Non sappiamo cosa sarà l’Italia fra quattro mesi (in quelle famose righe sulla Gazzetta Ufficiale l’emergenza veniva dichiarata per sei mesi), non sappiamo cosa sarà il mondo tra un anno, quando arriverà un vaccino. Noi lo stiamo combattendo alla cinese, chiudere tutto. E questo, in breve tempo, vede scendere la curva dei contagi, rende i pronto soccorsi più gestibili, diluisce i decessi giorno dopo giorno. Ma non sappiamo quali danni lasci comunque il virus in chi guarisce, né se ci si possa riammalare di nuovo, né come immunizzare gli altri, in attesa di un vaccino. Rischia di essere una lunghissima quarantena che, pur distruggendoci economicamente, non ci salva dal punto di vista sanitario: fin quando ci sarà un solo contagiato, e magari asintomatico, ci saranno nuovi focolai, meno esplosivi, ma il pericolo non sarà scampato e avremo comunque contato una falcidie tra noi anziani. Sappiamo che i bambini hanno forti anticorpi e sappiamo che sotto i cinquant’anni la morte fa notizia sui giornali, perché è rara. In Gran Bretagna gruppi di studiosi hanno elaborato dei piani per l’emergenza, ad esempio (di nuovo: discutibili, ma utili a uscire dall’improvvisazione del menù del giorno servito in conferenze senza domande via Facebook) che propongono chiusure strette, misure draconiane quando il sistema sanitario non regge più l’urto, e allentamento quando invece riesce a gestirlo: e intanto la pandemia fa il suo corso, fatale a una fascia anziana della popolazione (ciò che avviene anche in Italia, del resto), mentre la parte attiva della società continua a lavorare, si contagia senza saperlo (anche perché i tamponi di prima classe sono per la prima classe) e sviluppa anticorpi, come probabilmente sta succedendo a molti tra voi (parlo di chi non è vecchio come me). Il risultato è che entrambe le strategie conteranno i loro morti, ma una è viva dal punto di vista sociale ed economico, l’altra no. Tenete presente che il modello cinese è quello di un paese enorme che ha sigillato una parte del suo territorio e della sua popolazione, ma ha continuato a produrre nel resto.