llora, allora, Binary Domain è la storia di un tizio americano strafigo che si chiama il "Sopravvissuto" e che sembra uscito dal tipico serial della Mediaset sulla mafia/camorra/ndrangheta; del superultramegagiganigga, di Trevor e Hamish da Pets, della asiaticotta stragnocca che mai fa male. Questi cinque personaggi fanno parte di una supersquadra segreta che devono indagare su un tizio che crea robot con fattezze umane infrangendo la convenzione di Ginevra e altre cose simili. A questa squadra, la Rust Crew, si aggiungono successivamente un robot effeminato francese, un truzzo giapponese uscito nientepopodimeno dal 1993 e l'ispettore Kushida.
Se un gioco con tale premesse narrative fosse stato sviluppato dalla Platinum Games avremmo avuto il vero mahdi, l'unico salvatore dell'industria videoludica, ovvero MGR2: the meme wars. Invece no, quindi ci dobbiamo accontentare.
Il problema di Binary Domain non è questo insieme di personaggi stereotipati, ma la narrazione piuttosto lenta: tre quarti del gioco sono la preparazione ai numerosi (numerosi, poi... lui non è un lui, lei non è lei, queste cose qua) colpi di scena dell'ultimo capitolo e al finale. Però devo ammettere una cosa: Binary Domain non si prende sul serio come molti altri suoi colleghi, non vuole fare filosofia spicciola o cose simili; allo stesso tempo non vuole fare il simpatico con strizzatine d'occhio al giocatore attraverso le citazioni, il rutto facile e la comicità d'alto livello. Prendiamolo come il tipico film d'azione che trasmettono su Rai 2 quando c'è l'Italia o la Coppa dei Campioni su Rai 1.