La biblioteca (segnalazioni di libri, articoli interessanti, ecc.) La biblioteca (segnalazioni di libri, articoli interessanti, ecc.) - Pagina 23

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Discussione: La biblioteca (segnalazioni di libri, articoli interessanti, ecc.)

  1. #441
    Major Sludgebucket (ABS)
    Guest

    Re: La biblioteca (segnalazioni di libri, articoli interessanti, ecc.)

    A scuola di SEUCK. La pagina di un tizio che spiega vari trucchi e metodi per cavare il sangue dal SEUCK e dal Sideways Scrolling SEUCK http://tnd64.unikat.sk/SEUCK_School.html

  2. #442
    Major Sludgebucket (ABS)
    Guest

    Re: La biblioteca (segnalazioni di libri, articoli interessanti, ecc.)

    A must-read: "Namco Development Document Archive Project". With the discovery of NAMCO game design docs being kept at a company arcade warehouse in Kawasaki-city, NAMCO staff and Ritsumeikan University discuss their industry-academia collaboration
    https://asobimotto.bandainamcoent.co.jp/1115/

  3. #443
    Major Sludgebucket (ABS)
    Guest

    Re: La biblioteca (segnalazioni di libri, articoli interessanti, ecc.)

    Roba allucinante relativa a un bug del C64 (questione risolta da un quindicenne!) emersa da una discussione su Once upon a sprite: https://www.facebook.com/photo.php?f...type=3&theater




  4. #444
    Major Sludgebucket (ABS)
    Guest

    Re: La biblioteca (segnalazioni di libri, articoli interessanti, ecc.)

    Da Atari Museum:

    Yes, unicorns do exist!!!

    Just so everyone knows. This was not my find, this was donated to me and the Atari Museum by John Hardie of the National Videogame Museum down in Frisco, TX. John and I have both been helping one another with finds and information and all the credit goes to John on this one.
    Un po' di storia: https://en.wikipedia.org/wiki/Atari_AMY




  5. #445
    Major Sludgebucket (ABS)
    Guest

    Re: La biblioteca (segnalazioni di libri, articoli interessanti, ecc.)

    Il canale 8-Bit Show And Tell ha trovato un altro tesoro per C64 (stavolta si tratta di un gioco) nascosto tra i solchi dell'edizione speciale di un vinile.

    Ultima modifica di Major Sludgebucket (ABS); 09-11-19 alle 12:32

  6. #446
    Major Sludgebucket (ABS)
    Guest

    Re: La biblioteca (segnalazioni di libri, articoli interessanti, ecc.)

    Il TI-99/4A raccontato da Elia Spallanzani. In persona.

    La tragica storia del ti-99/4a potrebbe insegnare qualcosa, ma non frega a nessuno.
    Il primo home computer a 16 bit fu prodotto dall'81 all'83, vendette più di 2 milioni e mezzo di pezzi e provocò alla Texas Instruments una perdita calcolata tra i 300 e i 600 milioni di dollari. Le cause del fallimento furono molte: il ti99 era caro e poco performante, i prezzi del settore scendevano vertiginosamente e il software disponibile era poco e mediocre. Il computer era nato male, pieno di buone intenzioni e con tendenze educative ma scarso sia come videogioco che come strumento di lavoro. La sua costosa cpu, tecnicamemte molto avanzata, non era quella che doveva montare, e ce l'avevano messa perché non erano riusciti a sviluppate in tempo la versione adatta. Era a 16 bit, ma contornata da un'architettura a 8 bit, con pochissima memoria veloce (solo 256 byte) e con una sorta di macchina virtuale interna su cui girava un linguaggio proprietario della TI. Il basic del ti994a, famoso per essere lentissimo, veniva interpretato due volte: prima nel linguaggio proprietario e poi da quello in assembly. Il risultato per l'utente era che un computer 16 bit a 3 mhz di clock era lento come un vic20 (8 bit, 1 mhz), che costava molto di meno.

    La TI reagì alla concorrenza, che stava diventando spietata, abbassando i prezzi addirittura sotto il costo di produzione, ma c'era un altro problema: siccome aveva rinunciato a guadagnare sull'hardware, pensava di rifarsi col software e cercava di essere l'unica a poterlo produrre. Teneva segrete molte caratteristiche avanzate del sistema, non accessibili dal basic, e quindi dopo un po' le software house smisero di produrre o convertire giochi per il TI99.

    Ancora più a monte, il problema era il pubblico: la Texas Instretc. pensava, o fingeva di pensare, che le famiglie avrebbero comprato il Ti99 per gestire le spese di casa, programmare allenamenti, insegnare ai figli la matematica e lo spelling: ma famiglie del genere non ce n'erano, e probabilmente non ce ne sono mai state. I bambini volevano i videogiochi, i genitori al massimo un wordprocessor, ma col suo schermo di 32x24 il Ti99 come wordprocessor faceva cagare, e poi sarebbe servito almeno il costoso floppy per non impazzire con le cassette. Persino i joystick facevano cagare, avevano solo 4 direzioni ed erano di una forma strana e scomoda. Per quanto poi riguarda i numerosi software educativi, la gente probabilmente li odiava.

    Errori nell'individuare il settore di mercato, errori nello sviluppo, errori sul software, ma la versione ufficiale della Texas Instruments è completamente diversa: secondo l'azienda andava tutto abbastanza bene, la concorrenza era terribile ma su questo non potevano farci nulla, il software era molto apprezzato, il progetto insomma era un successo finché non accadde la catastrofe: qualcuno prese la scossa con l'alimentatore del ti99. Allora l'azienda, che come tutte le aziende aveva a cuore solo il benessere del popolo, fermò tutto per risolvere il problema: ma le costò 50 milioni e due mesi di vendite ferme, da cui la tragica ma coraggiosa scelta di uscire dal mercato degli home computer.

    Questa versione è particolarmente bella perché scarica tutta la colpa sulla bassa manovalanza: è vero che ci furono problemi con l'alimentatore, ma il ti99 stava affondando già da parecchio, tant'è che anche quando il problema fu risolto la gente continuò a non comprarlo se non a prezzo stracciato, addirittura a 49 dollari (il vic 20, nel suo assoluto squallore, costava di più). La storia dell'alimentatore però evitava sgradevoli considerazioni sul management della società e anche sulla sua élite ingegneristica: era un po' come dire "non è che non sapevamo cosa stavamo facendo, o che abbiamo messo un costoso motore a 16 bit in un'ape car, o che non ci siamo resi conto che senza software a basso costo eravamo fottuti: no, è che l'alimentatore (per altro subappaltato) poteva in un caso su un milione dare una scossa, e allora ci siamo sacrificati per la vostra sicurezza".

    Non solo: l'azienda proclamava con orgoglio che avrebbe continuato a sostenere per quanto possibile gli acquirenti dell'ottimo ma sfortunato prodotto, mentre nella realtà quelli che l'avevano comprato a 49 dollari lo buttarono e quelli che invece l'avevano pagato 500 (tanto costava in origine) dovettero armarsi di schemi elettronici e saldatori per cercare di tenere in vita l'investimento e munirlo del minimo indispensabile per farci qualcosa.

    Questa loro sorte di orfani ha prodotto, in alcuni casi, un attaccamento morboso al vecchio computer: ancora oggi, dopo 36 anni, ci sono appassionati che lo aggiornano, lo collegano a internet, ci infilano dentro chissà come schede di memoria da 3 mega e dischi rigidi, e addirittura producono giochi scritti in assembly e li mettono sulle cartucce di una volta. Per i nostri lettori, che non sanno programmare nemmeno la sveglia, forse non è facile immaginare il lavoro immenso che ci vuole. In questi giorni abbiamo visto dragon's lair che gira su un ti99: incredibile, folle, eppure l'hanno fatto.

    Certo cose del genere accadono anche con altri vecchi computer: sul c64 fanno ancora cose strabilianti, ma i fan del ti99/4a meritano molto di più perché non si sono attaccati a un successo, ma a un fallimento, e poi in quattro gatti e sfidando un'architettura anomala e complicata hanno insistito per più di trent'anni nella quasi totale oscurità.

    A questi eroi del fallimento va tutta la nostra stima e anche un po' di invidia: noi puccioppo il ti99/4a l'abbiamo perso durante un trasloco più o meno nel 1984, ma non l'abbiamo mai dimenticato: anzi, ci siamo sempre sentiti in colpa per non essere ammattiti appresso a lui.

  7. #447
    Major Sludgebucket (ABS)
    Guest

    Re: La biblioteca (segnalazioni di libri, articoli interessanti, ecc.)

    Post lunghissimo ma di grande qualità, solo per veri appassionati all'ultimo stadio, relativo alle vendite del C64 nel corso della sua esistenza in vita (si parla di numeri totali degli esemplari). Marco Fanciulli ha fatto tutto un lavorone e tramite i suoi poteri speciali ritiene che siano state molto più basse di quanto molti fan (magari sull'onda dello storytelling "coNpiuter più venduto del mondo!1") ritengano. Mentre incredibilmente alte rispetto alla percezione comune degli esperti di retrocomputing risulterebbero quelle del C128 (o, almeno, ne hanno prodotti tanti). Personalmente ritengo molto interessante il suo lavoro ma resto un po' scettico (almeno finché non usciranno dati certi da qualche insider, se mai avverrà). Ovviamente riporto anche il grosso della discussione generatasi su Facebook un paio d'anni fa, con le obiezioni e tutto il resto.



    Fanciulli:
    Negli ultimi giorni è emerso, qui nel gruppo, l'annoso tema sui reali volumi di vendita del C64. Siamo tutti abituati a una narrativa che vuole il C64 il "singolo modello di personal computer più venduto della storia" anche se questo, ovviamente è già un falso di per sé: di C64 ne sono usciti diversi modelli (non uno solo) e tutti sono stati conteggiati per concorrere al numero finale di unità vendute; seguendo questo criterio, anche al netto di cambiamenti disruptive della tecnologia, sono comunque volumi largamente inferiori alla quasi totalità dei modelli iconici usciti tra la fine degli anni '80 e ancora esistenti (per esempio l'iMac).

    Tralasciando quindi l'enfasi sulla quale ci piace assopirci per avere un'ulteriore ancora d'orgoglio per il nostro amato bene, vi è poi comunque il mistero di quanto grande sia il numero che rappresenta le unità vendute del singolo modello di personal computer più venduto della storia. 17 milioni, 20 milioni, 22 milioni, 27 milioni fino alle ultime sparate del vecchio Tramiel: 30 milioni! Numeri difficili da quantificare e per giustificare i quali si leggono in giro le più ardite teorie: sono 17 milioni ma diventano 22 sommando i 5 milioni di C128 che incorporano un C64 all'interno; no, sono 27 milioni perché oltre ai C128 bisogna contare i C64G (che stranamente sarebbero fuori dai conteggi) e gli SX-64! Altri ancora arrivano a giustificare i 30 milioni dicendo che vanno contati tutti i C64 "refurbished" secondo una prassi Commodore di riparare e rimettere in vendita con serial number diverso le unità restituite perché difettose!

    È chiaro quindi che questi numeri sono tutti da prendersi con le molle. Per questo, da qualche anno, mi sono appassionato al tema e ho provato a fare dei ragionamenti di testa mia cercando elementi quantitativi a supporto di un minimo di fattualità dell'elaborazione. Premetto che ho trovato abbondante riscontro nelle evidenze che ho raccolto nell'opera di Michael Steil che potete trovare online all'indirizzo che riporto in calce a questo post. Potete prendere per buoni i suoi grafici (io mi sono fatto inviare i dati grezzi) oppure, se avete dimestichezza con i metodi Bayesiani prendere i dati e condurre una vostra indagine statistica. Io ho trovato riscontro tra il suo dataset e le mie analisi, quindi considero il mio lavoro come corroborante la sua indagine (non viceversa, per ragioni temporali) ma ovviamente entrambi potremmo aver condotto analisi errate su premesse errate.

    Ci sono due modi di procedere per una disamina della questione: il primo è l'esame dei documenti disponibili e l'incrocio delle informazioni per finalità di validazione/invalidazione; il secondo è un'analisi quantitativa basata su una qualche forma di distribuzione di dati certa.

    Per ragioni di spazio e tempo passerò rapidamente sui due approcci così come li ho affrontati in questi anni.

    Partiamo dal primo approccio, procurandoci un insieme di dati CERTI e di dati declaratori. Sono dati certi i dati forniti dalla Commodore stessa nei suoi report fiscali noti, quelli presentati tra il 1990 e il 1993.

    Stando alla Commmodore, il C64 ha avuto i seguenti volumi di vendita a consuntivo:

    1990: ~800.000 pezzi
    1991: ~800.000 pezzi (in una intervista coeva il management dichiara alla stampa 1M di pezzi, probabilmente per cercare di tamponare il crollo di vendite che si era avuto tra il 1989 e il 1990 e dare evidenza di un'inversione di tendenza o di una sostanziale tenuta)
    1992: 650.000 pezzi
    1993: ~200.000 pezzi

    Nel rapporto di chiusura del 1993 la Commodore tira anche le somme del consolidato complessivo delle vendite cumulate - ma senza valore fiscale perché non indica i volumi annui del decennio precedente) dichiarando un totale di 17 milioni di C64 venduti tra il 1982 e la fine del 1993, oltre a 4,5 milioni di C128 (per inciso, con 4,5 milioni di unità il C128 fu tutt'altro che un fallimento avendo venduto più di qualsiasi modello di Amiga del quale, anzi, probabilmente contribuì a ridurre le vendite).

    Sappiamo a che numero dovremmo arrivare secondo la Commodore del 1993 (17 milioni) e sappiamo quanti C64 sono stati venduti dal 1990 al momento del fallimento: circa 2.450.000 pezzi. Dobbiamo quindi trovare gli altri 14.5 milioni di C64 distribuiti in qualche modo nei meravigliosi anni '80.

    I volumi di quegli anni non sono certificati. I dati provengono o dai dichiarati dei marketing nei comunicati stampa o in eventi celebrativi particolari.

    Stampa, record storici delle fiere internazionali e comunicati ufficiali in periodo di chiusura d'anno fiscale (quindi tendenzialmente veritieri), portano a un consenso storico sulle seguenti forbici annuali:

    1982: 300.000 pezzi
    1983: 2.000.000 pezzi
    1984: 2/3.000.000 pezzi
    1985: 2/3.000.000 pezzi
    1986: 2/3.000.000 pezzi
    1987: 1/2.000.000 pezzi
    1988: 1/1.500.000 pezzi
    1989: 1/1.500.000 pezzi

    per un totale del decennio '90 compreso tra 11.300.000 e 15.300.000 pezzi. Gran totale quindi tra 13.750.000 pezzi e 17.750.000 pezzi. Apparentemente la parte alta della forbice è sufficientemente simile a quanto dovremmo trovare stando al dichiarato negli anni '90.

    Non abbiamo ancora iniziato ma, trattandosi di dichiarazioni coeve di Commodore riprese dalla stampa dell'epoca e congrue con il dichiarato degli anni '90, possiamo dedurre subito che qualsiasi numero superiore a 17 milioni di unità è figlio di narrativa esegetica successiva al fallimento della Commodore e quindi privo di qualsiasi fondamento o figlio di un'aritmetica esegetica che conteggia anche le vendite del C128 e di qualsiasi altro prodotto o figlio indebito del marchio o delle fantasiose invenzioni di fantomatiche fabbriche semi-segrete dedicate ai mercati indiano e cinese (che non solo non sono mai esistite ma non esistevano neanche i relativi mercati asiatici continentali, nati come mercati di consumo solo nella prima decade degli anni '2000).

    Quindi, ricapitolando, prendiamo per buoni i 17 milioni di pezzi figli delle declaratorie del 1993 e vediamo di trovare riscontri di congruità all'esterno della narrazione della Commodore.

    Nel 1984, al CES di Las Vegas (quindi parliamo dell'edizione di *gennaio*) la Commodore festeggia ufficialmente i 2 milioni di VIC20 venduti cumulativamente e il *primo* milione di C64. Essendo il CES invernale e assumendo che la Commodore fosse in grado di consolidare le vendite fino al 31/12/1983 senza neanche un po' di gap time, allora la stima di 2.000.000 di pezzi venduti nel 1983 va enormemente ridotta e si tratterebbe di soli 700.000 pezzi, cosa che è conforme alla pressione di comunicazione riscontrabile sulle riviste dell'epoca. Puliamo quindi l'intervallo dichiarato di vendita cumulativa di questo valore: correggendo il 1983 troviamo che il C64 dovrebbe aver venduto tra i 13.050.000 e i 17.050.000 pezzi.

    Proseguiamo. Siamo a marzo del 1984 quando Commodore GMBh dichiara la vendita di 125.000 C64 che diventeranno 500.000 a metà novembre. È un trend importante perché le fabbriche tedesche sfornano tanti C64 quanto quelle inglesi e la Commodore dichiara che l'Europa vale circa il 60% del mercato globale di Commodore. Diciamo che l'Europa, tra fabbriche inglesi e tedesche, sforna circa 1.5 milioni di C64 nel corso del 1984: questo porterebbe a circa 2.500.000 C64 venduti nel mondo durante il 1984. Un valore vicino ai 3 milioni dichiarati dalla Commodore ma più basso di mezzo milione di unità.

    Togliamo questi 500.000 in eccesso dalle stime ufficiali per il 1984: complessivamente sono stati venduti tra 12.550.000 e 16.550.000 pezzi e un cumulato, a tutto il 1984, di 3.200.000 pezzi. Il 1984 è stato l'anno di picco del C64. Teniamolo a mente perché questo anno, in una derivazione lineare, produce le stime Commodore del 1993...

    Del 1985 non ci sono dati ufficiali diffusi, neanche in interviste varie se non la dichiarazione generica della conferma dei volumi e del successo già riscontrato nel 1984. Diciamo che vogliamo prendere questa markettata per buona e diciamo anzi che sull'onda del successo del 1984 e proseguento la massificazione dell'informatica, il 1985 è davvero un anno che coincide con le stime maggiori: 3.000.000 di pezzi worldwide. Quindi si confermerebbe la forbice di cui sopra e saremmo a un totale generale di 5.500.000 pezzi venduti nel mondo.

    Il problema rispetto ai numeri del 1985 arriva con le dichiarazioni ufficiali del 1986. Il 5 dicembre 1986 (quindi a fine anno) la Commodore festeggia il milionesimo C64 venduto in Germania (che quindi avrebbe venduto "solo" 500.000 pezzi in un anno e mezzo, ben lontana dal trend del 1984) e il *seimilionesimo* C64 nel mondo! Qualcosa non torna, seriamente. Stando ai trend 1984 e 1985 per l'anno corrente mancano 3.000.000 di pezzi all'appello, la qual cosa porterebbe il totale dei C64 venduti in una forbice compresa tra 9.550.000 pezzi e 13.550.000 pezzi. Difficile che le stime del 1986 siano totalmente sconfessate ed è più facile che il 1985 abbia segnato un primo rallentamento rispetto all'anno d'oro 1984 e che il 1986 sia rimasto sostanzialmente flat. Questo dato è importante perché, come vedremo dai grafici di Steil e dai miei, l'andamento di produzione si è sostanzialmente appiattito nel 1985 a volumi di circa la metà di quelli del 1984.

    Senza bisogno di grandi analisi, potete verificare che un flat da 500.000 pezzi all'anno in Germania porta ai volumi dichiarati da Commodore GMBh (che era fiscalmente più precisa rispetto a CBM) di un totale di 3.000.000 di C64 venduti nel paese nella sua storia commerciale. Un riscontro significativo sui reali trend di produzione perché i dati della produzione tedesca sono certificati a livello governativo.

    Ora, anche solo da questi primi riscontri è evidente che costruire le statistiche sui dati forniti dalla Commodore nelle sue dichiarazioni e in una chiusura fiscale finalizzata alla vendita è come credere quando ci dicono che in sei mesi le tasse caleranno del 30% e che non solo ci sarà un milione di posti di lavoro ma saranno tutte posizioni da collaudatori di sex toys.

    Entra in scena il C64 Preservation Project coi suoi dati di censimento esaustivi e ampi (anche se sbilanciati sul mercato americano).

    Sappiamo che il C64 è stato prodotto in molte fabbriche in giro per il mondo. Io sapevo di 9 fabbriche ma leggo in giro che sono state 14. Se ci limitassimo quindi a prendere in considerazione il seriale della macchina, la stima dei volumi di produzione sarebbe quindi molto complessa perché la conoscenza esatta del numero di fabbriche e soprattutto la ricettività dei mercati che servivano sarebbe elemento indispensabile per poter azzardare di tracciare una distribuzione statistica di questi volumi. Però queste fabbriche erano fabbriche di *assemblaggio*! TUTTE le PCB sono state prodotte a Hong Kong, dalla prima all'ultima, codificate serialmente in modi peculiari ma coerenti. A essere rilevanti sono quindi i seriali delle board e non delle macchine! I seriali delle board, peraltro, non venivano rinumerati in caso di riutilizzo dopo una riparazione, a differenza del seriale della macchina che - in una delle tante stranezze commodoriane, produceva di fatto una nuova unità!

    Il C64 Preservation Project, così come il C64 Registry, hanno il pregio di raccogliere non solo i seriali delle macchine ma anche quelli delle board ed è possibile tracciare un grafico degli andamenti di produzione per ciascun ASSY e variante, cosa che non starò qui a rifare perché lo ha fatto con pazienza e qualche imprecisione da Michael Steil già 6/7 anni fa e vi rimando al suo post (indicato in calce).

    Una produzione seriale, con varianti di produzione, ha un andamento a dente di sega: parte un lotto di produzione che incrementa cumulativamente dal seriale più basso al più alto con una pendenza che è figlia inizialmente delle stime di vendita futura e poi dei dati di vendita corrente proiettati secondo stagionalità, fatica del consumo, ecc. Poi interviene un cambio tecnologico (per esempio una revisione della board o una nuova board) e il cntatore si resetta, ripartendo dal seriale più basso e seguendo lo stesso schema. Mettendo in fila temporalmente il grafico di produzione, l'effetto è proprio quello di una sega, con ogni dente a rappresentare una combinazione ASSY/revisione. In modo soddisfacente e non sorprendente, costruendo il grafico dei seriali delle varie ASSY/revisioni quello che si ottiene è un grafico a dente di sega con un dente molto tipico ("a slope significativo", direbbero gli statistici) e una serie di denti con una pendenza tutta simile (ve lo riporto qui sotto ma trovate tutto nel post di Michael). È una chiara indicazione di un andamento di produzione che sfonda nel 1984 ma poi si appiattisce a partire dal 1985 per poi decadere dopo il 1989 sia per varietà della produzione sia per quantità (sostanzialmente sarebbero stati prodotti tra il 1986 e il 1994 tanti C64 quanti nel periodo 1982-1985).

    http://www.pagetable.com/docs/c64_sales/allboards.png

    Applicando un metodo statistico frequentista su questa distribuzione multipla, Steil ha derivato un volume totale di vendita (a meno di dati mancanti nel database) nell'intorno dei 12.680.000 pezzi. Il metodo di calcolo è estremamente efficace nello stimare i volumi e, per quanto non credo sia di interesse qui nel gruppo, se qualcuno avesse curiosità può contattarmi in privato per i dettagli. Per semplificare, il metodo è noto per il "problema del carro armato tedesco", essendo stato applicato per la prima volta durante la seconda guerra mondiale per stimare i volumi di produzione dei carri armati tedeschi a partire dal numero di carri osservati e censiti dai soldati inglesi sui vari siti del fronte di combattimento.

    Come scrivevo, Steil ha applicato un metodo frequentista e ha ottenuto un certo valore, non distante dalla stima che deriva semplicemente depurando il dichiarato Commodore dei riscontri incongrui che abbiamo già rilevato (e che ci portavano a stimare al più 13.550.000 pezzi). Al suo metodo di analisi io ho applicato sdue correttivi: il primo è l'eliminazione delle sovrapposizioni dei periodi produzione che si osservano nei suoi grafici e che secondo me sono dovuti a errori di digitazione nel database, giacché una fabbrica (oggi come allora) per questioni di tooling non può produrre due diverse schede. Quindi o ci sono dei refusi nel data entry oppure c'è un effetto calendario - non essendo note le durate dei batch di produzione - che portano a sommare frequenze anziché sottrarle (in pratica la pendenza della rampa di produzione è alterata da questo effetto somma, mentre dovrebbe essere più piatta). Il secondo intervento è stato quello di usare un metodo inferenziale bayesiano che è leggermente più complesso ma offre un vantaggio: ci permette di poter calcolare anche la *credibilità* della distribuzione probabilistica ottenuta.

    I miei calcoli (beh, i calcoli li ha fatti Mathematica!) mi portano a stimare un numero leggermente più basso di quello indicato da Michael nel 2011 di almeno mezzo milione di unità con una credibilità di poco inferiore al 90%: 12.287.000 unità.

    Da cosa deriva l'incertezza residua? Deriva principalmente dal fatto che non conosciamo esattamente il tasso di assorbimento del mercato americano rispetto al totale globale ma solo di quello europeo rispetto a quello americano e che i dati inseriti nei db del C64 Preservation Project e del C64 Registry sono fortemente impattati da informazioni provenienti dal mercato americano che l'uso dei seriali delle PCB anziché delle macchine contribuisce a mitiga significativamente ma non a eliminare. Il fatto però che a chiusura del 1993 il mercato tedesco abbia assorbito complessivamente solo 3 milioni di pezzi contro i quasi sei che avrebbe dovuto assorbire se le stime Commodore fossero state corrette è un fattore rilevante nel confermare che la distribuzione classica dichiarata dall'azienda e dai suoi manager è sempre e solo stata una banale derivazione lineare dei valori di picco del 1984 che abbiamo visto essere probabilmente errati per circa 500.000 di pezzi. Anche a distribuzione omogenea, 500.000 pezzi all'anno per i successivi nove anni fanno 4.500.000 pezzi da togliere sicuramente dalle stime alte della forbice che passerebbe da circa 17.000.000 a circa 12.500.000

    Per chi fosse interessato al metodo statistico sentitevi liberi di contattarmi.
    Se ho tempo posso provare a sviluppare un workbook per Mathematica da condividere online per chi è avvezzo allo strumento.

    Trovate il conforto del lavoro di Steil all'indirizzo

    http://www.pagetable.com/?p=547

    Da bravo sessantaquattrista fatico alla botta di realismo con la quale mi auto-scontro ogni volta che rimetto mano ai dati... per cui, volendo ancora illudermi di essere innamorato del "singolo modello di personal computer più venduto della storia", dove sbaglio? Quali dati mi perdo? Dove posso ottenere i dati integrativi da inserire nel modello matematico?

    W il C64, W un'epoca che non tornerà più.
    Alberto Peri Marco Fanciulli voglio riportare una esperienza personale ma.che sottolinea come.i dati ufficiali del numero di vendite del C64 siano al ribasso rispetto al.reale venduto. Mentre studiavo ho avuto modo di dare una mano per fare esperienza....era il periodo degli anni 1984-1986 e presso un negozio rivenditore anche del marchio Commodore mi sono occupato in modo saltuario di vendita dei nostri amati home computer.....dal canale ufficiale Commodore Italia arrivavano infrasettimana le forniture ... tutte le macchine boxate arrivavano con il famoso certificato di garanzia commodore italia......poi improvvisamente alla domenica mattina arrivava un bilico con altre macchime boxate queste però erano completamente prive del famoso certificato con seriali sulle macchine stesse fuori sequenza e talvolta anche con scatole esterne (il cartone stampato che faceva da guscio ai polistiroli) che presentava.colori slavati e diversi. Non so se sono stato chiaro....ma quando giravano il venduto a Commodore Italia per il riordino questi bilici extra non venivano contati.......e io mi domandavo/dicevo....strana questa cosa.....ma ero giovincello....
    Gianluca Scarabelli Io ricordo di aver visto in quegli anni parecchi 64 venduti non con garanzia Commodore Italia ma "Sirius Elettronica". Ho appena trovato anche lo spot su Youtube:
    https://www.youtube.com/watch?v=7CasEnmAn4Q
    Alberto Peri Gianluca Scarabelli si è vero anche quanto da te riportato e quelle.macchine con.la.garanzia Sirius erano importate dall'estero in italia da.queste aziende....ma quelle menzionate da.me erano su un altro canale ancora....
    Marco Fanciulli Ragazzi, anche se le avesse distribuite la Pizza & Fichi Internéscional, alla fine rientrano tutte nei consolidati del produttore e la loro somma non può essere superiore al volume prodotto.
    Alberto Peri Mah...su dati ufficiali non potevano esserci Marco Fanciulli
    Marco Fanciulli Una fabbrica è una fabbrica: o produce in nero per mercati paralleli o le schede escono da lì e quello che succede dopo ha poca importanza. Se, come sembra emergere dai dati, le fabbriche hanno prodotto meno di 13 milioni di schede in tutte le versioni e varianti, è difficile che siano stati venduti 20 milioni di C64 a meno di non contarne alcuni più di una volta. Questo è il punto dirimente, secondo me.

    Marco Fanciulli Penso che possiamo capire come trattare questi dati raccogliendo qualche informazione e vedendo se “cala” nei lotti di produzione noti o meno. Se qualcuno nel gruppo ha un C64 da distribuzione parallela, farebbe un favore alla discussione e al mondo se aprisse la macchina e ci comunicasse ASSY, revisione e numero di serie (della scheda). A quel punto vedremmo subito se questi numeri mancano anche al conteggio di produzione oltre che (forse) a quello di assemblaggio. La qual cosa scatenerebbe ancora di più il giornalista che è in me perché le domande si moltiplicherebbero: chi assemblava questi C64? Dove? Approvvigionandosi delle parti da chi? Commodore sapeva o era coinvolta? Come veniva gestito questo mercato da un punto di vista fiscale o, se non era noto, in quale misura impattava sui conti aziendali?
    Alberto Peri Secondo me era noto e gestito ma.è meramente una impressione e ipotesi personale non suffragata da prove tangibili e quindi probabilmente errata...ma.sicuramente se per ipotesi fosse stato così l'amministratore delegato di turno non lo avrebbe messo nei conti ufficiali e dichiarati......
    Marco Fanciulli Potrei provare a rintracciare uno tra Bachman, Messa, Simonelli o Mambelli (sperando che siano ancora tutti tra noi) e chiedere con gentilezza...

    Marco Fanciulli Bachman è morto nel 2007... non credo mi risponda a meno di mettere in piedi qualcosa con una medium e una tavola ouija
    Giorgio Govoni Alberto, per il discorso bilici della domenica, diciamo che non erano "italiani", anche se erano in Italia, e se dicessi San Marino ? Diciamo che io ero sufficentemente grande per sapere da dove venivano.
    Marco, ho avuto modo di conoscere almeno uno di quelli citati..... ti dico solo una cosa, mai visti ad e dirigenti cosi dotati di etica commerciale. Dire che erano serpenti è poco...
    Marco Fanciulli Giorgio Govoni basta che sibilino qualche dato poi possono anche strisciare sotto un sasso
    Giorgio Govoni E' li il problema, uno di quelli citati era da manette!
    Andrea Pachetti La Commodore Italiana sentiva così tanto il problema delle importazioni parallele da far uscire sulle maggiori riviste un'avvertenza agli acquirenti. Tutto ciò ovviamente si ripercuoteva sulla gestione dei computer in garanzia: per forza di cose la C= italiana non copriva per i prodotti non "suoi". La questione venne anche trattata al tempo anche in televisione, nelle trasmissioni per i consumatori.

    Marco Fanciulli Questo mercato c’era per tutti i marchi (come gli Apple II dalla Francia). In alcuni mercati la politica dei prezzi alla distribuzione era migliore e quindi gli importatori potevano competere per prezzo con la distribuzione ufficiale ma deve essere pacifico che tutti sono stati prodotti ufficialmente e lecitamente nelle fabbriche designate.
    Giorgio Govoni Più che una politica di prezzi migliori alla distribuzione, parlerei di evasione e di mancanza di garanzia ( aspettavi mesi prima che un prodotto di importazione parallela venisse sostituito ) e in questo caso parlo non per sentito dire, ma per toccato con mano quel mondo , proprio in quegli anni.
    Andrea Pachetti Sì, infatti le questioni riguardanti i consumatori di cui parlavo prima erano proprio relative alla mancanza di garanzia, o a un periodo di garanzia troppo breve, o che non copriva la totalità dei guasti.
    Giorgio Govoni Per l'evasione , ne cito solo due, note a molti. Esportazione senza IVA da San Marino ( i rivenditori avevano le porte dei capannoni a un metro dal confine ) e evasione tramite gli stessi scafi delle sigarette di contrabbando per quel che riguarda componentistica piccola come ram e cpu ( il discorso non valeva per la commodore )
    Marco Fanciulli Sei stato chiarissimo. Però, per quanto queste forniture avessero dubbia tracciatura, al loro interno dovevano avere una scheda uscita da una fabbrica asiatica con appropriata serializzazione. Io sono dell’idea che la strada giusta sia di quella di tracciare i volumi di produzione delle PCB per evitare fenomeni locali nelle strategie di distribuzione al consumo. Non sono certo dell’esattezza dei miei numeri (nè avrei l’arroganza di considerarli tali anche se sarebbe di certo un bell’affare per l’ego �� ), però mi sento statisticamente certo dell’insostenibilità di quelli che si trovano in letteratura.
    Ezio Bagnis Complimenti. Confermo anche io la presenza in distribuzione di macchine "Commodore Italiana spa" e macchine "import" vendute "senza carte accessorie" e per contanti. Periodo 1987-89
    Marco Fanciulli Ma è per questo che conto i seriali delle board, perché nulla hanno a che fare coi seriali delle macchine. La catena di produzione era la seguente: a Honk Kong venivano prodotte tutte le PCB integrate e queste venivano poi inviate alle fabbriche di assemblaggio secondo i piani commerciali. Quindi due fabbriche ai capi opposti del mondo potevano ricevere schede in continuità seriale pur assemblando macchine parzialmente diverse (per esempio per logo o tastiera o power supply) e certamente con seriali differenti. Ora, immaginiamo che una parte di produzione o certamente di distribuzione fosse dirottata in qualche modo imperscrutabile verso canali paralleli (e ci sta perché ricordo anche io Sirius), in ogni caso la scheda che ci sta dentro deve arrivare da una fabbrica che la produce perché altrimenti dovremmo assumere un furto di IP e una produzione ghost o una cessione in licenza delle quali non v’è traccia alcuna). Quindi diciamo che le vie delle schede sono infinite ma quelle della loro produzione sono certe. Quindi, se contiamo i C64 assemblati e distribuiti da Commodore, quelli assemblati e distribuiti in licenza (come I Drean argentini), quelli “strani” di cui si parla qui sopra la loro somma dovrà coincidere con il numero di schede uscite dalle fabbriche asiatiche altrimenti i numeri non sarebbero sottostimati ma addirittura gonfiati.
    Giorgio Govoni Ezio e aggiungi, senza bolle, senza fatture..... carichi che viaggiavano di notte e per strade poco frequentate. :(
    Samuele Garrisi Non sono d'accordo con il tuo esordio, tutte le revisioni del C64, a differenza del Macintosh, del CPC, degli Atari e chi più ne a più ne metta, sono appunto revisioni della stessa macchina, è sempre lo stesso identico computer a cui veniva limata la scheda madre qui e là o aveva i tasti di colore diverso, e a differenza degli altri che ad ogni versione avevano più ram o il sistema operativo diverso, i Commodore non avevano un Bit in più o in meno del predecessore. P.S. Gli iMac sono in produzione dal 1998
    Marco Fanciulli Distinguerei i nomi delle macchine dalle macchine. Gli iMac del 1998 sono fuori produzione dal 2002, sostituiti da una diversa generazione. Nei quattro anni della cosiddetta flower power hanno venduto 14 milioni di unità. Ci sono stati poi quattro diversi iMac tra il 2002 e oggi ma per me sono macchine diverse, altrimenti dovremmo contare oltre 50 milioni di unità e sarebbe scorretto così come è scorretto considerare un SX-64 nei conteggi del C64 propriamente detto. Ciò detto, tra il C64 del 1982 e quello del 1992 c’è sufficiente differenza in tutti i comparti per considerarli modelli distinti, IMHO. Tuttavia, come hai potuto vedere, nei miei conteggi ho considerato tutti i modelli come uno solo (con esclusione dell’SX)
    Samuele Garrisi Credo che ci siamo mal capiti, infatti abbiamo detto la stessa identica cosa a parte per il fatto che per secondo me il Commodore dell'82 è quello del 92 per me rimangono la stessa identica macchina anche se con chip diversi
    Silvio Savarino Mi sento di concordare con Samuele, chi comprava un Aldi oppure quello del 92, aveva la stessa macchina, anche se con differenze del chip SID ad esempio.
    Marco Fanciulli Aiutatemi a capire, per applicare lo stesso criterio anche alle altre macchine concorrenti. È un discorso di compatibilità che fate? Quando considerare una macchina come un modello diverso rispetto al precedente? Non basta il cambio di form factor e una radicale (seppur compatibile) evoluzione della tecnologia che ci sta dentro? Il passaggio dal processo di produzione MOS a quello HMOS è assimilabile agli odierni cambi di scala nanometrica ma se non è sufficiente a qualificare un cambio di modello, allora cosa? Funzionalità complessive? Il fatto che la Commodore abbia evitato, in dieci anni, di rendere il C64 più capace è un limite imposto, non una caratteristica di coerenza in continuità funzionale. Un telefono Android del 2017 continua a fare le cose che faceva nel 2016 più altre e l’architettura del sistema operativo è ancora la stessa perché il ciclo di riorganizzazione ci sarà l’anno prossimo.
    Stabiliamo il criterio è vediamo dove è come applicarlo. Perché se è così allora Apple ha venduto sei milioni di Apple II e non uno solo, IBM ha venduto 18 milioni di PC che erano “sostanzialmente” la stessa macchina e non 1,2 milioni, il Mac tra il ‘90 e il ‘94 ha venduto mediamente 4 milioni di pezzi all’anno che erano sostanzialmente la stessa macchina. Diamoci la regola è rifacciamo i conti delle vendite di tutti i produttori.
    Io resto dell’idea, che era l’idea della stessa Commodore, che un C64-C fosse un modello diverso da un C64 plain o da un C64-GS o da un SX-64. Tutti modelli che hanno chiesto un re-tooling delle linee di produzione.
    Marco Fanciulli Ovviamente tutto questo non impatta minimamente sui conteggi totali che, come dicevo, ho eseguito contando tutti i C64 come uno solo (includendo anche il GS ed escludendo il solo SX-64).
    Samuele Garrisi Ripeto, secondo me si cambia modello quando cambiano le caratteristiche Hardware e perciò anche il nome riportato sull'etichetta. Ad esempio l'Apple II del 1977 non era lo stesso del '93 che, infatti, riportava in etichetta il nome Apple IIe
    Victor Joe Pillow Vincenti Premessa la bontà dell' articolo, credo sia difficile stimare il volume reale di pezzi venduti. In ogni caso, credo, che la macchina sia la macchina e basta, al di la delle varie versioni e revisioni. Tralasciando i Commodore 64 "contenuti" nel 128, i volumi di vendita sono stati sicuramente difficili da quantificare, specie se si tengono in considerazione le varie versioni costruite con pezzi di recupero come la Commodore ci ha abituato. Parlando del 64 Aldi, ad esempio, tutti sappiamo che il vero 64 Aldi è stato quello costruito negli USA e venduto in Germania nella catena omonima di supermercati. Bene, ad onor di cronaca, ho un 64 vendutomi da un tipo che lo aveva comprato in Germania, con tastiera bianca ma non riportante la targhetta identificativa classica dell' Aldi. Quindi se consideriamo tutte le varianti non documentate, si, secondo me, ai 22/25 milioni di pezzi venduti ci si arriva tranquillamente.....
    Marco Fanciulli Vedo che il mio ragionamento che distingue nettamente tra produzione e assemblaggio e distribuzione non attecchisce e che perdura l’illusione che si possano vendere più macchine di quante sé ne producono, in una sorta di miracolo commodoriano dei pani e dei pesci ��

    Marco Fanciulli Victor Joe Pillow Vincenti il C64C dentro è una macchina diversa dal C64 breadbin dell’82 (infatti si chiama C64C): diversa la scheda, accorpati alcuni chip, cambiata la tecnologia della logica integrata, corretti alcuni bug (in alcuni casi con una modifica della qualità funzionale delle componenti e impatto sul software, vedi il SID). Però vedo che il sentimento è diffuso e quindi mi adeguo.

    Marco Fanciulli Per dovere di completezza, vi ricordò che il C64 Aldi... non era un’esclusiva di Aldi e fu venduto anche in altri negozi. Per questo potere averne senza pecetta Aldi sulla scatola. Ma la loro produzione è interamente tracciata: ASSY 250469 in revisione E (poi utilizzata anche sul C64G).
    Questo per dire che al di là dei dati commerciali, che possono essere piegati alle esigenze della comunicazione, i dati di produzione NO. Altrimenti, leggendo in giro e anche nei commenti a questo post, pare che la Commodore fosse del tutto aleatoria nei suoi processi di produzione e non sapesse quanto e cosa ogni fabbrica stesse facendo e perché. Una cosa che, per chi conosce i processi di filiera, è ovviamente del tutto impossibile.
    Giuseppe Giu Frisicaro Bell'articolo. Però diciamo i numeri si sono da sempre riferiti alla "specie" di computer venduto, tenendo conto di tutte le versioni chiamate C64, che sia G,C,GS o SX è pur sempre un C64 venduto in quel arco di tempo come prodotto Commodore. Il C128 è un'altro prodotto. Io mi affido ai primi numeri dichiarati, ovvero intorno ai 17mln di esemplari. Per ulteriori conferme si potrebbe anche chiedere il signor Petro T. Tyschtschenko
    Marco Fanciulli Non parliamo quindi di modelli ma di famiglie? Quindi Apple ha venduto qualche centinaio di milioni di Mac?
    Giuseppe Giu Frisicaro Marco Fanciulli più o meno. Se dividiamo il "prodotto" Macintosh con quello iMac (che sarebbero distinti in quanto di tutt'altro genere e appartenenza storica) avremo numeri diversi.
    Ezio Bagnis Marco Fanciulli non esistono dati di produzione chip di MOS/CSG?
    Marco Fanciulli Li ho cercati per anni senza successo ��

    Marco Fanciulli Comunque gente, non arrivano contributi fattuali: limitiamoci all’ambito dei dati certificabili per non incorrere nei “secondo me” o alla fede. Dov’è fallato il ragionamento e dove si trovano i numeri mancanti alla produzione (stante e dimostrata la totale inattendibilità dei numeri alla distribuzione)?
    Carlo Santagostino Marco Fanciulli, complimenti per la ricerca certosina (che alla fine come dichiari certifica quanto già ricercato a suo tempo da Steil) btw... l'unico appunto nell'introduzione... l'iMac è uscito alla fine degli anni '90 non degli anni '80... hai sbagliato decennio!
    Stefania Calcagno 4.5 mln 128 ? E da dove esce ?
    Saremmo invasi dai 128. E invece non ci sono
    Il resto non lo discuto/commento n senso che non ho tempo e voglia di sbattermi e so che ne sai quindi lo do x buono. Ma 4.5 mln di 128 non lo ritengo realistico
    Marco Fanciulli Esce dalle schede prodotte (e anche dai dati dichiarato dalla Commodore quando dichiarò i 17 milioni di C64. Solo che dei 17 milioni di board del C64 non c’è traccia mentre dei 4,3 milioni di quelle C128 sì
    Stefania Calcagno Marco Fanciulli prodotto <> venduto
    Commodore “produsse” (leggi compro’) 1 mln di cdtv ma ne vendette 200k e distrusse/riciclò il resto.
    Produsse 2200 p500 ma non ne vendette uno, e ne distrusse più di 2000.....
    E’ per quello che cdtv, 128, p500 etc furono flop....
    Marco Fanciulli Questo è un dato! Thx
    Carlo Santagostino In effetti è anche molto strano che abbia venduto più di un qualsiasi modello Amiga... di Amiga 500 e Amiga 2000 è pieno il mondo retro, di 128 molto molto meno
    Stefania Calcagno Direi sugli 1 a 80/ 1 a 100 con amiga 500. Conteggio facile ��
    Marco Fanciulli Anche in questo caso il conteggio è fatto sulle ASSY prodotte a Hong Kong. Quindi le cose sono due o li hanno venduti (e se come molti fanno bisogna prendere per buoni i 17 milioni di C64 dichiarati dalla Commodore nel 1993 allora bisogna prendere per buono anche i 4,5 milioni di C128 dichiarati nello stesso documento) oppure hanno prodotto le schede (perché è certo che siano state prodotte) e poi le hanno interrate nel deserto a far compagnia a E.T. del buon Warshaw ��
    Giuseppe Giu Frisicaro No, rimaniamo sul termine "Venduti" e non prodotti, che giustamente gli avanzi di magazzino chissà che fine avranno fatto. Stessa cosa per i case.
    Marco Fanciulli Ok, quindi spero che concordiamo che è IMPOSSIBILE vendere più roba di quanta ne venga prodotta e che se quindi è possibile confermare “solo” 12,5 milioni di macchine prodotte è impossibile che se ne siano vendute 20 milioni? Il mio ragionamento è tutto qui. Sono disposto a accettare che tutti i C64 prodotti siano stati venduti e la domanda è quindi quanti ne sono stati prodotti?
    Stefania Calcagno Beh dipende da quanti sono i refurbished, come giustamente dicevi più sopra Commodore ha “refurbishato di bestia”. Certo non credo il 70%, ma un 20/30 potrebbe essere plausibile. Ma sono solo supposizioni, non credo si potranno mai trovare dati reali ��
    Giuseppe Giu Frisicaro credo che una risposta plausibile si poteva ottenere solo nel '94, durante l'epoca del fallimento. Ma a più di 20 anni dalla chiusura non so se diventa utopistico
    Marco Fanciulli Giuseppe è un lavoro merdoso ma qualcuno deve pur farlo. C’è chi dedica una vita a studiare la psiche dell’asilo di Gallura, chi i meccanismi di accoppiamento della lumaca austriaca... io passo il tempo come un rain man dei numeri seriali ��
    Daniele Redivo mi stupisce il fatto che la scheda prodotta in maggior numero fosse l'ultima revisione. Sembra che più vecchio diventava il c64, più schede hanno prodotto. Mi sarei aspettato di trovare il picco di schede prodotte nella zona centrale, non in phase out.
    Marco Fanciulli È che le versioni si sono succedute più rapidamente nei primi sei anni che non nei secondi sei. Qui diventa più complesso fare analisi perché la Commodore, apparentemente, in fase di assemblaggio sovrapponeva i modelli fino all’esaurimento delle scorte delle parti.

    Ultima modifica di Major Sludgebucket (ABS); 11-11-19 alle 10:35

  8. #448
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    Re: La biblioteca (segnalazioni di libri, articoli interessanti, ecc.)

    “Pubblicità di quarant'anni fa con una sorta di Clark Kent che mostra una scheda madre texas instr. all'altezza del pene mentre due segretarie vogliose accennano succhiotti, con l'umoroso giuoco di parole basato sulla somiglianza tra bites e bytes.
    Si capisce che dietro c'è la mente di un ingegnere, la tipica personalità, le tipiche idiosincrasie. Lo stesso vale anche per molti giuochi della texas, che erano chiaramente pensati da individui così ingegnosi da risultare stupidi. Ad esempio il terribile football (1979, più o meno), che era basato sulle vere statistiche di giocatori esistenti ma ti permetteva solo di scegliere lo schema di gioco (è anche vero che giochi di football decenti non li ha mai fatti nessuno)”. Elia Spallanzani


  9. #449
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    Re: La biblioteca (segnalazioni di libri, articoli interessanti, ecc.)

    Fanciulli:
    Negli ultimi giorni è emerso, qui nel gruppo, l'annoso tema sui reali volumi di vendita del C64. Siamo tutti abituati a una narrativa che vuole il C64 il "singolo modello di personal computer più venduto della storia" anche se questo, ovviamente è già un falso di per sé: di C64 ne sono usciti diversi modelli (non uno solo).

    quindi di conseguenza la ps1 non ha venduto quello che ha venduto perchè esiste sia la psx che la psone che i vari modelli jap nstc e pal? e la ps2 non ha venduto quindi più di 100 milioni perchè allora bisogna contare le ps2 fat, le ps2 slim e le ps2 two? mah

  10. #450
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    Re: La biblioteca (segnalazioni di libri, articoli interessanti, ecc.)

    What are the "lost" Ultimate arcade games? https://www.worldofspectrum.org/foru...e-arcade-games

  11. #451
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    Re: La biblioteca (segnalazioni di libri, articoli interessanti, ecc.)

    Anche Tom Pappalardo (mica pizza e fichi https://en.wikipedia.org/wiki/Tom_Pappalardo) ha dedicato il suo bel post nostalgico al TI-99/4A http://tompappalardo.com/ti-994a/

  12. #452
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    Re: La biblioteca (segnalazioni di libri, articoli interessanti, ecc.)

    Questo tizio pare essersi procurato un C64 biscottone in, diciamo, discrete condizioni, insieme a programmi e accessori vari (c'erano altre foto). Anche il prezzo, se quanto dice corrisponde a verità, non pare essere malaccio. Notare la simpatica letterina del venditore inclusa nel pacco.











  13. #453
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    Re: La biblioteca (segnalazioni di libri, articoli interessanti, ecc.)

    Il calcolatore d’Ivrea in America volle andar
    Emersi dagli Archivi di Mediobanca (ora digitalizzati e messi a disposizione degli studiosi) i retroscena sulla vendita della divisione elettronica di Olivetti a General Electric
    https://www.ilsole24ore.com/art/il-c...-andar-ACzRmUy

  14. #454
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    Re: La biblioteca (segnalazioni di libri, articoli interessanti, ecc.)



    L'utente Massimo Taurisano rovistando nei suoi dischetti ha scovato questa immagine ritraente nientepopodimenoche il famoso (all'epoca) Pier. Chi era Pier? Cito da Ready64:

    "Tratto da Commodore Gazette 6, 1987

    DOSSIER SPECIALE
    I PIRATI IN ITALIA

    [...]

    Softpier: (via Pantigliate). Primo caso italiano di parrucchiere distributore di software, Pier copia dischetti a 10.000 la facciata, 5.000 se si tratta di un unico file. Il supporto è escluso, come pure la possibilità di ricevuta o fatture, a meno che il cliente non si voglia accorciare i capelli.

    [...]



    Una schermata della Softpier, uno dei marchi più presenti nella piazza di Milano.
    I pirati, sicuri dell'impunità, non esitano a pubblicizzare il loro numero di telefono".

  15. #455
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    Re: La biblioteca (segnalazioni di libri, articoli interessanti, ecc.)

    Un'improbabile taglia antipirateria (dal gruppo Arcadian).


  16. #456
    o feio
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    Manerba del Garda, Brescia
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    5.022

    Re: La biblioteca (segnalazioni di libri, articoli interessanti, ecc.)

    Fa molto Monty Python.
    EOF

  17. #457
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    Re: La biblioteca (segnalazioni di libri, articoli interessanti, ecc.)



    Gallup compact disc chart, Computer Trade Weekly 10 July 1995 (chart for week to 1 July 1995)

  18. #458
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    Re: La biblioteca (segnalazioni di libri, articoli interessanti, ecc.)

    Welcome to PCjs, home of PCx86, the original IBM PC simulation that runs in your web browser. It is one of several JavaScript Machines in the PCjs Project, an open-source project that includes: [...]

    The goals of the PCjs Project are to create fast, full-featured simulations of classic computer hardware, help people understand how these early machines worked, make it easy to experiment with different machine configurations, and provide a platform for running and analyzing old computer software.

    https://www.pcjs.org/

  19. #459
    Major Sludgebucket (ABS)
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    Re: La biblioteca (segnalazioni di libri, articoli interessanti, ecc.)

    Pagina molto pesante da caricare che contiene l'elenco (con screenshot) di tutti i giochi apparsi sulle rivistine fuffa da edicola italiane, quelle pirata, insomma, coi nomi dei giochi che venivano cambiati, ecc. Credo però sia relativa al solo C64 (mentre ovviamente le riviste pubblicavano anche titoli per gli altri formati). C'è anche da tenere presente che benché arrivato a un livello di completezza invidiabile, il sito non contiene ancora tutto (o magari sono elencati anche i titoli relativi alle cassette che mancano, boh). Il titolo mostrato è quello originale (quindi "Bomb Jack", non "Prendi le mele", ecc.). https://www.edicola8bit.com/download..._i_giochi.html

  20. #460
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    Re: La biblioteca (segnalazioni di libri, articoli interessanti, ecc.)

    Da The Dot Eaters.


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