non è la volontà del COSTITUENTE, i comunisti volevano che ogni promozione fosse soggetta a concorso perché il concorso è l'UNICO MODO che consente di selezionare I MIGLIORI
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dopo lo SCANOLO delle POSIZIONI ORGANIZZATIVE create ed assegnate ad hoc per gli amici e gli amici degli amici, ci vorrebbe un concorso ANCHE PER ANDARE AL BAGNO
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Momento
Vittorio Sgarbi ricoverato al Policlinico Gemelli. Ha uno stato depressivo, tra le ricadute anche il rifiuto ad alimentarsi
Al Colle esplode il caro pensioni e Mattarella non riesce a pagarle. L’intervento di Giorgetti (e l’aiutino di Salvini)
Per la prima volta nel 2025 la spesa per gli assegni previdenziali al Quirinale supera quella delle retribuzioni. Il Mef aumenta la dotazione, dal ministero Infrastrutture contributo per la manutenzione dei palazzi
https://www.open.online/2025/03/24/c...ni-mattarella/La spesa per le pensioni nel 2025 ammonta infatti a 116.334.000 euro, superando per la prima volta la spesa complessiva per le retribuzioni che ammonta a 112.707.505 euro.
Che quella delle pensioni è una cifra che aumenterà sempre più visto che andranno in pensione sempre più persone
comunque sono 116 MILIONI di euro di pensioni che paghiamo e 113 MILIONI di euro di stipendi..
Il Quirinale, “casa degli italiani” e residenza del presidente della Repubblica dal 1947, è un'istituzione mastodontica che, nel suo complesso, costa 243 milioni di euro l'anno e per la quale lavorano oltre mille persone (ma quelli di ruolo sono poco più di 700)(dati del 2022)
quindi visto che la retribuzione del capo dello stato è di 240mila euro l'anno, i restanti mille dipendenti si prendono qualcosa come 100mila euro di stipendio l'anno![]()
tutti gli stipendi nei ministeri o nei palazzi istituzionali sono fuori scala. penso che pure il barbiere prenda cifre da capogiro
Movement #Orcs love too
- in una società in cui ogni più piccolo diritto è perseguito, nessuno ha più diritti - Kungfucio
- sempre sano e ricco, mai povero e malato - kungfucio Vol.2
- meglio un osso oggi che due domani - Alì Baubau e i quaranta cagnoni
Acconto Irpef e bonus 100 euro: così il governo fa perdere centinaia di euro ai lavoratori
I lavoratori statali senza i soldi del taglio del cuneo fiscale. E nemmeno gli aumenti del rinnovo del contratto. Le norme fiscali e i redditi bassi
https://www.open.online/2025/03/25/a...overno-meloni/
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Il bello è che uno penserebbe che con un dolo del genere ci sarebbe l'estremo per far cadere il governovisto che lo hanno fatto apposta, come tante cose. Invece no. Questo grazie ad un'opposizione inesistente che si perde in boiate e in quasi tutto il sistema anche giornalistico televisivo, assertito
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Preferisco mille volte sta merda che i miliardi di commesse pubbliche a musk
Con il Patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Ministero delle Infrastrutture, siamo lietissimi di presentarvi il primo numero dei NUOVI ANNALI DELLA REPUBBLICA, l'opera magna che da oggi in avanti, con cadenza annuale, segnerà i grandi progressi internazionali, politici, sociali e culturali dello Stato sotto la guida del Presidente Meloni e della sua squadra.
Un viaggio nell'eccellenza italiana ritrovata dopo i sinistri anni oscuri che ci hanno preceduto, un catalogo di successi che l'Italia sta cogliendo in questi anni di ritorno della Storia, un manifesto dei progetti e dei programmi per il futuro Ventennio.
Di seguito l'indice del primo volume, datato 2025, che raccoglie i successi e le sfide di questi primi due anni di buon governo. Il volume sarà disponibile a partire dal 2 giugno prossimo, ma sarà preordinabile già dal 31 marzo.
NUOVI ANNALI DELLA REPUBBLICA - ANNI I E II - 2025
Direzione Editoriale Ministro Dott. A. Giuli
Curatore generale Dott. P. Grattolini
Presentazione e piano dell'opera a cura di G. Sangiuliano
Prefazione di A. Giuli
Seconda prefazione di M. Salvini
Introduzione del Curatore
Il momento di resistere. La Nazione alla prova col ritorno della Storia, di M. Sechi
Aiuta gli audaci. Il coraggio ritrovato degli italiani in Italia e in Europa, di I. Bocchino
Siete cordialmente invitati. Il Governo e l'Italia finalmente open for business, di C. Borghi
Valzer. Le sfide vinte e quelle da vincere nel nuovo ordine multipolare, di E. Basile
Lontano, oltre le stelle. Il futuro dell'Italia è nel dialogo col suo passato, di V. Feltri
Torti peggiori della morte. Uscire dalla morta gora sinistra ed europea non sarà facile, ma bisogna provarci, di S. Ceccardi
Al chiaro di luna. Le sfide dell'energia, tra ansiti sinistri sulle rinnovabili e il futuro nucleare dell'Italia, di G. Pichetto Fratin
A modo suo. La rinascita della via italiana nella diplomazia internazionale: mediazione, buon senso, ragion di stato oltre i cliché delle morte alleanze, di A. Orsini
Profitti e merletti. Il Made in Italy nuovo strumento di cultura e di politica internazionale, di D. Santanché
Le lacrime dei profeti. La via della Parola come guida verso un'Italia finalmente più giusta e una vita più sacra, di T. Bertone
Cercando l'Italia nel posto sbagliato. I sinistri legami con le potenze atlantiche hanno fatto dimenticare che il futuro dell'Italia è in Italia, di M. Belpietro
Per l'uniforme. Segni e simboli di una nuova estetica italiana, nella politica e nella società, di V. Sgarbi
Estasi. Dio, Patria, Famiglia, Realtà. Per una volta, non tutto mi consuma, di C. Langone
Le tenebre e la luce. La luce dell'Est per fermare l'ideologia liberal e woke, di V. Orban
Legami di sangue e acqua. Alla riscoperta dell'Italia partendo dalla genetica, di O. Schillaci
Figli del tempo. Educare i giovani ai valori della Patria nel mondo multipolare, di R. Vannacci
Chiamata alle armi. L'Italia investe nella difesa, ma non abbastanza. Serve allevare i giovani al servizio, di G. Crosetto
Il nemico tra noi. L'influenza delle ideologie woke e gender sulla società italiana negli anni della crisi dei valori, di G. Bignami
Prima il dovere. Riscoprire l'importanza di una buona, vecchia regola, di A. Meloni
Ritorno alla gloria. L'Italia alle soglie di una rivoluzione epocale che risuona nella sua grande Storia, di N. Porro
I due emissari. Putin, Trump e il destino dell'Italia nel mondo che cambia, di M. Salvini
Lo specchio infranto. La fine delle alleanze che hanno aggiogato l'Europa negli ultimi 80 anni è una grande occasione anche per l'Italia, di G. Schroder
Postfazione e ringraziamenti del Curatore
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Lettura interessante che metto qui....può dare spunti di riflessione....
SCENARI GLOBALI
Il film di fantascienza sulla crescita e il re Pil che
oramai è nudo
Marco Fortis
Con la pubblicazione da parte dell’Eurostat dei dati macroeconomici e demografici
dettagliati per il 2024, appare chiaro che il film che è stato sinora proiettato in
prima visione sulla crescita economica post-pandemia nell’Euroarea è una storia di
pura fantascienza, non corrispondente a verità. Questa la trama in sintesi. Dopo una
brillante ripresa, che ci ha portato fuori dal Covid, l’Italia starebbe ora arrancando e
avrebbe come unica consolazione che la Germania sta molto peggio di lei. Mentre
la Spagna è assurta al rango di assoluta protagonista, con un aumento del Pil che nel
2024 ha sfiorato il 4%, e anche la Francia ci precede di diversi decimali.
La spiegazione di questa sceneggiatura da parte del pensiero dominante è che
starebbero riemergendo i vecchi mali dell’Italia, la cui crescita sarebbe frenata da
una perdita di competitività, da pochi investimenti e da una scarsa propensione
all’innovazione.
Al confronto, il nuovo “modello” di moda, la Spagna, ci surclasserebbe in tutto, a
partire, ovviamente, dal turismo, che è la sua specialità.
Il film della realtà
Si tratta però, appunto, di un film che non ha molto riscontro con la realtà. In primo
luogo perché, nonostante lo sfavillante ultimo anno di Madrid, considerando
l’ultimo quinquennio 2020-2024 la Spagna precede l’Italia, è vero, per crescita del
Pil totale rispetto al 2019, ma non di molto (+6,9% contro 5,6%), e dietro il nostro
Paese restano assai distanziate la Francia (+3,6%), la Germania (letteralmente in
ginocchio, solo +0,3%), e tra i grandi Paesi non Ue, non brillano nemmeno il Regno
Unito (+3,5%) e il Giappone (+1,4 per cento). Quindi l’immagine di un’Italia che
arrancherebbe dietro gli altri maggiori Paesi è alquanto forzata.
In secondo luogo, perché dietro questi dati, il “re Pil”, indicatore economico per
eccellenza, è ormai nudo e non rispecchia per nulla ciò che sta realmente accadendo
alle economie più avanzate dopo il Covid. I dati Eurostat lo dimostrano in modo
inequivocabile. Se qualcuno crede che la crescita economica di questi ultimi anni
sia stata guidata da competitività, investimenti e innovazione, si sbaglia di grosso o
vive, appunto, in un film di fantascienza. Infatti, i principali driver sono stati ben
altri rispetto ai canoni del pensiero dominante, e cioè, molto banalmente, la crescita
della popolazione e quella dei consumi governativi. In parallelo a questi due
elementi vi è stata anche una esplosione dei debiti pubblici e dei disavanzi statali primari,
con impennate del rapporto debito/Pil a due cifre tra il 2019 e il 2024 in
Francia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti.
Tutto ciò è avvenuto quasi ovunque a livello di grandi Paesi, tranne che nella
sempre sottovalutata Italia, dove il debito/Pil è invece aumentato appena di 1,7
punti rispetto al 2019 (e solo a causa degli interessi), dove il bilancio pubblico
primario è già tornato positivo nel 2024 (unico caso nel G-7), dove i consumi
governativi sono aumentati molto meno che altrove e dove la popolazione è
diminuita in cinque anni, dal 2020 al 2024, di ben 762mila abitanti, mentre è
aumentata di 1,6 milioni in Germania, di 1,7 milioni in Spagna e di 1,1 milioni in
Francia, facendo aumentare di per sé i consumi aggregati (ma non quelli pro
capite).
Sicché una rilettura della crescita economica post-pandemia si impone. E tale
rilettura nel caso dei quattro maggiori Paesi dell’Eurozona è invero illuminante,
come appare dal grafico a fianco. Innanzitutto, già soltanto escludendo la crescita
dei consumi pubblici, la super crescita della Spagna nel quinquennio 2020-2024 si
dimezza (da +6,9% a +3,4%), sicché l’Italia balza in testa (+4,6%), precedendo di
gran lunga anche la Francia (+1,7%), mentre la Germania sprofonda (-2,2 per
cento).
A sua volta, depurato dalla spinta della popolazione (con forti fenomeni di
immigrazione socialmente destabilizzanti soprattutto in Spagna e Germania),
l’aumento del Pil per abitante nel 2020-2024 si ridimensiona nettamente in Spagna
(+3,1%, sempre rispetto al 2019), crescendo meno della metà che in Italia (+6,9%),
con il nostro Paese che sta nettamente davanti anche alla Francia (+1,9%), mentre la
Germania è in territorio negativo (-1,6 per cento).
Se, poi, escludiamo contemporaneamente l’effetto combinato delle variazioni della
popolazione e dei consumi pubblici, il quadro è completo. Infatti, per Pil per
abitante al netto dell’aumento della spesa governativa, la Spagna, che tutti oggi
vedono come un “modello”, sperimenta addirittura un bilancio negativo (-0,4%), la
Francia è a crescita zero e la Germania appare in un abisso (-4,1 per cento). Mentre
l’Italia svetta con una crescita monstre che nessun altro può vantare (+5,9 per
cento).
Perché l’Italia è cresciuta di più altri Paesi
ma pochi se ne sono accorti
Ma come si spiegano questi sorprendenti dati dell’Italia? Probabilmente perché il
nostro è l’unico dei quattro grandi Paesi dell’Eurozona in cui, contrariamente a ciò
che continua a raccontare il mainstream, l’economia è aumentata proprio a causa di
quegli elementi virtuosi (competitività, investimenti e innovazione) che d’abitudine
vengono riconosciuti alle altre nazioni.
La realtà è che soltanto una diffusa esterofilia e un certo snobismo impediscono di
riconoscere che, nel giro di appena un decennio, l’Italia è diventata il quarto Paese
al mondo per export del 92% dei beni commerciati internazionalmente (escluso
l’8% costituito dagli autoveicoli), superando uno dopo l’altro ben cinque Paesi:
Regno Unito, Russia, Francia, Corea del Sud e Giappone.
Inoltre, dal 2020 al 2024 gli investimenti in Italia sono cresciuti assai di più che
nelle altre tre maggiori economie della moneta unica: non solo gli investimenti in
edilizia (spinti dai superbonus, ammortizzati molto meglio del previsto nei conti
pubblici) ma anche gli investimenti in macchinari (sia pure in calo nel 2024 dopo la
fine di Industria 4.0 e il fallimento di Transizione 5.0) e ora pure quelli nell’edilizia
non residenziale (che il Pnrr ha fatto impennare nel 2023-2024). Mentre, secondo
gli ultimi dati Eurostat, l’Italia ha ormai una percentuale di imprese innovative
(63,1%) praticamente uguale a quella della Germania (63,4%), molto più alta di
quella della Francia (57,4%) e quasi doppia di quella della Spagna (+35,1 per
cento).
Dulcis in fundo, anche per aumento del numero di pernottamenti di turisti stranieri
dal 2020 al 2024, l’Italia (+29,4 milioni rispetto al 2019) ha superato la Spagna
(+20,9 milioni), battendola sul suo stesso terreno d’elezione.
E' che se sbandieri che l'economia italiana va a gonfie vele poi devi spiegare al popolo bue (e, per carità, mi ci metto in mezzo anch'io) perchè L'Italia sia l'unico stato dove il potere d'acquisto degli stipendi medi cala anzichè aumentare (fonte rassegna stampa di radio 24 di questa mattina dove citavano un articolo, credo, del sole 24 ore)
Non l'hanno capito mettendoglielo in culo per 30 anni e adesso bisogna spiegarlo?
L'ha fatto Marione per l'ennesima volta la settimana scorsa ma vai tranquillo che non lo capiranno mai
Tanto la logica è sempre la stessa: tiri fuori un nuovo argomento/formula/rapporto fra valori che non hai mai tenuto in considerazione fino a ieri e ovviamente lo esponi prendendo come punto iniziale il 2008 (ossia la crisi finanziaria USA).
Non serve a un cazzo se non a rendere confuso il quadro ma l'obiettivo non è appunto spiegare...
Ultima modifica di sacramen; 25-03-25 alle 14:21
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i ricchi di ventano ricchioni e si inculano i puoverih![]()
...ti sei già risposto da solo.
Paese che produce prodotti di altissima gamma con il costo della manodopera più basso tra quelli del G7.
Se sei un paese esportatore è un vantaggio non da poco.
...oltre al solito nero perché per quello che vedo io (nel mio piccolossimo) tutte le piccole imprese hanno il "fuori busta".
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