Introduzione alla Biologica Vampirica
I vampiri furono accidentalmente riscoperti quando una forma di terapia genica sperimentale andò stranamente storta, resuscitando geni dormienti in un bambino autistico (boci o stefansen, i resoconti di PastaX e pongo divergono) e provocando una serie di cambiamenti fisici e neurologici (in definitiva fatali). La società responsabile di questa scoperta presentò le sue scoperte dopo ampi e approfonditi studi sui detenuti del sistema penale del Texas; una registrazione di quel discorso, completo di aiuti visivi, è disponibile online; [1] i lettori curiosi con mezz'ora da uccidere si riferiscono qui per i dettagli non solo sulla biologia dei vampiri, ma sulla ricerca, i finanziamenti e "preoccupazioni etiche e politiche "per quanto riguarda l'addomesticamento dei vampiri (per non parlare della sfortunata campagna" Domare gli incubi di ieri per un futuro più luminoso "). La seguente sinossi (molto più breve) si limita a poche caratteristiche biologiche dell'organismo ancestrale: l'Homo sapiens vampiris era una sottospecie umana di breve durata che si discostava dalla linea ancestrale tra 800.000 e 500.000 anni AC. Più gracile di neandertal o sapiens, la grande divergenza fisica da sapiens comprendeva un leggero allungamento di canini, mandibole e ossa lunghe al servizio di uno stile di vita sempre più predatorio. A causa della durata relativamente breve di questa linea evolutiva, questi cambiamenti non erano ampi e si sovrapponevano considerevolmente con le allometrie dei conspecifici; le differenze diventano significative dal punto di vista diagnostico solo con campioni di grandi dimensioni (N> 130). Tuttavia, mentre praticamente identico agli umani moderni in termini di morfologia fisica grossolana, il vampiro era radicalmente divergente dai sapiens sui livelli biochimici, neurologici e dei tessuti molli. Il tratto gastrointestinale è più corto e secerne una gamma distinta di enzimi più adatti a una dieta carnivora. Poiché il cannibalismo porta con sé un alto rischio di infezione prionica, [2] il sistema immunitario dei vampiri mostrava una grande resistenza alle malattie da prioni [3], nonché a una varietà di parassiti come gli elminti e gli anasakis. L'udito e la visione dei Vampiri erano superiori a quelli del sapiens; le retine dei vampiri erano quadrocromatiche (contenenti quattro tipi di coni, rispetto a solo tre tra gli umani non modificati); il quarto tipo di cono, comune ai predatori notturni dai gatti ai serpenti, era sintonizzato sul vicino infrarosso. La materia grigia da vampiro era "non connessa" rispetto alle norme umane a causa della relativa mancanza di sostanza bianca interstiziale; ciò rese i moduli corticali indipendenti gli uni dagli altri e iper-efficienti, risultando in capacità analitiche e di riconoscimento di pattern di livello savant [4]. Praticamente tutti questi adattamenti sono effetti a cascata che - pur risultando da una varietà di cause prossime - possono alla fine essere ricondotti a una mutazione inversa paracentrica sul blocco Xq21.3 del cromosoma X [5]. Ciò ha comportato cambiamenti funzionali alla codifica dei geni per le protocadherine (proteine che svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo del cervello e del sistema nervoso centrale). Mentre questo ha provocato cambiamenti neurologici e comportamentali radicali, significativi cambiamenti fisici sono stati limitati a tessuti molli e microstrutture che non si fossilizzano. Questo, insieme a un numero estremamente basso di vampiri spiega l'assenza di documentazione fossile.
Significativi effeti deleteri derivano da questa cascata. Ad esempio, i vampiri hanno perso la capacità di codificare per la e-Protocadherin Y, i cui geni si trovano esclusivamente sul cromosoma Y ominide [6]. Incapaci di sintetizzare queste proteine vitali, i vampiri dovevano ottenerle dal loro cibo. La preda umana comprendeva quindi una componente essenziale della loro dieta, una specie, però, a riproduzione relativamente lenta (una situazione unica, dato che il tasso di crescita delle popolazioni "prede" di solito supera quello dei loro predatori di almeno un ordine di grandezza). Normalmente questa dinamica sarebbe assolutamente insostenibile: i vampiri spingerebbero gli esseri umani all'estinzione per poi scomparire a loro volta per mancanza di nutrienti essenziali.
Periodi prolungati di dormienza simile ai "pesci polmonati" [7] (il cosiddetto stato "non morto") e la conseguente drastica riduzione dei bisogni energetici dei vampiri - si sono sviluppati come mezzo per correggere questo squilibrio. A tal fine i vampiri producevano elevati livelli di Ala- (D) Leuenkephalin endogena (un peptide che induce il letargo dei mammiferi [8]) e la dobutamina, che rafforza il muscolo cardiaco durante i periodi di inattività [9]. Un altro deleterio effetto a cascata è stato il cosiddetto "Glitch del Crocifisso" - una sovrapposizione di recettori normalmente distinti nella corteccia visiva [10], che ha prodotto attacchi epilettici di tipo grand mal ogni volta che i recettori deputati al processamento di stimoli verticali e orizzontali vengono ttivati simultaneamente attraverso un arco sufficientemente ampio del campo visivo. Poiché gli angoli retti che si intersecano sono praticamente inesistenti in natura, la selezione naturale non ha eliminato il Glitch fino a quando H. sapiens sapiens sviluppò l'architettura euclidea; a quel punto, il tratto si era fissato in H. sapiens vampiris attraverso una deriva genetica e, improvvisamente, aveva negato l'accesso alla sua preda: l'intera sottospecie si estinse poco dopo l'alba della storia documentata.
