STAR WARS JEDI FALLEN ORDER

[shen_long]

Sembra un buon gioco, ma da Star Wars mi aspetto i titoloni.

Eh perchè negli ultimi anni tutto quello che è uscito a tema Star Wars (giochi e film) era proprio un titolone
Questo sembra un buon action, ed è già grasso che cola

[Zoro83]

Eh perchè negli ultimi anni tutto quello che è uscito a tema Star Wars (giochi e film) era proprio un titolone
Questo sembra un buon action, ed è già grasso che cola

Appunto. Io rivoglio gli antichi fasti.

[Bicio]

Quindi, vedendo i voti, è un pochino meno bello del capolavoro che è death stranding?

[Sandro Storti]

Guardando i video di SW FO mi viene in mente Uncharted.

[Zoro83]

Guardando i video di SW FO mi viene in mente Uncharted.

Non sei l'unico.

[ZioYuri78]

Quindi, vedendo i voti, è un pochino meno bello del capolavoro che è death stranding?

I giocatori non sono pronti

Guardando i video di SW FO mi viene in mente Uncharted.

Si ha molto di Uncharted, l'inizio e' praticamente un tributo ad una famosa missione del 2

Non che sia una brutta cosa se ti piace il genere, anzi

Pero' ci sono anche i mostroni grossi che picchiano forte

[CDB]

Il numero in fondo alla recensione coagula una perfezione alchemica assoluta, ma che per definizione non può essere racchiusa in un perfect score, simbolo di completezza tuttavia incapace di incorniciare correttamente la tensione verso l’irraggiungibile, il tormento della creazione artistica, finanche le insopprimibili fallibilità umane alla base ogni grande opera. In altre parole, lo 0,1 mancante celebra l’imperfezione e il fallimento insite nell’ingegno umano, così come si celebrerebbe Leonardo da Vinci e la sua frustrazione nell’affrescare La battaglia di Anghiari. Se è vero dunque che un 10 non riuscirebbe davvero a incarnare l’essenza più pura di Star Wars Jedi: Fallen Order, in fondo ogni cosa che è rilevante sapere per inquadrare il gioco era già contenuta in quel bellissimo manifesto scritto da Asmussen-san, nucleo concettuale di un’opera complessa che tuttavia si presenta con grande semplicità e umiltà, scevra di ogni “famolostranismo” che è stato suggerito negli scorsi mesi dai fan più fantasiosi. Parte del fascino di Stig Asmussen e delle sue opere, tuttavia, risiede nel grande gioco collettivo che si attiva a partire dall’annuncio di uno dei suoi giochi, e chiaramente anche Star Wars Jedi: Fallen Order non ha fatto eccezione. La crescita concettuale del videogioco in quanto medium è evidente in Star Wars Jedi: Fallen Order, destinato fin dall’inizio a essere un gioco che mette in crisi la critica e che probabilmente è destinato a farlo per sempre a meno che non si adotti nei suoi confronti un approccio socratico, basato sulla profonda comprensione del concetto di “esperienza interattiva” e dell’irriducibile natura polimorfa e complessa del medium videoludico. Commovente, intenso ma mai pretenzioso, Star Wars Jedi: Fallen Order è un manuale di game design e storytelling, che crea importanti significati per la nostra società a partire dai concetti più puri e primordiali che caratterizzano la condizione umana. Negando gli obsoleti dogmi dell’interattività, Asmussen-san trascende quindi il concetto di “gioco” e arriva a sfiorare l’Arte.

Che è sta roba?

[Biocane]

Il numero in fondo alla recensione coagula una perfezione alchemica assoluta, ma che per definizione non può essere racchiusa in un perfect score, simbolo di completezza tuttavia incapace di incorniciare correttamente la tensione verso l’irraggiungibile, il tormento della creazione artistica, finanche le insopprimibili fallibilità umane alla base ogni grande opera. In altre parole, lo 0,1 mancante celebra l’imperfezione e il fallimento insite nell’ingegno umano, così come si celebrerebbe Leonardo da Vinci e la sua frustrazione nell’affrescare La battaglia di Anghiari. Se è vero dunque che un 10 non riuscirebbe davvero a incarnare l’essenza più pura di Star Wars Jedi: Fallen Order, in fondo ogni cosa che è rilevante sapere per inquadrare il gioco era già contenuta in quel bellissimo manifesto scritto da Asmussen-san, nucleo concettuale di un’opera complessa che tuttavia si presenta con grande semplicità e umiltà, scevra di ogni “famolostranismo” che è stato suggerito negli scorsi mesi dai fan più fantasiosi. Parte del fascino di Stig Asmussen e delle sue opere, tuttavia, risiede nel grande gioco collettivo che si attiva a partire dall’annuncio di uno dei suoi giochi, e chiaramente anche Star Wars Jedi: Fallen Order non ha fatto eccezione. La crescita concettuale del videogioco in quanto medium è evidente in Star Wars Jedi: Fallen Order, destinato fin dall’inizio a essere un gioco che mette in crisi la critica e che probabilmente è destinato a farlo per sempre a meno che non si adotti nei suoi confronti un approccio socratico, basato sulla profonda comprensione del concetto di “esperienza interattiva” e dell’irriducibile natura polimorfa e complessa del medium videoludico. Commovente, intenso ma mai pretenzioso, Star Wars Jedi: Fallen Order è un manuale di game design e storytelling, che crea importanti significati per la nostra società a partire dai concetti più puri e primordiali che caratterizzano la condizione umana. Negando gli obsoleti dogmi dell’interattività, Asmussen-san trascende quindi il concetto di “gioco” e arriva a sfiorare l’Arte.

Chi è sto coglione? Link che lo vado a insultare visto che non lo posso smutandare

[Fruttolo]

La conclusione della recensione di Death Stranding su multigayer, adattata per Star Wars

[anton47]

Guardando i video di SW FO mi viene in mente Uncharted.

ed è un bene o un male?

[Maybeshewill]

su steam sta a molto positivo, voi al solito manco lo avete giocato

[anton47]

parlare male dei giochi che non si conoscono è il secondo sport nazionale

[Fruttolo]

Il primo è parlar male di chi parla.

[Sandro Storti]

ed è un bene o un male?

Tenendo conto che sono dei corridoi con delle belle ambientazioni, è un bele. O un mane.

[anton47]

Tenendo conto che sono dei corridoi con delle belle ambientazioni, è un bele. O un mane.

chiaro ()
comunque gli uncharted a me erano proprio piaciuti, veramente simpatici

[Sandro Storti]

Nel senso che i corridoi sono una palla oggigiorno, ma l'ambientazione salva il gioco.