Maledetto Liverpool
di Fabio Piscopo
Istanbul, 25 maggio 2005, Stadio Olimpico Atatürk. Il Milan è avanti tre a zero nella finale di Champions League contro il Liverpool. Una squadra formidabile, quella rossonera, con Dida in porta, Cafu, Stam, Nesta e Maldini in difesa, Pirlo, Gattuso e Seedorf a centrocampo, Kaka a supporto di Crespo e Shevchenko. Pippo Inzaghi è finito addirittura in tribuna per scelta tecnica, giusto per rendere l'idea della qualità di quella rosa, nettamente la più forte dell'era di Ancelotti a Milanello. La prima frazione di gioco è stata un knock-out tecnico memorabile, roba da mischiare le squadre durante l'intervallo se si giocasse tra amici. Quello che accade dopo entrerà nella storia del calcio. Una rimonta imprevedibile, surreale, irripetibile, la più grande delusione della carriera di Carletto, un trauma che riuscirà a metabolizzare solo due anni più tardi ad Atene, sempre in finale, sempre contro i Reds.
Facciamo un passo avanti di undici anni. Ancelotti è sulla panchina del Napoli e ritrova sulla sua strada il Liverpool. Sembra destino che da qui debbano passare tutti i momenti decisivi della carriera del tecnico reggiano. Nella stagione 2018-2019, il Liverpool diventa l'arma di distrazione di massa definitiva nei giudizi sull'operato di Ancelotti al Napoli. Basti pensare a quanto si sia marciato sulla mitologica parata di Allison su Milik. Il tormentone "Il Napoli è arrivato a un passo da eliminare i futuri campioni d'Europa" è la hit della primavera 2019. Poco importa che quella partita si sia giocata sostanzialmente a una porta e che il Liverpool abbia sprecato una mezza dozzina di palle gol clamorose. Quando c’è da raccontare una realtà parallela, tutto fa brodo. Come fa brodo il tre a zero nell'amichevole estiva di Edimburgo e la vittoria all'esordio in Champions, due successi che arricchiscono ulteriormente la sceneggiatura su una squadra competitiva per ogni traguardo e reduce da un mercato da 10.
Il recente pareggio di Anfield completa il quadro, consentendo a qualche irriducibile lacchè di continuare a sproloquiare sulla grandezza di Re Carlo, a De Laurentiis di etichettare come "gufi" coloro che osano avanzare appunti alla sua meravigliosa creatura, e allo stesso Ancelotti di ribadire che la squadra lo segue. Tutto questo fino a ieri. Perché ieri va male, talmente male che De Laurentiis torna nell’ombra e Carletto si assume addirittura qualche responsabilità, a parole. Perché di fatto espone ulterioremnte alla gogna i suoi giocatori che oggi ha deciso di mandare in ritiro. Quel ritiro tanto osteggiato un mese fa diventa il rimedio a tutti i mali e conferma, dopo la storia degli spogliatoi del San Paolo di settembre, che in questo Napoli il confine tra allenatore di calcio e capa e lignamme è assai labile.
Che sia maledetto il Liverpool, meravigliosa squadra di calcio e gigantesca foglia di fico che da un anno sta tenendo in piedi un progetto tecnico sgangherato.
(Dalla pagina fb di bellavista social club)