«I liguri si lamentano che i turisti delle nostre parti non consumano e li danneggiano?». La signora Rosa del bar a due passi dalla piazza principale di Ottobiano, Pavia, sbotta: «Anche a noi ci avevano assicurato che con la pista da motocross avremmo riempito bar e ristoranti. Non è andata così. Dico: una volta a noi, una ai liguri». La moderna neo lotta di classe (e geografica) parte da Ottobiano. Il bus Garbarini è appena arrivato. Sono le sei e trentacinque del mattino quando carica i primi turisti low cost. Gli altri aspettano di salire alle fermate successive di Gambolò, Tromello, Garlasco, Dorno, Scaldasole, Mezzana Bigli e Pieve del Cairo, ultima tappa della provincia pavese. A questo punto ci siamo. Tutto è pronto per puntare su Varazze (Savona), la vacanza di otto ore, andata e ritorno, in giornata.
Milieu sociale composito
Salgono studenti, disoccupati, mamme con figli piccoli e pensionati. Dentro la pancia del mezzo sono ammassati ombrelloni, sedie pieghevoli, secchielli e borse-frigo. I turisti esibiscono il biglietto all’autista come se dicessero «ce l’ho fatta». Ignorano però che nella Liguria di Ponente, dove finirà la loro corsa, non sono amati. Il fenomeno dei pullman low cost è semplice da spiegare: con pochi soldi, da dieci a venti euro per il biglietto, ogni weekend centinaia di persone delle province lombarde si riversano nelle località di mare. Un mordi e fuggi che alimenta l’insofferenza degli operatori e amministratori dei paesi liguri che vorrebbero fermare la massa che «occupa il suolo» senza spendere, dicono loro, soldi. Carla è assieme alle sue amiche pensionate, seduta in fondo. Ci tiene a rimarcare: pensionate povere. Vive a Tromello. «La pianura d’estate è un forno — dice —. Non ho il condizionatore, mio marito il caldo lo sopporta, beato lui. Io no. Il pullman costa poco. E ritorno a casa giusto in tempo per preparare la cena».
Giovani e anziani
I viaggi low cost di massa sono cominciati anni fa, rivolti agli anziani. Adesso il pullman lo prendono tutti. Donatella è salita a Garlasco, ha con sé due figlioletti, di sei e quattro anni. La più piccola deve fare pipì, ma il torpedone sta arrivando. «La farai dopo». Dice: «Non ho tempo per le ferie. Lavoro tutta l’estate e devo badare ai bimbi». La gente viene a sapere dei pullman che portano al mare camminando per il paese. «Le agenzie attaccano i volantini nei bar e nei negozi», racconta Aldo di Mezzana Bigli, un tempo contadino, oggi senza lavoro. «L’altro giorno ne ho letto uno, sono tornato a casa e ho avvisato mia moglie: domenica ce ne andiamo al mare». Carla invece studia. S’è portata dietro molta acqua. «Un amico mi ha detto che a Varazze una bottiglia l’ha pagata sei euro...».
Sindaci irritati
Il sindaco di Albissola, Franco Orsi, ex senatore con il Pdl, guida il fronte dei sindaci arrabbiati. «Noi vogliamo il turismo sano, quello delle famiglie che stanno negli alberghi una settimana. Se alle Cinque Terre parlano di numero chiuso sono fighi, se lo diciamo noi ci prendono per matti». Intanto studia piani anti low cost. Uno l’ha già messo in pratica. Dalle dieci alle undici e trenta fa partire zampilli di acqua per bagnare le aiuole: «Così nessuno si sdraia per dormire». Un altro per ora è solo vagheggiato: «Controlli all’entrata dei caselli dei pullman. Quante persone portano, cinquanta? I vigili salgono e chiedono i documenti a tutti. Così se ne va un’ora e mezza sotto il sole e forse la prossima volta ci pensano a ritornare». Il caldo si fa sentire. Le spiagge sono affollatissime. Il sentimento di Massimo, presidente di uno dei due Consorzi stabilimenti balneari di Varazze oscilla: «Non ho nulla contro i turisti. Ma con il terrorismo che ne sappiamo di chi arriva?». Andrea Valle, presidente della Federalberghi provinciale (Savona), propone la tassa d’ingresso: «Vogliamo il turismo di qualità non quello che danneggia». Intanto Luigi, l’autista partito da Ottobiano che da sei anni va su e giù dai paesi del Pavese a Varazze, va a prendere il suo pullman. È ora di ripartire, sono le cinque e trenta. Tromello è a due ore di distanza. E Carla deve cucinare.