Il topic delle cose che sapevatelo. Il topic delle cose che sapevatelo.

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Discussione: Il topic delle cose che sapevatelo.

  1. #1
    Filastrocchiere di STOCAZ L'avatar di Skywolf
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    Il topic delle cose che sapevatelo.

    “La lezione di questo secolo” di Karl Popper


    Questo libro riporta un’intervista che Giancarlo Bosetti ha fatto a Karl Popper, noto filosofo inglese, autore del saggio “Cattiva maestra televisione” e principale esponente del pensiero liberale moderno.

    Leggere questo libro è utile non solo perché mette in guardia dagli errori del passato, che hanno portato all’affermarsi delle dittature, ma anche perché esso propone degli interessanti spunti intellettuali anche alla sinistra di oggi, che, come afferma Bosetti nella sua parte introduttiva, dovrebbe

    "... verificare se la lunga parentesi comunista non abbia nascosto possibili percorsi alternativi, se grandi opzioni politiche, capaci di combinare libertà ed emancipazione sociale, non siano state compresse e rese meno visibili dallo scontro tra liberismo anticomunista e comunismo."
    Karl Popper è stato uno dei grandi avversari del comunismo, una dittatura che, secondo il filosofo, si è basata su un errore intellettuale: lo storicismo. Per storicismo s’intende questo:

    "Marx aveva profetizzato che il comunismo, in quanto forma di dittatura del proletariato, doveva avverarsi. Questa era una necessità che poteva essere stabilita con certezza. Il comunismo era per Marx qualcosa che doveva venire..."
    Secondo Popper, la certezza nell’avvento del comunismo ha portato i sostenitori del marxismo ad appoggiare tutte le condotte necessarie al superamento del capitalismo sulla base della previsione che tale superamento "doveva per forza accadere". E tale necessità si basava su una vera e propria certezza che i patrocinatori del comunismo consideravano basata su elementi scientifici.
    Questo, secondo Popper, ha portato all’instaurarsi della dittatura, perché, per i comunisti, ogni persona aveva il dovere di appoggiare l’inevitabile, ossia ciò che si sarebbe comunque verificato.

    Chi faceva “resistenza, sapendo che si trattava di qualcosa che comunque doveva realizzarsi” era considerato “un criminale” perché si rendeva “responsabile di tutte le morti” che sarebbero avvenute affinché il comunismo comunque si instaurasse.
    Questa ideologia era, secondo il filosofo, una “trappola per topi”, che ha spinto i sostenitori del regime a mentire e a cambiare improvvisamente idea per far succedere ciò che loro ritenevano ineluttabile.
    L’avvenire per Popper è invece “aperto”, e non può essere oggetto di previsioni certe:

    "Il momento presente è quello in cui la storia finisce e noi non siamo in grado di guardare il futuro con l’dea di poterlo prevedere..."
    In questo saggio Popper non si limita a criticare il comunismo, ma rielabora il concetto di democrazia. Per il filosofo, la democrazia non può essere il potere del popolo, perché, di fatto, non è il popolo a comandare, ma i suoi rappresentanti.
    La democrazia deve invece essere una forma di governo che ha come obiettivo quello di “evitare la tirannide”.

    Per Popper non bisogna chiedersi “chi deve comandare?”, come ha fatto Platone nella Repubblica, per il quale il comando doveva essere assegnato ai dotti filosofi, ma “come destituire il governo senza spargimento di sangue?”, ossia “come evitare la tirannide?”.
    Questo modo differente di vedere la democrazia non ha solo risvolti teorici, ma anche concreti; infatti, Popper era contrario al sistema proporzionale, che vede tutte le forze del popolo rappresentate in parlamento:

    "... l’idea del dominio del popolo porta ad approvare una rappresentanza popolare proporzionale... anche i partiti abbastanza piccoli devono essere rappresentati... Considero una disgrazia la proliferazione del partiti e quindi anche la legge elettorale proporzionale. La frammentazione dei partiti porta a governi di coalizione in cui nessuno si assume la responsabilità; inoltre diventa molto incerto liberarsi dal governo perché gli basterebbe trovare un nuovo piccolo partner nella coalizione per continuare a governare..."
    Popper vede quindi nella democrazia non il dominio del popolo, ma la più realistica possibilità di quest’ultimo di destituire un governo che non ha mantenuto le aspettative degli elettori. E per questo era contrario alla legge proporzionale, perché, con una pluralità di partiti al governo diventa molto più difficile stabilire la responsabilità, cosa che invece è semplice se la forza che comanda è una e distinguibile.
    Questo libro, con i suoi spunti ancora molto attuali, è certamente consigliabile a tutti coloro che vogliano non solo capire gli errori del passato ma, più attivamente, tentare di far politica, sia a livello nazionale che locale.

  2. #2
    Senior Member L'avatar di manuè
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    Re: Il topic delle cose che sapevatelo.

    Leggere questo libro è utile non solo perché mette in guardia dagli errori del passato, che hanno portato all’affermarsi delle dittature
    visto che a scuola non insegnano più un cazzo di niente.
    se lasciati a se stessi i problemi tendono a risolversi da soli, se così non accade, allora è meglio lasciar perdere il tutto e passare ad altro.

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  3. #3
    Senior Member L'avatar di Lo Spruzzino
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    Re: Il topic delle cose che sapevatelo.

    L'unico Popper che conosco è quello che si pippa.
    " Se la schizzata è stata densa andiamo a tutti a mangiare in mensa! "

  4. #4
    Senior Member L'avatar di manuè
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    Re: Il topic delle cose che sapevatelo.

    Citazione Originariamente Scritto da Lo Spruzzino Visualizza Messaggio
    L'unico Popper che conosco è quello che si pippa.
    e il detersivo? e i pinguini?
    se lasciati a se stessi i problemi tendono a risolversi da soli, se così non accade, allora è meglio lasciar perdere il tutto e passare ad altro.

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  5. #5
    Malmostoso L'avatar di Necronomicon
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    Re: Il topic delle cose che sapevatelo.

    Popper era un grande.
    Però con l'automazione e i robot potrebbe alla lunga aver ragione Marx

  6. #6
    il grinch L'avatar di ryohazuki84
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    Re: Il topic delle cose che sapevatelo.

    popper massimo epistemiologo del 900 (cit.)
    Mi rendo disponibile ad essere insultato ai sensi dell'art. 1 del 29/3/2016 legge Salgari

    discord bar sport


    https://discord.gg/z9gYCaV

    chi entra è pregato di presentarsi o verrà espulso


  7. #7
    Filastrocchiere di STOCAZ L'avatar di Skywolf
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    Re: Il topic delle cose che sapevatelo.

    Willard Van Orman Quine

    Willard Van Orman Quine (Akron, 25 giugno 1908 – Boston, 25 dicembre 2000) è stato un filosofo e logico statunitense.

    Quine ha ricoperto la cattedra Edgar Pierce di filosofia della Harvard University dal 1956 al 2000. Chiamato da taluni "il filosofo del filosofo", è il modello quintessenziale del filosofo analitico. Tra le sue maggiori opere Two Dogmas of Empiricism (1951, 1953, 1961), influente attacco alla concezione dei positivisti logici sulle proposizioni analitiche e sintetiche e Parola e oggetto (1960).

    La maggior parte delle prime pubblicazioni di Quine hanno riguardato la logica formale. Successivamente egli ha gradualmente spostato i suoi interessi verso questioni di ontologia, epistemologia e linguaggio; dagli anni 1960 sostanzialmente egli ha sviluppato un suo progetto di "epistemologia naturalizzata" avente lo scopo di dare risposte a tutte le questioni sostanziali della conoscenza e del significato utilizzando metodi e strumenti delle scienze naturali. Quine ha decisamente rifiutato la visione secondo la quale c'è una "prima filosofia", costituente un punto di vista teoretico in qualche modo precedente la scienza e capace di giustificarla. Queste prese di posizione generali fanno parte, entrambe, del naturalismo filosofico di Quine.

    Negli anni 1920 e 1930, le discussioni con Carnap, Nelson Goodman, Alfred Tarski e altri hanno condotto Quine a dubitare della tenuta della distinzione, fondamentale per il positivismo logico, fra "enunciati analitici"—quelli veri o falsi semplicemente in relazione ai significati dei termini che li compongono come "Tutti gli scapoli non sono ammogliati" —ed "enunciati sintetici", veri o falsi in relazione ai fatti del mondo come "C'è un gatto sullo zerbino."

    Un enunciato è analitico quando è vero solo grazie al significato dei suoi termini, senza riferimento ai fatti del mondo.

    Questa definizione dipende però dalla definizione della nozione di significato. Difatti, dice Quine, se comprendessimo a che cosa "il significato di T" fa riferimento, capiremmo anche cosa significa dire che i due termini T1 e T2 sono sinonimi: vorrebbe dire che i loro significati sono identici.

    Ad esempio la proposizione Tutti gli uomini non ammogliati sono scapoli è considerata analitica perché si intende che il significato di "scapolo" ed il significato di "non sposato" siano identici. Se così fosse, potremmo dire che una proposizione è analitica se può essere trasformato in una verità logica rimpiazzando sinonimo con sinonimo.

    Quindi Tutti gli uomini non ammogliati sono scapoli si trasformerebbe in Tutti gli uomini scapoli sono scapoli, che è una verità logica.

    Ma qui risiede il problema. Secondo Quine è la nozione di significato che va attaccata nella sua definizione classica. Egli rifiuta infatti il mentalismo che vuole che i significati siano determinati nella mente prima e oltre a ciò che è implicito nelle disposizioni al comportamento.

    In altre parole, secondo Quine, non si può fare riferimento al significato di una proposizione senza fare riferimento ai fatti del mondo.

    In essenza, per Quine le proposizioni analitiche e sintetiche non possono essere nettamente distinte –- e la distinzione deve essere posta in dubbio, se non dissolta.

    Il libro Parola e oggetto riassume molto del precedente lavoro di Quine al di fuori della logica formale. Quine esamina i metodi che sarebbero disponibili a un "linguista sul campo" che cercasse di tradurre una lingua a lui prima sconosciuta. Egli osserva che ci sono molti modi per suddividere una frase in parole e diversi modi per distribuire funzioni tra le parole. Ogni ipotesi di traduzione potrebbe essere difesa solo ricorrendo al contesto: osservare quali altri enunciati un parlante nativo pronuncerebbe. Ma una analoga indeterminatezza comparirebbe ancora: ogni ipotesi di traduzione può essere difesa se si adottano abbastanza ipotesi compensatorie riguardanti altre parti del linguaggio.

    L'esempio proposto da Quine in proposito, ora divenuto leggendario riguarda la parola gavagai pronunciata da un nativo in presenza di un coniglio. Il linguista potrebbe tradurla con "coniglio", o con "Guarda, un coniglio", o "mosca del coniglio" (nome di un supposto genere di insetto che non abbandona i conigli), oppure "cibo" oppure "Andiamo a caccia", o "Stanotte ci sarà una tempesta" (se i nativi hanno particolari credenze sui collegamenti conigli-tempeste), o anche "momentaneo stadio del coniglio", "sezione temporale di una estensione tetradimensionale spazio-temporale di un coniglio", "massa di coniglità", o "parte di coniglio non individuata". Alcune di queste ipotesi alla luce di ulteriori osservazioni possono diventare meno probabili—cioè ipotesi meno maneggevoli. Altre possono essere scartate solo ponendo ai nativi delle domande. Una risposta affermativa a "È questo lo stesso gavagai di quello precedente?" farà scartare "momentaneo stadio del coniglio", e così via. Ma queste domande possono essere poste solo dopo che il linguista ha imparato a padroneggiare una buona dose della grammatica e del vocabolario astratto dei nativi; questo a sua volta può essere fatto sulla base di ipotesi derivate da più semplici frammenti di lingua collegate a osservazioni; e quegli enunciati, per parte loro, consentono interpretazioni multiple, come abbiamo constatato.

    Non c'è modo di sfuggire a questa circolarità. Infatti, essa interviene in forma analoga anche nella interpretazione di discorsi pronunciati nella lingua del linguista e anche nell'interpretazione delle proprie espressioni. Questa considerazione, contrariamente a una diffusa interpretazione meramente caricaturale di Quine, non porta allo scetticismo sul significato—o questo significato è nascosto e inconoscibile, oppure queste parole sono prive di significato. Quine giunge a concludere che c'è e ci può essere non più significato di quello che potrebbe essere imparato da un comportamento di un parlante. In realtà non c'è proprio alcuna necessità di sostenere tali entità come "significati", in quanto la nozione di uguaglianza di significato non può ottenere alcuna spiegazione utilizzabile, ma dire che non ci sono "significati" non equivale a dire che le parole non significano. Di conseguenza a proposito di una traduzione da una lingua all'altra non si possono porre dilemmi di "giusto" o "sbagliato". Ci sono solo questioni di "meglio" e "peggio". E la scelta fra questi attributi non pone questioni di "accuratezza" come quella che sarebbe ordinariamente costruita: le teorie della traduzione sono migliori o peggiori, in relazione al migliore o peggiore successo con il quale predicono successivi enunciati e traducono secondo un più o meno semplice schema di regole.

    La tesi centrale che sta alla base della indeterminatezza della traduzione e di altri sviluppi dell'opera di Quine è costituita dalla relatività ontologica e dalla teoria correlata dell'olismo della conferma. La premessa dell'olismo della conferma è che tutte le teorie di quello che esiste (e le affermazioni derivate nel loro ambito) non sono sufficientemente determinate dai dati empirici (dati, dati sensoriali, evidenza); ogni teoria con la sua interpretazione dell'evidenza è ugualmente giustificabile. Così la Weltanschauung degli dèi omerici secondo gli antichi greci è credibile quanto le onde elettromagnetiche del mondo dei fisici.

    Per quanto riguarda la sua personale credenza, Quine chiarisce alla fine di Due dogmi dell'empirismo:

    «In quanto empirista, continuo a considerare lo schema concettuale della scienza uno strumento, in definitiva, per predire l'esperienza futura alla luce di quella passata. Gli oggetti fisici sono introdotti dal punto di vista concettuale come utili intermediari - non tramite una definizione in termini di esperienza, ma semplicemente come postulati [posits] irriducibili, simili, dal punto di vista epistemologico, agli dèi di Omero. [...] Da parte mia, in quanto fisicalista laico, credo negli oggetti fisici e non negli dèi di Omero; e ritengo che sia un errore scientifico fare altrimenti. Ma dal punto di vista del fondamento epistemologico, gli oggetti fisici e gli dèi di Omero differiscono solo quanto al grado e non quanto al genere. Entrambi i tipi di entità entrano nella nostra concezione soltanto come presupposti culturali.»
    (dalla raccolta "Da un punto di vista logico", p. 62.)

    Il relativismo ontologico di Quine lo conduce a concordare con Pierre Duhem quando ritiene che per ogni collezione di evidenza empirica ci sarebbero sempre molte teorie in grado di renderne conto, di inquadrarla. Quindi non è possibile verificare o falsificare una teoria semplicemente confrontandola con l'evidenza empirica; la teoria può sempre essere salvata con qualche modifica. Per Quine il pensiero scientifico ha formato una rete coerente nella quale ogni parte potrebbe essere alterata alla luce dell'evidenza empirica e nella quale nessuna evidenza empirica potrebbe costringere alla revisione di una parte.

    L'opera di Quine ha contribuito a una larga accettazione dello strumentalismo nella filosofia della scienza.

  8. #8
    Filastrocchiere di STOCAZ L'avatar di Skywolf
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    Re: Il topic delle cose che sapevatelo.

    La teoria dei nodi è una branca della topologia, a sua volta branca della matematica, dunque che non ha nulla a che fare con la topa, che si occupa di nodi, ovvero di curve chiuse intrecciate nello spazio. La teoria ha applicazioni in fisica subatomica, chimica supramolecolare e biologia.

    Per i suoi stretti legami con lo studio delle varietà di basse dimensioni (1, 2, 3 e 4), la teoria dei nodi è spesso considerata una branca della topologia della dimensione bassa.

    Un nodo è generalmente descritto tramite diagramma, ovvero disegnando una sua proiezione generica su un piano, con alcuni incroci come negli esempi mostrati nelle figure. Lo stesso nodo ha però tante rappresentazioni diverse, e si pone un problema fondamentale: come capire se due rappresentazioni descrivono lo stesso nodo? Il problema risulta essere di difficile approccio anche nel caso più semplice: come capire da una rappresentazione diagrammatica se il nodo è banale, ovvero se si scioglie?

    Nel 1927 Reidemeister risponde parzialmente a questo problema, proponendo tre operazioni, dette mosse di Reidemeister. Esse consistono nella formazione/scioglimento di un ricciolo, nella separazione/sovrapposizione di due tratti di corda non incrociati, e nello scavalcamento di un incrocio da parte di un tratto di corda. Ciascuna di queste mosse non cambia il nodo. D'altra parte, due nodi risultano essere equivalenti se e solo se i loro diagrammi sono ottenibili l'uno dall'altro tramite una combinazione di mosse di Reidemeister.

    Questo risultato sembra apparentemente rispondere al problema, ma non fornisce in verità un vero e proprio algoritmo per determinare l'equivalenza fra due nodi descritti come diagramma nel piano: questo perché, non essendo noto a priori il numero di mosse necessarie per trasformare un diagramma in un altro, non è possibile sapere con certezza in un tempo finito se due nodi non sono equivalenti.

    Il problema fondamentale, che le mosse di Reidemeister non risolvono, è quindi quello di distinguere due nodi diversi. Nel 1928 viene fatto un significativo passo in avanti in questa direzione: l'introduzione di invarianti, ovvero di oggetti algebrici (numeri, polinomi, etc) che non variano all'applicazione di una mossa di Reidemeister, e quindi sono intrinsecamente assegnati al nodo. Il polinomio di Alexander è un invariante di questo tipo: ad ogni nodo è associato un polinomio, che può essere calcolato in modo combinatorio a partire da un diagramma. Due nodi che hanno polinomi diversi sono quindi necessariamente diversi.

    La ricerca di invarianti potenti ha occupato quasi tutto il resto del XX secolo. Tra questi, il polinomio di Jones ha valso al fisico Vaughan Jones la medaglia Fields.

  9. #9
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    Re: Il topic delle cose che sapevatelo.

    o fai i riassunti o posti a rate...
    se lasciati a se stessi i problemi tendono a risolversi da soli, se così non accade, allora è meglio lasciar perdere il tutto e passare ad altro.

    - gli ignoranti ignorano -

  10. #10
    pm qui L'avatar di Absint
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    Re: Il topic delle cose che sapevatelo.

    Figata di topic finalmente qualcosa di interessante, keep it up skywolf!

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  11. #11
    Filastrocchiere di STOCAZ L'avatar di Skywolf
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    Re: Il topic delle cose che sapevatelo.

    Citazione Originariamente Scritto da Absint Visualizza Messaggio
    Figata di topic finalmente qualcosa di interessante, keep it up skywolf!
    ma vaffancubo

  12. #12
    La Nonna L'avatar di Lux !
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    Re: Il topic delle cose che sapevatelo.


  13. #13
    pm qui L'avatar di Absint
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    Re: Il topic delle cose che sapevatelo.

    Citazione Originariamente Scritto da Skywolf Visualizza Messaggio
    ma vaffancubo
    ?? ero sincero

    Dio la fiducia in questo topic ormai ha raggiunto livelli inesistenti che postaccio

  14. #14
    Filastrocchiere di STOCAZ L'avatar di Skywolf
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    Re: Il topic delle cose che sapevatelo.

    Citazione Originariamente Scritto da Absint Visualizza Messaggio
    ?? ero sincero
    per dei meri copypastaX?!

    Dio la fiducia in questo topic ormai ha raggiunto livelli inesistenti che postaccio


  15. #15
    Filastrocchiere di STOCAZ L'avatar di Skywolf
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    Re: Il topic delle cose che sapevatelo.

    L'Aminta è una favola pastorale composta da Torquato Tasso nel 1573 e pubblicata nel 1580 circa.

    Trama:
    un pastore, Aminta, s'innamora di una ninfa mortale, Silvia, ma non viene ricambiato. Dafne, amica di Silvia, consiglia ad Aminta di recarsi alla fonte dove si bagna di solito la ninfa. Silvia viene aggredita alla fonte da un satiro che si appresta a violentarla, quando interviene Aminta che la salva. Ma lei, ingrata, scappa senza ringraziarlo. Aminta trova un velo appartenente a Silvia sporco di sangue e pensa che sia stata sbranata dai lupi. Addolorato per la presunta morte dell'amata decide di suicidarsi gettandosi da una rupe. Silvia, che in realtà non è morta, ricevuta la notizia del suicidio di Aminta, presa dal rimorso e resasi conto di amarlo, si avvicina al corpo piangendo disperata. Ma Aminta è ancora vivo perché un cespuglio ha attutito la caduta e riprende i sensi, così la vicenda si conclude con il coronamento dell'amore tra i due.

    Inizialmente, in realtà, il Tasso aveva pensato ad un'altra opera: Laminchia, dalla seguente trama:
    un pastore superdotato, Laminchia, s'innamora di una ninfa mortale, Silvia, ma non viene ricambiato. Dafne, amica di Silvia, consiglia a Laminchia di recarsi alla fonte dove si bagna di solito la ninfa. Silvia viene aggredita alla fonte da un satiro che si appresta a violentarla, quando interviene Laminchia che la salva. Ma lei, stranamente, scappa senza ringraziarlo. Laminchia trova un velo appartenente a Silvia sporco di sangue e pensa che sia stata sbranata dai lupi. Addolorato per la presunta morte dell'amata decide di spogliarsi e suicidarsi gettandosi da una rupe, ma viene salvato da Dafne, che gli rivela di essere in realtà una bisessuale interessata ad un threesome con l'amica Silvia, che in realtà è lesbica, ma non ha mai avuto il coraggio di dirglielo per timore di rovinare un così bel rapporto; ricevuta la notizia Laminchia trova Silvia e le spiega tutto per bene. Questa in realtà non ascolta niente perché è stupefatta dalle doti di Laminchia (che si era dimenticato di rivestirsi), lo guarda a mezza altezza con gli occhioni spalancati e annuisce a qualsiasi cosa lui dica. Rendendosi conto della situazione, Laminchia chiama Dafne che può così coronare il suo sogno.

    Il clima della Controriforma tuttavia non deponeva a favore di trame siffatte, e fu così che Tasso decise di cambiare qualche parte qua e là.
    Ultima modifica di Skywolf; 17-05-19 alle 09:21

  16. #16
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    Re: Il topic delle cose che sapevatelo.

    Francesco Baracca è stato il principale asso dell'aviazione italiana e medaglia d'oro al valor militare nella prima guerra mondiale, durante la quale gli vengono attribuite trentaquattro vittorie aeree.

    L'insegna personale di Baracca, che l'asso faceva dipingere sulla fiancata sinistra del proprio velivolo - sulla destra trovava posto quella della 91ª Squadriglia (un grifone) - era il famoso cavallino rampante, che nel 1923, la madre di Francesco Baracca diede ad Enzo Ferrari, per essere utilizzato sulle sue auto. Il Cavallino, modificato nella posizione della coda e nel colore dello sfondo, ora giallo in onore della città di Modena, apparve per la prima volta sulle due Alfa Romeo 8C 2300 "Mille Miglia Zagato Spider" passo corto, schierate dalla Scuderia alla 24 Ore di Spa del 9 luglio 1932.

  17. #17
    Senior Member L'avatar di manuè
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    Re: Il topic delle cose che sapevatelo.

    Apelle figlio di Apollo
    fece una palla di pelle di pollo;
    tutti i pesci vennero a galla
    per vedere la palla di pelle di pollo
    fatta da Apelle figlio di Apollo
    fece una palla di pelle di pollo;
    tutti i pesci vennero a galla
    per vedere la palla di pelle di pollo
    fatta da Apelle figlio di Apollo
    fece una palla di pelle di pollo;
    tutti i pesci vennero a galla
    per vedere la palla di pelle di pollo
    fatta da Apelle figlio di Apollo…
    ecc…
    se lasciati a se stessi i problemi tendono a risolversi da soli, se così non accade, allora è meglio lasciar perdere il tutto e passare ad altro.

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  18. #18
    pm qui L'avatar di Absint
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    Re: Il topic delle cose che sapevatelo.

    Era un topic interessante ma poi é arrivato...

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  19. #19
    Senior Member L'avatar di manuè
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    Re: Il topic delle cose che sapevatelo.

    Citazione Originariamente Scritto da Absint Visualizza Messaggio
    Era un topic interessante ma poi é arrivato il sottoscritto...
    lamptruefix
    se lasciati a se stessi i problemi tendono a risolversi da soli, se così non accade, allora è meglio lasciar perdere il tutto e passare ad altro.

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  20. #20
    Filastrocchiere di STOCAZ L'avatar di Skywolf
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    Re: Il topic delle cose che sapevatelo.

    Equisetum è un genere di piante vascolari Pteridofite appartenenti alla famiglia Equisetaceae, conosciute comunemente con il nome di code di cavallo.

    Sono tra le piante più antiche della terra: il ritrovamento di resti fossili di alcune specie dell'ordine delle Equisetales indicano che erano piante diffuse già alla fine del Devoniano (395 – 345 milioni di anni fa)
    Dal punto di vista filogenetico sono piante più primitive delle angiosperme, infatti sono senza organi sessuali distinti e si propagano e si riproducono per mezzo di spore. Al genere Equisetum appartengono 15 specie, delle quali poco meno di una decina sono proprie della flora italiana. Ma gli equiseti rappresentano un genere praticamente cosmopolita, diffuso in tutti i continenti, con l'eccezione di Oceania e Antartide. La specie più diffusa in Europa è E. arvense.

    Le specie del sottogenere Equisetum vegetano dalla latitudine 80° Nord sino a 40° Sud. La maggior parte di esse si trovano nella zona temperata dell'emisfero nord, mentre poche specie estendono il loro areale nella fascia subtropicale e una sola specie, E. bogotense, si spinge nella zona tropicale dell'emisfero meridionale. Le specie del sottogenere Hippochaete sono presenti in entrambi gli emisferi, in un range latitudinale che va dall' Isola di Ellesmere (79º N) sino all'Argentina (approssimativamente 40º S).

    Equisetum è il solo genere vivente (sono conosciuti altri generi fossili del Carbonifero medio) della famiglia delle Equisetaceae (ordine Equisetales); è quindi l'unico rappresentante della classe Equisetopsida, già classificata nella divisione delle Equisetofite e recentemente posta tra le Pteridofite (la divisione delle felci) per delle affinità a livello molecolare.
    La maggior parte delle specie prediligono terreni sabbiosi umidi, alcune sono semi-acquatiche e altre si sono adattate a terreni argillosi.

    In passato, presso le famiglie contadine, i germogli di alcune specie del genere venivano occasionalmente impanati e fritti o conditi con aceto. L'equiseto può essere aggiunto a zuppe o minestroni come integratore di sali minerali, ma si deve fare attenzione alle varie specie in quanto alcune non sono eduli.
    Proprietà curative: antiemorragiche, cicatrizzanti (accelera la guarigione di ferite), emostatiche (blocca la fuoriuscita del sangue in caso di emorragia), diuretiche (facilita il rilascio dell'urina), astringenti (limita la secrezione dei liquidi), antitubercolari e remineralizzanti (valide soprattutto per i malati di tubercolosi polmonare). Sono indicate anche per combattere l'osteoporosi, in caso di fratture e di rachitismo. In Messico si utilizza l'E. robustum come antiblenorragico (blenorragia) e diuretico, mentre l'E. bogotense viene usato come astringente.
    Gli antichi romani lo usavano come sostituto del sapone (vedi il sapone degli antichi romani) e anche oggi utilizzato in cosmetica come ingrediente di creme antirughe (sembra che rallenti l'invecchiamento della pelle in genere).
    Inoltre queste piante, in quanto provviste superficialmente di granuli di silicio, anticamente venivano usate per levigare (sgrassare e lucidare) superfici anche metalliche (E. hyemale).

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