Da un mesetto, all'incirca da dopo Pasqua, ho iniziato a sentire il peso e la fatica dell'allenamento a cui mi dedico: inizialmente credevo fosse solo un po' di stanchezza legata al fatto che, da dicembre, con la specializzazione, gli orari e il carico di lavoro sono molto aumentati, ma poi ho notato che nell'arco di un mese è andata sempre più peggiorando con sintomi anche non di poco conto : mialgie e contratture muscolari molto forti, dolori articolari fortissimi per cui nemmeno riuscivo più a piegarmi sulle ginocchia ( tipo per pulire le cassette dei gatti dovevo sedermi sulla sedie), disturbi del sonno per cui non riuscivo ad addormentarmi prima delle due di notte e la mattina svegliarmi alle 6 era una fatica pazzesca... Alla fine, una decina di giorni fa si è aggiunta anche una componente di rifiuto e depressione importanti, per cui avvertivo l'andare in palestra veramente come una fatica immane, una costrizione quasi, e mercoledì scorso, mentre andavo, sono pure scoppiata a piangere per lo stress di dover andare.
Parlando con i colleghi della situazione, uno ha avanzato l'ipotesi di una sindrome da sovrallenamento (per chi non lo ricordasse, mi alleno dalle 10 alle 12 ore a settimana)e mi ha dato il numero del suo ex coinquilino che è un medico dello sport. Quando l'ho chiamato mi ha confermato che anche secondo lui è un probabile burn out da palestra e mi ha suggerito due mesi di riposo sia per una ripresa fisica a livello muscolare e articolare, sia per ritirovare la passione a livello psicologico; in alternativa mi ha detto di cambiare attività sportiva per questi due mesi e dedicarmi, al massimo un paio di volte a settimana, a qualche sport vissuto in modo più leggero e spensierato come la piscina o il tennis, non abbandonando quindi del tutto l'attività fisica ma "mascherandola" come hobby/attività di coppia.
Ha anche consigliato al mio compagno di evitare anche lui per un po' di allenarsi (e lui si allena più di me) perché continuare a vivere in un ambiente così proiettato e incentrato sull'allenamento potrebbe esercitare su di me una "brutta influenza" e aumentare questo rigetto che ho nei confronti della palestra.
Insomma, morale della favola secondo lui dovremmo prenderci entrambi un paio di mesi di stop/semistop perché ha visto molti atleti mollare per aver raggiunto un limite-soglia di sopportazione fisica e mentale.
Ovviamente l'uomo non l'ha presa bene, è troppo "fissato" con palestra e allenamento per rinunciarci a cuor leggero, la sta vivendo come una costrizione (anche se è solo da venerdì che non andiamo in palestra) e si dice non interessato a fare tennis o piscina se non come attività di coppia AGGIUNTIVA rispetto al suo/nostro solito allenamento.
Volevo sapere se a qualcuno di voi palestrofili è mai capitato una cosa simile o se conoscete qualcuno nell' ambiente a cui è capitato, come l'avete/l'hanno vissuta e come si sono comportati per far passare il "momentaccio" .
Dettagli aggiuntivi che potrebbero servire a comprendere magari il motivo del burnout:
io, come detto sopra, mi alleno sulle 10/12 ore a settimana così strutturate:
. lunedì e mercoledì due ore di spinning a intensità molto elevata (bpm max 184 - medi 156, con calorie consumate sulle 900/1000 in due ore)
. Martedì e giovedì un'ora e mezza di lezione che può variare tra cardio/step/hiit (cioè un circuit training ad intensità molto alta) seguita da mezz'ora di sala in cui faccio delle serie di interno ed esterno coscia ed addominali.
. Venerdì un'ora di sala (strutturata in: 20 minuti di tapis a camminata rapida a 6,5 km/h + 10 minuti di top bike + serie di interno/esterno coscia e addominali) seguita da un'ora di spinning.
Il Sabato e la Domenica non sempre ci alleniamo ma, nel caso, è un allenamento che facciamo a casa abbastanza blando: 20 minuti di camminata sul tapis sempre a 6,5 km/h seguito da varie serie di addome e soprattutto glutei.
In tutto ciò ovviamente allenarmi mi manca, anche se è passata solo una settimana da quando ho smesso, ma l'idea di andare in palestra o anche solo di preparare la sacca mi fa crescere un'ansia pazzesca che poi sfocia in pianto.
Attendo lumi.