Con la scusa del razzismo giustificano tutto Con la scusa del razzismo giustificano tutto - Pagina 2

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Discussione: Con la scusa del razzismo giustificano tutto

  1. #21
    Lavora Troppo L'avatar di Ceccazzo
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    Re: Con la scusa del razzismo giustificano tutto

    comunque è inutile che ti oscuri facebook traccia tutto

  2. #22
    Senior Member L'avatar di Stefansen
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    Re: Con la scusa del razzismo giustificano tutto

    Citazione Originariamente Scritto da TeoN Visualizza Messaggio
    Ma se e' il re della grammatica a cazzo
    Io posso pure commettere a volte dei refusi, ma quello che non sopporto è chi di proposito storpia il linguaggio scritto (e anche verbale) storpiando e troncando le parole solo per scrivere meglio.
    Su questo punto si, mi arrabbio

  3. #23

    Re: Con la scusa del razzismo giustificano tutto

    LE SANGUISUGHE
    Il dottor Steffen uscì dal suo studio immediatamente dopo che la porta bussò. Ad attenderlo appena fuori dall’uscio Michel Nasserba , “Piacere di conoscerla dottor Steffen, vedrà gli ospiti saranno entusiasti della sua presenza”. “Potrò dunque esporre il mio lavoro?” ribbattè il dottor Steffen, “Certo è logico, si sono tutti radunati per lei. Non aspettano altro”, e con fare deciso Michel accompagno il suo interlocutore al taxi dove entrambi salirono.
    “Al 4° di Jacob Street” fece Michel al tassista, “Sa dottor Steffen, la casa dei Rocker è un vero spettacolo di classe ed eleganza, dovrebbe essere orgoglioso che l’intero Circolo Intellettuale si sia riunito lì per lei quest’oggi”.
    E il taxi proseguì il suo cammino, in quella notte così piovosa, con a bordo i due galantuomini che per tutta la durata del tragitto non fecero altro che interloquire sulla possibilità che avrebbe avuto il dottor Steffen quella sera di esporre il suo lavoro per il quale aveva duramente lavorato per mesi.


    Il dottor Steffen era un’autorevole personalità nell’ambito della ricerca scientifica, ma da qual personaggio poliedrico qual’era aveva anche interessi nell’ambito dell’arte, della letteratura, della sociologia e della filosofia. Amava la cultura e il pensiero a 360°. Proprio durante una conferenza accademica, nella quale il dottor Steffen stava presentando il frutto del suo lavoro, durato mesi di studio, un martello pneumatico a percussione capace di ridurre di molto l’usura dell’utensile e le vibrazioni, il dottor Steffen conobbe tale Michel Nasserba che presentandosi anch’esso come uomo di cultura e scopritore di talenti, gli preventivò l’opportunità di esporre il suo lavoro ad un circolo culturale che avrebbe finanziato le sue ricerche.
    Finalmente quel giorno era arrivato.


    Il taxi si fermò proprio di fronte la casa dei Rocker. Entrando, uno Steffen incuriosito non potè non notare, una povera ragazza, di bassa statura intimidita e visibilmente imbronciata che si aggirava per la casa.
    “Sà la teniamo con noi. E’ di famiglia povera e con il vizio dell’alcol. Non è di grande utilità ma le fanno fare i lavori più umili per consentirle di rimanere con noi. Ci dispiacerebbe lasciarla andare. E’ poco femminile ma non morde, non ti preoccupare” “E guarda là” fece Michel come per cambiare discorso “Guarda quella bella Lamborghini. Quella è di uno del circolo. Un pezzo grosso, ha affari nel petrolio, sceicchi, finanzieri arabi, possiede yacht nei più lussuosi porti del mondo”.
    Finalmente la padrona di casa, la signora Rocker arrivo ad aprire. Era una signora con un grande cappello e un aria molto libertina che nonostante indossasse un vestito elegante per l’occasione, faceva trasparire dei segni che presumibilmente erano tatuaggi. Insomma la signora Rocker era tutto quello che ci si potrebbe aspettare eccezion fatta per essere la padrona di casa. Eppure era così. Accanto ad ella, il marito, il signor Rocker, uomo distinto ma che pareva però non essere a suo agio. Dava l’impressione di esser stralunato come un pesce fuor d’acqua.
    “Benvenuto dottor Steffen, si accomodi” fece la signora Rocker, poco prima di varcare l’uscio di casa Steffen ricevette una pacca sulle spalle da Michel “Vedrai ti troverai bene, a tuo agio”.


    La signora Rocker condusse i nuovi entrati verso la sala da pranzo dove seduti lungo una grande tavolata li
    attendevano il resto dei membri del circolo culturale.
    Il dottor Steffen osservava ogni minimo particolare dell’arredamento spartano e semplicistico di casa Rocker.
    “Le piace, è stile inglese”. Tali parole pronunciate in modo duro, quasi come un tuono in una bella giornata di primavera, arrivarono da colui che della lunga tavolata risiedeva alla fine. Nel cosiddetto capotavola. Era l’unico seduto su di una sedia rifinita in oro, pareva quasi fosse un trono. Sul tavolo, alla sua destra accarezzava un gatto, quasi ossessivamente, non destandolo mai però di uno sguardo.
    “Si chiama Heinrich” fece sottovoce Michel
    “Lei deve essere il dottor Steffen. Sa abbiamo sentito molto parlare di lei, è vero quel che si dice? E’ vero che lei è una personalità di tutto rispetto nell’ambito della scienza e della cultura?” domando Heinrich.
    “Non saprei, faccio del mio meglio. Non per vantarmi ma non mi piace fare paragoni” rispose Steffen
    “Staremo a vedere”. Questa la successiva battuta di Heinrich alla quale segui una risata maliziosa.
    Non appena Steffen fu fatto accomodare a tavola dalla signora Rocker per iniziare la cena, Michel si avvicinò ad Heinrich e dopo un occhiolino fece “Eh quello giusto, fidati!”
    “E tu che dici” fece Heinrich a colui che risiedeva alla sua sinistra.
    “Bè sembra apposto, ma con qualche iniezione di epinefrina dovrebbe fare più effetto” rispose costui, a cui tutti si rivolgevano con il nome di dottor Medusa, scansando una ragazza al suo fianco che inavvertitamente le si era seduta sulle ginocchia. Fu proprio questa ragazza colpire l’attenzione del dottor Steffen. Portava dei buffi occhiali raffiguranti un sole, e per tutto il tempo non faceva altro che fotografare ogni angolo della casa e ogni persona ivi presente, a volte anche infastidendola.
    Il dottor Steffen cominciò a chiederesi con quali strani e bizzarri personaggi fosse venuto a trovarsi, ma poco importava ora. Ciò che contava davvero era che finalmente qualcuno sarebbe stato lì a sentire del suo progetto.


    Seduto a tavola, il dottor Steffen potè osservare altri curiosi personaggi. C’era questo fantomatico riccone, di cui aveva già sentito parlare per bocca dello stesso Michel all’entrata. Si chiamava Major, dall’aspetto meridionale quasi arabo, mostrava sicurezza di se. A volte sembrava anche non disdegnando però pungigliate dialettali a chi osava contraddirlo. Vi era poi un certo Clean. Si professava un ambito quanto ricercato sceneggiatore, autore di innumerevoli romanzi e serie tv di grande successo. Si vantava inoltre di aver piazzato più di qualche sua conoscenza nel giro e parlarne lo faceva sentire migliore.
    Per tutta la serata rivolse a Steffen la frase “Ma ti ho già visto da qualche parte?” ricevendo però sempre una secca negazione. “Sa ho appena finito di girare un documentario di successo, ne ho conosciuta di gente famosa. Probabilmente mi si confondono le faccie”.
    Tra le persone ritenute di più riguardo della tavolata, spiccava il signor Couton. Deliziava i suoi ascoltatori con aneddoti privati, ricchi di avventura e suspance. Il signor Couton era quello che si potrebbe definire un uomo di modo. Narrava le sue imprese, arricchendole forse, o almeno questa fu l’impressione di Steffen che le ascoltava per la prima volta, con particolari poco credibili. L’impressione era quella di un uomo al di là con gli anni che voleva rendere magico ciò che invece era normale, una comune esperienza vissuta.


    “Sembrano tette!”. Questa fu l’esclamazione che per un attimo gettò il silenzio nella sala.
    “Per favore abbiamo ospiti, gente che non ci conosce” fece Michel rimproverando l’ autore della sciagurata frase.
    “Uh che galuscio che sono!” fece il povero disgraziato, un uomo visibilmente obeso e dai modi sgraziati. Ma ecco che dopo aver proferito tali parole, di fronte la platea in visibilio con la mano destra dette una pacchera sul sedere della padrona di casa la signora Rocker che proprio in quell’istante servendo i piatti le era passata vicino, “Che bel cù che abbiamo qui!”
    Steffen rimase sgomento. A rincuorarlo ci pensò lo stesso Michel “Il suo nome è Bruce Crossbeam. Non è l’esempio del galateo. Ma che vuoi, quando lavori tutto il giorno a contatto con la gente nei vicoli della città, non puoi di certo imparare le buone maniere?”.


    Il dottor Steffen, ricevette un'altra pacca sulle spalle. Vedendo che questa volta non poteva essere il solito Michel qual era gesto di conforto, si girò e vide un ufficiale di polizia in divisa.
    “Piacere dottor Steffen, lieto di conoscerla. Sono il maresciallo Della Morte, è di buon grado la compagnia?”
    Steffen fu ben lieto di vedere che anche un membro delle autorità era presente. “Certo maresciallo, ma quand’è che potrò esporre il mio progetto? Dopotutto sono qui per questo?”.
    “Dopo …..dopo” fu il leggero sibilio che si alzò da diverse parti della tavolata. Il dottor Steffen capì che non era ancora il momento e continuò a cenare.


    Finita la cena, un piatto di carne mal cotto della frutta dal sinistro sapore e del vino di pessima qualità, i commensali si alzarono da tavola ognuno girando per la casa come in attesa di qualcosa.
    Così fece anche il dottor Steffen recandosi al balcone a prendere una boccata d’aria, ove potè finalmente avere l’occasione di scambiare due chiacchiere con la povera donna che aveva visto all’entrata. Ella stava mangiando della carne da un piatto gettato in un angoletto. Probabilmente erano gli avanzi.
    Proprio mentre si stava avvicinando a lei, essa fu chiamata con un tono a metà strada tra il rimprovero e il comando.
    “Sylvy puliscimi le scarpe che me le devo essere sporcate entrando in quel giardino malcurato!”. Era Major che con fare arrogante si fece pulire con una pezza bagnate le sue scarpe, gettando poi a mò di sfregio un centesimo verso la poveretta e andandosene ripetere “Lo vedi che servi a qualcosa!”.
    Di fronte a questa umiliazione il dottor Steffen prese per un braccio la povera Sylvy la tirò su dalla posizione a carponi, con la quale meticolosamente aveva pulito le scarpe dell’uomo e le disse
    “Perché ti fai trattare così? Non è giusto che una ragazza venga trattata in questo modo?”
    I suoi occhi lucidi, tutto d’un tratto impallidirono. La sua pelle oramai rovinata dalle fatiche di una vita ricca di stenti e da un eccessivo abuso di alcool e sostanze narcotiche, tramite le quali aveva trovato sostegno e rifugio per la rabbia che provava per la sua vita rispose “Grazie ma so difendermi da sola. Ho imparato a reagire e poi in fin dei conti mi vogliono bene”.
    Steffen non andò oltre, capì che la povera Sylvy era in preda a quella che viene chiamata sindrome di Stoccolma ma prima di ritornare in sala le disse “Se ti serve un aiuto chiamami. Su di me puoi contare”.


    Dirigendosi verso la sala dove a poco a poco, si stavano riunendo di nuovo tutti, Steffen passò per i corridoi di casa Rocker dando una furtiva quanto curiosa occhiata ad ogni stanza. In una prima stanza vide un uomo osservare quasi ipnotizzato una finestra chiusa. “Non le pare graziosa” disse percependo lo sguardo di Steffen e continuando poi “Non è meglio immaginare cosa ci sia dietro piuttosto che aprirla. Un po’ come Leopardi nell’infinito”. Steffen percependo il forte imbarazzò generato da una così assurda quanto surreale discussione annuì e usci.
    Ma ciò che vide in un’altra stanza lo sconvolse se possibile ancor di più. Passeggiando per il corridoio, sentì dapprima leggeri sibillii diventare sempre più forti, fintanto che fu chiaro essere lamenti misti ad urla strozzate di gioia. Apri dunque leggermente la porta della stanza fonte del rumore. Vide il signor Crossbeam, autore per tutta la serata di gaffè e situazioni al limite dell’osceno come quando per vantarsi aveva iniziato a raccontare delle sue esperienze masochistiche con le prostitute, stringersi attorno alla signora Rocker e scambiarsi effusioni masochistiche e depravate. Dall’altro lato della stanza, dalla finestra si affacciò anche la poverà Sylvy. Quando Crossbeam si accorse che qualcuno li spiava, dapprima si arrestò ma poi vedendo con aria quasi schernita che si trattava della povera serva Sylvy esclamo “Cosa c’è? Vuoi venire pure te?” e ritornò alle sue pratiche con la signora Rocker.
    Il dottor Steffen sempre più imbarazzato e scioccato da tale compagnia raggiunse di corsa la sala per poter esporre finalmente il suo studio sul martello pneumatico a percussione e finalmente andarsene da questo bislacco quanto inquietante circolo culturale.


    Arrivandovi notò con piacere che finalmente tutta la compagnia vi si era radunata in attesa che il dottor Steffen iniziasse a parlare. Soltanto il signor Rocker con occhi sempre mobili verso ogni angolo della sala da pranzo chiedeva qua e là “Dov’è mia moglie?”.
    “Ah eccola” fu ciò che esclamo allorquando arrivò seguita poco dopo dal signor Crossbeam che entrando in sala si lasciò scappare un rutto.
    “Non si fa cosi! Senti il mio” furono le parole di reazione di Heinrich alle quali aggiunse poi un rutto ancor più stridulo e duraturo di quello emanato da Crossbeam. Il dottor Steffen si lasciò sfuggire un sorriso amaro, che a ben vedere era completamente finto. Un riso d’occasione, di colui che di fronte all’imbarazzo vuol far finta di niente come se fosse tutto normale, in una situazione che normale non era affatto.


    “Bene finalmente il dottor Steffen può parlarci del suo lavoro” esclamò all’intera sala Michel dando l’ennesima pacca sulla spalla a Steffen.
    Finalmente il momento propizio tanto aspettato era giunto. Il momento per il quale Steffen aveva sopportato tutte quelle assurdità era arrivato. Era giunto il suo momento. Il momento in cui far vedere a tutti di che pasta era fatto, di far emergere il suo valore.
    Il dottor Steffen iniziò ad esporre il suo lavoro, il suo studio durato mesi. Il progetto di un martello pneumatico perforante ad aria compressa che tramite un innovativo posizionamento degli organi di trasmissione interni riusciva non solo a ridurre del 90% l’usura dell’utensile metallico ma anche a diminuire notevolmente le vibrazioni prodotte.
    Al termine della sua esposizione, non senza qualche impacciamento o errore linguistico dettati più che altro dall’emozione di parlare della sua opera, il dottor Steffen pensava di trovarsi di fronte a decine di domande che chiedessero ulteriori delucidazioni sull’argomento. Ma nulla di ciò. L’unica cosa che uscii dalle bocche degli ignavi ascoltatori, furono oltre a dei sbadigli neanche troppo trattenuti, una risata arcigna e duratura proveniente da Heinrich che accarezzando sempre il suo gatto disse
    “Dottor Steffen, ma cosa vuole a noi che ce ne freghi del suo trapano!”
    A queste parole scoppiò una risata generale, iniziarono a ridere tutti, compreso Michel.
    “Trapano brum brum” furono i versi di scherno di Major, “Neanche lo puoi usare con le prostitute il trapano che sennò si lamentano” furono invece le esclamazioni di Bruce Crossbeam.
    “Come si fa ad essere così scemi?” esclamo il dottor Medusa in un misto tra incredulità e ilarità. La ragazza con gli occhiali a forma di sole che le era accanto, che per tutto il tempo aveva continuato a fare foto completamente a caso si chiese “Guardate la nostra società è formata da gente così”.
    “Stai zitta sciocca!” fu però la reazione altrettanto stizzita dello stesso dottor Medusa che poco tollerava che la ragazza mettesse bocca in affari che non la riguardavano.
    Il dottor Steffen iniziò a non capirci poi molto. Perché era stato invitato in quel posto se poi a nessuno interessava nulla del suo lavoro?


    Prese poi parola Heinrich e la sala si ammutolì.
    “Povero agnellino indifeso, dottor Steffen. Lei è forse più stupido di quanto pensassi. Ancora non c’è arrivato? Pensava davvero che l’abbiamo invitata per parlare del suo lavoro? Ah! Ah! Vede dottor Steffen, noi l’abbiamo invitata perché abbiamo bisogno di gente come lei. Lei è la nostra linfa. Noi ci alimentiamo di gente come voi”
    “Non capisco dove vuole arrivare” interruppe Steffen
    E Heinrich “Noi cerchiamo genialità, ci alimentiamo di genialità. Gente talentuosa, incredibilmente capace e perché no anche un pizzico folle e imprevedibile. Noi cerchiamo gente così per annientarla. Per divorare il suo talento, annientare ogni sua forma di libertà intellettuale. Distruggere il sublime fascino della genialità per impossessarcene. Noi non saremmo nessuno altrimenti. Quando non si hanno qualità, tutto ciò che puoi fare è unirti a chi è come te nella tua stessa situazione e toglierla a chi ce l’ha. Fortunatamente per noi, il mondo è pieno di gente senza qualità. Mentre quelli come voi sono una sparuta minoranza. E se i primi riescono ad unirsi, a fare gruppo come abbiamo fatto noi, bhè annientare quelli come voi è un gioco facile facile. Ci si mette un attimo a farli passare per diversi. D'altronde quando la maggioranza è priva di qualità, di valori etici e morali mentre la minoranza li ha, chi è il diverso?”
    Poi Heinrich indicò verso una teca che nel frattempo il signor Rocker aprì, mostrando a Steffen un orrido cimelio. Erano infatti delle ossa umane.
    Continuò poi Heinrich “Quelle appartenevano ad un pittore. Un pittore di grande talento. Lo abbiamo invitato con noi facendo finta di essere interessati alla sua arte. Proprio come abbiamo fatto con te. E dopo cena lo abbiamo legato, e gli abbiamo tolto il sangue bevendocelo e assorbendo così tutta l’essenza del suo genio. Poi infine abbiamo mangiato il suo cervello per impossessarci del suo intelletto, annichilirlo e farlo nostro. E la stessa cosa faremo con te, dottor Steffen”. Di nuovo scoppiò una risata generale.
    Seguirono le parole di Couton “Eh ma secondo me il migliore fino ad adesso è stato quel matematico che abbiamo sbranato lo scorso mese”. “Ma cosa dici?” lo interruppe Clean “Il migliore è stato quel musicista che aveva composto quella bella sinfonia. Quello che abbiamo sbranato lo scorso anno”
    Il dottor Steffen completamente inorridito fece per voltarsi e correre verso la porta ma si trovò davanti Michel che dopo l’ennesima pacca sulla spalla gli disse “Stai tranquillo. Ne abbiamo divorati tanti, non sei il primo e non sarai l’ultimo” e dopo queste parole Steffen ricevette una bastonata che lo fece svenire.


    Quando si risvegliò si ritrovò legato ad una tavola verticale. Il dottor Medusa fece un iniezione a Steffen alla quale seguirono le parole di Heinrich “E’ epinefrina. Una sorta di adrenalina. Il nostro Medusa, è un medico, le ha somministrato questa dose affinchè il suo cuore vada al massimo e pomi più sangue. Più sangue pompato e più globuli rossi possiamo bere cosicchè più intelletto riusciamo a percepire. Ma adesso mangiamo il nostro nettare. Avanti!”.
    Entrò dunque la serva Sylvy con un carrello ed un grande vassoio d’argento. Quando lo aprì un odore nauseante ricoprì la sala. All’interno del vassoio si trovava dello sterco, forse di origine umana forse di origine animale. “Che fate sciocchi, mangiamo!” esclamò Heinrich. A queste parole l’intera comitivà si fiondò sul tavolo ove era stato riposto il vassoio e tutti iniziarono a cibarsi di quel ripugnante pasto. Chi ne prendeva un po’ in mano e se lo portava alla bocca, chi direttamente metteva la testa nel vassoio e da li mangiava, chi in modo goliardico ne offriva un po’ al vicino. Tutti ne mangiarono più che poterono. Tutto sotto lo sguardo di un incredulo Steffen.
    Quando ebbero finito riportarono di nuovo i loro sguardi verso il dottor Steffen
    “Ora possiamo bere il suo sangue e mangiare il suo cervello” gridò Heinrich.
    Guardando il maresciallo Della Morte si rivolse a lui affinchè lo liberasse. Confidava infatti speranza in colui che rappresentava l’autorità. Ma nulla anche lui si fece una risatina e intonò con l’intera comitiva un canto tanto diabolico quanto atroce “Muori! Crepa scemo! Muori!”
    Il dottor Medusa si avvicinò con le flebo per il prelievo, ma in quell’istante Steffen riuscì a liberarsi e con un pugno sul volto allontanò il dottor Medusa. Immediatamente tutti tentarono di bloccarlo. Steffen imboccò la prima uscita disponibile e si ritrovò sul corridoio che precedentemente aveva visitato. Qui incontrò la serva Sylvy e gli implorò di indicarli la via. Credeva che la povera Sylvy lo avrebbe aiutato dal momento che si era mostrato sensibile con lei poco prima. Ma la serva Sylvy con la sua voce stridula urlò “E’ qui, è qui sta fuggendo, bloccatelo!”.


    Il dottor Steffen capì che non si poteva fidare di nessuno lì dentro così scalciò la serva e iniziò a correre in cerca dell’uscio. Trovo finalmente la porta d’uscita ma tra la lui e la porta si ritrovò davanti l’intera comitiva. Si sentiva accerchiato, cosicchè non gli rimase altro che tentare un improbabile gesto difensivo. Prese un candelabro acceso accanto ad un mobile, lo agitò verso coloro che si stavano avvicinando ed infine lo getto a terra creando una fiamma che a poco a poco avvolse l’intero edificio.
    Tutti i componenti iniziarono a tossire e a svenire a causa dei fumi. Il dottor Steffen riuscì ad intravedere l’uscita e ci si fiondo contro. Poco prima che la totalità dell’edificio fosse avvolto dalle fiamme, Steffen riuscì ad uscire. Si ritrovò in mezzo ad un strada completamente disorientato e spaesato.
    Un passante avvicinandosi esclamo “La venga qua se un’la vò piglià qualcosa” e gli diede il suo mantello per ricoprirsi dal freddo.
    Il dottor Steffen guardò ancora una volta quell’edificio in fiamme, per poi voltarsi dall’altra parte e proseguire il suo cammino lungo quella strada, in quella notte buia e così fredda

  4. #24
    Senior Member L'avatar di x3n0n
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    Re: Con la scusa del razzismo giustificano tutto

    nessuno ha ancora detto "spaco botilia mazo familia"?

  5. #25
    TGM 4 Ever L'avatar di Echein
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    Re: Con la scusa del razzismo giustificano tutto

    Se sono straniere non penso lo facessero apposta a scrivere male

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  6. #26
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    Re: Con la scusa del razzismo giustificano tutto

    Stefy, volevi far colpo su una straniera e poi pisciarle in culo!

    E invece hai fatto la figura dello stronzo, come al solito

  7. #27
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    Re: Con la scusa del razzismo giustificano tutto

    Citazione Originariamente Scritto da Pongo Visualizza Messaggio
    Stefy, volevi far colpo su una straniera e poi pisciarle in culo!

    E invece hai fatto la figura dello stronzo, come al solito
    Ciao Pongi!

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  8. #28
    PADRONE DI J4S L'avatar di Pongo
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    Re: Con la scusa del razzismo giustificano tutto

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