I due grandi pensatori hanno interpretato Ellie in termini di eroina salvifica, quando lo scopo e messaggio del gioco consiste volutamente nel darle una progressiva definizione respingente (la caduta nel vortice della vendetta cieca e ossessiva), contrapposta all'approccio simpatetico nei confronti di Abby (conoscendone la storia ne capiamo le motivazioni, il carattere, le aspirazioni). Due facce della stessa medaglia che tentano di sopravvivere in un mondo collassato in balia della violenza, equilibrio fra ciò che credevamo essere la rappresentazione del bene e quello che inizialmente percepiamo come il male assoluto. Non ci sono vincitori, alla fine tutti perdono tutto. In questo la chiusura è determinante a fornire un barlume di speranza che rende il gioco non una parabola sulla vendetta o sul perdono, bensì sull'accettazione. Sulla capacità di andare avanti senza farsi trascinare sul fondo dall'odio provocato dal dolore di un passato che ha importanza relativa. L'ultimo flashback dice tutto quello che serve sapere per capire il gioco, forse il bulletto e la banderuola se lo sono persi. Come il resto del gioco, desumo.