Se il MOIGE fosse femminista
Voglio spendere due parole sul caso tragicomico delle accuse di sessismo verso lo scultore Emanuele Stifano, reo di aver ritratto la Spigolatrice di Sapri appena velata, di modo che se ne vede il fondoschiena più o meno come fosse nuda.
Alla fine di questo post, sarà necessario innanzitutto che vi chiediate tutti come siamo arrivati a questo.
Il nudo si è sempre utilizzato nell’arte senza bisogno di particolari giustificazioni, semplicemente perché il corpo umano è affascinante per gli artisti. Stifano scolpisce quasi sempre nudi e ha dichiarato che fosse stato per lui la spigolatrice l’avrebbe fatta proprio nuda, perché è il suo modo di lavorare (e se guardate le altre sue statue, come il Palinuro, vedrete che è vero). Perfino quella professoressa che per giustificare la tirata moralista ha dovuto tirare in ballo il “decorum” ( il buon vecchio “senso del pudore” il cui oltraggio è punito per legge e che si usa proprio per censurare i capezzoli delle donne), diventata virale su facebook per l’enorme numero di parole con cui è riuscita a dire “è un’indecenza signora mia”, ha ammesso che quell’uso del nudo è sedimentato nell’arte, forse consapevole che se lo avesse negato si sarebbe giocata qualsiasi straccio di credibilità in questo campo.
L’idea che mostrare il culo su una statua sia in sé, solo perché si è mostrato il culo (manco fosse un fallo eretto o una vagina bagnata) “sessualizzazione” è una barzelletta, è di una stupidità quasi commovente, spingerebbe a fornire un sussidio di invalidità a chi la propone.
I più furberrimi infatti se ne accorgono e inventano dunque giustificazioni più fantasiose ed elaborate per il loro “signora mia, che indecenza oggigiorno!”, tipo: “il problema non è il culo, è che un culo troppo sexy” (non come quello dei bronzi di Riace, del David, o le tette della Libertà di Delacroix, che sono tutti cessi); “il problema è che il culo non ha a che fare con il tema della statua” (mentre il pisello di fuori del David è integrale al mito biblico, e di certo non puoi rappresentare adeguatamente l’allegoria di Libertà senza mostrarne il seno); “le spigolatrici non si vestivano davvero così e non avevano il culo così allenato” (mentre i guerrieri greci notoriamente andavano in guerra seminudi e avevano il pene di un bambino di otto anni). Argomenti che farebbero ridere se non facessero piangere: sono gay, io, ero cresciuto in un mondo in cui la sinistra appoggiava la liberazione sessuale, in cui il progressista provocava e scandalizzava talora anche gratuitamente, e ora mi tocca vedere la schiera dei progressisti trasformatisi in zelanti guardiani del “decorum”… O muori da eroe, o vivi abbastanza a lungo da diventare il cattivo.
Se dovessimo prendere sul serio quelle argomentazioni, si dedurrebbe che tutti costoro siano disposti ad accettare il nudo artistico come idea, sì: ma solo come una cosa del passato, defunta, che sta nei testi e nelle sculture antiche; se uno si permette di fare nudo artistico oggi – e quindi applicando standard estetici contemporanei – è una specie di mostro pervertito. Che coincidenza: tutti gli standard estetici della storia vanno bene e non sono sessualizzazione… tranne quelli che piacciono a noi italiani del 2021.
Forse ai nostri critici sarebbe andato bene se Stifano avesse scolpito una donna coi fianchi un po’ più larghi e il seno più piccino, insomma imitando di maniera gli standard neoclassici? Domanda che non avrà risposta, ma “devi per forza farla nello stile che piace a me se no è immorale” è comunque una pretesa che non puoi avanzare ad un artista: Stifano scolpisce nudi ispirandosi all’idea del corpo perfetto, e dunque renderà il corpo perfetto secondo standard che sono più o meno consapevolmente i suoi e del suo tempo: non ottocenteschi, non greco-classici. Certo, avrebbe potuto voler usare uno stile che evocasse nella mente l’immagine esatta della donna ottocentesca di ceto basso, magari ispirandosi a dipinti e sculture del tempo, e quindi creare la donna ottocentesca perfetta secondo l’uomo dell’ottocento, insomma darci una rievocazione ottecentesca, insomma ottocentare l’ottocento con l’ottocentazione dell’ottocento ottocentizzato… Avrebbe potuto. Invece ha fatto una scelta artistica diversa: enfatizzare quello che lui vede come corpo femminile archetipico. Ovviamente, non è davvero “archetipico” nel senso di universale e atemporale… ma nessuno degli archetipi femminili ritratti nell’arte classica è davvero al di sopra del suo tempo, l’arte è influenzata dal suo contesto anche quando si ispira all’idea di eterno, e quando il millenial pensa al corpo femminile in quanto tale non gli viene certo in mente quello della Primavera di Botticelli.
È quasi penoso vedere tanti omini e donnine arrampicarsi sugli specchi per dare interpretazioni diverse dell’opera, ma è davvero così semplice: è un nudo artistico, si è sempre fatto e non è che rappresentare un culo è più o meno sessista a seconda dei canoni estetici cui quel culo risponde; al massimo può renderlo sessista una posa provocante, un contesto ambiguo… ma non certo il fatto che sia bello o brutto, secco o ciccione, sodo o cadente.
In effetti, la Venere Callipigia citata da alcuni è già un esempio di una statua molto più erotica, ambigua e seducente della Spigolatrice, pur se non ha “il culo di una pin-up”. Sì, avete letto bene, tutti voi che dite che NON BISONNIA PARAGONALLLEEE SONO TOPPO DIVESSE; forse avete ragione, sono molto diverse: nella Venere c’è dell’erotismo, la posa è morbida e lei si guarda proprio le chiappe richiamando l’attenzione su di esse, mentre la spigolatrice è rigida come un palo, una posa quasi militare (sicuramente una scelta artistica precisa, visto che celebra il Risorgimento) che è estremamente antisesso.
E visto che in realtà i critici non possono affrontare direttamente questo snodo, il fatto che l’opera sia chiaramente un nudo-non erotico, perché farebbe naufragare la polemica in un oceano di peti mentali, allora ci si gira intorno. La trovata più brillante è quella di chi cerca di imitare (parodiare) Wilde e dice “la statua è innanzitutto brutta”, e poi aggiunge subito dopo “ed è anche immorale” (sì, esattamente come avrebbe fatto Wilde! Wilde coniugava sempre giudizi estetici e condanne morali). Come se il bacchettone fosse in realtà un esteta, come se le ragioni dell’immoralità affondassero in quelle della bruttezza, così fai lo slalom fra le – a quel punto ovvie – accuse di moralismo censorio che ti saresti guadagnato di diritto. No, lo sapete benissimo che non è vero, non la trovate né solo né principalmente “brutta”; ne siete principalmente offesi. Se davvero la riteneste solo brutta, se davvero il vostro fosse solo un giudizio di gusto, non giustifichereste le accuse pagliaccesche di sessismo verso l’autore, come quelle di Laura Boldrini, invece siete tutti a bordo di quella barca infame. Siete come quelli che quando sentono del black humor arruffano le penne e dicono “non mi piace non perché è immorale, ma perché non fa ridere!”. Tesoro, la ragione per cui non ti fa ridere che sei troppo impegnato a scandalizzarti, perché sei un cazzo di moralista bacchettone rompipalle, non perché se troppo intelligente e hai un gusto particolarmente raffinato, come vorresti farci credere.
… Ma visto che sempre di moralismo bacchettone si tratta, c’è qualche differenza fra questo moralismo di sinistra e il classico moralismo cristiano-conservatore tipo MOIGE, o è proprio la stessa cosa sotto un’altra veste?
Una differenza c’è: che dal punto di vista etico questo metodo qui è molto peggio, e la chiave di lettura per capirlo ce la dà la cheerleader di ogni battaglia cazzona, Lorenzo Tosa. Leggiamo le parole di questo genio:
“[…] non posso credere che qualcuno davvero non riesca a capire la differenza enorme tra libertà sessuale e sessualizzazione della donna.
La differenza tra la scelta delle donne e la scelta dell’artista (stranamente uomo).
Che non capiate la differenza tra una donna che, liberamente, sceglie di mostrarsi nuda o svestita senza dover chiedere il permesso a nessun uomo o marito o dover rendere conto a bigotti e bacchettoni e una statua che dovrebbe rappresentare una contadina dell’800 e ideali risorgimentali, e non certo gli stereotipi estetici di un maschio contemporaneo o un catalogo di Victoria’s Secret.”
Ecco il pezzo che ci mancava! Vedete, il vero problema, se ci fossero dubbi, non è il fatto che un artista del 2021 usi standard estetici del 2021 – anche se, dai, che il problema sia quello come scusa pare quasi convincente, se uno ha il QI a due cifre – piuttosto è che l’autore è un uomo. Se la stessa identica statua l’avesse fatta una donna, Tosa sarebbe lì in prima fila a difendere l’alto valore etico, artistico ed emancipatorio dell’opera.
Dando così una luce tutta nuova al concetto stesso del “fare due pesi e due misure”.
Nel pensiero morale classico fare due pesi e due misure è considerata la più abominevole aberrazione morale, perché contravviene alla base di ogni ragionamento etico: il principio di equità. Ma se quella distorsione la travesti da lotta progressista per l’uguaglianza, se ad essere ingiustamente discriminato e vittima di gratuito pregiudizio è il Mostro del momento, ovvero il famoso “maschio bianco eterosessuale” (parliamo di archetipi! Ma sarà eterosessuale, Stifano?), ecco che fare due pesi e due misure non solo è giustificato, ma è perfino nobile, doveroso, e sono sicuro che possiamo tirar fuori un Foucault, un Derrida o qualche altro filosofo francese per spennellare questa idiozia di una patina di finezza intellettuale.
E se qualcuno di voi ha un brividino nel vedere che si stia vendendo per elementare discorso morale la madre di tutte le aberrazioni morali, ovvero il giudicare un atto non in base a intento e impatto ma sulla sola base dell’identità di chi lo compie, se lo tenga stretto quel brivido, perché questa è l’etica che ci vende la sinistra nel 2021, e va sorvegliata strettamente perché tenterà, tenta già, di imporla a tutti.
Caro Emanuele, il mio suggerimento è: la prossima volta resta anonimo e firmati Emanuela. Non solo potrai continuare a ritrarre uomini in tutte le pose e velature che desideri (mai stato un problema, sono solo maschi dopotutto), ma potrai anche ritrarre le donne in qualsiasi posa desideri, anche piegate a novanta con un uccello in bocca e uno dietro ed un tatuaggio sul culo che dice “FUCK ME”; sarà empowering.
Almeno per un po’; perché la triste verità è che qui neanche le donne sono davvero al sicuro…
Ossequi