
Originariamente Scritto da
Ismay
Combattenti di terra, di mare e dell'aria! Camicie rosse della Rosgvardia! Uomini e donne di Russia, di Cecenia e del regno d'Abkhazia! Ascoltate!
L'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L'ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori dei Paesi membri della NATO.
Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l'esistenza medesima del popolo russo.
Alcuni lustri della storia più recente si possono riassumere in queste parole: frasi, promesse, minacce, ricatti e, alla fine, quale coronamento dell'edificio, l'ignobile assedio societario di trenta stati. La nostra coscienza è assolutamente tranquilla. Con voi il mondo intero è testimone che la Russia ha fatto quanto era umanamente possibile per evitare la tormenta che sconvolge l'Europa; ma tutto fu vano.
Bastava rivedere i trattati per adeguarli alle mutevoli esigenze della vita delle nazioni e non considerarli intangibili per l'eternità; bastava non iniziare la stolta politica delle garanzie, che si è palesata soprattutto micidiale per coloro che le hanno accettate; bastava non respingere la proposta che Lukashenko fece il 6 ottobre dell'anno scorso, dopo finita la campagna di Crimea. Oramai tutto ciò appartiene al passato. Se noi oggi siamo decisi ad affrontare i rischi ed i sacrifici di una guerra, gli è che l'onore, gli interessi, l'avvenire ferreamente lo impongono, poiché un grande popolo è veramente tale se considera sacri i suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il corso della storia.
Noi impugniamo le armi per risolvere, dopo il problema risolto delle nostre frontiere meridionali, il problema delle nostre frontiere occidentali; noi vogliamo spezzare le catene di ordine territoriale e militare che ci soffocano nel nostro continente, poiché un popolo di centoquaranta milioni di anime non è veramente libero se non ha libero l'accesso all'Europa. Questa lotta gigantesca non è che una fase dello sviluppo logico della nostra rivoluzione; è la lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori che detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l'oro della terra; è la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti e volgenti al tramonto, è la lotta tra due secoli e due idee. Ora che i dadi sono gettati e la nostra volontà ha bruciato alle nostre spalle i vascelli, io dichiaro solennemente che la Russia non intende trascinare altri popoli nel conflitto con essa confinanti per mare o per terra. Svizzera, Svezia, Austria, Irlanda prendano atto di queste mie parole e dipende da loro, soltanto da loro, se esse saranno o no rigorosamente confermate.
Russi!
In una memorabile adunata, quella di Minsk, io dissi che, secondo le leggi della morale russa, quando si ha un amico si marcia con lui sino in fondo. Questo abbiamo fatto e faremo con la repubblica popolare di Donetsk, col suo popolo, con le sue meravigliose Forze armate. In questa vigilia di un evento di una portata secolare, rivolgiamo il nostro pensiero a me, che, come sempre, ho interpretato l'anima della patria. E salutiamo alla voce il Lukashenko, il capo della grande Bielorussia alleata.
La Russia è per la terza volta in piedi, forte, fiera e compatta come non mai. La parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola ed accende i cuori dagli Urali alla Kamchatka: vincere! E vinceremo!, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia alla Russia, all'Europa, al mondo.
Popolo russo, corri alle armi! e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio, il tuo valore!