Ero andato in un bosco. Stavo lì in questa radura circondata da alberi; il cielo ero nero. Era davvero nero. Sono andato verso sinistra rispetto a un grosso masso; sapevo che c’erano delle ragazze che stavano facendo camping; così ho guardato il cielo; era stellato. Pieno di stelle che riflettevano la luce verde degli alberi; sì; quella che emettevano le foglie. La luna però era quasi rossa, come il mio sangue. Così avevo cammminato per un po’, fino a giungere molto vicino a quelle voci. Le voci delle ragazze. “Secondo me sono giovani”; avevo pensato.
Sentii un lupo; forse era una cane di un qualche pastore o esploratore sui quarant’anni. Forse un vecchio montanaro o contadino salito troppo in cima. La montagna era un posto per froci. Però a me piaceva addentrarmi dentro quelle foreste e vedere i picchi smussati delle montagne; quella sera, poco prima di giungere a quella radura e udire le donne, mentre salivo su con l’auto, mi era passato davanti un gruppi di caprioli, e c’era anche un cervo.
Man mano che mi avvicinavo e sentivo le voci delle ragazze, mi si alzò il cazzo. Però non era duro; era un po’ su ma un po’ morbido. Come quando non senti indistintamente l’eccitazione, ma sei a metà e fatichi a focalizzare il buco della figa nella tua testa. Così ero andato un po’ avanti cercando di avvicinarmi ancora, per quanto fossi già nei pressi.
A un certo punto mi ero messo dietro il grosso tronco di un albero. Mi ero preso in mano il cazzo, ma avevo deciso di non masturbarmi poiché avrei perso la possibilità di far l’amore.
Loro erano attorno a un fuoco; non ricordo cosa stessero facendo, ma erano quasi tutte carine. La terza da sinistra rispetto al mio albero aveva degli occhiali un po’ brutti. Non neri e alla moda, ma color metallo.
Così erano passati circa trentacinque minuti ed ero sempre lì con un erezione nei pantaloni. Però mi ero messo a pensare. Pensavo al motivo per cui stavo facendo tutto questo.
Se ne erano andate dentro una tenda che poteva contenere diverse persone. Il fuoco l’avevano lasciato quasi acceso.
Mi misi a pensare alla gente che mi aveva circondato per tutta la vita.
Avevo lasciato passare altri quaranta minuti; il tempo non passava mai. Mi ero messo a sbuffare e a guardare il cielo.
Alle due del mattino meno qualche minuto mi ero avvicinato all’entrata della tenda. Mi ero tolto le scarpe e le avevo appoggiate sull’uscio, di fianco a un picchetto. Ero entrato, mi ero avvicinato alla ragazza con gli occhiali, le avevo appoggiato la bocca aperta sul collo e avevo affondato leggermente i denti; lei si era mossa nel sonno, ma non si era svegliata. Avevo lasciato la bocca appoggiata per qualche minuto, sentendo i canini pulsare; sono uscito dalla tenda, mi sono messo le scarpe e me ne sono andato.