Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus - Pagina 2279

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Discussione: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

  1. #45561
    Senior Member L'avatar di Arnald
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Ma reinfezione asintomatica non potrebbe anche significare che il virus è riuscito a entrare nel tuo corpo, ma di fatto è tenuto a bada dalle tue difese immunitarie?
    Se non ho conseguenze o complicazioni e mi prendo il covid 10 volte fottesega.

  2. #45562
    Sciamano Metropolitano L'avatar di kyashan
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Citazione Originariamente Scritto da Arnald Visualizza Messaggio
    Ma reinfezione asintomatica non potrebbe anche significare che il virus è riuscito a entrare nel tuo corpo, ma di fatto è tenuto a bada dalle tue difese immunitarie?
    Se non ho conseguenze o complicazioni e mi prendo il covid 10 volte fottesega.
    ma forse puoi comunque infettare

  3. #45563
    Un istante è eterno! L'avatar di Skynight
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Citazione Originariamente Scritto da Arnald Visualizza Messaggio
    Ma reinfezione asintomatica non potrebbe anche significare che il virus è riuscito a entrare nel tuo corpo, ma di fatto è tenuto a bada dalle tue difese immunitarie?
    Se non ho conseguenze o complicazioni e mi prendo il covid 10 volte fottesega.
    già ma, c'è un piccolissimo ma, essendo un virus nuovo conosciuto soltanto da pochi mesi non possiamo sapere che possibili effetti potrebbe avere sul nostro organismo e sui danni a lungo termine
    il fatto ad esempio che provochi danni all'olfatto e non riconoscere gli odori conosciuti non è una bellissima cosa da sapere.

    I sogni non svaniscono, finché le persone non li abbandonano
    . Capitan Harlock

  4. #45564
    Senior Member L'avatar di Arnald
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Citazione Originariamente Scritto da kyashan Visualizza Messaggio
    ma forse puoi comunque infettare
    Sì, se tossisci o starnutisci hai comunque una carica virale. Bassa, ma c'è.

    Citazione Originariamente Scritto da Skynight Visualizza Messaggio
    già ma, c'è un piccolissimo ma, essendo un virus nuovo conosciuto soltanto da pochi mesi non possiamo sapere che possibili effetti potrebbe avere sul nostro organismo e sui danni a lungo termine
    il fatto ad esempio che provochi danni all'olfatto e non riconoscere gli odori conosciuti non è una bellissima cosa da sapere.
    Devo far ammalare ripetutamente la mia congiunta, così non si lamenta delle mie scoregge.

  5. #45565
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Citazione Originariamente Scritto da Arnald Visualizza Messaggio
    Sì, se tossisci o starnutisci hai comunque una carica virale. Bassa, ma c'è.



    Devo far ammalare ripetutamente la mia congiunta, così non si lamenta delle mie scoregge.
    Scorreggia comunque e delle che e' il test.

  6. #45566
    Since 13-11-01 L'avatar di Bobo
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Citazione Originariamente Scritto da Arnald Visualizza Messaggio
    Ma reinfezione asintomatica non potrebbe anche significare che il virus è riuscito a entrare nel tuo corpo, ma di fatto è tenuto a bada dalle tue difese immunitarie?
    Se non ho conseguenze o complicazioni e mi prendo il covid 10 volte fottesega.
    Si, Galli diceva qualcosa del genere: è probabile che la seconda infezione "non ce la faccia" e venga respinta.

    Ma si sa ancora troppo poco su questo aspetto

  7. #45567
    power behind the throne L'avatar di golem101
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Citazione Originariamente Scritto da Arnald Visualizza Messaggio
    Ma reinfezione asintomatica non potrebbe anche significare che il virus è riuscito a entrare nel tuo corpo, ma di fatto è tenuto a bada dalle tue difese immunitarie?
    Se non ho conseguenze o complicazioni e mi prendo il covid 10 volte fottesega.
    Possibile. Non sicuro.
    Nessuna rassicurante dicotomia.

    Resta ovviamente il fatto che "asintomatico" non equivale a carica virale bassa, e quindi puoi essere comunque altamente infettivo.
    Problem is, you're not going to jail. I'm going to jail.
    I'll do life. Will serve my time. I swear I will.

  8. #45568
    Senior Member L'avatar di Smasher_Devourer
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Citazione Originariamente Scritto da Bobo Visualizza Messaggio
    Qualche stralcio dal report del CTS di maggio, tanto per dare un'idea su come vengono prese certe decisioni.


    La diffusione epidemica è simulata sulla base di un modello di trasmissione SIR stocastico, strutturato per età. Il
    modello tiene conto della struttura demografica italiana, dell’eterogeneità dei contatti sociali a diverse età e nei
    diversi luoghi di aggregazione e del rischio di esposizione stimato per diverse categorie professionali. In
    particolare, le proiezioni epidemiologiche sono state ottenute utilizzando le matrici di contatto per età stimate
    per l’Italia durante uno studio condotto in diversi paesi Europei [1] al fine di caratterizzare i contatti a casa, scuola,
    sul posto di lavoro, durante l’utilizzo dei trasporti pubblici, nel tempo libero, e in altri luoghi nella comunità (come
    negozi, poste, banche). Il numero di contatti medio per età e per luogo in cui avviene il contatto è riportato in
    Tab1

    Oltre alla stratifica sul luogo dove avviene il contatto, abbiamo considerato i lavoratori divisi in 7 macro-settori:
    servizi essenziali, salute pubblica, manifattura, commercio, edilizia, alloggi/ristorazione, altro. I dati sul numero di
    lavoratori attivi nei diversi settori per età, prima e dopo il lockdown, inclusa la percentuale di lavoratori in modalità
    tele-lavoro, sono stati forniti da INAIL. Nel modello di trasmissione il lavoratore in tele-lavoro è considerato alla
    pari di un lavoratore inattivo, assumendo che questi non abbia contatti con clienti o colleghi.
    Dati forniti dalla piattaforma Google, resi pubblici nel COVID-19 Community Mobility Report del 16 Aprile [2],
    suggeriscono un abbassamento del 90% nella mobilità in Italia in seguito all’insorgenza dell’epidemia. Nel modello
    abbiamo quindi assunto che in fase di lockdown in Italia i contatti sociali fuori casa/scuola/lavoro (ovvero nei
    trasporti, per il tempo libero e per le altre attività sociali) si siano ridotti al 10% di quelli osservati in assenza di
    epidemia. I dati forniti da INAIL suggeriscono anche che il 15% dei lavoratori utilizzi un mezzo pubblico. Sulla base
    di queste evidenze, è ragionevole pensare che in caso di riapertura di alcuni settori produttivi ci possa essere un
    aumento dell’utilizzo dei trasporti sia da parte dei lavoratori che da parte del pubblico e abbiamo assunto che i
    contatti dovuti al trasporto pubblico aumentino al 20%. Abbiamo inoltre assunto che in corrispondenza
    dell’apertura del settore commerciale e della conseguente necessaria riduzione delle limitazioni alla circolazione
    delle persone, i contatti dovuti alle “Altre attività” (ovvero quelli dovuti alla frequentazione di negozi e servizi)
    ritornano ai valori normali (100%). Abbiamo assunto inoltre che i contatti legati al Tempo libero aumentino solo
    in caso di riapertura delle attività di alloggio e ristorazione; sulla base dei dati di uso del tempo forniti da ISTAT,
    abbiamo calcolato che il tempo speso in luoghi di ristorazione rappresentano il 24% delle attività di Tempo libero;
    di conseguenza, abbiamo assunto un aumento di questo tipo di contatti dal 10% al 34%. Si assume che non
    aumentino i contatti dovuti ad attività all’aria aperta, e ad attività sportive e ricreative.
    Il modello di trasmissione considera tre compartimenti consecutivi di infettivi con lo stesso tasso di infettività, in
    modo da riprodurre un tempo di generazione – ossia il tempo che intercorre tra due diverse generazioni di infetti
    - distribuito come una funzione Gamma con media 6.6 giorni [3,4]. Abbiamo considerato 20 gruppi di età (gruppi
    di età di 5 anni in 5 anni per le età comprese tra 0 e 94 anni e un solo gruppo di età per gli over 95).
    L’evidenza scientifica attualmente disponibile suggerisce che la suscettibilità all’infezione varia nelle diverse fasce
    d’età [5]. Abbiamo quindi considerato due scenari di suscettibilità. In un primo scenario abbiamo considerato che
    gli individui da 0 a 14 anni sono 66% meno suscettibili degli individui di età compresa tra i 15 e i 64 anni, mentre
    gli individui over 65 sono 47% più suscettibili degli individui da 15 a 64 anni [5]. In un secondo scenario, abbiamo
    assunto che gli individui di diversa età siano omogeneamente suscettibili.
    I lavoratori di ognuno dei settori menzionati sopra sono soggetti ad un diverso rischio di contrarre COVID-19, e
    questi rischi relativi sono stati calcolati sulla base di stime fornite da INAIL per 20 sottocategorie professionali. Il
    rischio per i lavoratori di ogni settore professionale considerato nel modello è stato calcolato come una media
    pesata dei rischi nelle sottocategorie che compongono i 7 macro-settori sopraelencati, tenendo conto del numero
    di persone attive in ognuna delle sottocategorie. Il modello tiene esplicitamente conto del numero di lavoratori
    attivi in ogni settore prima e durante il lockdown secondo i dati INAIL, e dopo il lockdown secondo gli scenari di
    riapertura considerati.
    Le proiezioni epidemiche sono state ottenute assumendo che sintomatici e asintomatici sono ugualmente infettivi
    come suggerito da una recente analisi virologica condotta su dati lombardi [5]. La trasmissione è stata simulata
    separatamente per ogni regione, mentre i risultati sono riportati aggregando al livello nazionale.
    La probabilità per età che ogni infezione risulti in un caso critico, che quindi necessita di terapia intensiva, è
    mostrata in Fig.1. Questa è stata calcolata come il rapporto fra il numero di terapie intensive e morti in Lombardia
    in una determinata fascia d’età e le infezioni per quella stessa fascia d’età, stimate in Lombardia usando un tasso
    di letalità per infezione (IFR) di 0.657% [6].

    Il tasso di trasmissione è stato calibrato in modo che il numero di riproduzione di base sia 3.0 in assenza di
    interventi e immunità pregressa [4,7]. Abbiamo considerato diversi scenari di riapertura che differiscono per la
    percentuale di individui che ritornano attivi dopo il lockdown nei vari settori, tenendo conto dell’impatto, specifico
    per ogni settore, che questo ha sui contatti sul posto di lavoro e in comunità.
    Le politiche di riapertura considerate sono riportate in Tab. 2. La Fig. 2 mostra il numero di lavoratori attivi non in
    telelavoro, in ogni settore e per età, prima e dopo il lockdown. Il rischio relativo per settore e la percentuale di
    lavoratori in telelavoro per settore produttivo sono riportati in Fig. 3.

    I risultati presentati sono stati ottenuti ipotizzando una maggiore precauzione degli individui in termini di
    distanziamento sociale, generata dalla parziale consapevolezza dei cittadini dei rischi epidemici, rispetto alla fase
    in cui l’epidemia non era ancora stata notificata. Per questo motivo, nel modello si considerano tre scenari per i
    quali, al momento del rilascio del lockdown, il tasso di trasmissione sia ridotto del 15%, 20% e 25% (Fig. 4).

    Per ogni scenario abbiamo calcolato il numero di riproduzione effettivo come autovalore dominante della Next
    Generation Matrix [8] e simulato la trasmissione dinamica di COVID-19 nella popolazione italiana. Abbiamo quindi
    stimato per ogni scenario il numero di nuovi casi severi che richiedono terapia intensiva, e la relativa prevalenza,
    tenendo conto che due terzi dei casi ricoverati in terapia intensiva vi rimangono per 10 giorni e un terzo per 21
    giorni.
    La popolazione simulata con il modello riflette i numeri osservati per età a livello regionale al 1° aprile 2020
    dall’ISTAT. Il numero di infezioni totali avvenute in ogni regione è stato stimato come il rapporto fra il numero di
    casi totali riportati dalla Protezione Civile al 31 Marzo 2020 e il tasso di notifica regionale ottenuto assumendo un
    tasso di letalità per infezione (IFR) pari a 0.657% [6], ed è mostrato in Fig.5.

    Il numero di infezioni attive al momento della riapertura è stato calcolato come il rapporto fra il numero di nuovi
    positivi riportati dalla Protezione Civile al 31 Marzo 2020 e il tasso di notifica regionale ottenuto assumendo un
    tasso di letalità per infezione (IFR) pari a 0.657% [6]. La differenza fra infezioni totali e infetti iniziali rappresenta
    l’immunità iniziale ipotizzata nel modello, ed è mostrata in Fig.6.

    Per ogni scenario e regione, abbiamo simulato 100 epidemie assumendo la fine del lockdown al 4 Maggio 2020,
    e valutando l’impatto di questi scenari sul numero di riproduzione effettivo e sulla prevalenza di casi severi al
    picco dell’epidemia.


    Risultati
    Le stime del numero di riproduzione effettivo associate ai diversi scenari di riapertura assumendo la suscettibilità
    eterogenea per età sono mostrate in Fig. 7-10. Le stesse stime, ma ottenute assumendo suscettibilità omogenea
    per età, sono mostrate in Fig. 11-14. I risultati per i diversi scenari di riapertura ottenuti dalla simulazione del
    modello di trasmissione dinamica dell’infezione assumendo suscettibilità eterogenea per età sono mostrati in
    Tab. 2. I risultati ottenuti assumendo invece una suscettibilità omogenea per età sono mostrati in Tab. 3.
    I risultati mostrano che riaprire le scuole innescherebbe una nuova e rapida crescita epidemia di COVID-19 (Fig.
    7,11). In particolare, la sola riapertura delle scuole potrebbe portare allo sforamento del numero di posti letto in
    terapia intensiva attualmente disponibili a livello nazionale (Tab.2,3). Assumendo che i contatti in comunità non
    aumentino, la riapertura dei settori manifatturiero, edile, commercio e ristorazione avrebbe un impatto minimale
    sulla trasmissibilità dell’infezione (Fig. 8,12). Tuttavia, mentre per il settore edile e manifatturiero questo scenario
    può considerarsi realistico, per il settore commerciale e di ristorazione un aumento di contatti in comunità è da
    considerarsi un'inevitabile conseguenza dell’apertura di tali settori al pubblico, e può potenzialmente innescare
    nuove epidemie. I risultati relativi a questi scenari sono riportati in Fig. 9,10,13,14. Le stime del numero di
    riproduzione effettivo ottenute assumendo una riduzione ulteriore della trasmissibilità grazie all’uso diffuso di
    dispositivi di protezione individuale (es. mascherine) sono riportati in Fig. 15-20 per il caso in cui la suscettibilità
    varia con l’età e in Fig. 21-26 se la suscettibilità è costante per età.

    I risultati ottenuti suggeriscono che
    1. la riapertura delle scuole aumenterebbe in modo significativo il rischio di ottenere una nuova grande
    ondata epidemica con conseguenza potenzialmente molto critiche sulla tenuta del sistema sanitario
    nazionale;
    2. per tutti gli scenari di riapertura in cui si prevede un aumento dei contatti in comunità, la trasmissibilità
    supera la soglia epidemica, innescando quindi una nuova ondata epidemica;
    3. nella maggior parte degli scenari di riapertura dei soli settori professionali (in presenza di scuole chiuse),
    anche qualora la trasmissibilità superi la soglia epidemica, il numero atteso di terapie intensive al picco
    risulterebbe comunque inferiore alla attuale disponibilità di posti letto a livello nazionale (circa 9000).
    4. Se l’adozione diffusa di dispositivi di protezione individuale riducesse la trasmissibilità del 15%, gli scenari
    di riapertura del settore commerciali alla comunità potrebbe permettere un contenimento sotto la soglia
    epidemica solo riuscendo a limitare la trasmissione in comunità negli over 60 anni.
    5. Se l’adozione diffusa di dispositivi di protezione individuale riducesse la trasmissibilità del 25%, gli scenari
    di riapertura del settore commerciale e di quello della ristorazione alla comunità potrebbe permettere
    un contenimento sotto la soglia solo riuscendo a limitare la trasmissione in comunità negli over 65 anni.
    L’analisi della sola soglia epidemica associata ai diversi scenari di riapertura suggerisce che una riduzione del 20%
    circa dei contatti rilevanti per la trasmissione epidemica potrebbe essere sufficiente a contenere il numero di
    riproduzione sotto la soglia critica. Questo significa che l’utilizzo diffuso di misure di precauzione (mascherine,
    igiene delle mani, distanziamento sociale), il rafforzamento delle attività di tracciamento del contatto e l’ulteriore
    aumento di consapevolezza dei rischi epidemici nella popolazione potrebbero congiuntamente ridurre in modo
    sufficiente i rischi di trasmissione per la maggior parte degli scenari sin qui considerati.

    [...]



    Poi arriviamo noi qui, e pontifichiamo su questo e quello senza saperne nulla (nessuno di noi, eh).
    Direi che le scelte NON vengono prese in base a questi studi
    La prima cosa che si e' voluta riaprire e' proprio quella che viene accreditata del maggior impatto sull'epidemia

    Rimane il fatto che: si' sono disponibili dati e studi piu' approfonditi sugli impatti dei vari settori.

  9. #45569
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Citazione Originariamente Scritto da Smasher_Devourer Visualizza Messaggio
    Direi che le scelte NON vengono prese in base a questi studi
    La prima cosa che si e' voluta riaprire e' proprio quella che viene accreditata del maggior impatto sull'epidemia

    Rimane il fatto che: si' sono disponibili dati e studi piu' approfonditi sugli impatti dei vari settori.
    C'è da dire (presumo) che quelle valutazioni erano fatte sui dati di Aprile e Maggio e quindi su una eventuale riapertura delle scuole senza le precauzioni che si stanno invece prendendo ora.

    Coronavirus, Gimbe: “Misure troppo deboli rispetto all’avanzata del contagio. Inseguire il virus spingerà il Paese verso il lockdown”

    Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione con sede a Bologna, sottolinea che le norme anti-contagio "devono essere pianificate su modelli predittivi ad almeno 2-3 settimane", altrimenti verranno "neutralizzati" dalla "vertiginosa" crescita dei casi

    di F. Q. | 20 OTTOBRE 2020

    Le misure introdotte sono “troppo deboli” rispetto alla “rapida impennata” della curva epidemica. Quindi gli effetti saranno “neutralizzati” dalla vertiginosa crescita dei casi. La Fondazione Gimbe avvisa sul rischio delle prossime settimane e spiega che “davanti a una curva del contagio che s’impenna ogni giorno di più e ospedali che si riempiono inesorabilmente”, come “in un déjà-vu” il governo “introduce ulteriori misure restrittive nel tentativo di frenare l’epidemia”. Insufficienti, a loro avviso: “La necessità di emanare due Dpcm in una settimana – afferma Nino Cartabellotta, il presidente di Gimbe – conferma che il contenimento della seconda ondata viene affidato alla valutazione dei numeri del giorno con la progressiva introduzione di misure troppo deboli”. “Non essere riusciti a prevenire la risalita della curva epidemica quando avevamo un grande vantaggio sul virus – aggiunge Cartabellotta – oggi impone la necessità di misure di contenimento in grado di anticipare il virus”. E tali misure “devono essere pianificate su modelli predittivi ad almeno 2-3 settimane, perché la ‘non strategia’ di inseguire i numeri del giorno con uno stillicidio di Dpcm che, settimana dopo settimana, impongono la continua necessità di riorganizzarsi su vari fronti, spingerà inevitabilmente il Paese proprio verso quel nuovo lockdown che nessuno vuole e che non possiamo permetterci”.

    Una “non strategia”, secondo la Fondazione che riguarda il “farsi guidare dai numeri del giorno” e il “mancato allineamento tra le misure” dei decreti e “quanto previsto dalla circolare del 12 ottobre del ministero della Salute”. Secondo Gimbe, è sbagliato definire l’entità delle misure di contenimento “senza considerare le dinamiche attuali” dell’epidemia. “Questo favorisce inesorabilmente l’ascesa dei contagi e vanifica gli effetti delle misure per varie ragioni”. Innanzitutto, si legge nel documento, i numeri del bollettino quotidiano “non rispecchiano affatto i casi del giorno” perché “dal contagio alla notifica intercorre un ritardo medio di 15 giorni”. Per tre motivi: “il tempo medio tra contagio e comparsa dei sintomi è di 5 giorni”, “il tempo mediano tra inizio dei sintomi e prelievo/diagnosi è di 3 giorni”, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, “ma potrebbe allungarsi considerando i tempi di analisi di laboratorio e di refertazione”, la comunicazione dei nuovi casi dalle Regioni alla Protezione Civile “non avviene in tempo reale: ad esempio, nella settimana 5-11 ottobre meno di un terzo dei casi è stato notificato entro 2 giorni dalla diagnosi, il 54% tra 3 e 5 giorni e il 14% dopo oltre 6 giorni”. L’affanno del sistema di testing&tracing, ricorda poi Gimbe, “aumenta la probabilità di sottostimare i casi”, perché “l’espansione del bacino di asintomatici non isolati accelera ulteriormente la diffusione del contagio”. Così, avvisa la Fondazione: “Gli effetti delle misure restrittive, non valutabili prima di 2-3 settimane, saranno verosimilmente neutralizzati dal trend di crescita della curva epidemica”.

    Non si tratta degli unici aspetti critici: “La seconda componente è il mancato allineamento tra le misure dei due Dpcm e quanto previsto dalla circolare del 12 ottobre del Ministero della Salute. Nel documento ‘Prevenzione e risposta a COVID-19’ – spiega Gimbe – vengono delineati quattro scenari di evoluzione dell’epidemia in relazione a diversi livelli di rischio accompagnati da relative misure da attuare nei vari settori”. Per questo Cartabellotta definisce “inspiegabile” che le “misure raccomandate non siano state introdotte dal nuovo Dpcm, che ha seguito le indicazioni del Comitato tecnico scientifico, né attuate dalle Regioni, che hanno partecipato alla stesura del documento”, considerato che diverse Regioni “sono ormai nella fase di rischio alto-molto alto”. La terza componente della ‘non strategia’ è “il mancato approccio di sistema basato su responsabilità e alleanza tra politica e cittadini, oltre che sull’efficienza dei servizi sanitari”.Il contenimento della seconda ondata, conclude il presidente di Gimbe, “doveva inevitabilmente poggiare, già alla fine del lockdown, su tre pilastri integrati: massima aderenza della popolazione ai comportamenti raccomandati, potenziamento dei servizi sanitari territoriali e ospedalieri e collaborazione in piena sintonia tra Governo, Regioni ed Enti locali”.
    Ok, siamo fottuti

  10. #45570
    Senior Member L'avatar di squallwii
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Strano

  11. #45571
    Sciamano Metropolitano L'avatar di kyashan
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Ma no

    Inviato dal mio BLN-L21 utilizzando Tapatalk

  12. #45572
    Senior Member L'avatar di Lo Zio
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus


  13. #45573
    Senior Member L'avatar di Bicio
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus



    bollettino di oggi della campania



    bollettino di ieri della campania

    hanno tirato fuori dal nulla più di 100 posti letto nella terapia intensiva e quasi 200 posti letto nella degenza così, in un giorno?

  14. #45574
    Since 13-11-01 L'avatar di Bobo
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Avevano detto che erano in fase di attivazione

  15. #45575
    Senior Member L'avatar di hoffmann
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Bobo, io per uno dei partiti ora al governo ho persino votato.
    Ma davvero non vedi responsabilità gigantesche nell’esecutivo per questa seconda ondata?
    È stato l’incidente al rallentatore più facile da prevedere della storia.
    Siamo seri: sono stati degli imbecilli e questo causerà molta sofferenza e molti morti.
    Poi che ci siano anche altri con gravi colpe, non ci piove. Ma evitiamo almeno di prenderci in giro difendendo l’indifendibile.
    Dal primo giorno si è cercato di minimizzare sperando in non so cosa.
    Il sistema di sorveglianza che doveva portare a blocchi nelle singole regioni basandosi sul mitico r0 è stato una barzelletta: i casi sono aumentati di dieci volte con r0 sotto o uguale a 1
    Non voglio nemmeno sapere come si è ottenuto questo prodigio matematico (a 1,25 si sarebbe dovuto chiudere quindi la sfida era che il valore non arrivasse mai a tanto ).

    La prima ondata è stata una disgrazia che si poteva affrontare meglio (MOLTO meglio visti i nostri morti, e visto che l’allarme era di almeno un mese prima).
    La seconda ondata ha nomi e cognomi sopra.
    Per quel che riguarda il mio voto chiunque ha le mani sporche di questa porcata è politicamente morto. Avanti il prossimo.
    Ultima modifica di hoffmann; 20-10-20 alle 16:18

  16. #45576
    Senior Member L'avatar di GenghisKhan
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Ma i numeri di oggi? Io punto sui 14k+

  17. #45577
    Since 13-11-01 L'avatar di Bobo
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Citazione Originariamente Scritto da hoffmann Visualizza Messaggio
    Bobo, io per uno dei partiti ora al governo ho persino votato.
    Ma davvero non vedi responsabilità gigantesche nell’esecutivo per questa seconda ondata?
    Si che ne vedo, l'ho anche scritto

    Anche se più che di esecutivo, io parlerei di istituzioni nel loro complesso.


    Cioè, tanto per dare un'idea di come funzionano le cose in Italia, nessuno sa dove siano finiti i posti di TI in più che dovevano essere attivati.

    Perchè il governo centrale stanzia i fondi e mette a disposizione i macchinari, però poi non si sa in tempo reale come e quando questi vengano impegnati e mi pare che il ministero venga a saperlo dopo in fase di rendicondazione.

    Ci sono anche fondi donati durante l'emergenza della prima ondata che stanno lì ma non si sa chi li spende/come li spende, quando e dove.

    Abbiamo una macchina statale, a tutti i livelli, che è una Duna scassata con 480 mila km.

    Al di là delle responsabilità che ogni singolo anello della catena può avere, è il sistema che funziona veramente male.
    E se la cosa ha delle conseguenze in condizioni normali, figuriamoci durante una emergenza di questo livello.

    D'altra parte non è una cosa che aggiusti in 6 mesi, sempre che ce ne sia la capacità ed ho forti dubbi, men che meno nel mezzo di una pandemia.
    Ultima modifica di Bobo; 20-10-20 alle 16:23

  18. #45578
    Lavora Troppo L'avatar di Ceccazzo
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus


  19. #45579
    Senior Member L'avatar di Lo Zio
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    babba bia...

  20. #45580
    Lavora Troppo L'avatar di Ceccazzo
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    phazyo non si può critikare

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