Citazione:
Rimbocchiamoci le maniche: lavoro e risparmio
di Prudenzio Grattolini
Se c'è una cosa su cui gli italiani veri, i patrioti veri, sono concordi è che il Paese più bello del mondo è stato distrutto da anni e anni di governi sinistri, proni ai grandi interessi. Una masnada di piccoli uomini, servi di Bruxelles e di Francoforte, ma anche più semplicemente di Berlino e Parigi, ha levato per anni le speranze di benessere e prosperità degli italiani, stornando quanto più denaro possibile dalle loro tasche con politiche che favoriscono la deflazione prima e l'inflazione oggi e spingono il Paese verso una disoccupazione sistemica utile a tenere i salari a terra, mentre con l'altra mano il martello dell'euro e delle direttive europee conficca più a fondo nella carne viva dei cittadini il paletto incandescente del fisco. Un disegno neanche troppo nascosto, se si leggono con un poco di attenzione i documenti che arrivano anno per anno, appunto, da Bruxelles e Francoforte (mai sentito parlare di Nairu e Nawru?). Perché se si vuole nascondere qualcosa è bene farlo sotto gli occhi di tutti.
La desertificazione economica e sociale dell'Italia però adesso ha una data di scadenza, considerato che finalmente il Paese, lasciatasi alle spalle la fallimentare esperienza del Governo dei migliori, verrà dato a chi ne ha davvero a cuore le sorti. Il 25 settembre gli italiani voteranno con criterio; e al netto dei soliti collaborazionisti che sprecheranno il loro voto sperando nello status quo (sperando cioè di continuare a mantenere il Paese nelle mani dei loro padroni stranieri e confidando in una loro graziosa benevolenza; ci ricorderemo di loro), con Dio al nostro fianco l'Italia sarà presto governata da una nuova élite giovane, vitale, patriottica; e, soprattutto, con obiettivi e idee chiari.
Cominciamo quindi a mettere in fila i disastri dei sinistri, per dare qualche idea delle soluzioni che il prossimo governo italiano dovrà esaminare, studiare, attuare. E, visti i tempi, è evidente che la prima preoccupazione del prossimo governo dovrà essere quella del lavoro e del risparmio. Non fatevi prendere in giro dai pelandroni del reddito di cittadinanza: il lavoro c'è, per chi lo vuole. Sono stato questa mattina in un centro commerciale fuori Milano e, a dispetto di quel che si sente dire in giro o in tv dai soliti Letta e Landini, è tutto un tripudio di offerte di lavoro. Il bar cerca baristi; il barbiere di fronte cercava barbieri; all'ingresso del supermercato vari avvisi: cercano macellai, farmacisti, commessi; in due gioiellerie su tre si cercano commesse, idem al negozio di una grande catena di elettronica al piano superiore. Il lavoro c'è, basta volerlo fare invece che rimanere a casa a giocare ai videogiochi a spese di chi lavora davvero (magari il doppio).
Se questi pelandroni non vogliono andare a lavorare, se, come dicono quelli che parlano bene, c'è un missmatch tra domanda e offerta di lavoro, il prossimo governo potrà fare due cose: a) con lo spazio di bilancio che saprà ricavarsi (vedremo come in un prossimo articolo), aumentare subito salari (e pensioni); b) introdurre subito un sistema innovativo di attribuzione degli impieghi, che d'imperio assegni questi pelandroni agli impieghi disponibili o a corsi di formazione, eventualmente anche con un sistema di corvée per chi non ha mai lavorato. Dal 26 settembre in Italia chi lavora con impegno e con giudizio sarà ricompensato e farà strada; per gli altri sarà la morte civile.
E quando si trova il lavoro, il passo successivo è favorire e tutelare davvero il risparmio. Ovviamente prima dovremo riprenderci una certa dose di sovranità (ma ci arriveremo, ne parleremo in un prossimo articolo), però deve essere una priorità del nuovo governo quella di restituire libertà ai cittadini anche sul piano del risparmio, perché lavorare e guadagnare non serve a nulla se poi il lo stato (quello scritto minuscolo, quello asservito agli stranieri) e le banche ti portano via tutto. Mettere subito in cantiere una grande riforma del sistema finanziario italiano, con alcuni provvedimenti di immediati interesse ed efficacia, che devono trovare spazio sin dal primo consiglio dei ministri: a) eliminazione del limite di spesa in contanti, riportandolo semmai almeno a 12.500 euro, come era un tempo; b) penalizzazione della moneta elettronica con istituzione di una accisa sui pagamenti virtuali inferiori ad una certa soglia (per levare il denaro dal controllo delle banche); c) condono fiscale immediato e totale per i contanti che gli italiani hanno nascosto a Francoforte nelle cassette di sicurezza: i contanti sono una certezza, sono l'unico strumento (insieme ai Buoni del Tesoro Italiano), che garantisce ai cittadini di ogni estrazione sociale un po' di tutela per il futuro; d) istituzione di una grande banca sociale italiana pubblica, per chi vuole che il suo denaro non sia gestito da oscuri tecnocrati che non conosce, ma da italiani veri selezionati dal governo che ha votato. Il tutto per cominciare, per avviarsi sulla strada di una riforma complessiva anche del risparmio gestito, da adeguare ai dettami dell'art. 47 della Costituzione (che i sinistri asserviti alle grandi banche hanno traviato, spingendo milioni di italiani a bruciare denaro con derivati, fondi d'investimento e prodotti simili, che hanno ingrassato soltanto chi li ha gestiti).
Ovviamente la strada verso la rinascita dell'Italia è lunga e passa per tante altre stazioni, ma mettere a segno questi primi interventi epocali (insieme ad altri di cui diremo presto) dimostrerebbe sin da subito che gli italiani adesso si riprendono in mano il loro destino, dopo anni di cattività brussellese. Per farlo, il 25 settembre ci vuole un mandato forte a chi tiene davvero agli italiani, punendo chi spera, invece, di trasformare i Draghi in fenici.
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