Originariamente Scritto da
Cesarino
Il nuovo sindaco di Londra, Sadiq Kahn, ha lanciato ieri un appello dal titolo preoccupante («Don’t Panic»). Ha scritto che il milione di cittadini europei che vivono nella capitale britannica — in maggioranza, giovani — «restano i benvenuti» e la metropoli «continuerà a essere la città di successo che è oggi». La domanda è: come?Il sindaco insiste sulla necessità di restare nel Mercato Unico europeo, pur uscendo dall’Unione Europea: forse non ha letto con attenzione l’art. 50 del Trattato di Lisbona, dove si dichiara che «ogni Stato Membro può ritirarsi dall’Unione, in osservanza con i propri requisiti costituzionali». Il comma 4 prevede però che «le condizioni del ritiro» e la «futura relazione con l’Unione» verranno decise dal Consiglio Europeo «senza la partecipazione alla discussione dello Stato Membro che si ritira». In sostanza: il Regno Unito non avrà voce in capitolo. Forse sarà ridotto a sottoscrivere una serie di accordi bilaterali.
Le testimonianza, da stamattina, fioccano (su «Italians», sui social e altrove), Giovanni Crovetto, milanese, 32 anni, otto passati a Londra, lavorando in campo finanziario: «Mi dispiace che molti, più giovani di me, rischino di vedersi negata l’opportunità di conoscere l’apertura al futuro che ho visto io». Maurizia Carrera, torinese, 29 anni, Motion Graphic Designer: «Per quanto potrò esercitare la professione prima d’essere obbligata a trovare uno sponsor per lavorare in GB? Brexit limiterà l’afflusso di giovani. Noi europei perderemo l’occasione di vivere in una città che ha aperto la mente a molti». David Pagliaro, triestino, 24 anni, lavora per un think tank: «Sono a Londra da quattro anni e non mi cacciano via domani. Ma le cose cambiano anche a livello di sentimenti ed emozioni. Non mi sarei mai aspettato che la nostra generazione dovesse veder aumentare i confini».