Nella mia seconda lezione (un corso sulla cultura italo-americana e le sue intersezioni con razza, genere e sessualità) il clima è decisamente più cupo. Robert*, studente di lettere, entra in classe e annuncia con voce rotta (ma in perfetto italiano) di essere «senza parole». Mike, un ragazzo riflessivo e sensibile, senz’altro tra i più diligenti e motivati della classe, fatica a trattenere le lacrime mentre partecipa alla nostra analisi testuale e deve uscire brevemente durante la lezione. X, figlia di due immigrati, le lacrime non prova nemmeno a nasconderle: a più riprese si lascia andare a un pianto tanto silenzioso quanto incontrollabile. Mi viene difficile trovare paragoni. L’unico che mi viene in mente è l’11 settembre (un paragone sentito più volte ieri sera rispetto al tonfo del Dow Jones, 800 punti persi in un solo giorno). Mi tornano in mente le reazioni sgomente e traumatizzate che seguono un attentato terroristico. Si apre così l’era Trump: il terrore al potere.