La cosa bella è che fanno giocare a porte chiuse anche la terza categoria che fa 20 spettatori.
Mi sembra una cifra esageratissima... che ci mettono, gli steward anche se non c'è il pubblico?
Ma comunque, anche se fosse, non stiamo certo parlando del rischio che correrebbero gli spettatori.
500 persone in uno stadio di calcio significa la stessa concentrazione (immagino) con la quale puoi trovarle in un bar, in una piazza, in un panificio, in un... boh, in un qualunque locale pubblico.
Ora, io non vivo in una di quelle zone... ma non credo che i locali pubblici siano stati TUTTI chiusi, no?
Anche perchè non credo che nelle zone rosse stiano vivendo di ciò che cresce sugli alberi e di caccia al piccione .
In qualche modo dovranno pure arrivarci, i rifornimenti.
Ma nelle zone rosse ci sono solo i residenti, probabilmente le attività commerciali sono anche aperte, ma vengono frequentate solo dalle persone del posto. Nessuno deve entrare e nessuno deve uscire da quelle zone.
Volendo potrebbero fare eventi sportivi, a porte chiuse, tra squadre delle zone rosse, quello sì.
Ah, comunque io degli steward sugli spalti di San Siro li ho visti durante la partita contro il Ludogorets, o comunque gente con la pettorina gialla
Arrivano, ma hanno tipo dei "corridoi sterili" senza entrare in contatto con gente del posto
Ultima modifica di Reeko; 05-03-20 alle 10:11
https://it.eurosport.com/calcio/seri...67/story.shtml
alcune sembrano delle ovvietà (già senza covid-19)
3) Non si mangia nello spogliatoio
4) Riporre i propri indumenti nei borsoni
10) In piscina è d'obbligo l'uso del cloro
15) In Nazionale ci deve essere sempre il medico della Federazione
20) Arieggiare gli spogliatoi
altre sono di buon senso
5) Non toccare i rubinetti
11) Isolarsi dalla squadra ai primi sintomi
21) Evitare il contatto con i tifosi
altre mi paiono quantomeno bizzarre o di difficile applicazione
17) Niente premiazioni
1 Utilizzare un unico microfono
Quei casi non riguardano Milano, Bergamo, ecc.
Questo è ciò che c'è scritto sul sito del ministero:
Misure applicabili nei comuni della “zona rossa” (Bertonico; Casalpusterlengo; Castelgerundo; Castiglione D'Adda; Codogno; Fombio; Maleo; San Fiorano; Somaglia; Terranova dei Passerini; Vo'), dove vige il divieto di accesso o di allontanamento dal territorio comunale.Idem, sarà una cosa che riguarda solo quei comuni là.Arrivano, ma hanno tipo dei "corridoi sterili" senza entrare in contatto con gente del posto
Ma lì non ci sono stadi di serie A.
Quello era riferito al fatto che non capisco il senso di vietare completamente un evento, indipendentemente dalla zona.
Cioè, se in quella zona è proprio vietato uscire di casa o entrare e uscire dalla zona, ok: capisco.
Ma se per "zona rossa" si intende il significato più "largo" (tipo l'intera lombardia, che è soggetta ad alcuni provvedimenti ma non così restrittivi), allora non capisco: la stessa concentrazione di persone che hai con 500 esseri umani in uno stadio, ce l'hai un po' ovunque... perchè vietare le partite, anche a porte chiuse?
scusate ma quindi sono confermati i recuperi per questo weekend?
La Gazzetta dello Sport riporta come ieri, nel corso del Consiglio di Lega, il presidente della Lazio Claudio Lotito fosse tra i più scatenati. Le sue parole si sono udite forti e chiarissime anche fuori dalla stanza dove si è tenuta la riunione, convinto com'era, dell'idea che non fosse giusto scegliere a priori le porte chiuse. La sua proposta era quella di far decidere caso per caso dai vari Prefetti se aprire o meno gli impianti in questione. Ma in questo momento, visti anche i passi decisi dal Governo, c'era una sola alternativa alle porte chiuse: l'interruzione del campionato. Spadafora però è intervenuto perché ha compreso il valore sociale del calcio nel nostro paese e ha spinto per la soluzione che poi è stata accettata da tutti, anche se non senza proteste e polemiche
A Londra per partecipare all'FT Business of Football Summit, dove ci sarà anche il presidente della Juventus Agnelli, Steven Zhang torna a parlare del suo attacco nei confronti di Paolo Dal Pino dei giorni scorsi. Senza ammorbidire i toni. Ecco le sue parole riprese dal Financial Times: "Molti pensano che siano state parole forti, ma credo che siano state leggere, non abbastanza forti".
"Il calcio ha ritrovato quasi per miracolo l'unità" scrive questa mattina La Gazzetta dello Sport raccontando ciò che è accaduto ieri nel corso del Consiglio di Lega che ha poi portato alla decisione di portare avanti il torneo a porte chiuse almeno fino a inizio aprile. Dopo un inizio difficile, dove i club hanno fatto a gara di vittimismo per chi fosse più o meno penalizzato dalle scelte, a un certo punto il presidente Dal Pino ha minacciato di andare in FIGC e di dire alla Federazione che il calcio italiano non era in grado di mettersi d'accordo. A quel punto, spinti da una sorta di decisione di unità nazionale, le società sono tornate a parlarsi con toni meno alterati e si è arrivati all'accordo. Anche il Governo ha partecipato tramite il ministro Spadafora, perché nell'Italia assediata da chiusure forzate, rinvii e crisi economica, lasciare aperto il campionato di calcio ha un suo valore sociale.
Il Presidente di Lega Dal Pino concentrato sulla valorizzazione dei diritti tv ha perso di vista l’aspetto sportivo della crisi
Si sofferma sul Presidente della Lega Serie A Paolo Dal Pino il Corriere Dello Sport. Lo scorso 8 gennaio, quando è stato eletto nuovo presidente l’obiettivo era quello di permettere al nostro calcio di aumentare ricavi dai diritti tv, essendo manager esperto nelle telecomunicazioni. Nei suoi compiti la ricerca di nuovi interlocutori, al di là dei classici broadcaster come Sky. CAOS PER LE TV. Le decisioni arrivate in questi giorni in cui è scoppiata l’emergenza coronavirus, sono state spiegate come un modo per tutelare il “prodotto”, che sarebbe stato penalizzato diffondendo le immagini di partite a porte chiuse. E forse sta proprio qui il nodo. Nel senso che, appena arrivato, il focus principale di Dal Pino è stato immediatamente quello di ottimizzare la vendita dei diritti tv. Del resto, ottenendo il massimo, avrebbe anche aumentato il suo consenso tra i club. Il coronavirus, invece, ha provocato una “crisi” di natura sportiva, che è stata affrontata non tenendo conto di quell’aspetto, ma, al di là delle pressioni ricevute, preoccupandosi solo degli effetti che avrebbe potuto avere sui ricavi. In questo senso ha seguito l’“esempio” di De Siervo, che aveva già pensato di aggiungere i rumori registrati del pubblico alle telecronache delle gare a porte chiuse, in modo da preservare almeno il sonoro di una partita normale. L’aspetto sportivo, insomma, non era una priorità, mentre lo erano soldi e diritti tv.