“Ho conosciuto Maria a marzo”, ricorda Carlo Lissi. “Condivideva la mia passione per la moto, abbiamo iniziato a parlare, andavamo a pranzo insieme, la nostra intesa aumentava. Non abbiamo mai avuto rapporti sessuali. Lei aveva una relazione e mi ha detto che non avrebbe mai tradito il partner. Ma io ho creduto che lei fosse il vero amore. Ho iniziato a pensare alla separazione, avevo visto che ci poteva essere il divorzio veloce, ho chiesto a due miei colleghi: uno mi aveva detto di avere dovuto affrontare qualche sacrificio economico e di avere perduto l’affetto dei figli per colpa della ex moglie”.
LA CONFESSIONE – Carlo Lissi, intanto, ha già raccontato ai magistrati che cosa ha fatto: “Avevo tanti pensieri, ma il mio fine era lei”, spiega Lissi. “Avrei sopportato di stare da solo per qualche tempo con la prospettiva di attenderla. Pensavo a lei ogni momento libero. Non so se voi vi siate mai innamorati alla follia? Sentivo lo stomaco in subbuglio, attendevo sempre di vederla, pensavo a lei in continuazione. Volevo la separazione ma ero bloccato, preoccupato del giudizio dei miei genitori, dei parenti di lei, angosciato dal timore di una conflittualità in cui il rapporto con i figli ne avrebbe risentito”.
“BUON PAPA’, PESSIMO MARITO” – “Mi consideravo un buon papà e un pessimo marito”, ha continuato nel suo racconto Carlo Lissi. “Prima di conoscere Maria ho avuto altre due esperienze extraconiugali con colleghe. Le ho detto che non ero felice”, continua Lissi, riferendosi a poche ore prima del triplice delitto, “che mi ero innamorato di un’altra ragazza. Lei era incredula. Poi mi ha detto che mi odiava, che stavo rovinando una buona famiglia”.
IL RACCONTO DELLA STRAGE – poi, Carlo Lissi racconta che cosa è accaduto quel maledetto 14 giugno, attorno alle 23: “Eravamo nella taverna. Ha cercato di tirarmi due sberle, l’ho bloccata. Poi è scappata di sopra e l’ho inseguita con il coltello che ho preso dal ceppo in cucina. Il primo colpo l’ho indirizzato al collo mentre ero alle sue spalle. Lei piangeva disperata e gridava “no”. Poi ha tentato di scappare dalla porta d’ingresso ma l’ho riportata dentro. Cristina ha iniziato a urlare chiedendo “perché? perché?”, ma io non riuscivo a fermarmi. Ho pensato di concludere il disastro sia con i figli che con me. Sono salito in cameretta e ho fatto quello che ho fatto. Mi pare di avere colpito prima Giulia, poi Gabri. Ho cercato di farlo su di me ma non ho avuto il coraggio”.