Le capita spesso di essere deriso per la taglia extralarge?
«La presa in giro la vivo ogni quaranta secondi, se esco la gente mi indica per strada, a volte mi insulta».
Tipo?
«Magna n’altro po’, grassone di m... e così via».
E lei che fa?
«Giuliano Ferrara dice che in quei momenti vorresti o sparare o sparire, io ho fatto pace con la mia stazza. Ma ho 47 anni e sono un personaggio pubblico. Se ne hai sedici e vai al liceo e pesi 90 chili la paghi cara e potresti non sopravvivere. Bisogna ribellarsi. Perché quella contro i grassi è l’unica discriminazione che resiste, l’unica che il politicamente corretto lascia passare».
Da bambino era...
«Magro. Fino ai diciotto ero un lungagnone che faceva atletica leggera, correvo il fondo».
E poi che è successo?
«Guai personali. Dalla corsa al bucatino il passo è stato breve. Intorno ai 25 ero già così. Sono obeso perché mangio tanto, sia chiaro».
E quanto sarebbe questo tanto?
«Due o tre cornetti a colazione. Da ragazzo erano anche cinque o sei, andavo nello stesso bar di Giuliano Ferrara, a Testaccio, e pure lui ci dava giù».
Avrete fatto contento il titolare. E poi che altro mangia?
«A pranzo 180 grammi di pasta. Il guaio è che ci aggiungo anche il pane e la pizza. Tanta pizza. A cena spesso bevo solo un tè. Però ho amici magri che fanno sport e ogni settimana hanno un problema al muscolo, al tendine, al ginocchio, io niente».
Ha provato qualche dieta?
«Mai fatta una. E sto benissimo. Le analisi sono a posto».
Nemmeno un trigliceride alto?
«Nemmeno quello. Si può essere grassi e in salute. La società ci vuole magri non perché si preoccupi del nostro benessere, ma per pregiudizio estetico: il ciccione è diverso e provoca fastidio fisico. A scuola prendono in giro mia figlia di sette anni, perché ha il papà grasso ma...».
Ma?
«Ma lei risponde che suo papà è speciale perché è comodo come cuscino, come sedia, come punching-ball».
Quando viaggia...
«In aereo nessuno vuole stare vicino a me e in questo li capisco, lo farei anch’io. Fissano intensamente le hostess per impietosirle. Meglio, così il posto accanto al mio resta sempre libero. Idem in treno. Sull’autobus no, è un mezzo più proletario e ci trovo tanti sovrappeso come me, i poveri sono sempre più in carne e il disprezzo per il peso è un tic da upper class».
La barca?
«Mi è proibita, sono proprio inadatto agli spazi ristretti, peccato perché amo il mare».
Bicicletta?
«Non ho mai imparato, mi schiantavo sempre contro gli alberi. Così come il motorino: avevo 23 anni e sono caduto faccia a terra dopo duecento metri, mai più riprovato».
Momenti imbarazzanti?
«Comprare il costume. Ora metto i boxer, un tempo osavo lo slippino. E per andare al mare ci vuole coraggio, io che addosso non ho i cuscinetti ma un materasso. Però ci vado. Sugli sci non se ne parla invece, troppo carico sulle articolazioni. E poi c’è sempre quello che grida: attenzione alla valanga. Niente più tennis, peccato, ero bravino. E in montagna devo dosare le camminate».
Come va la campagna elettorale?
«Faccio un sacco di selfie con gli elettori: vieni vicino a me così sembri magro. L’autoironia mi ha salvato la vita».