L'ottimismo degli ottimisti si basa sul fatto che storicamente l'Italia ci ha abituato a grandi reazioni nei momenti che contavano (almeno per strappare il minimo sindacale, quale sarebbe la qualificazione al Mondiale, che non ci è quasi mai sfuggita), dopo il "cazzeggio" di fasi preliminari, amichevoli e partite diciamo non strettamente indispensabili. No, perché altrimenti guardare le formazioni e dare per facile il passaggio dell'Italia perché i nostri valgono molto di più su transfermarket è un metodo che nel calcio conduce spesso a cocenti delusioni.
La qualità conta, ma conta anche come arrivano le due squadre al confronto: e da questo punto di vista la Svezia (che in casa ha un 18-2 in fatto di differenza reti e un 4-1-0 in quanto a vittorie, pareggi e sconfitte nelle qualificazioni, in un girone con Francia e Olanda, con Bulgaria e Bielorussia che sulla carta erano anche un po' più meglio delle nostre Macedonia e Israele) diciamo che arriva "un attimino" meglio di noi in quanto a inerzia, fiducia nei propri mezzi, condizione, affiatamento e organizzazione. Sì, perché abbiamo in mente la brutta Svezia totalmente incapace di creare gioco che battemmo agli Europei, ma da allora ha cambiato tecnico e con Janne Andersson ha mostrato miglioramenti notevolissimi (occhio soprattutto a Forsberg che l'anno scorso alla Red Bull ha stravinto la classifica degli assist in Bundesliga: ne ha fatti 21, contro i 13 del secondo, Mueller, per dire).
Insomma, la reazione di cui sopra può avvenire, certo, ma non diamola troppo per scontata. Per me è una faccenda da 55/45 a nostro favore, o giù di lì.