Bellissimo intervento, non sapevo neppure ci fossero degli studiosi del genere...
Bellissimo intervento, non sapevo neppure ci fossero degli studiosi del genere...
Forse il mio è un intervento a gamba tesa, ma si è parlato tanto di teorie, di divertimento, di scuole, di insegnanti, di giochi papabili... e non di studenti (anzi, no, Shog-ghot vi ha accennato brevemente). Ai ragazzi interesserebbe?
Perché è stata citata una miriade di giochi che nel mondo reale i giovani non conoscono manco per sentito dire. Si parla di un pubblico quanto più eterogeneo possibile il cui interesse videoludico si ferma giusto all'ultimo FIFA o a Candy Crush. Non voglio che il mio sembri un discorso elitario, ma mi sembra importante ricordare che non tutti i ragazzi hanno interesse ad esplorare gameplay diversi o comunque più profondi.
Al di là di questo mi sembra che si sia partiti dal fatto che tutti apprezzino i videogiochi, mentre in una classe ci può essere un buon numero di persone che non ne siano minimamente interessate: ecco, per queste ultime quale sarebbe la differenza di dover studiare con un gioco oppure nel modo classico? Lo troverebbero comunque fuori dalle loro corde, e il gioco - qualsiasi esso sia - diverrebbe immediatamente un dovere, un obbligo, un peso.
Non credo che i giovani siano così lontani dai videogiochi. È vero che non ne hanno alcuna cultura (ma come d'altronde anche di musica, film, etc). La componente di gioco è uno stimolo naturale per i cuccioli di molte specie di mammiferi ed anche per i ragazzi. Certo, ci sono casi e casi e sono abbastanza sicuro del fatto che pochi andrebbero a giocare ad un Valiant Hearts o To the moon di loro spontanea volontà, ma se il titolo è divertente e non difficile o frustrante, non vedo perché non lo apprezzerebbero, soprattutto se svolto in compagnia.
Non ho mai pensato ai videogiochi come "compiti a casa", quanto piuttosto metodo alternativo di avvicinare la sensibilità dei ragazzi all'argomento che verrà trattato a lezione
No, intendevo tipo un collaborativo o multiplayer, o comunque un'esperienza che coinvolga la classe intera
In realtà il punto "non a tutti gli adolescenti interessa il videogioco" intenso come "Non è che lo trovano più accattivante di leggere il Simoncelli per imparare storia moderna" è sacrosanto
beh ma se ad uno studente già piace studiare non serve il videogioco
io lo strumento videogioco lo vedo bene come trampolino per quegli studenti meno propensi allo studio, un sistema per far magari incuriosire su un certo argomento che saranno più propensi ad approfondire o semplicemente per far ricordare meglio certe lezioni
Sarebbero un ottimo strumento pratico. Pensa ai simulatori di fisica, sarebbe decisamente più pratico usare una roba tipo l'havoc (per dirne uno) per mostrare effettivamente cosa succede quando la pallina rotola sul piano che non doversi fare i disegnini su carta dovendo creare ogni volta degli esperimenti mentali che lasciano il tempo che trovano
Tempo fa avevo letto di una classe che aveva costruito insieme ai docenti una sorta di gdr (non digitale), dove i bambini insieme agli adulti gestivano un villaggio fantasy, ed affrontavano delle situazioni che si verificavano.
Se ritrovo l'articolo provo a postarlo.
Se il videogioco è un esperienza interattiva (ormai sono state sdoganate nel mondo dei videogiochi) potrebbe tranquillamente piacere a chi i videogiochi piacciono e a chi i videogiochi non piacciono, perché sono meno videogiochi dei "classici videogiochi" e più videogiochi di un libro di testo.
Mica usare i videogiochi vuol dire che studiare diventerebbe divertente quanto giocare a FIFA (a chi diverte ), ma solo che si utilizza un medium più interattivo per entrare nell'argomento e toccarlo con mano, piuttosto che leggerlo solo su un libro di testo, senza sostituire ovviamente quest'ultimo.
Ma infatti siamo tornati al punto di prima, non puoi semplicemente prendere sto oggetto così come è fatto e metterlo sul banco, ne puoi sfruttare delle caratteristiche, al massimo potresti fare boh, la sparo così, dei laboratori pomeridiani in cui magari si sceglie un tema e si parla di alcuni giochi, si fanno provare alcune scene, per discutere di qualche argomento. Questo per dire credo sarebbe interessante, molto più del "filmino degli ebrei de guera" cit.
Sicuramente come "compito a casa" sarebbe un'esperienza più personale, ma anche un salto in aula computer non sarebbe male. In fondo il "filmino degli ebrei de guera" viene visto durante le ore di lezione, non solo in orario extracurriculare.
Poi alcuni giochi (come Valiant Hearts) si adatterebbero bene anche per essere giocati in classe un po' per uno, anche se ovviamente perdono il senso di interazione personale.
Io sono sempre dubbioso, non per altro ma come vedi in questo modo orbitano sempre in modo collaterale all'insegnamento classico. Puoi farci tutto ma restano uno strumento di integrazione accessoria. E se vai a vedere non mancano invece teorie decisamente più forti, ma molto forti a riguardo.
Su tutte, consiglio un altro testo di uno che ci ha speso veramente tante parole riguardo l'ambiente didattico: "Parola e immagine" di Francesco Antinucci. Ho avuto il piacere di poterci scambiare due chiacchiere durante una conferenza e la sua tesi a riguardo è decisamente ambiziosa.
Per lui, pensa, un futuro possibile, o almeno auspicabile, è quello dei visori della realtà virtuale. La sua proposta, forse provocatoria ma supportata comunque da un sostrato teorico mica da ridere, è di portare i visori virtuali nelle scuole. Perché insegnare ai bambini come sono le cose e come funzionano quando puoi fargli direttamente sperimentare, simulativamente, con mano le cose stesse? L'idea di fondo è tornare ad un tipo di apprendimento senso-motorio vs quello simbolico-ricostruttivo (detto in parole povere: è la differenza che passa tra teoria e pratica, puoi aver letto un libro di meccanica e saperlo a memoria ma fino a che non metti mano agli strumenti pratici non saprai mai davvero come funziona quella roba, molto brutale come semplificazione ma almeno rende l'idea). Per lui il videogioco è il prototipo ideale, quello da cui partire e che ci mostra già una traccia di questa
http://marioflaviobenini.org/2014/12...apprendimento/
Qua c'è un intervista molto loffia ma che rende l'idea per chi è interessato
Grazie davvero per tutti questi spunti. Io ovviamente sto cercando di costruire un possibile futuro prossimo, poi ovvio che le applicazioni a lungo termine possono essere molto più importanti. Considerando l'accademicità che spesso si riscontra tra i professori è già quasi un sogno lontano pensare ai videogiochi come strumento didattico ausiliario
Ma figurati personalmente fa sempre piacere parlare di queste cose, in realtà in ambito accademico (parlo chiaramente del mio piccolo più di qualche realtà sparsa in Italia che mi capita di incontrare) si sta smuovendo qualcosa, anche in Italia, anche in piccolo. C'è speranza