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  1. #41
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    Re: 5 righe 5 [condividiamo sentimenti]

    Shogun (James Clavell)

    Un saggio si tiene pronto al tradimento.


    "Tutto è scritto in documenti legali, che danno a ciascun sovrano il diritto di impossessarsi di ogni paese non cattolico scoperto dai propri sudditi, di eliminarne il governo che vi trovano e rimpiazzarlo con il dominio cattolico." Il suo dito tracciò sulla mappa una linea da nord a sud, che divise il Brasile. "A est di questa linea, tutto appartiene ai portoghesi, a ovest agli spagnoli. Fu Pedro Cabral a scoprire il Brasile nell'anno 1500, perciò adesso il Portogallo è padrone del Brasile, ne ha cancellato la cultura indigena e i governi legali, e si è arricchito con l'oro e l'argento scavati nelle miniere e saccheggiati nei templi indigeni. Tutto il resto delle Americhe scoperto fino a ora è in mani spagnole: il Messico, il Perù, quasi l'intero continente meridionale. Hanno spazzato via la nazione degli incas, ne hanno cancellato la cultura, e hanno fatto schiavi centinaia di migliaia di uomini. I conquistadores possiedono armi moderne, gli indigeni no. E con i conquistadores arrivano i preti. Ben presto qualche principe si converte e si fa leva sulle inimicizie. Allora un principe entra in guerra con un altro e il regno viene inghiottito a pezzi e bocconi. Oggi la Spagna è la nazione più ricca del nostro mondo per l'oro e l'argento incaico e messicano saccheggiato e mandato in Spagna ".


    La pazienza è importante per un uomo e fondamentale per un capo.


    "Il karma è il principio della conoscenza. Poi viene la pazienza. Chi è paziente è forte, Anjin-san."


    In guerra e in pace un buon nemico può essere più valido di un buon alleato.


    "La natura è molto violenta verso di noi. Forse per questo amiamo tanto la vita, Anjin-san. Dobbiamo amarla, capite. La morte è parte della nostra aria, del nostro mare e della nostra terra. Dovete saperlo, Anjin-san, in questo Paese di Lacrime, il nostro patrimonio è la morte."


    "Gesù perdonò i suoi nemici, però loro lo crocifissero ugualmente".


    "Solo vivendo sul limitare della morte si può comprendere l'indescrivibile gioia della vita."

  2. #42
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    Re: 5 righe 5 [condividiamo sentimenti]

    1793 (Niklas Natt Och Dag)

    La casa di correzione dovrebbe avere lo scopo di insegnarle a filare la lana, fare di lei una persona utile che possa contribuire al comune sforzo della città verso l’efficienza e la produttività, ma in realtà ciò che ha imparato meglio è a odiare.


    Per le strade, la gente canta Ça ira, una melodia che il giovane uomo conosce bene fin dal primo anno della rivoluzione, però il testo è mutato. Una volta parlava di giustizia per gli oppressi. Ora parla di impiccare gli aristocratici ai pali delle lanterne.


    Gli esseri umani sono parassiti, un branco di lupi feroci che vogliono soltanto squartarsi a vicenda nella lotta per il potere. Gli schiavi non sono migliori dei loro padroni, sono piú deboli. Se gli innocenti non sono colpevoli, è solamente perché ne sono incapaci.



    Verso il paradiso (Hanya Yanagihara)

    A volte per lui la vita era solo qualcosa che stava aspettando di consumare, per cui alla fine di ogni giorno si sistemava nel letto con un sospiro, sapendo di aver arrancato per un altro pezzettino, e di essersi spostato di un altro centimetro verso la sua naturale conclusione.


    All’improvviso sembrava una dichiarazione di timidezza, concedersi di lasciarsi trasportare in un matrimonio, arrendersi all’idea dell’amore per la stabilità, la rispettabilità, l’affidabilità. E perché mai avrebbe dovuto rassegnarsi a una vita tanto bigia se poteva averne un’altra?


    "Se non potessimo vivere per ciò che siamo, come potremmo mai essere liberi?”


    “L’autocommiserazione è una qualità poco attraente in un uomo,” sentì dire alla nonna. E in una donna? “Lo stesso, ma per lo meno è comprensibile,” avrebbe detto la nonna. “Una donna ha molte più ragioni per aver pena di sé.”


    "Dovresti sempre avere un amico caro di cui hai un minimo paura.” E perché? “Perché significa che avrai sempre qualcuno nella vita che ti può mettere alla prova, che ti costringe a migliorare sulle cose di cui hai più paura: la loro approvazione ti dà una responsabilità.”


    In quegli anni, la paura – di suonare stupido, di essere inadeguato – gli aveva impedito la generosità che avrebbe dovuto mostrare, e fu solo dopo aver accumulato molti rimpianti che imparò che il suo conforto avrebbe potuto prendere qualunque forma, che l’importante era il semplice fatto di offrirlo.


    "Voi credete a quelle stronzate che ‘l’America è per tutti?’. L’America non è per tutti – non è per noi. Questo lo sapete, vero? Nei vostri cuori e nelle vostre anime? Lo sapete che l’America vi disprezza, vero? Loro vogliono la vostra terra, i vostri campi e le vostre montagne, ma l’America non vuole voi.


    Quando studiavo per la laurea, un professore aveva detto che esistono due tipi di persone: quelli che piangono per il mondo, e quelli che piangono per sé. Piangere per la tua famiglia, disse, è un modo di piangere per te stesso. “Quelli che si congratulano per i sacrifici che fanno per le loro famiglie non stanno facendo un vero sacrificio,” disse, “perché la loro famiglia è un’estensione del loro sé, e quindi una manifestazione dell’ego.” Il vero altruismo, concluse, è darsi a uno sconosciuto, a qualcuno la cui vita non si incrocerà mai con la tua.


    Parlavano del ritorno del re, ma non avevano mai pensato di venire a chiedere al re in persona se avesse voglia di tornare.

  3. #43
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    Re: 5 righe 5 [condividiamo sentimenti]

    Estensione del dominio della lotta (Michel Houellebecq)

    Il problema è che non basta vivere secondo la norma. A vivere secondo la norma, infatti, ci riesci (talvolta per un pelo, per un pelo quasi invisibile, ma tutto sommato ci riesci). Le tue dichiarazioni dei redditi sono sempre in ordine. Le fatture le paghi alla scadenza. Non vai mai in giro senza carta d’identità (e la piccola bustina di plastica per la patente!…). Tuttavia, non hai amici.


    Comunque un po’ di tempo libero ti resta sempre. Che fare? Come impiegarlo? Consacrarsi al servizio del prossimo? Già, solo che, in fondo, il prossimo non ti interessa affatto. Ascoltare musica? Un tempo, magari: ma nel corso degli anni ti sei reso conto che la musica ti soddisfa sempre meno. Il bricolage, preso nel suo senso più lato, può offrire una via di scampo. Ma in verità non c’è nulla che riesca a impedire il sempre più ravvicinato ritorno di quei momenti in cui la tua solitudine assoluta, la percezione della vacuità universale, il presentimento che la tua esistenza stia approssimandosi a un disastro doloroso e definitivo, si combinano per sprofondarti in uno stato di vera e propria sofferenza. E tuttavia continui a non aver voglia di morire.


    Per raggiungere lo scopo decisamente filosofico che mi propongo, invece, occorre sfrondare. Semplificare. Sterminare uno alla volta dettagli infiniti. Ad aiutarmi ci sarà il semplice gioco del movimento storico. Sotto i nostri occhi, il mondo si uniforma; i sistemi di telecomunicazione progrediscono; l’interno dei nostri appartamenti si arricchisce di nuovi congegni. Le relazioni umane divengono progressivamente impossibili, fatto che in proporzione riduce la quantità di aneddoti di cui si compone una vita. E a poco a poco appare il volto della morte, in tutto il suo splendore. Il terzo millennio si annuncia proprio bene.


    Fumare sigarette è ormai l’unica manifestazione di autentica libertà nella mia esistenza. L’unico atto al quale aderisco interamente, con tutto il mio essere. Il mio solo progetto.


    Questo mondo non mi piace. Decisamente non lo amo. La società in cui vivo mi disgusta; la pubblicità mi nausea; l’informazione mi fa vomitare. Tutto il mio lavoro di informatico consiste nel moltiplicare i riferimenti, le verifiche, i criteri di decisione razionale. Il che non ha alcun senso. A dirla tutta, è anche alquanto negativo: un inutile ingorgo per i neuroni. Questo mondo ha bisogno di tutto, tranne che di informazioni supplementari.


    Fenomeno raro, artificiale e tardivo, l’amore non può prosperare se non in condizioni mentali speciali e solo eccezionalmente compresenti, e comunque in assoluto contrasto con la libertà di costumi che caratterizza l’epoca moderna. Véronique aveva conosciuto troppe discoteche e troppi amanti; un tale sistema di vita impoverisce l’essere umano e gli infligge danni gravi e sempre irreparabili. L’amore, come innocenza e come capacità di illusione, come attitudine a sintetizzare la totalità dell’altro sesso in un unico essere amato, è già raro che resista a un anno di vagabondaggio sessuale, figuriamoci a due. In realtà, le esperienze sessuali accumulate nel corso dell’adolescenza minano e distruggono rapidamente ogni possibilità di proiezione d’ordine sentimentale e romantico; progressivamente, e molto rapidamente, si diviene tanto capaci d’amore quanto lo è una vecchia ciabatta. E di conseguenza, ovviamente, si finisce per condurre un’esistenza da vecchia ciabatta; invecchiando si diventa meno seducenti, e questo provoca amarezza. Si comincia a invidiare i giovani, e presto l’invidia si trasforma in odio. Questo odio, condannato a rimanere inconfessabile, si invelenisce e diventa sempre più cocente; poi si placa e si estingue, come tutto si estingue. Non resta altro che l’amarezza e il disgusto, la malattia e l’attesa della morte.


    Venerdì e sabato non ho fatto niente di che; diciamo che ho meditato, sempre che roba del genere abbia un termine che la definisca. Ricordo di aver pensato al suicidio, alla sua paradossale utilità. Mettiamo uno scimpanzé in una gabbia molto piccola, chiusa con delle traverse in cemento. L’animale diventerà pazzo furioso, si avventerà contro le pareti della gabbia, si strapperà il pelo, si infliggerà dei morsi atroci, e nel 73% dei casi finirà per uccidersi. Adesso pratichiamo un’apertura sul fondo della gabbia, situando quest’ultima in corrispondenza di un precipizio senza fine. Il nostro simpatico quadrumane di riferimento si avvicinerà al bordo, guarderà in basso, rimarrà a lungo immobile a contemplare il baratro, vi tornerà più volte, ma in genere non vi si getterà; in ogni caso il suo nervosismo verrà radicalmente sedato.



    Denti bianchi (Zadie Smith)

    «Mi ha sentito, signore mio? Non abbiamo la licenza per i suicidi, da queste parti. Questo posto è halal. Kosher, capisce? Amico, se ha veramente intenzione di morire qui, temo che prima dovrà essere svuotato di tutto il sangue.»


    Il matrimonio di Archie era come quando si compra un paio di scarpe, le si porta a casa e si scopre che sono strette.


    Questo è il divorzio: portar via la roba che non si vuole più a gente che non si ama più.



    Vite che non sono la mia (Emmanuel Carrère)

    «Se sapessimo quello che rischiamo, non oseremmo mai essere felici». Io non ho mai osato esserlo, la cosa non mi riguarda.


    Non sono mai riuscito, finora, a figurarmi così la mia vita con una donna. Non sono mai veramente convinto che la donna con cui sto sia quella con cui invecchierò, che mi chiuderà gli occhi o a cui io li chiuderò. Mi dico che la prossima sarà finalmente quella giusta, ma al tempo stesso temo che, viste le mie precedenti esperienze, con la prossima non andrà meglio, che nessuna sarà quella giusta, che alla fine resterò solo.


    «Fa sempre piacere ricevere visite, se non quando arrivano gli ospiti almeno quando se ne vanno».



    Purity (Jonathan Franzen)

    Non occorre scrivere per essere poeti, non occorre creare qualcosa per essere artisti.


    Dreyfuss la guardò di nuovo negli occhi, uno sguardo eloquente, astuto, senza alcun calore umano: o forse era semplicemente privo di desiderio? Forse, se non fosse stato per il sesso, ogni uomo l’avrebbe guardata con la stessa insensibilità?


    La sua vita era già cosí piena di sgradevolezze che la strategia migliore era quella di ritardare il piú possibile il momento di incontrarle, anche quando il ritardo aumentava le probabilità che al momento dell’incontro fossero ancora piú sgradevoli.


    "Stai leggendo un libro?" – disse Pip. – "È meglio che riflettere su cose che non posso controllare."


    Mi sono chiesto spesso cosa provi la preda quando viene catturata. Spesso rimane immobile tra le fauci del predatore, come se non sentisse alcun male. Come se la natura, all’ultimo momento, avesse pietà di lei.


    Tutti credono di avere dei limiti rigorosi, – disse, – finché non li superano.


    Il dott. Gnel gli chiese se sapeva perché suo padre lo aveva mandato lí. – Si comporta da persona ragionevole e prudente, – rispose Andreas. – Se dovessi commettere un crimine sessuale, potrà dimostrare che aveva cercato di intervenire. – Quindi lei non ritiene di essere qui per un motivo valido? – Preferirei essere a casa a masturbarmi. Il dott. Gnel annuí e prese nota sul suo taccuino. – Stavo scherzando, – disse Andreas. – Gli argomenti su cui scegliamo di scherzare possono rivelare molte cose. Andreas sospirò. – Possiamo stabilire fin da subito che sono molto piú intelligente di lei? L’argomento su cui ho scherzato non rivelava un bel niente. Il vero scherzo è che lei l’abbia trovato rivelatore. – Ma anche questo è rivelatore, non trova? – Solo perché voglio che lo sia.

  4. #44
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    Re: 5 righe 5 [condividiamo sentimenti]

    Vagamondi (Hao Jingfang)

    Tanti si divertivano a sputare sentenze su cose che non avevano mai visto, godevano a fingersi colti sproloquiando di popoli incivili, fasulli quanto loro.


    “Per essere interessanti serve il cervello, per essere credibili servono gli occhi e il cuore”.


    Secondo Ekor, la volgarità era il male del ventiduesimo secolo. Il pianeta aveva cominciato a essere afflitto dal degrado culturale già nel ventesimo secolo, anche se all’epoca persistevano strascichi dei tempi andati e periodicamente emergevano ancora personalità di grande levatura, figure carismatiche. Ora qualsiasi parvenza di grandezza era svanita. Nessuno era alla ricerca di qualcosa di profondo. Il mondo era precipitato in un vuoto di ideali e prospettive. L’annichilimento della sete di conoscenza si traduceva in un imbarbarimento della civiltà. L’umanità era afflitta da una malattia cronica che non risparmiava neppure lui.



    HHhH (Laurent Binet)

    Certo, potrei, anzi forse dovrei, per imitare Victor Hugo, per esempio, descrivere a lungo, per una decina di pagine, a guisa di introduzione, la beneamata città di Halle, dove Heydrich è nato nel 1904. Parlerei delle vie, dei negozi, dei monumenti, di tutte le curiosità locali, dell’organizzazione comunale, delle varie infrastrutture, delle specialità gastronomiche, degli abitanti e del loro stato d’animo, dei loro modi, dei loro orientamenti politici, dei loro gusti, dei loro svaghi. Poi stringerei l’inquadratura sulla casa degli Heydrich, il colore delle persiane, delle tende, la disposizione delle stanze, il legno del tavolo al centro del salotto. Seguirebbe una minuziosa descrizione del pianoforte, accompagnata da una lunga dissertazione sulla musica tedesca all’inizio del XX secolo, sul ruolo che aveva nella società, sui suoi compositori, sulla questione della ricezione delle opere, sull’importanza di Wagner... e solo a quel punto comincerei il racconto propriamente detto. Ricordo, in Notre-Dame de Paris, un’interminabile digressione di almeno ottanta pagine sul funzionamento delle istituzioni giudiziarie nel medioevo. Mi era sembrata fantastica. Ma l’avevo saltata.


    Quando viene a sapere che il capo del Secret Intelligence Service inglese si fa chiamare M (sì, come in James Bond), decide sobriamente di farsi chiamare H. È in certo qual modo il suo primo vero pseudonimo, antecedente all’era dei soprannomi che gli verranno ben presto affibbiati: “il boia”, “il macellaio”, “la bestia bionda” e – quest’ultimo attribuitogli da Adolf Hitler in persona – “l’uomo dal cuore di ferro”.


    Quando, in via eccezionale, si chiedeva loro una certa moderazione, i capi nazisti non temevano dunque di opporsi agli ordini del Führer. È interessante, se si pensa che l’obbedienza agli ordini, in nome dell’onore militare e del giuramento prestato, fu l’unico argomento che invocarono dopo la guerra per giustificare tutti i loro crimini.


    Heydrich è stato anche informato di episodi di stupro: nella fattispecie, si tratta di una precisa violazione delle leggi razziali di Norimberga. Perciò i colpevoli saranno arrestati, cacciati dal partito e consegnati alla giustizia. Chi ha ucciso, invece, non verrà infastidito.


    “L’inizio di una guerra è sempre come aprire la porta di una stanza immersa nell’oscurità. Non si sa mai cosa nasconda”.


    “Se siete abbastanza fortunati da scampare alla morte al momento dell’attentato, avrete due opzioni: provare a sopravvivere nel paese o tentare di passare la frontiera e raggiungere la vostra base a Londra. Entrambe le possibilità sono assai incerte per via delle prevedibili reazioni da parte dei tedeschi. Ma per essere del tutto onesto, la cosa più probabile è che siate uccisi sul luogo dell’azione.”



    La stella del mattino (Karl Ove Knausgård)

    Senza riflettere, alzai la maglietta e mi guardai la pancia, con cui non ero più in grado di identificarmi: non apparteneva all’uomo che mi sentivo di essere. Ero privo della forza necessaria per liberarmene perché, anche se ci pensavo più volte al giorno, che dovevo mettermi a dieta, andare a correre e nuotare, non cominciavo mai. Visto l’andazzo, la domanda cruciale era se fosse possibile trasformare la cosa in un che di positivo. L’errore più grande era tentare di nascondere l’adipe indossando camicie larghe e pantaloni ampi, nella convinzione che nessuno si sarebbe accorto della ciccia fino a quando non fosse strabordata da sotto i vestiti. Così invece l’immagine che veniva trasmessa era quella di un uomo grasso che si vergognava di sé stesso. E questo era molto peggio del vedere soltanto un uomo grasso, perché metteva a nudo qualcosa di sgradevolmente personale e intimo.


    Preferivo quando pioveva e c’era vento perché in quel caso potevo rimanere in camera mia sdraiata sul letto a guardare un film, leggere o dormire con la coscienza pulita. Il sole comportava degli obblighi. Sottintendeva che tu stessi all’aperto, insieme agli amici, che tu fossi felice. Se invece me ne rimanevo tappata in casa, allora era sbagliato, voleva dire che in me c’era qualcosa che non andava, per quanto compissi esattamente le stesse cose e fossi io a decidere della mia vita.


    Le persone erano così uguali. Urlavano quando vedevano un ratto, andavano in città quando c’era il sole, si sposavano, mettevano al mondo figli, facevano carriera, e poi morivano. Ma che senso aveva? Salire di grado fino a diventare direttore generale o partner di uno studio legale o cosa diavolo fosse? Sbattendosi come dei pazzi per ottenere quell’incarico? E alla fine trovarsi lunghi tirati sotto qualche metro di terra. In quel momento chi se ne fregava più dei loro incarichi importanti?



    Io ti troverò (Shane Stevens)

    Si fece una doccia veloce, un'abitudine presa in prigione dove tutto si faceva in fretta per avere più tempo per non fare niente.



    Dune (Frank P. Herbert)

    Che cos’è il figlio, se non l’estensione del padre?


    Ma se tu dovessi allevare una razza di uomini forti, duri e feroci, non imporresti loro un mondo infernale? – E com’è possibile garantirsi la lealtà di simili uomini? – Vi sono dei modi sicuri: instillare in loro la convinzione della propria superiorità, la mistica della setta segreta, lo spirito di corpo di tante sofferenze affrontate insieme. Si può fare. Ha funzionato su diversi mondi, in epoche diverse.


    Dimenticavo un ultimo, grande vantaggio di Arrakis: la spezia è dovunque, qui. La mangi e la bevi in ogni cosa. E ho scoperto che questo dà una certa immunità naturale nei confronti di alcuni fra i più comuni veleni del Manuale degli Assassini. E inoltre, la necessità di controllare ogni singola goccia d’acqua fa sì che tutto il cibo (le colture del lievito, gli idroponici, gli impianti chimici) sia sotto la più stretta sorveglianza. Ci è impossibile sterminare buona parte della popolazione, avvelenandola, ma neppure possiamo essere uccisi. Arrakis ci obbliga a essere onesti e morali.


    Siamo venuti da Caladan: un mondo paradisiaco per la nostra forma di vita. Non c’era alcun bisogno, su Caladan, di costruire un paradiso fisico, o uno per la mente... lo vedevamo intorno a noi. E il prezzo che abbiamo pagato è il prezzo che gli uomini hanno sempre pagato nell’ottenere un paradiso in questa vita: diventammo rammolliti, perdemmo la nostra tempra.



    Babel (R. F. Kuang)

    Allargò le mani in aria, quasi vedesse Oxford davanti a sé. «Immagina una città di accademici, tutti impegnati a studiare le cose più affascinanti e meravigliose. Scienza. Matematica. Lingue. Letteratura. Immagina schiere di edifici pieni di libri, tanti quanti non ne hai mai visti in tutta la tua vita. Immagina il silenzio, la solitudine, e un luogo tranquillo per pensare.» Emise un sospiro. «Londra è un caos di chiacchiere inutili. È impossibile riuscire a concludere qualcosa, qui: la città è assordante, troppo impegnativa. Si può trovare rifugio in posti come Hampstead, ma la natura urlante della città ti richiama a sé, che tu lo voglia o no. Oxford invece ti offre tutto ciò che serve per lavorare – cibo, vestiti, libri, tè – e poi ti lascia in pace. È il centro della conoscenza e dell’innovazione del mondo civilizzato. E se qui farai sufficienti progressi negli studi, un giorno potresti avere la fortuna di considerare quel luogo casa tua.»


    Tra loro le cose erano sempre andate in quel modo: conversazioni incompiute, parole convenientemente non dette.


    «Viaggiare è divertente fino a quando non ti rendi conto che quello che vuoi fare veramente è startene a casa davanti al fuoco del camino con una tazza di tè e una pila di libri.»



    Parole di Luce (Brandon Sanderson)

    Tigzikk era considerato il sapiente del gruppo, in virtù del fatto che sapeva bestemmiare in tre lingue. Era proprio un erudito.


    «Gli uomini più saggi sanno che, per rendere innocuo un insulto, spesso serve solo abbracciarlo.»

  5. #45
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    Il vizio dell'agnello (Andrea G. Pinketts)

    In quella prima settimana non avevo avuto molto successo: avevo ricevuto solo due visite.
    La prima era una casalinga in sovrappeso, la quale, convinta che io fossi un cartomante, voleva sapere se avrebbe incontrato l'uomo della sua vita. Ero stato al gioco per vedere sin dove si sarebbe spinta.
    "E' sposata?"
    "Si, ma mio marito ha un'altra donna."
    "Come passa le sue giornate?"
    "Sto chiusa in casa tutto il giorno a lavare, stirare e cucinare. Tutti i santi giorni. Non esco mai. Mi dica, incontrerò l'uomo della mia vita?"
    "Dunque, vediamo, lei sta in casa tutto il giorno ed è del segno dei Pesci..."
    "Gemelli."
    "Gemelli, vedo che entro la fine dell'anno incontrerà due uomini..."
    "Due..." aveva bombeggiato speranzosa.
    "Si, due. Il postino e l'idraulico."
    Se n'era andata raggiante senza il minimo senso dell'umorismo e senza cinquantamila lire che mi aveva lasciato insistendo. Mi aveva anche lasciato un vago senso di colpa per aver accettato quella cifra: troppo bassa per essere il prezzo di una truffa.
    LISTA GIOCHI DA SCAMBIARE
    Scambi effettuati con: GiovyGP96, bellisimo (x2), Gidan35, thekingsmaster, darkmage (x3), Vivisector, ST3FF4 (x4), alastor, alezago88, RobySchwarz (x2), Eric Starbuck (x2), TArtaman, Netherlander

  6. #46
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    Perfidia (James Ellroy)

    Indulgo alla preghiera quando il mondo sembra incomprensibile e quindi una supplica all’incomprensibile è l’unica cosa sensata.


    "Adesso la chiama Claire? Avete stabilito un principio di amicizia?" – "Ogni tradimento comincia con un’amicizia".


    Era sul letto, nuda. A faccia in giù. Il sangue scorreva dai fianchi al collo. Da notare il copriletto e le lenzuola inzuppate. Ace disse: – Mia nipote. Siamo arrivati tardi con le misure da prendere. I giapponesi ci hanno fottuti. Dudley lo abbracciò. Il vecchio era tutto nervi. – Io la vendicherò, fratello giallo. Sarò spietato. Ace lo strinse forte, poi si fece indietro. Dudley diede una voce nel soggiorno. Breuning, Carlisle e Scotty B. si affacciarono sulla soglia. Dudley disse: – Faremo una retata di gente delle Quattro Famiglie. Mike, chiama Elmer Jackson al Bureau. La Buoncostume ha la fedina penale di tutti i membri noti. Procuratemi dieci agenti dalla centrale, dieci da Hollywood, e portate con voi Elmer. Dick e Scotty, fate muovere i poliziotti al piano terra. Voglio un’esibizione di forza. Uscite e fermate tutti quelli che vedete con un fazzoletto azzurro. Formate una fila di persone ammanettate. Una cosa imponente. Voglio quattro cellulari. Li riempiremo di bastardi delle Quattro Famiglie e li porteremo in un terreno incolto tra Temple e Alameda. È un posto perfetto per gli interrogatori. Breuning scarabocchiava appunti sul suo taccuino. Carlisle si pulì gli occhiali. Scotty restò immobile. Ace si inginocchiò accanto al letto. Toccò i capelli della ragazza morta. Accarezzò alcune perline colorate. Dudley raddrizzò la cravatta di Scotty. – La tua idoneità per la professione sarà messa alla prova stasera. Puoi assicurarmi che sarai all’altezza dei tuoi compiti? – Sì, signore. – Non chiamarmi signore, chiamami Dudley.



    Pastorale Americana (Philip Roth)

    Tu sei uno che ha bandito tutti i sentimenti superflui dalla propria vita. Nessun desiderio puerile di tornare a casa. Nessuna tolleranza per ciò che non è essenziale. Tempo solo per ciò che è indispensabile. Dopo tutto, quello che chiamano «il passato», quando ci s’incontra in queste occasioni, non è un frammento di un frammento del passato. È il passato inesploso: non si ripesca nulla, proprio nulla. È nostalgia. Cazzate.


    Già, - disse Jerry, - sbagliare mi riusciva insopportabile. Assolutamente insopportabile. - Ed è più facile, oggi? - Non devo preoccuparmene. La sala operatoria ti trasforma in una persona che non sbaglia mai. È come scrivere, più o meno. - Scrivere ti trasforma in una persona che sbaglia sempre. La perversione che ti spinge a continuare è l’illusione che un giorno, forse, l’imbroccherai.


    Capita, quando la gente muore: l’aggressività svanisce, e persone così piene di difetti che a volte riuscivano quasi insopportabili in vita adesso si presentano nel modo più attraente, e ciò che l’altro ieri ti era meno gradito diventa, nella limousine che segue il carro funebre, una causa non soltanto di indulgente divertimento, ma di ammirazione. Una stima che comprende una realtà più vasta - quella poco caritatevole che ci è permessa prima del funerale, forgiata, senza tanti paroloni, nelle scaramucce della vita quotidiana, o quella che ci riempie di tristezza durante la successiva riunione familiare - che perfino un estraneo non può giudicare. La vista di una bara che sprofonda sotto terra può produrre un grande cambiamento nel cuore della gente (scopri tutt’a un tratto che non sei così deluso dalla persona che è morta), ma ciò che fa la vista di una bara per la mente nella sua ricerca della verità, questo non pretendo di saperlo.


    E, nella vita di tutti i giorni, nient’altro da fare che continuare rispettabilmente ad avere l’enorme pretesa di essere se stesso, con tutta l’onta di essere, invece, solo la maschera di uomo ideale.




    Nevernight. Mai dimenticare (Jay Kristoff)

    Mercurio riprese il pugnale e lo tenne sollevato in mezzo a loro. «Dare un nome alla tua lama è il genere di futilità riservata agli eroi, ragazza. Uomini su cui si cantano ballate, si intessono storie e da cui prendono il nome i marmocchi. Tu e io percorriamo la strada dell’ombra. E se la danzi nel modo giusto, nessuno saprà mai il tuo nome, tanto meno dell’infilza-porci che hai alla cintura. «Sarai una diceria. Un sussurro. Il pensiero che fa svegliare i bastardi di questo mondo madidi di sudore nell’illuminotte. L’ultima cosa che sarai mai, ragazza, è l’eroe di qualcuno.»


    «Un traditore è semplicemente un patriota dalla parte sbagliata rispetto a chi vince.»


    «I libri che amiamo, ci amano a loro volta. E proprio come noi segniamo certi passi sulle pagine, quelle pagine lasciano il loro segno su di noi.»


    «Questo ti rende ciò che sei.» Diede un pugno al fascio di muscoli sopra il suo cuore. «Questo.» Gli diede un ceffone in cima alla testa. «Queste.» La ragazza gli prese le mani, si inginocchiò di fronte a lui e fissò il ragazzo negli occhi. «Marchi da schiavo. Tatuaggi. Cicatrici. Il tuo aspetto non cambia quello che sei dentro. Possono darti una nuova faccia, ma non possono darti un nuovo cuore. Qualunque cosa ti tolgano, questo non possono portartelo via, a meno che tu non glielo permetta. È questa la vera forza, Tric. È questo il vero potere.»




    Nella polvere (Lawrence Osborne)

    «Ubriacone. Te lo dovrei vietare». «Tanto lo berrei lo stesso. Non c’è nessuno per strada». «E degli alberi cosa mi dici?». La schermaglia durava da undici anni. La precisa, puntigliosa Jo battagliava con il malmostoso David, eternamente convinto che le donne si fossero date una missione: eliminare peccatucci capaci di rendere la vita mezzo degna di essere vissuta. Ma perché, poi? Invidiavano l’esistenza scandita da interessi e piaceri maschili che scorreva via, scintillante, senza il loro consenso?


    La fissavano così intensamente che le sembrò di aver perso il baricentro. Fissavano con odio vuoto; ma forse non era odio, bensì un inconscio senso di superiorità che per rimettere una donna al suo posto non aveva nemmeno bisogno di diventare conscio.


    Jo si mise comoda; attese di vedere cos’avrebbe fatto l’eccitabile marito e come si sarebbe scusato a tempo debito per il linguaggio abominevole che aveva usato. Di solito le sue mattane scoppiavano e si dissolvevano quasi in contemporanea, poi sopravveniva la quiete delle lagune fognarie e delle città bombardate. Le ire del marito moderno: inspiegabili, ottuse, dalle origini misteriose.


    L’uomo che suonava lo ‘ūd ricambiava le occhiate con lieve attonimento, come se avesse visto un fantasma. Day cercò di non abbassare lo sguardo mentre quello l’osservava. Non era difficile capire cosa stava pensando. Che erano esseri umani inconcepibili, grossi, sfolgoranti, rumorosi. Non mangiavano con le mani e non credevano in Dio. Piovuti da terre lontane con quelle loro terrificanti ragazze dalle lunghe gambe, erano lì e bisognava farci i conti. Bevevano vino. Lungo le pareti i camerieri in piedi come cariatidi, mani unite davanti, occhi fermi e inespressivi. Ragazzi che arrivavano dal deserto, degli Aït Atta o dei Glaoua, ingaggiati a Errachidia o Taza e retribuiti con vitto e alloggio. Pagati per non reagire, ma per sembrare formidabili in posizione di immobilità.


    «Apri la porta a una bella giornata e preparati a una brutta».


    La stanza sapeva di sudore, polvere, disperazione, conflitti, e non avevano ancora disfatto le borse. Una scena di famiglia; l’immagine della vita di coppia che tocca il fondo.


    Pensava che il politicamente corretto fosse un’invenzione degli americani smidollati, impelagati nella loro discarica multirazziale. Il fatto era che i britannici l’avevano adottata con un accanimento ancor più idiota. Un senso di colpa fine a sé stesso.


    Jo disse solo: «Non devi bere». «Me ne frego se li offende. Sono autorizzato a bere in quanto infedele». «Non devi... per te stesso». Jo gli prese la nuca fra le mani, si chinò e gli baciò la fronte umida. «È proprio il motivo per cui bevo» mormorò David.


    Nel giro di cinquant’anni nessuno avrebbe più letto, per non parlare di mille. Lo sapevano tutti. I bambini del futuro dovevano essere pagliacci dalla testa vuota.


    «La lingua non ha ossa ma distrugge».


    La ripetitività era la sua fedeltà, che era il nodo al cuore della sua insoddisfazione ribelle. Ma né lui né lei avrebbe reciso quel nodo. Avevano preso una decisione profonda.

  7. #47
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    Re: 5 righe 5 [condividiamo sentimenti]

    Un covo di bastardi (Mick Herron)

    “Hanno detto cosa vogliono?” Sid disse: “Vogliono tagliargli la testa”. “Quando?” “Tra quarantott’ore.” “Perché quarantotto, e non settantadue?” disse Lamb. “Tre giorni è chiedere troppo?” Nessuno osò domandare quale fosse il problema. Lui lo spiegò ugualmente. “È sempre un giorno o tre giorni. Ventiquattr’ore di tempo, o settantadue. Mai quarantotto. Sapete quello che odio già di questi coglioni?” “Non sanno contare?” suggerì River. “Non hanno il senso della tradizione,” rispose Lamb.


    “Sentite, di solito non dico queste cose, ma stavolta penso sia necessario.” Aspirò una boccata di fumo. “Voi siete completamente inutili. Tutti quanti.” Loro si aspettavano un “ma”. “No, dico sul serio. Se non lo foste, sareste ancora a Regent’s Park. Se siete voi ciò su cui Hassan Ahmed può contare, spero che almeno sia religioso.”



    Nel silenzio dei boschi (Kimi Cunningham Grant)

    Smette di muovere le gambe e si volta verso di me con gli occhi sgranati, arricciando il naso, mostrandomi i dentini da latte, uno dei quali sta per cadere, resta attaccato solo per miracolo. È un’espressione nuova per lei. La sua faccia da orso, la chiama. Penserà che faccia paura, ma Finch ha otto anni ed è bella, e neanche la sua smorfia piú brutta può fare paura.


    E poi, se c’è una cosa che ho imparato, è che la mente è la piú crudele di tutte le armi. Battaglie e conflitti sortivano il loro effetto ma poi finivano, mentre le ferite della mente restavano: croste, lividi, cicatrici. Non se ne andavano piú. Potevano tornare, colpire di nuovo.



    La Donna in Bianco (Wilkie Collins)

    Ho notato – non solo riguardo a mia sorella, ma anche in altri casi – che la nostra generazione non ha nulla dell’esuberanza calorosa e dell’impulsività di alcuni anziani. Vedo spesso persone di una certa età emozionarsi ed entusiasmarsi alla prospettiva di qualche piacevole evento, che al contrario non scalfisce in alcun modo l’imperturbabilità dei loro distaccati nipoti. Mi domando, allora: non sarà che noi, giovani d’oggi, abbiamo perso un po’ della spontaneità dei nostri genitori? Forse che i progressi nell’istruzione si sono spinti oltre il necessario e che siamo diventati semplicemente troppo ben educati?


    La donna non mi aveva udito entrare e io potei concedermi il lusso di ammirarla per qualche istante, prima di spostare una sedia per attrarre la sua attenzione nel modo meno imbarazzante possibile. Si voltò subito verso di me. L’eleganza disinvolta di ogni movimento del suo corpo mentre attraversava la stanza mi rese impaziente di vedere in modo nitido anche il suo viso. “La signora è bruna” mi dissi quando si staccò dalla finestra; poi, mentre avanzava di qualche passo: “La signora è giovane”; infine mi arrivò vicino e allora (con un senso di sorpresa che non riesco a esprimere a parole) mi dissi: “La signora è brutta!”.


    Il più imponente spettacolo naturale che l’occhio riesce ad abbracciare è destinato all’annientamento. Il più piccolo trasporto umano che prova un cuore puro è destinato all’immortalità.



    Mistborn. Il Pozzo dell'Ascensione (Brandon Sanderson)

    «È tutto qui, allora?» chiese Elend. «Espressioni e abbigliamento? È ciò che rende tale un re?» «Certo che no.» Elend si fermò vicino alla porta, voltandosi indietro. «Allora cosa? Cos’è che tu pensi renda un uomo un buon sovrano, Tindwyl di Terris?» «Fiducia» rispose Tindwyl, guardandolo negli occhi. «Un buon sovrano è una persona di cui la gente si fida… e che si merita quella fiducia.»



    Tai-Pan (James Clavell)

    “I cinesi sono un popolo estremamente curioso, Culum” disse Struan. “Per esempio: solo l’imperatore, su trecento milioni di sudditi, può usare l’inchiostro vermiglio. Figurati. Se la regina Vittoria dicesse: ‘D’ora in avanti solo io posso usare inchiostro vermiglio’, nonostante il nostro amore per lei, quarantamila inglesi si affretterebbero a non usare che quello. Io per il primo.”


    “Immediato’, in Cina, significa che la cosa può essere fatta in qualunque momento, anche dopo un secolo.”


    “È una battaglia che non termina mai, vero?” “Perché, figliolo, credi che la vita sia qualcosa d’altro?”


    Una volta aveva cercato di spiegarle il significato di “amore”. Ma non c’era alcuna parola cinese che riuscisse a esprimere il concetto europeo dell’amore.


    “Gli dei sono come gli uomini. Credono tutto, se glielo si dice nel modo giusto.”


    “Un giorno morirò anch’io.” “Naturalmente. Ma sono contenta lo stesso di averti visto ucciderli. Nostro figlio Duncan sarà degno di te.” “Quando lui sarà cresciuto non sarà più necessario uccidere.” “Sarà ancora necessario uccidere quando saranno cresciuti i pronipoti dei nostri nipoti. L’uomo è uccisore, per lo meno la maggioranza degli uomini. Noi cinesi lo sappiamo. Ma i barbari sono peggio di noi, molto peggio.” “Tu pensi così perché sei cinese. Voi avete molte più abitudini barbare di noi. Ma la gente cambia, May-may.” Allora lei disse, con semplicità: “Impara da noi, dalle lezioni della Cina, Dirk Struan. Gli uomini non cambiano mai.” “E tu impara da noi, impara ciò che l’Inghilterra può insegnare. Il mondo può trasformarsi in un luogo ordinato, dove tutti sono eguali di fronte alla legge. E la legge è giusta, onesta, e non c’è corruzione.” “È forse tanto importante questo, per uno che muore di fame?”



    Anatomia di uno scandalo (Sarah Vaughan)

    A Sophie viene quasi da ridere. Suo marito se la caverà perché è il tipo giusto, perché non ha violato la legge e perché è sotto l’ala del primo ministro. Alle spalle di James, sulla libreria, ci sono i tre romanzi di Hilary Mantel ambientati nell’epoca di Cromwell, quando tutto dipendeva dai favori di un monarca incostante. Piú di quattro secoli dopo, nel partito di Tom si vive ancora come in una specie di corte.


    In tutta onestà, a volte mi domando perché tante di noi vadano cosí chiaramente incontro al pericolo. Perché ritornare da un uomo che ti ha fatto un’avance non richiesta, che ti ha mandato un messaggio con un bacio o una faccetta ridente? Perché stabilire un contatto quando è l’ultima cosa che vorresti fare? Ma la verità è che spesso le donne hanno paura di opporsi ai loro aggressori, o sono combattute sul da farsi: magari si ricordano ancora di quando li trovavano affascinanti. E noi donne, si sa, amiamo compiacere. L’istinto di essere concilianti, di ammansire, è innato in noi: sentiamo di dover piegare la nostra volontà a quella degli uomini. Oh, certo, alcune si sono ribellate: è per questo che ci giudicano caparbie, difficili, ostinate, bisbetiche. Ci tocca pagare lo scotto. Perché non ho un compagno degno di questo nome, perché vivo da sola? La prima ragione è che non sono mai certa di potermi fidare abbastanza: la seconda è che rifiuto i compromessi. Rifiuto di comportarmi da donna, per cosí dire. In sostanza, sí: è possibile che una ragazza palpeggiata dal suo capo o baciata a tradimento da un sedicente amico cerchi di minimizzare l’accaduto. Vedrà la cosa dal lato migliore: penserà che è stato uno sbaglio, una caduta di stile da dimenticare in fretta; non darà peso al battito del suo cuore o al brivido di paura che la scuote. Ma quella ragazza è una stupida, e non c’è niente da meravigliarsi. Gli uomini ci fanno istupidire.

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