Comprendo l'aspetto emozionale, però c'è da dire che può emozionare anche con un poco di maggiore attenzione ai dettagli (se poi così vogliamo chiamarli in questo caso, visto che parliamo di un evento tutt'altro che secondario).
Rispondendo anche a Nevade, l'uso simbolico che Tarantino fa del personaggio di Hitler è ben diverso da quello che Scott fa del personaggio di Commodo. Hitler è un manichino sullo sfondo delle vicende e, come tu dici, ha tutt'altro scopo (mi sembrava infatti di averne dato atto a Tarantino nei post precedenti) come lo stesso setting. Nel caso di Commodo invece il setting è parte integrante della visione di Scott, lo stesso imperatore è coprotagonista nel soggetto e vera e propria nemesi di Massimo.
Peraltro la storia della morte di Commodo, quella vera, è altrettanto interessante e significativa.
Lo stesso errore lo rilevo nell'altro film di Scott, Kingdom of Heaven, dove viene praticamente banalizzato un conflitto e alcune figure che, se il regista avesse letto Raimondo d'Anguiles o Guglielmo di Tiro, ne sarebbe uscito un dramma storico di sicuro livello.
Wolfgang Petersen in Troy che fa agire e morire Menelao e Agamennone, per esempio, a cazzo di cane, uccide la weltanschauung di questi personaggi.
Non è questione di rispetto della storia o della letteratura di per se, ma che non si è saputo sostituire ad una mitologia eroica un'altra altrettanto potente.
In fondo in Inglorious Bastards Tarantino fa proprio questo, per cui lì accetto la morte simbolica di Hitler nel cinema.