Ma fatemi capire, la tipa ha chiesto esplicitamente aiuto ai passanti, s'è buttatta in mezzo alla strada, suddetti passanti hanno visto la merda umana aggredirla fisicamente e han tirato dritto? O han semplicemente visto duo che litigavano?
No perchè nel secondo caso anche sticazzi eh, come si poteva prevedere l'esito? Perchè intervenire?
Estate scorsa, Versilia, fuori da un locale becco uno che aveva letteralmente stretto all'angolo una ragazza, immagino la sua, e gli urlava a mezzo centimetro dalla faccia le peggio cose, inclusi tutti i sinonimi esistenti di peripatetica, niente mani addosso ma atteggiamento davvero davvero aggressivo, oltre che chiaramente alterato.
Visto che al macho in questione prendevo a occhio 20 cm e una quindicina di chili (e la ragazza non mi pareva male ) intervengo con un deciso "Oh ma ti pare il caso?"...indovinate da chi dei due piccioncini è partito il "Te fatti i tuoi cazzi"
Direi più che giustificato
poi hanno fatto pace e lo hanno corcato insieme
Allora possiamo dire che è tutta una roba montata dai giornalisti?
«Sara poteva essere mia sorella o mia cugina. Quello schifoso la deve pagare e io non sono un vigliacco: non sono scappato, perché la scena che ho visto all’andata mi sembrava preoccupante. Non c’ho dormito la notte e appena ho saputo che Sara era morta sono corso dai carabinieri». Edoardo Paraninfi, 18 anni, è uno dei due scooteristi che sabato notte passavano per via della Magliana. Anche l’altro, V.G., 20 anni, si è presentato spontaneamente.
L’hanno accusata di non aver chiamato la polizia...
«Sfido chiunque a comportarsi in modo diverso. Passavo a 70 all’ora, ho visto un ragazzo tranquillo appoggiato sul cofano di un’auto e una giovane davanti a lui che gli urlava contro. Perché avrei dovuto chiamare la polizia? Ripeto, lui mi è sembrato tranquillo. Mi sembrava in silenzio, appoggiato sul cofano dal lato del guidatore. La ragazza invece era agitata: era come quando la fidanzata ti sgrida perché guardavi un’altra»
Poi è ripassato qualche minuto più tardi...
«Sì, per tornare a casa dopo aver accompagnato un’amica. Eravamo andati al mare. Andavamo verso Villa Bonelli, verso il centro. Prima di tornare indietro mi sono anche fermato a mangiare un panino da McDonald’s. Poi su via della Magliana ho incrociato di nuovo quell’auto. Era ferma e stava finendo di bruciare ma c’era una volante della polizia accanto. Ho pensato che era scoppiato un incendio per un motivo qualsiasi, un problema elettrico. Faccio il meccanico e ne ho viste di tutti i colori nel mio lavoro. C’era la polizia, ripeto, e non mi sono fermato per quello. Però devo dire che più avanti (dove c’era il corpo di Sara) non ho visto niente e nessuno»
Lo ha detto alla polizia?
«Certo, quando mi hanno interrogato in Questura, verificato la mia versione con le telecamere e rilasciato. Nessuno mi ha detto che sono un vigliacco. D’altra parte sono andato da solo dai carabinieri quando domenica mattina mia madre mi ha raccontato che Sara era stata uccisa. E la polizia mi è venuta subito a prendere. Ma cosa avrei dovuto fare? Chiamare il 113 per aver visto una ragazza sgridare il fidanzato? Ne ho viste di peggio, soprattutto quando vado a ballare a Testaccio. Mi hanno anche inseguito con un coltello»
Ha qualche rimorso per quella notte?
«Sì, certo: quello di essere passato troppo tempo tempo prima all’andata e troppo dopo al ritorno. Se ci fossi stato quando Sara aveva bisogno forse avrei potuto fare qualcosa per lei. Ma non puoi mai pensare che possa accadere una cosa del genere. A quello devono dare l’ergastolo. Sono sempre stato contrario all’ergastolo, ma glielo devono proprio dare».
> non sono scappato
> la scenta era preoccupante
> quando ho saputo che era morta sono andato dai carabinieri
Wut
Avrebbe dovuto fermarsi quando ha visto i caramba con la macchina in fiamme e dirgli che aveva visto i due litigare, quello sì
Ma prima, quando stavano litigando e basta...boh
ovviamente ormai è quello che "è scappato e adesso Sara è morta per colpa sua! emblema di una nazione di indifferenti smidollati!!1"
Ma poi questo è andato da solo alla polizia o l'hanno chiamato loro grazie alle telecamere? Perché altrimenti bella merda, vado a testimoniare sperando di essere d'aiuto alle indagini e mi becco i titoli "PARLA IL RAGAZZO CHE È SCAPPATO: NON SONO UN VIGLIACCO"
'sta cosa porterà meno gente a presentarsi spontaneamente come testimone, oppure spingerà a chiamare i carabinieri per ogni litigata in pubblico
Avrebbero parlato meglio di lui se si fosse fermato e avesse dato fuoco alla coppia
Infanzia e crescita del Femminicida
Maurizio Blondet 1 giugno 2016 22
Dopo che “tutta la città ne parla”, e poi la società passa ad altro senza una diagnosi, aspettiamo il prossimo “femminicidio”: già il termine mette fuori strada, serve come falsa diagnosi ideologica (un “delitto di genere”, ho sentito persino dire) che assolve la “cultura” corrente, quella della liberazione sessuale, e della società che si gloria di non essere “repressiva”.
A costo di ripetersi, bisogna richiamare l’idea della “invasione verticale dei barbari”. Ogni nuova generazione di neonati è una invasione di barbari che invadono non dall’esterno, ma dall’interno e dal basso la società; la società ha il compito di educarli, disciplinarli, renderli civili prima che diventino adulti. Il che significa anche – soprattutto – fargli subire dei sacrifici e delle sconfitte esistenziali, in modo da far maturare i loro caratteri.
Come sicuramente avete avuto modo di constatare, un bambino fra i 3 e i 5 anni è un mostro morale: strillante, imperioso, spaccatutto, pieno di rabbia, del tutto soggetto ai suoi impulsi immediati, è pronto ad uccidere, bruciare e distruggere se non li soddisfa. Il treenne mette a segno infatti numerosi tentativi di omicidio – di fratelli, di papà e mamme, di cani e gatti, di oggetti che lo ostacolano in qualunque modo e non pochi atti di autolesionismo criminale (ingoiare autmobiline…). Se poche delle sue stragi vanno a buon fine, è perché non ha tanti mezzi per far danni; non ha l’autonomia economica, né la patente di guida e ancor meno la disponibilità di una pistola (quando riesce a metter le mani su un’arma incustodita, il caro piccino non esista a far fuoco sulla sorellina: e allora ne parlano i giornali). E’ per questo che i genitori tengono fuori dalla sua portata coltelli, accendini, materie esplodenti, alcol, medicinali; e controllano il piccolo mostro continuamente. A poco a poco imparerà a sue spese che né gli altri esseri viventi né il mondo sono al suo servizio per soddisfare le sue voglie, prenderà zuccate e ceffoni, prima dal papà poi dal capufficio, dal caporale, dalla società in generale, e apprenderà quel che Freud chiamava “il principio di realtà”. Stroncherà la sua infantile violenza, insomma lo civilizzerà – perché “civiltà è il grande sforzo collettivo di ridurre la violenza ad ultima ratio”.
Femminicida per età mentale
Femminicida per età mentale
Ora, pensate a uno di questi piccoli mostri che entra in una società che si gloria di essere adulta e matura, di avere abolito ogni forma di “repressione”, che ogni giorno celebra la propria liberazione da tutti i pregiudizi, quindi da ogni gerarchia e di tutti i tabù moralistici, tipo l’antipatica distinzione fra “bene” e “male” (cosiddetti); dove i genitori prendono ogni cura per risparmiargli ogni “frustrazione”, ogni pressione dell’ambiente, tensione, sforzo e ogni dovere; scansano ogni ostacolo che si trovi davanti, vogliono essere suoi amici invece che suoi superiori. Lo mandano in una scuola che si vanta di essere “non repressiva”, di non bocciarlo mai e poi mai, che si sforza di “farlo divertire”, anzi prova a confondere il confine tra “studio” e “divertimento”; una scuola che sostanzialmente lo incita a “esprimere le proprie inclinazioni, ed opinioni”, ossia (a quello stadio) le proprie narcisistiche emozioni. Ben presto egli apprende di essere cittadino di una repubblica, quindi che lui ha per nascita solo dei “diritti”, specie quello ad essere felice, mentre l’insieme degli organi di comunicazione e propaganda gli instillano nella piccola testa omicida l’idea che non ha dovere alcuno, verso nessuno, se non verso se stesso: “Soddisfa la tua sete!”, “Sei nella società dei consumi, nell’abbondanza senza sforzo!” “Tutto ti è permesso, a nulla sei obbligato!” …Nel frattempo il mostro non è più tanto piccolo, diventa grande e grosso, mette su il pelo, gli si ingrossano gli organi sessuali, aumenta il testosterone: è Conan, sempre treene ma ora temibile. A quel punto, per legge, la società lo considera adulto (guai se non lo facesse) anziché bisognoso di controllo, e lo ammette alle gioie dello stato adulto, – che oggi consistono soprattutto nella liberazione sessuale. E’ un punto cruciale: quando aveva tre anni, almeno, il piccino era sì una belva pronta a tutti i delitti pur di soddisfare le sue voglie, ma era “innocente”; non conosceva ancora le voglie della libidine, incoercibili se non ti insegnano a regolarle, sublimarle e (eh sì) reprimerle. Reprimerle? Non sia mai! Anzi è glorioso dar loro sfogo, siamo una società liberata! Nessuno lo avvisa che il sesso, lungi dall’essere “facile”, è un abisso oscuro e tempestoso, di lampi e sconfitte e ripugnanze radicali, che confina col demoniaco e sconfina spesso nel satanico – il luogo in cui a un bambino dovrebbe esser vietato entrare.
Siccome ha il pelo pubico e la voce di un adulto maschio, anche le ragazze credono che sia un adulto; ci si fidanzano – il che significa che ci vanno a letto. Poi lo lasciano, perché lui è noioso e non ha nulla dentro, “si fidanzano” con un altro, perché anche le ragazze hanno diritto alla felicità sessuale.
Rimasto a tre anni di età morale e mentale, non sa – non può ammettere – che la sua fidanzatina ha una volontà propria, diversa dalla sua. Non riesce proprio a capire come quella “cosa” bionda prima stava con lui egli faceva quelle cose, ed ora le fa’ a un altro: è “sua”! Prova un dolore acuto – il maschio abbandonato – che non sa cosa sia. Sa solo una cosa: è la cosa bionda che glielo provoca, e se lui la elimina, il dolore sparirà.
Il fatto è che adesso, lui – siccome in qualche modo “funziona” nella società (che si contenta davvero di poco) – ha un lavoro uno stipendio, persino il porto d’armi, e guida l’auto. E nessun genitore tiene fuori della sua portata l’accendino e la bottiglia dell’alcol.
L’età infantile del mostro, del barbaro lasciato crescere senza civilizzarlo, è mostrata da un fatto evidente: non pensa nemmeno un attimo alle conseguenze del suo omicidio, la prigioni, la carcerazione per decenni. Ha premeditato l’assassinio quel tanto che basta, s’è portato la bottiglia di alcol; ma non ha alcuna capacità di prevedere “oltre”, non riesce a immaginare il dopo, imprevidente come appunto un barbaro selvaggio negroide. Non si è preordinato alcun alibi, ha negato l’evidenza: “No..non sono stato io!”. La scusa del piccino di 2 anni che ha rotto la finestra a sassate.
Così succede, una quarantina di volte quest’anno. E’ la società “liberata” che non sa più civilizzare i suoi barbari verticali, è la società progressista che non sa (né vuole) trasmettere il Progresso; ad ogni generazione cade in un gradino più basso della barbarie, perché gli “educatori” sono essi stessi di una generazione precedente che non è stata civilizzata. E lo chiamano “femminicidio”.
E’ inutile che vi dica come dovrebbe essere una società capace di civilizzare i barbari verticali, che sappia renderli virilmente adulti, continenti, cavallereschi, dotati di senso della dignità e dell’onore – ossia della vergogna di compiere atti bassi contro i più deboli. Inutile che vi canti le lodi del “controllo sociale”, del giudizio sociale che premeva su molti dei peggiori e li faceva essere meno pessimi; strillereste che voglio la società bigotta, insopportabilmente repressiva, ormai superata dal progresso e dalla libertà; una società dove un giovane e una giovane “si parlavano” sul divano di casa, alla presenza (orribilmente noiosa) della nonna o della sorellina…. Sicché tocca a voi, ragazze.
Abbiate almeno la coscienza di intuire che la “Libertà sessuale” vi ha reso delle schiave sessuali; che vi spinge a proporvi solo come oggetti di seduzione, e senza la nonna sul divano che vi evita l’irreparabile. Sappiate almeno riconoscere i sintomi del piccolo criminale infantile nel torsolone palestrato e col pelo pubico, il Conan non civilizzato nel tizio con cui andate a letto. Vorrei dirvi: negategliela, a questi qui; siate come le dame del tempo che fu, che si negavano a chi non fosse “prode e cortese”, e civilizzarono i maschi germani facendone dei cavalieri obbligandoli a procrastinare, a sospirare il piacere – che poi non arrivava mai, magari. Ma so che chiedo troppo.
Al prossimo femminicidio, non vi accontentate della diagnosi falsa e ideologica, ipocrita, con cui la società si auto-assolve. Almeno questo, ragazze.