Alessandro Francesco Giudice
24 October at 12:14 ·
La situazione dell'#fcinternazionale è la seguente. Ha un tecnico con stipendio abnorme, completamente disallineato al mercato (12m netti vs. Pioli 2.2, Gattuso 2, Fonseca 3, Pirlo 1.8, Inzaghi 2, Gasperini 2.2) ma anche al fatturato del club e con un body language che trasmette, ormai da tempo, svogliatezza e disagio. Aveva espresso parole di fuoco contro la società, rinviando ogni decisione al redde rationem col presidente Zhang. Da quando l'atteso show-down si è svolto (nell'ormai famoso incontro di villa Bellini) Conte si è allineato a un inconsueto low profile, nonostante la società gli abbia chiaramente annunciato un evidente cambio di politica di cui la rinuncia a Tonali (già bloccato) è stato un chiaro segnale. Forse si aspettava di essere esonerato (chi non lo sarebbe stato dopo quei toni?) ma ovviamente la società non può permettersi di esonerarlo. Coltivava forse la speranza di una buonuscita principesca o di restare due anni a libro paga con 6 volte lo stipendio dei colleghi che lavorano, aspettando tempi migliori. Magari che passi la buriana del Covid e le conseguenti ristrettezze economiche.
Invece gli hanno detto che - in tal caso - dovrebbe piuttosto dare le dimissioni, rinunciando a 24 milioni netti (40 lordi per la società).
Quindi è iniziata questa strana fase da separati in casa, con Conte attentissimo a non dire mezza parola fuori posto per non trovarsi nuovamente in tribunale, come gli accadde col Chelsea.
Dal canto suo, l'Inter si prepara a chiudere un bilancio 2019/20 da almeno 110-120 milioni di perdita, nonostante la plusvalenza-Icardi. La perdita economica in sé non sarebbe neppure un problema esistenziale, vista la situazione generale, se Suning avesse la flessibilità che ci si aspetta da un facoltoso azionista privato. Tuttavia, non è chiaro se sarà in grado di finanziare l'Inter come prima perché, nel prospetto redatto al 31 marzo 2020 per l'emissione di un bond da 75 milioni che serviva - appunto - a dare ossigeno alle casse della società, si parla di rischi connessi a restrizioni valutarie delle autorità monetarie cinesi. Che sembrano aver modificato l'atteggiamento verso gli investimenti diretti cinesi su asset calcistici europei. Almeno così sembra, perché la Cina è sempre un mondo abbastanza indecifrabile.
Sempre a marzo, l'Inter aveva ancora da incassare 57 milioni di crediti da sponsor cinesi scaduti il 30 giugno 2019 che a quest'ora dovrebbero essere già incassati, oppure dovranno essere svalutati. I contratti pubblicitari con sconosciuti sponsor cinesi, scaduti al 30 giugno 2019, non sono stati rinnovati e il fatturato 2020/21 sarà (anche per ciò) molto distante da quello attuale.
Il problema principale (non solo per l'Inter) è la cassa. Mancano 48 milioni di liquidità immediata dal botteghino (abbonamenti e biglietteria), mentre sponsor e televisioni stanno pagando male e la UEFA ha ridotto per la prima volta da anni il montepremi della Champions League, proprio perché arrivano meno soldi dalla pubblicità e dai diritti.
L'Inter ha 30 milioni di uscite monetarie al mese, che non può coprire con diritti tv e sponsor a singhiozzo. Mantiene un allenatore con ingaggio stratosferico, strappato alla concorrenza a suon di milioni per fare il leader di un progetto, che sembra però intento a svolgere il compitino ordinato. Perché non si dica che è contrattualmente inadempiente. Impigrito su una difesa a 3 che nessuno più adotta in Europa (per la quale sembra non avere neppure gli interpreti adatti) e su un gioco che non va oltre l'idea di dare palla sistematicamente a Lukaku. Lo psicodramma continua e sembra passato un secolo da quando si proiettava l'immagine di Messi sul Duomo di Milano.