Vacanze e concerti con il Bonus Cultura: contestato incasso di 90.000 euro ma imprenditore assolto
Un imprenditore è stato assolto per l’indebita percezione di erogazioni pubbliche relative al bonus cultura
Si è ritrovato a processo, per continuata e indebita percezione di erogazioni pubbliche, dopo aver incassato i soldi del bonus cultura dai 18enni fruitori del bonus ai quali, secondo l’ipotesi accusatoria,
forniva pacchetti vacanze personalizzabili, biglietti di ingresso alle discoteche o ai parchi di divertimento, l’accesso a spa e centri termali.
Il legale rappresentante di una società riminese, difeso dall’avvocato Gian Paolo Colosimo, è stato assolto perché il fatto non sussiste.
C’è stata anche un’assoluzione per tenuità del fatto, in riferimento ad alcune fatture emesse erroneamente, in forza anche della restituzione all’erario dello Stato dei soldi percepiti per esse.
La Finanza, nell’indagare l’imprenditore, aveva contestato i quasi 85.000 euro incassati per il 2018 e i 4600 del 2019, ma la difesa ha obiettato che i servizi forniti ai ragazzi e alle ragazze beneficiari del bonus cultura erano
perfettamente in linea con le tipologie di eventi alle quali associare la fruizione del bonus: oltre all’ingresso in musei, mostre ed eventi culturali, monumenti, gallerie, aree archeologiche, la legge prevedeva anche l’accesso ai parchi naturali e la visione di spettacoli dal vivo.
Il giudice ha quindi rilevato anche l’assenza di responsabilità amministrativa della società, in questo caso tutelata dall’avvocato Stefano Caroli: secondo l’accusa infatti l’imputato, nel ricevere indebitamente i soldi del bonus cultura, aveva infatti operato a interesse e vantaggio della società.