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Frykky
https://www.repubblica.it/sport/calc...ame-258280743/
Il calcio invisibile dei Dilettanti: club al collasso e giocatori ridotti alla fame
La Serie D non riparte e anche il futuro è incerto tra crisi aziendali, fuga degli sponsor e stipendi azzerati
La Serie A sta per ricominciare, la Serie B programma a sua volta la ripartenza, la Serie C discute su play-off e play-out, il calcio femminile spera nella ripresa del massimo campionato. La Serie D, invece, è alle prese con lo stop della stagione, che per molti calciatori dilettanti significa una drammatica situazione economica, visti l'assenza degli ammortizzatori sociali, la crisi di aziende e sponsor impossibilitati a finanziare i club, la coperta cortissima degli stipendi mascherati da rimborsi spese e i settori giovanili della provincia italiana, serbatoio del movimento, di fatto paralizzati.
Dopo l'intervista-denuncia del decano degli allenatori, il paladino degli Invisibili Massimo Morgia, a parlare con Repubblica del dissesto del calcio dilettantistico italiano, travolto dal Covid 19, sono altri due diretti protagonisti, con parecchia cognizione di causa. Uno è Alessandro Renica, 57 anni, due scudetti e una Coppa Uefa col Napoli di Maradona e oggi allenatore con ventennale esperienza nella categoria: racconta come decine di città e paesi della provincia italiana stiano rischiando di perdere da un giorno all'altro la loro squadra.
L'altro è Evan Cunzi, 36 anni, centravanti del Latina (12 gol in 21 presenze, prima dell'interruzione del torneo), una lunga carriera per lo più in serie C, da due stagioni in serie D: spiega che i calciatori della categoria, dilettanti di nome ma professionisti di fatto, sono pronti a bloccare la prossima stagione, se non verranno ascoltati.
Dilettanti al collasso, Renica: "Maradona mi ha aperto gli occhi, siamo di fronte a un dramma"
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https://www]Alessandro Renica, 57 anni. Ha vinto due scudetti con il Napoli
L'ex difensore del Napoli ha aperto la pagina Facebook "Tutele e diritti dei calciatori dilettanti": "Tutto è nato da un gesto di Diego che ha deciso di lasciare il suo stipendio di allenatore del Gimnasia a chi ne aveva bisogno. Il nodo è l'equità. Ogni cittadina o paesino che perderà la sua squadra rappresenterà una sconfitta"
di ENRICO CURRO'03 Giugno 2020
2' di lettura
Renica, lei ha aperto una pagina Facebook: "Tutele e diritti dei calciatori dilettanti".
"Tutto è nato da un gesto di Maradona, che mi ha fatto riflettere. Diego ha deciso di lasciare il suo stipendio di allenatore del Gimnasia a chi ne aveva bisogno, ai calciatori delle squadre più in difficoltà. Come al solito lui ha dimostrato una sensibilità fuori dal comune. A differenza, lasciatemelo dire, di tanti altri".
E dal gesto di Maradona in poi?
"Da quel gesto ho iniziato a riflettere sul fatto che, secondo me, nessuno stava davvero facendo presente come oggi ci sia uno tsunami nel calcio dilettanti, dove ho allenato per tanti anni: un mondo che conosco molto bene e che si trova in un momento terribile".
Che cosa può succedere, secondo lei?
"Che ci troveremo di fronte a un dramma, se non se ne parla prima, cercando di prevenire. Il nodo è l'equità. Nel mondo del calcio c'è chi forse ha anche troppo. Si può intervenire anche in modo strutturale, contando su risorse che ci sono".
Che cosa ha capito, attraverso la sua pagina Facebook?
"La pagina "Tutele e diritti dei calciatori dilettanti" si è sviluppata in poco tempo, anche attraverso gli inviti nella nostra piattaforma a personaggi importanti del calcio. Stiamo prendendo tante informazioni sulla distribuzione delle risorse, soprattutto dei diritti tv. Guglielmo Stendardo, ex calciatore di serie A che insegna diritto sportivo alla Luiss di Roma, fa parte del gruppo".
L'obiettivo?
"Ascoltare le proposte di chi è in prima linea: i direttori sportivi, i direttori generali, i giocatori stessi. Dobbiamo ancora completare il nostro tour, ma intanto, indagando, abbiamo scoperto che ci sono specificità tra nord, sud e centro".
Ad esempio?
"Ad esempio, mentre al nord il calcio dilettantistico sta in piedi con le sponsorizzazioni, la cartellonistica, le aziende, al centro funziona non tanto con le aziende, ma con le sagre: lì spesso si raccolgono fondi per fare la Promozione, la Prima categoria, i settori giovanili. Stiamo scoprendo un'Italia diversa: siamo accomunati dalla condizione, ma ci sono differenze. Cerchiamo di scavare, per capire. E' come una catena di Sant'Antonio. Il tema è troppo sottovalutato".
La sottovalutazione principale?
"Che oggi in tanti club non potranno più iscriversi di nuovo al campionato. Servirebbe, magari, che chi lo può fare versasse l'1% degli stipendi ai dilettanti. Ci preme di salvare il movimento, i ragazzini che non vanno più a fare sport. Ogni cittadina o paesino che perderà la sua squadra rappresenterà una sconfitta. Sarebbe la perdita di un patrimonio, che invece dovremmo fare di tutto perché non scompaia".
Si è sentito con Maradona?
"Un messaggio da Buenos Aires: ha donato il suo stipendio, pensando agli ultimi, in un mondo in cui la ricchezza viene accentrata. Quando giocavo io, e quando giocava Diego, facevamo la nostra colletta per chi lavorava nel calcio, dietro le quinte. Ma è un tema che riguarda i presidenti: sono loro che devono avere coscienza di questi temi. E' in ballo la tutela delle persone".