Bellomo aveva un’altissima opinione di sé. Nel suo curriculum pubblicato sul sito della scuola (da poco eliminato, ma ancora accessibile) scriveva di sé: «[Bellomo] È accreditato […] di un Q.I. = 188 (media umana = 100)». Bellomo si definisce anche «studioso delle discipline a carattere scientifico, nel cui ambito ha conseguito titoli internazionali». In questo campo il suo principale traguardo sarebbe l’applicazione della «teoria della relatività generale nel diritto (il cd. “agente superiore”)»: una teoria che come vedremo sarà al centro di alcune delle accuse di molestie.
Magistrato, e consigliere di Stato, dall'ego ipertrofico in odore di radiazione a seguito di una lunga lista di accuse di molestie e abusi, alcuni partoriti dalla mente di Sphalman.
Sinossi:
. In poco tempo divenne direttore della scuola di formazione per magistrati in diritto amministrativo “Diritto e scienza”, che organizza corsi a Roma, Milano e Bari. È nel suo ruolo di direttore della scuola che Bellomo avrebbe commesso molestie e abusi. Bellomo è accusato di aver usato le borse di studio assegnate a studenti meritevoli per avvicinarsi alle allieve che riteneva più interessanti.
Il delirio:
Una volta selezionate le studentesse, Bellomo mostrava loro un contratto che avrebbero dovuto firmare per accedere alla borsa. in un allegato al contratto veniva specificato l’abbigliamento che le borsiste avrebbero dovuto adottare durante le occasioni formali: una descrizione dettagliata al punto da specificare il tipo di scarpa (con tacchi alti), di trucco, di calze e la lunghezza della gonna (che avrebbe dovuto essere particolarmente corta).
Oltre a queste condizioni ce n’erano altre che sembrano uscite da uno scherzo venuto male. Una clausola del contratto prevedeva che la borsa di studio venisse revocata se il borsista si fosse sposato. Il fidanzamento del o della borsista era consentito solo in seguito all’approvazione personale di Bellomo, che avrebbe dovuto valutare il quoziente intellettivo del potenziale compagno o compagna. Questo ruolo di autorità di Bellomo nei confronti del borsista raggiunge il culmine quando nel contratto si definisce «l’agente superiore» a cui il borsista deve «fedeltà» (l'”agente superiore” è la figura prodotta dalla filosofia di Bellomo, che prevede di mischiare diritto e teoria della relatività). Infine, nel contratto era scritto «i risultati dell’attività di addestramento possono essere oggetto di analisi nella rivista». Il che significava che, in alcuni casi, le relazioni di Bellomo con alcune studentesse e le relazioni di queste con i loro compagni sono state discusse da Bellomo sulla dispensa online a cui avevano accesso gli studenti del suo corso.
Il resocondo di una studentessa
«Mi chiese subito della mia vita privata: quanti fidanzati avevo avuto e cosa facevano. E poi disse che se decidevo di accettare, avrei dovuto perdere cinque chili entro marzo. Poi mi guardò in viso e mi disse: “Hai le borse sotto gli occhi, con un paio di punturine risolviamo la situazione”». Pochi istanti dopo «provò a baciarmi. In un attimo mi sfiorò le labbra e io lo evitai. Rimasi pietrificata». Nei giorni successivi Bellomo continuò a contattarla, invitandola a un corso a a Milano. Per partecipare, però, Calvi avrebbe dovuto affrontare una serie di prove: «Andare in Ferrari con lui ad alta velocità oppure passeggiare in una via di locali e scegliere il migliore. Mi sembrarono delle cose assurde e decisi che era il caso di restare a Roma».
La difesa:
Bellomo si è difeso dalle accuse in un’intervista al Corriere della Sera in cui ha detto, tra le altre cose: «Tutti i geni, anche Einstein, si sono dovuti difendere dagli attacchi di chi non ne conosceva le idee».