Originariamente Scritto da
Skywolf
Per riprendere il discorso di hoffman.
Secondo me ci sono due aspetti:
- segreto d'ufficio: ovviamente non ne devi parlare, ma che lo diciamo a fà.
- altro: secondo me si può dire molto, solo che bisogna farlo nei modi e coi toni corretti. Non si può solo dire "eeeee la scuola è solo burocrazia non funziona niente i bidelli non fanno un razzo la dirigente non capisce niente e dà sempre ragione ai genitori buuuu", sono affermazioni generiche che gettano discredito sulla istituzione.
Ma si può dire qualcosa come "nella mia scuola c'è l'inefficienza X dovuta a questo e quello [senza parlare di segreti d'ufficio], inoltre noi insegnanti abbiamo vissuto nelle occasioni A, B, C e D il disagio di vedere il dirigente dare ragione a un genitore su un allievo problematico, quando tutto il Consiglio di Classe era di diverso parere in quella situazione; crediamo che non abbia fiducia in noi, nella nostra professionalità, e ciò è avvilente e a tratti demotivante. Per fortuna ci sono dei ragazzi meravigliosi che non mi fanno perdere la voglia di venire a scuola ed insegnare! <3. Dubito fortemente che in questo caso subiresti un provvedimento.
Ultima cosa, i reati.
I reati si denunZiano alla magistratura e non al Gabibbo, punto.
E' questo il modo corretto di procedere. Lo dico anche da sbirro (in congedo): se dici tutto ai quattro venti rischi di rompere le balle anche a chi fa le indagini, gliele complichi. A volte invece può essere utile che le notizie trapelino (sempre nei limiti della legalità), ma dipende da quale fase delle indagini è in corso; di solito non in quella iniziale. E tu comunque non lo sai (non sai se c'è già un procedimento in corso, e se non c'è, ecco dire tutto ai quattro venti e poi alla magistratura vuol dire che le poche fonti di prova che si poteva sperare di raccogliere verranno prontamente fatte sparire)
Solo allorquando non succede gnente, allora si chiama il Gabibbo, e a quel punto almeno in parte sei "scudato" dalla attenzione mediatica, se ti sanzionano puoi fare la vittima.