Coronavirus: ora è il momento di approfondire
26 Maggio 2020
Dopo l’emergenza della Fase1, in cui bisognava semplificare per aggiornare il più rapidamente possibile, adesso c’è necessità di approfondimento e di aspettare studi seri che ci permettano di capire in maniera chiara come stanno le cose.
Nel 2015, anno in cui la copertura vaccinale italiana era inferiore a quella del Ghana, del Burkina Faso e del Sudan, ho sentito l’esigenza di fare del mio meglio perché un concetto che la scienza affermava con granitica solidità – i vaccini sono sicuri, efficaci e fondamentali per il mantenimento della nostra salute – riuscisse a spazzare via le bugie che pericolosamente mettevano in pericolo la salute di tutti, e particolarmente dei più deboli. In quel momento c’era un grande bisogno di semplificare, perché era in ballo la salute di tutti.
La stessa cosa è accaduta all’inizio di quest’anno: con l’arrivo della pandemia ci siamo trovati in una situazione di grandissimo rischio ed era indispensabile fornire subito alle persone le informazioni necessarie per salvarsi la vita: stare in casa, limitare i contatti, usare mille precauzioni per impedire il contagio di un virus che ha sconvolto la nostra vita.
Agli inizi di marzo il lockdown era l’unica cosa sensata da fare e – anche se il sacrificio è stato grandissimo – abbiamo fatto bene a metterla in atto. Su questo virus tante cose non le sapevamo (e non le sappiamo), ma alcune invece diventavano sempre più evidenti giorno dopo giorno, già prima che l’Italia fosse direttamente investita dalla pandemia: la contagiosità, la trasmissione da individui che non manifestavano sintomi, la gravità della malattia e l’efficacia delle singole misure per prevenire il contagio. Anche in questo caso è stato indispensabile semplificare, seguire il corso tumultuoso degli eventi, aggiornare le notizie ora per ora per tentare di orientarci in un ambiente che fino a pochi giorni prima era il nostro ed era diventato di colpo sconosciuto e pericoloso.
Il momento di approfondire
Oggi, nel momento in cui stiamo ricominciando a vivere la nostra vita di tutti giorni, quando cominciamo a vedere i primi segni di un miglioramento della situazione l’esigenza cambia.
La semplificazione non solo non è più necessaria, ma può fare anche molto danno. È il momento dell’approfondimento, è il momento della conoscenza, è il momento di attendere studi seri e controllati che ci permettano di capire in maniera chiara, e non più provvisoria, come stanno davvero le cose. Cose che sono complicate, che richiedono tempo per essere conosciute e che io proverò, qui su Medical Facts, a continuare a spiegarvi.
Tenterò per esempio di spiegarvi – utilizzando una metafora – che è facile prevedere i rimbalzi di una pallina da tennis di cui conosciamo peso, dimensioni ed elasticità. Molto meno facile è prevedere quello che farà una pallina da tennis di cui non solo non conosciamo peso, dimensioni ed elasticità, ma che addirittura dal momento in cui lascia la nostra mano può cominciare a cambiare. A maggior ragione se rimbalza su una superficie irregolare. La pallina è il coronavirus: qualcosa che ancora non conosciamo e che oltre a essere sconosciuto, cambia ogni giorno attraverso il “contatto” con l’ospite, la superficie su cui rimbalza. E l’ospite siamo noi: ognuno con il proprio specifico rapporto con il virus.
Per esempio, il virus dell’influenza A arriva da noi a metà gennaio e se ne va – più o meno di colpo – a metà marzo. Il più bravo dei virologi dell’Universo che arrivasse sulla Terra da un altro pianeta identico al nostro, ma senza l’influenza, a dicembre, vedendo scatenarsi una terribile epidemia che coinvolge milioni di persone a gennaio si preoccuperebbe e farebbe ipotesi terribili: ma nulla del virus o delle caratteristiche dell’epidemia gli potrebbe suggerire che l’epidemia finirà a marzo. Noi lo sappiamo solo perché abbiamo osservato le epidemie influenzali nei decenni precedenti. Ovviamente, simili osservazioni ci mancano quando parliamo di questo nuovo coronavirus.
Per concludere, oggi non è più il tempo degli slogan, o meglio dobbiamo cambiare slogan. Quando avevo a che fare con gli antivaccinisti ho affermato con forza «la Scienza non è democratica».
Oggi quello slogan deve essere sostituito da uno nuovo: devo dirvi che, purtroppo, la Scienza è complicata. Va avanti per prove ed errori e quando si occupa di qualcosa di nuovo, apparso sulla faccia della terra poche settimane fa, spesso sbaglia e si corregge. È una comunicazione più difficile, più articolata, che male si concilia con i tempi televisivi e con le battute di un’intervista, ma che qui su Medical Facts continueremo a fare, al vostro servizio.
L’emergenza ci ha costretto a correre veloce e a semplificare; ma ora è arrivato il momento non solo di spiegare le cose in maniera semplice, ma di fare capire a tutti che le questioni scientifiche, seppure semplificate e raccontate in modo comprensibile, rimangono estremamente complicate.