Originariamente Scritto da
Moloch
Voi per primi ci spiegate chi siete. Clienti, che vogliono solo avere servizi funzionanti
Ma l'Universitá é tutt'altro, o almeno dovrebbe esserlo. Un laboratorio di critica e di dissenso, una zona franca anche per chi i documenti non ce l'ha, uno spazio dove rintegrare e accettare tutti quei simpaticissimi emarginati che per la studentessa qua sopra sono solo "degrado".
La vostra ignoranza vi precede: come se fossimo in un sistema anglo-sassone, si pone un distinguo tra biblioteca universitaria e patrimonio pubblico.
Non sapete nemmeno guardarvi i piedi, e come si puó pretendere che capiate il significato politico di quel che dite? Il documento va benissimo, per VOI, ma non per tutti e tutte. Non tutti i documenti sono uguali in un paese che rimpatria i richiedenti asilo respinti.
Voi che con la vostra ossessione per la sicurezza e la legalitá vorreste solo emarginare ogni emarginato, condannare all'oblio e possibilmente all'esilio dalla vostra rispettabile area ogni povero cristo, e che magari poi siete pure cresimati, comunicati, battezzati. Voi poveracci per cui i tossici sono un problema, e la gentaglia é questione di degrado.
"Studenti normali" come se si potesse essere franchi dalle ideologie, come se si potesse essere neutrali.
Avete sicuramente bisogno di studiare, ma tanto. E non penso che sia il CUA ad avervi fatto raggiungere un cosí ridicolo livello di comprensione del mondo che vi circonda.
Grande é la confusione sotto il cielo, diceva qualcuno piú esperto di me. Ma purtroppo la situazione non é ottima, rispondo passo passo.
CI sono piú livelli di interpretazione, grazie a Dio. Innanzitutto, il capitale simbolico. Quanto si mette in campo, con ogni azione politica, é oggetto di una rappresentazione culturale, la quale é una comunicazione che la massa riceve. La privatizzazione dei luoghi del sapere passa ed é passata proprio da queste marginali restrizioni. Inoltre, la pubblicitá di un bene significa garantire il libero accesso anche a spacciatori e tossici. Nonché a tutti quelli i cui documenti non sono cosí lussuosi come i vostri.
Con questo, passo al secondo tema. Ossia perché questi provvedimenti occasionali abbiano solo il ruolo di proteggere la pletora di clienti, ossia gli studenti, che sono l'unica economia (o quasi, se escludiamo l'impero agroalimentare della Coop) rimasto a Bologna. Questo atteggiamento, che sembra vedere fenomeni strutturali come colpe individuali, piuttosto che come temi di rilevanza politica, comporta alla formulazione sic uritaria del monitoraggio.
Lo spazio di studio alla sera, storicamente, l'avevano ripreso proprio gli studenti dei collettivi che tanto disprezzate, tra le altre cose, diverso tempo fa, a quanto ne sappia.
Purtroppo invece, caro Andrea, no, non parlo di un centro sociale. Non ci dovrebbe essere nemmeno bisogno di gente che sacrifica la propria esistenza a luoghi come i centri sociali, se ci fossero degli spazi pubblici. L'Universitá era di queste ed é stata storicamente il laboratorio del pensiero critico. Che adesso venga percepita come un luogo dove andare a recepire nozioni e ottenere una laurea (peraltro inutile in larga maggioranza) é una strana deformazione, e per assurdo accentuata in Italia dove il livello di gerarchia interno é violentissimo. La biblioteca, come tutti gli spazi dell'Universitá, deve essere una zona franca, una zona di libero accesso, anche per quanti il documento non ce l'hanno o per qualsiasi ragione non vogliono mostrarlo. Il principio é piú importante dell'effetto e del contingente, perché é quello che sul piano narrativo e della rappresentazione avrá piú conseguenze. Delle conquiste fondamentali delle lotte degli anni '70 sono ormai resi inutili da una percezione dell'universitá come "esamificio", come posto dove passare piú in fretta possibile e senza confrontarsi mai con nessuno. Cosí, otteniamo spazi di socialitá nulli, confronto inesistente, lezioni frontali di nessuna utilitá.
Ilaria, in conclusione, sono sicuro che non lo sia, ma sono d'altra parte sicuro che il monitoraggio degli accessi sia politicamente disastroso, dal punto di vista simbolico e rappresentativo. E sono anche sicuro del fatto che il comune di Bologna e il paese Italia debba affrontare il problema droghe in maniera un po' piú strutturale che difendendo gli "utenti" che preparano gli esami. Cosí come credo che sia da affrontare il sessismo e la violenza in maniera un po' piú strutturale che aumentando l'emarginazione di chi é giá emarginato.
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sogno una nuova, violentissima kristallnacht verso questi degenerati