Originariamente Scritto da
Cesarino
Boh mi butto!
Ciao, vi voglio raccontare la mia situazione.
Nel 2017 sono diventato Hikikomori, che letteralmente, vuol dire “isolarsi dalla società”. Sono stato rinchiuso a casa mia per due anni, lavoravo da remoto e mi facevo fare la spesa dalla mia famiglia. A quelli che una volta erano amici cari, ora non facevo nemmeno varcare la soglia della porta d’ingresso.
Nel 2019 a maggio ho cominciato a riuscire di casa e avevo attacchi d’ansia e pensieri suic*dari, così mi sono fatto ricoverare in spdc. Ne sono uscito con una terapia abbastanza pesante, prendevo ansiolitici, due stabilizzatori d’umore, induttore del sonno e antidepressivo. Tempo 3 mesi e mezzo, circa settembre, ho tentato il suicidio 3 volte in 2 giorni, ma inesperto non sono riuscito. Sopratutto grazie alla mia famiglia che mi è stata molto vicina, dato che non stavo esattamente al 100% in quei giorni. Mi ubriaco e prendo circa 20 tavor, vado in ospedale. Torno a casa e la sera ripeto, vado in ospedale, ripasso la notte in ospedale, volevano ricoverarmi,metto la firma per uscire, i miei famigliari non sanno che pesci prendere perché nessuno li aiuta a farmi un tso. I carabinieri dicono: “prima deve fare qualcosa di grave”. Durante il tragitto per tornare a casa mi lancio dalla macchina stile GTA cercando di farmi investire dalla macchina dietro. Si ho rischiato di far uccidere anche la persona dietro lo so. Rimedio solo delle escoriazioni. Torno a casa e c’è mio padre dentro. Vi risparmio la mia storia con lui, ma in brevissimo: violenza psicologica e fisica grave, a sangue. Mia madre piangendo dice ciò che ho fatto e mio padre si limita a fare una battuta per sdrammatizzare: ho un attacco psicotico, chiudo gli occhi e li riapro dove ci sono decine di vetri rotti a terra, schizzi di sangue e mio padre a terra, con una ferita insanguinata sopra l’occhio, mia madre e le mie sorelle che urlano. Non capisco ma sento un macigno nello stomaco e una rabbia incredibile nel confronti di mio padre, mi viene quasi da vomitare. Lui si alza e minaccia di picchiarmi. Inizio ad insultarlo e ad incitarlo, mia madre dice:”hai esagerato”. Poi sento le mani bagnate: le guardo e sono piene di sangue, non era il mio come potete immaginare.
Mia sorella chiama i carabinieri, mia madre un mio amico, quest’ultimo mi porta via di casa, a una decina di km arrivano i carabinieri e ci fermano, mi prelevano e mi arrestano.
Dal lancio in macchina di un oretta prima ero pieno di ferite e sangue, sul corpo mio, sulle mani di mio padre.
Mi portano in ospedale per accertamenti e per vedere se mi fossi rotto qualcosa. Stavo bene, quindi si va in caserma. Non ricordo cosa è successo ma facevo domande ai carabinieri ed ero, direi, in stato confusionale. Dopodiché mi fanno, finalmente, dato che avevo “fatto qualcosa di grave”, un TSO. Sto per 3 giorni in SPDC in stanza da solo e sotto stretta sorveglianza degli infermieri. Mi diagnosticano 3 disturbi: psicosi paranoide, borderline e disturbi episodici dell’umore.
Arrivano i carabinieri, al terzo giorno, e dicono: “vieni con noi, vuoi?”
Io penso di non avere scelta e vado. Viaggiamo per 15m circa e all’ingresso di un cancello enorme uno di loro mi dice:” non preoccuparti, non è come nei film”. Non capivo perché me lo stesse dicendo ma non faccio domande.
Mio padre mi ha denunciato: Era il carcere. Ci passo abbastanza tempo da poterne vedere tutti gli aspetti, dal suo schifo ma anche al suo bello.
Dopo un po’ di tempo, arriva la notizia dall’avvocato che ero stato dichiarato non in grado di intendere e volere al momento dei fatti. Quindi il giorno dopo mi scarcerano e mi portano in una comunità psichiatrica dall’altra parte dell’Italia. Ci resto tanto tempo, ma alla fine del percorso, 14 dicembre 2020, esco.
Torno a casa e i miei famigliari, compreso mio padre, mi riaccolgono a braccia aperte. Il giudice mi da delle prescrizioni da rispettare tra cui frequentare un CSM(centro di salute mentale) settimanalmente. Lo faccio. Nel frattempo mi invitano ad andare al centro diurno. Rifiuto: non ritengo di star così male da essere associato a gente che sa a stento come si tiene in mano una forchetta. Me la fanno pagare amaramente, con l’anno nuovo mi obbligano a frequentarlo e mi fanno stare praticamente agli arresti domiciliari, 12 prescrizioni, che precludono l’uso di veicoli a motore, la frequentazione di locali, l’uscita dal comune (in questo caso di 3.400 abitanti, minuscolo), mi danno il coprifuoco, obbligo di firma e tante altre cazzate. Posso solo fare casa/centro diurno. Quando il tecnico riabilitativo mi chiese:”come vieni qui 3 volte a settimana se non puoi guidare?” Incazzato risposi:”a cavallo”. Dato comunque che non passano pullman in questo paesino di mer*a.
Al giorno d’oggi, dopo più di un anno con queste limitazioni, mi ritrovo nel bagno del centro diurno a piangere di nascosto e decido di trascrivere un mega riassunto della mia storia degli ultimi anni. To clarify: Ora ho 26 anni.
Ora, voi direte: “che cazzo ce ne frega a noi?” Non lo so, volevo condividere la mia storia, sfogarmi, chiedere se secondo voi mi merito ciò che sto passando, cosa ne pensate e se avete domande su carcere e comunità sarò lieto di rispondervi.