Sa che è un ottima strategia per dettare l'agenda ed essere su i media 24h su 24. Sa anche che così attira i repubblicani più duri e fanatici.
    Ma è possibile che una volta conquista la nomination, se la conquisterà, moderi i toni per conquistare l'elettorato di centro (ricordiamoci sempre che l'elettore medio-basso ha memoria inferiore ad un pesce rosso)? In questo modo sa che avrà comunque i voti dei repubblicani puri e duri, che lo voteranno pur di non vedere la Clinton, e guadagnerà più consensi verso i moderati. Può essere plausibile?

    L'altro candidato forte potrebbe essere Rubio? Ted Cruz non lo vedo così forte.

  4. #4
    Armchair general L'avatar di Jaqen
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    Il partito repubblicano è una creatura assai strana, persino più di vari partiti nostrani. Da un lato "debole" come immagine, dall'altro mai così forte a livello della classe dirigente e del dominion politico sull'heartland americana, quella rurale e delle piccole città. Ha saldamente in mano il congresso, la maggioranza dei governatori, ed ha riguadagnato il controllo del senato.
    E' una composizione di tantissime anime, ed ha quasi più "correnti" del PD: Paleoconservatori, social-conservatori, cristiani, evangelici, libertari, neocon, nazionalisti, reaganiti, businessman, antifederalisti, RINOs, e chi più ne ha più ne metta. Di fatto sono un partito di destra-centro, fortemente fratturato e con un establishment (il cosiddetto GOPe) altamente inviso ad una base elettorale litigiosa e motivata più dal disprezzo per i democratici che da altro.

    La lora primaria era quella che si prospettava più interessante, dato che potevano vantarsi di un numero elevatissimo di candidati altamente promettenti: al contrario dei democratici, non avevano ucciso nella culla i possibili avversari dell'erede designato, il paccioccoso fratello minore di Bush, ma anzi si gloriavano di un numero elevato di personaggi competitivi. Tuttavia nessuno, me compreso, avrebbe un anno fatto scomesso due lire sul fatto che il candidato in testa nei sondaggi ad oggi sarebbe stato ....


    1) Donald J. Trump, 69 anni, New York

    Urlando MAKE AMERICA GREAT AGAIN!, il miliardario reality-star si è soprendentemente imposto saldamente in testa alle preferenze delle primarie repubblicane. Trump è un soggetto politicamente stranissimo: grande amico dei clinton fino a poco tempo fa, democratico fino a metà anni '90, fortemente fan di Obama all'epoca della sua elezione, salvo poi trasformarsi in un suo ferocissimo critico poco dopo, scadendo anche nel birtherismo più assurdo.
    Le sue credenziali di conservatore sono quantomeno dubbie, ed è sostanzialmente un isolazionista/protezionista con tendenze populiste.
    In particolare, ha espresso posizioni autoritarie ed interventiste riguardo al ruolo del governo, su più o meno tutti i temi - cose che di solito non risuonano benissimo con l'elettorato repubblicano. Ma allora com'è possibile che sia lì, in testa, quando non ha praticamente speso un soldo in campagna elettorale, ed è stato anche accusato di più o meno qualunque cosa dai mass media, dal razzismo al sessismo... ed ognuna delle accuse l'ha reso più forte.
    Al di là del suo indubbio carisma, e del suo saper parlare alla pancia dell'america, probabilmente è proprio nelle condizioni politiche attuali che uno come Trump trova il terreno fertile. C'è sì il sospetto che da vero businessman, Trump non abbia una idea di precisa di cosa sta facendo, e stia semplicemente "making it up as he goes along" - eppure guardando in dettaglio i suoi piani, persino sugli argomenti dove ha posizioni più "anticonvenzionali" come l'immigrazione, questi rivelano una attenzione al dettaglio ed una possibile concretezza invidiabile (pur restando sicuramente discutibili... ma il materiale di cui discutere c'è). Unito a questo fattore, da un lato il suo miracolo è riuscire a farsi passare, pur essendo straricco, come un candidato totalmente anti-establishment in un momento in cui la fiducia nella politica americana è bassa: e di questo può solo ringraziare il GOPe.
    Dall'altro è il candidato che per primo di fronte alla political correctness americana ha alzato la testa, l'ha guardata negli occhi, e l'ha mandata a farsi fottere senza vasellina. Gran parte degli americani sono stufi di sentirsi dire che sono la fonte di tutti i mali, di black lives matter, di un presidente e di una elite della beltway che dice che la crisi è passata e che l'economia non è mai andata meglio, della social justice, del common core, delle politiche identitarie, del progressivismo imposto a forza in gola, degli attacchi continui al secondo, quarto e primo emendamento, e dei mass media che gli dicono che è tutto per il loro bene. In Trump questi americani, inclusi quei blue-collar votes abbandonati dal partito democratico degli ultimi 15 anni, hanno trovato una valvola di sfogo, e Trump ha trovato un terreno fertile.

    Infine, con tutti i suoi difetti, Trump almeno ha dimostrato che ancora il processo democratico-repubblicano degli usa è ancora in qualche modo moderatamente vivo: infatti, gli elettori preferiscono lui e stanno rigettando....


    2) ¡Jeb Bush!, 62 anni, Texas

    AKA Il bamboccione erede designato di turno dell'establishment repubblicano. Ex governatore della Florida per 8 anni, fratello e figlio di presidenti, il señor Jeb era un pacchetto difficile da vendere agli elettori repubblicani anche senza Trump, che già lo vedevano come un inutile RINO/neocon figlio dell'establishment e destinato ad essere perdente come Romney e McCain.
    In ogni caso, è entrato in campagna elettorale con un 20% nei sondaggi e con l'appoggio incondizionato di tutti i grandi donatori, inclusi super PAC carichi di più milioni di dollari di un vincitore del superenalotto. Svariati mesi e 100 milioni di dollari spesi dopo, il nostro si ritrova al 4% no dico QUATTRO PECCENTO nella media dei sondaggi, e senza nessuna possibilità di arrivare nemmeno al podio in New Hampshire o in Iowa. Ecco chi fa meglio di Bersani e Clinton
    In questo caso non si è nemmeno trattato di scandali, quanto di totale assenza di appetibilità. Senza energia, senza carisma, con una caratura intellettuale che fa sembrare il fratello einstein, goffo nei discorsi e nei movimenti, è riuscito a fallire miseramente anche in ogni dibattito pubblico. Ed in più il nome "Bush" non è troppo vendibile.
    Fatto sta che al momento l'establishment, pur in parte ancora appoggiandolo, sta convergendo su.....


    3) Marco Rubio, 44 anni, Florida

    Marco 'waterboy' Rubio è uno dei due senatori dello stato della Florida, un eminente e raffinato giurista, ed una delle stelle in ascesa del partito repubblicano da parecchi anni. E' vicino all'establishment repubblicano in quanto considerato un "moderato", ma la sua posizione estremamente lassista in termini di amnestia ed immigrazione (sua la famigerata Gang of Eight di qualche anno fa) l'ha condannato senza speranza agli occhi dei paleoconservatori e del tea party che pure erano stati fra i suoi principali supporter nel 2010.
    Dalla sua ha fascino, carisma, accesso a parecchi fondi provenienti dai donatori repubblicani, ed un discreto appeal progressista verso le comunità ispano-americane (figlio di esuli cubani), molto forti negli swing states decisivi come la stessa Florida.
    Si è reso particolarmente inviso ai libertari ed ai paleoconservatori anche per il suo appoggio incodizionato ai programmi di spionaggio orwelliano della NSA, che vorrebbe rafforzare, ed in generale la sua mancanza di esperienza politica e la sua tendenza al compromesso, percepita come mancanza di decisione, non giocano a suo favore - specie vista la fine che hanno fatto i suoi vecchi compromessi, in cui è stato sonoramente augellato.
    Grazie al convergere del supporto del GOPe & dei moderati su di lui, occupa un buon terzo posto nei sondaggi, subito dietro ....


    4) Ted Cruz, 45 anni, Texas

    Ted Cruz, è un senatore dello stato del Texas con relativamente poca esperienza politica (come Rubio). Beniamino del movimento dei Tea Party attorno al 2010, ha poi avuto vari fall-out con quell'ala dei repubblicani, anche se resta uno dei principali esponenti anti-establishment del GOP. Si è saldamente posizionato sull'ala dei socio-conservatori, ed ha un buon appoggio da paleoconservatori, evangelici e non è inviso a molti altri gruppi (libertari o nazionalisti).
    I suoi svantaggi principali sono una certa aria di inaffidabilità, una reputazione di eccessiva aggressività in senato (con il suo massimalismo che ha portato a dei fiaschi politici come il government shutdown), i suoi legami con la Goldman Sachs, ed il suo essere nato in Canada (che mette in dubbio la sua eleggibilità). Ha delle posizioni quasi reaganiane, senza averne l'appeal.
    Al netto di questo, Ted Cruz sta giocando una partita di "pazienza" - che finora sta in qualche modo pagando:
    E' secondo nei sondaggi a livello nazionale, e testa a testa a Trump in Iowa, ed ha molte vie per arrivare alla nomination. Sta cercando di non farsi nemico nessuno in particolare dei 3 principali candidati, ed è la "seconda scelta" di molti elettori anti-establishment, rimanendo allo stesso tempo meno estraneo al GOPe di Trump o di ....


    5) Benjamin Solomon Carson, 64 anni, Michigan

    Ben Carson è l'altro candidato anti-establishment per eccellenza. Afroamericano, neurochirurgo di fama mondiale, ed anche lui proveniente da posizioni vicine al partito democratico agli inizi del 2000, salvo poi diventare un asperrimo critico dei democratici negli ultimi 10 anni.
    E' stato praticamente reclutato a forza nella campagna elettorale dai suoi sostenitori, in un brillante esempio di movimento grassroot. Non ha mai coperto alcun incarico politico, ed i suoi sostenitori sono principalmente anti-establishment, evangelici, cristiani conservatori e anti-federalisti.
    C'è stato un momento in autunno in cui aveva quasi pareggiato il consenso di Trump, e sembrava in grado di fermare il magnate immobiliare. Tuttavia la campagna di Carson non è riuscita a stabilizzarsi o a decollare, anzi, ha pagato dazio fortemente.
    Pare che il povero Ben sia risultato, pur dando l'immagine di una persona estremamente onesta e competente nel suo campo, troppo estraneo alla politica per poter assumere la guida del paese, e con un bel po' di convinzioni personali non propriamente assodate (tipo sulle piramidi ).
    E' stato paradossalmente danneggiato da uno scandalo al contrario: siccome aveva avuto un passato troppo tranquillo per essere un afro-americano, aveva deciso di inventarsi una gioventù "burrascosa", con tanto di gang ed accoltellamenti, dalla quale si sarebbe redento. Probabilmente per esser preso più sul serio dai basketball-americans. In realtà, non aveva mai aggredito nessuno, e la cosa gli si è ritorta un po' contro. Questo e qualche altro errore palesemente di inesperienza nella gestione della campagna elettorale lo hanno relegato attorno al 10%. Che è comunque più di quanto abbia ottenuto finora.....


    6) Rand Paul, 53 anni, Pennsylvania

    Oculista, senatore del Kentucky, e figlio del beniamino libertario & paleoconservatore Ron Paul (deputato del Texas per credo 8 mandati), Rand Paul era uno dei candidati meglio posizionati come anti-bush prima dell'arrivo di Trump.
    Costituzionalista e libertario, è famoso soprattutto per la sua strenua opposizione ai programmi di sorveglianza illegale dei cittadini americani, e per il suo appoggio incondizionato al primo ed al quarto emendamento..
    Tuttavia, non è mai riuscito ad ereditare troppo i voti dei supporter del padre, che lo hanno visto troppo prono al compromesso, e con posizioni non convenzionali su troppi altri argomenti (dalla politica estera alle libertà civili) è inviso alla maggior parte del GOP.
    Il suo approccio laissez-faire sull'immigrazione ed una inspiegabile riluttanza ad affrontare alcuni dei temi dove è più forte hanno fatto perdere abbrivio alla sua campagna, che ora è ferma al 3%.
    Dà il suo meglio nei dibattiti, in cui si è scontrato spesso con Trump (perdendo) e sopratutto con.....


    7) Chris Christie, 53 anni, New Jersey

    Il panzonissimo governatore del New Jersey, quasi fuori dai giochi, è tornato alla carica con Max Payne dopo una sbevazzata nei bassifondi di Hoboken. Avvocato italo-americano con modi da spaccone, è un RINO fatto e finito, vicino all'establishment, e considerato da molti troppo tenero nei confronti di sua maestà Barack Hussein Obama.
    La sua ancora di salvezza al momento è il tracollo delle campagne di altri RINO come Bush, che stanno estendendo il supporto vitale alla sua. La sua principale speranza è di trovare il modo di sostituirsi a Rubio e Bush come candidato del GOPe.


    Candidati Minori

    • Scott Walker: Il governatore in carica del Wisconsin è stato uno dei primi a ritirarsi dalla gara, nonostante fosse uno dei favoriti iniziali. Moderato, non gli è bastato l'aura di grande vincitore contro i sindacati e la corruzione nel suo stato natale per far decollare la sua campagna
    • Carly Fiorina: L'Hillary Clinton repubblicana, un'altra candidata il cui unico valore aggiunto era la propria vagina. Ex manager dell'HP, che aveva affondato disastrosamente, e protagonista di 2 campagne elettorali una peggio dell'altra nel suo stato della California. Giustamente relegata al 3%, ed è pure troppo.
    • John Kasich: Governatore in carica dell'Ohio, un conservatore fiscale stretto, ed antiabortista ma moderato sotto altri punti di vista, tranne che in politica estera dove è abbastanza un falco. Palco troppo affollato per lui questo giro, veleggia sul 2% ed è ai ferri corti.
    • Mike Huckabee: Ex governatore dell'Arkansas, ed ex presentatore TV di fox news. Quest'hanno non ha ottenuto il prezioso endorsement di Chuck Norris.
    • Rick Santorum: Torna a casa Rick.
    • Bobby Jindal: Governatore della Louisiana, non è andato da nessuna parte nonostante una certa eloquenza. Non era anno per lui

  5. #5
    Senior Member L'avatar di caesarx
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    Ok, ma le primarie quando saranno?
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  6. #6
    Cchiù pilu pe' tutti! L'avatar di gmork
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  7. #7
    Nato stanco L'avatar di Vitor
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    Jaq aggiungi questo al post sui repubblicani


  8. #8
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    habemus jaqen

  9. #9
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  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da caesarx Visualizza Messaggio
    Ok, ma le primarie quando saranno?
    A febbraio Iowa, New Hampshire, South Carolina

    Marzo si apre con il superMartedì con tipo 15 stati, e di fatto le primarie, salvo gare combattutissime (tipo GOP quest'anno) arrivano già concluse in aprile, dato che dopo restano pochissimi stati.

  11. #11
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    Quindi la shitstorm è really incoming...
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  12. #12
    Zero/2
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    che bello atterrare in un nuovo forum e ritrovare i post-analisi di Jaqen

  13. #13
    Armchair general L'avatar di Jaqen
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    Grazie dei complimenti, però volevano essere uno spunto solo per partire a parlare, non apertura e chiusura in una sola sintesi

    Un'altra domanda interessante è: La ricaduta della crisi finanziaria avverrà prima o dopo novembre 2016?
    Sicuramente i democratici pregano che avvenga dopo....

  14. #14
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    Citazione Originariamente Scritto da Jaqen Visualizza Messaggio
    Grazie dei complimenti, però volevano essere uno spunto solo per partire a parlare, non apertura e chiusura in una sola sintesi

    Un'altra domanda interessante è: La ricaduta della crisi finanziaria avverrà prima o dopo novembre 2016?
    Sicuramente i democratici pregano che avvenga dopo....
    Tranquillo Jaq, i tempi sono un po' dilatati ma le discussioni procedono.


    Quello che io non capisco è: ma il Trump che vediamo nei nostri media è diverso da quello che vedono gli americani, perchè qui pare solo un imbecille con l'aquila sulla scrivania, un personaggio creato da Matt Groening.
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  15. #15
    Armchair general L'avatar di Jaqen
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    Hai presente quanto fanno schifo i media nostrani sulle faccende nostrane?

    Ecco, moltiplicalo per 100 riguardo a tutto l'estero, e per 1000 riguardo alla politica usa.

  16. #16
    Senior Member L'avatar di caesarx
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    Bene...



    Non che avessi molti dubbi. Devo chiedere alle mie fonti in loco notizie riguardo Trump.
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  17. #17
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    Citazione Originariamente Scritto da Jaqen Visualizza Messaggio
    Un'altra domanda interessante è: La ricaduta della crisi finanziaria avverrà prima o dopo novembre 2016?
    Domanda da un miliardo di dollari. Tutto dipende dalle baracconate delle banche centrali.

    A proposito cosa ne pensi di quello che ho detto all'inizio?

  18. #18
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    Citazione Originariamente Scritto da Edward Green Visualizza Messaggio
    Ma è possibile che una volta conquista la nomination, se la conquisterà, moderi i toni per conquistare l'elettorato di centro (ricordiamoci sempre che l'elettore medio-basso ha memoria inferiore ad un pesce rosso)?
    Può essere, ma secondo me non ne ha bisogno. Secondo i sondaggi ha già la preferenza di quasi il 20% degli elettori registrati democratici.
    Che glie freghen di moderare i toni, con il rischio di lasciare a casa i suoi supporter. Piuttosto, dovrà convincere i repubblicani che non gli sono ancora dietro ed aumentare la sua quota fra gli indipendenti. Sicuramente non lo vedo estraneo ad opportunismi politici.
    Come ho detto, mi sembra che i suoi discorsi scaturiscano più dall'estemporaneità, dal vedere "cosa funziona" piuttosto che da un piano ideologico coerente.

    Per me Trump, ammesso che prenda la nomination, ha probabilmente davanti o un destino elettorale alla Goldwater o uno alla Raegan.

    L'altro candidato forte potrebbe essere Rubio? Ted Cruz non lo vedo così forte.
    La nomination dovrebbe essere un gioco a tre, con Trump, Cruz e Rubio.

  19. #19
    Armchair general L'avatar di Jaqen
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    Link extra per passatempo:

    https://www.isidewith.com/elections/...sidential-quiz

    (E' abbastanza approfondito il questionario, i risultati non so )

  20. #20
    Senior Member L'avatar di Azathoth
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    A chi vuole farsi un'idea di Trump consiglio di leggere il suo libro "Pensa in grande e manda tutti al diavolo", sicuramente é di parte ma l'ho trovato molto utile per capire il personaggio: invece "Perché vogliamo che tu sia ricco" e "I campioni non si arrendono mai" sono mediocri, ma hanno diversi spunti interessanti.

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