Pochi giorni fa durante un processo alcuni *********, imputati per spaccio di droga, hanno dichiarato di non capire l’italiano e il giudice Francesca Preziosi, del tribunale di Macerata, ha deciso di nominare per loro un interprete. E così alla prossima udienza l’avvocato Andrea Di Buono, di Civitanova, originario di ****** a titolo gratuito, sarà il primo interprete della lingua ********** in un processo celebratosi in un tribunale italiano.
Lingua **********
Questa singolare decisione — che dovrebbe farci riflettere sul livello preoccupante di alfabetizzazione che tocca vasti strati della nostra popolazione — contiene una nota positiva: il riconoscimento del ********** come lingua. Un riconoscimento che riprende quello già effettuato, qualche anno fa, dall’Unesco. Sono passati poco più di 150 anni da quando, con la fine del Regno delle Due Sicilie, i Savoia imposero alle popolazioni meridionali l’italiano come lingua ufficiale del regno, dopo secoli durante i quali il «*********» era stato la lingua ufficiale del Regno delle Due Sicilie. Una lingua che ha avuto le sue origini, sin dai tempi di Pompei, e ha continuato ad evolversi da Federico II fino al periodo degli aragonesi, e nel tempo, pur subendo molti cambiamenti e influenze, dovuti alle diverse dominazioni, ha sempre conservato la sua matrice originale
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