GTA 2 – I videogiochi davvero invecchiano?

Sono passate diverse settimane dalla pubblicazione della Grand Theft Auto: The Trilogy – The Definitive Edition, o per tutti coloro che non si sono sintonizzati su queste frequenze dal 2013, la remastered di GTA 3, GTA: Vice City, GTA: San Andreas, rispettivamente annis domini: 2001, 2002, 2004. Un’operazione nostalgia da parte di Rockstar Games non propriamente riuscita tra i numerosi, e a tratti comici, problemi tecnici, grafici e addirittura di file indesiderati. Non è mio obiettivo parlare della Grand Theft Auto: The Trilogy – The Definitive Edition, al massimo i suoi problemi hanno confermato il mio bias verso queste operazioni nostalgia tra remastered e remake scintillanti. No, questo articolo parte da uno scambio di tweet di diversi utenti anonimi da diverse parti del mondo.

GTA 2

In questo scambio di tweet un anonimo segnalava come questa trilogia non fosse formata dai primi tre capitoli principali della saga Grand Theft Auto; errato, visto che trilogia non implica nessun principio cronologico. Al di là di tutto ciò, fui colpito da diverse accuse rivolte ai precedenti due capitoli, quelli in due dimensioni, definiti ingiocabili, frustranti, addirittura brutti. «Sacrebleu!», esclamai scandalizzato, avendo divorato e completato più volte il secondo capitolo di Grand Theft Auto. Velocemente acciuffai un vecchio cd, reinstallai questo secondo capitolo con la curiosità morbosa e forse la necessità di rassicurarmi sul fatto che non potevo sbagliare: GTA 2 era ed è un buonissimo titolo e i giovini di oggi sono solo una banda di viziati.

Ah! Prima che inizi. Ho giocato una mezza dozzina di orette a GTA 2, non ho mai avuto intenzione di completarlo per l’ennesima volta. È stata una semplice gita di piacere videoludica che mi ha fatto riflettere. Inoltre vorrei ricordarvi che sebbene in passato Rockstar permettesse di acquistare o addirittura scaricare gratuitamente questi GTA in due dimensioni, questo non è più possibile facendo piombare questi titoli nel grigio limbo dell’abandonware.

Am I out of touch? No, it’s the children who are wrong.

La prima cosa che mi ha immediatamente colpito dopo la pressione del canonico “start new game” è stato il punteggio. Non sono stato colpito dalla grafica o dagli effetti sonori, ma da quelle cifre nell’angolo superiore a destra. Queste mi hanno fatto ricordare come diversi critici videoludici abbiano messo sotto accusa la meccanica del punteggio definendola abilista. Simpatico come in questi quasi venticinque anni sia passata tantissima acqua sotto i canonici ponti videoludici tra l’evoluzione della critica videoludica e l’aspetto delle public relation sempre più presente, quasi opprimente, nello sviluppo di un qualsiasi titolo, dal AAA+ all’ultimo degli indie. Se nel 1999, il pubblico rimaneva sconvolto e polemizzava a riguardo dell’ultraviolenza esagerata di un GTA 2 o di un Carmageddon, oggi preferisce scandalizzarsi sulla scomparsa della bandiera confederata sulla maglia di un personaggio secondario.

GTA 2

Copertina del CD afferrato. Ah, il vecchio tempo delle mele e delle edizioni budget.

Chi ha giocato a questo secondo capitolo di GTA, sa che nei primi momenti è possibile svolgere un mini-tutorial, dove andremo in giro per la città. Un tutorial che spiega minimamente le (poche) meccaniche di gioco e ci introduce alle tre diverse fazioni, alle chiese nel quale è possibile salvare i nostri progressi di gioco, e infine ci premia con una mitraglietta e un bonus-punteggio. Un tutorial semplicissimo, ma soprattutto non necessario.

I TUTORIAL SCARNI SONO UN ASPETTO COMUNE DEI TITOLI DI QUEL PERIODO, SOSTITUITI DAGLI ORMAI SCOMPARSI MANUALI CARTACEI

Un qualcosa di comune in quegli anni, ma raro oggi, dove quasi tutti i principali titoli presentano tutorial dilatati dove si spiega ogni minimo aspetto del gioco; e allo stesso tempo parte dei videogiocatori e parte della critica videoludica tendono ad attaccare quei giochi fondati su una difficoltà eccessiva. Scarno tutorial, comune a GTA 2, ma anche a titoli totalmente diversi come un Europa Universalis II o un X2: La Minaccia. Qualcuno potrebbe giustamente sottolineare il ruolo dei manuali cartacei in quegli anni, qualcosa di scomparso e ridotto a un paio di foglietti o a un anonimo file formato pdf; quindi dalla necessità di implementare le “istruzioni d’uso” nel gioco stesso o di come il pubblico sia ampliato, ma su questo punto ci ritornerà dopo. Sono abbastanza certo che un tre quarti dei giocatori di GTA 2 in quel lontanissimo 1999/2000 abbia saltato il tutorial, abbia evitato di completare le diverse missioni e preferisse fare baldoria o mettersi alla ricerca di eventuali zone segrete. Le missioni erano svolte, quando tra il passaparola degli amichetti dell’oratorio, si aveva la notiza di una seconda e di addirittura un terza città.

Quel tizio pelato là sotto ci darà amichevoli consigli e avrà sempre una parola di conforto per noi, come potete vedere.

Torniamo alla mia gita videoludica. Grafica semplice, ottimi effetti di luce, sonoro nella norma; in un mondo di videogiochi impiegati a curare le malattie di questo mondo malato, il vecchio GTA 2 aveva un tasto dedicato esclusivamente per peti e rutti. Questi ultimi avevano un effetto concreto sul gioco, dato che allontanavano i personaggi secondari. Però, e dico però, ma potrei dire anche purtroppo l’avvio della primissima missione di gioco è stata pari a un treno merci in faccia dal lontanissimo 1999. Se guidare un veicolo era abbastanza facile con l’eccezione delle curve strette, muovere il personaggio era un incubo tra movimenti lenti, rotazioni necessarie e comandi imprecisi. Ho dovuto acciuffare un joypad e configurare i comandi per riuscire ad avere un minimo controllo sui movimenti. Non parliamo di come ho dovuto ripetere una dozzina di volte la primissima missione: morire o venire arrestati è facilissimo tra avversari che sbucano da ogni luogo e veicoli che si incendiano facilmente. Sì, GTA 2 presenta quella meccanica arcaica fondata su un necessario trail & error finalizzato alla memorizzazione della locazione degli avversari o semplicemente di tutti quegli attivatori dei vari scripts di gioco.

I used to be with it, but they changed what it was. Now what I’m with isn’t it, and what is it seems weird and scary to me.

Devo essere sincero più giocavo a GTA 2 e più riflettevo su come dovevo essere bravo tantissimi anni fa o come i miei riflessi fossero calati al livello di un criceto cirrotico cerebroleso. Mi domandavo come avrei potuto affrontare le missioni successive come rubare un carro armato da una base militare oppure uccidere quanti più scienziati pazzi armati di pistola sparafulmini. Un sospetto si annidava nella mia mente: allora GTA 2 è invecchiato male o il git gud significa semplicemente non essere più giovane dentro?

Ma cosa vuol dire invecchiare male per un videogioco? Un videogioco è un prodotto interattivo, non un film o una canzone. Se un videogioco era frustrante nell’anno della sua pubblicazione, lo è pure oggi: non è che il passare del tempo abbia un impatto magico su un titolo. Identico ragionamento per il confronto con titoli di generazioni diverse, non posso additare a un videogioco la colpa di non avere una meccanica creata anni dopo la sua pubblicazione. Chi pensava cinque – dieci anni fa della recente e radicale trasformazione dei giochi sportivi tra un soffermarsi quasi esclusivamente sul mondo della competizione online tra pacchetti di figurine e lobbies?

L’EVOLUZIONE VIDEOLUDICA NON È UN PERCORSO LINEARE E PREVEDIBILE, E DI QUESTO NE ABBIAMO MOLTEPLICI TESTIMONIANZE

Quanti avrebbero potuto prevedere in quel lontano 1995, anno di pubblicazione di Warcraft 2, che quel titolo, un semplice RTS come tanti, sarebbe stato il primo tassello per la nascita del genere dei MOBA? Alcune volte si tende a dimenticare delle numerose innovazioni tecnologiche di questi ultimi venti anni e del loro impatto sulle meccaniche ludiche; oppure di come, allargando lo sguardo temporale agli ultimi cinquanta anni, è scomparsa l’immagine di diversi prodotti d’intrattenimento per diverse fasce di età o addirittura gruppi sociali. Oggi il sedicenne insufficiente in matematica e il cinquantaseienne alla sua seconda angioplastica possono consumare lo stesso prodotto. E i produttori tentano di creare prodotti destinati a un pubblico amplissimo, accontentando tutti ed evitando di escludere nessuno. Brevemente e brutalmente, tra GTA 2 e GTA 3 passano solo due, e ripeto, due anni.

GTA 2

“Ok, ora salvo, poi vado a prendere il carrarmato e faccio un macello”. L’avete pensato più volte anche voi, non dite di no.

E allora? Narrare, discutere, addirittura giudicare un videogioco di venti anni fa o semplicemente discutere di retrogaming deve essere ridotto a un semplice inquadrare il titolo nel suo tempo, di storicizzarlo? Allora mettiamo un esame di storiografia videoludica comparata alla facoltà di sociologia o semplicemente evitiamo di scrivere di retrogaming, acciuffiamo tutte le riviste del passato, facciamo la scansione delle vecchie recensioni e spiattelliamole sui diversi portali. Ci vediamo direttamente a Parigi 2024. Torniamo un attimo a GTA 2. Utilizzo il canonico be me: studente sedicenne, giocato solo a GTAV, mi convinco a scaricare il secondo capitolo perché zio dice che è bello; sono cresciuto e abituato a certe meccaniche ludiche. Non posso lamentarmi che quel sedicenne possa disinstallare il gioco e trovarlo frustrante, perché è frustrante per una certa idea di videogioco odierna, dove l’idea del punteggio, l’assenza di aiuti e la conseguente alta punibilità, lo sfasciare tutto per divertimento è passata di seconda mano; dove l’esperienza videoludica è diventata sempre più lineare e guidata al di là dei giganteschi mondi offerti o delle numerose modalità multiplayer.

Però il materiale promozionale di allora aveva un tocco più personale, quello sì.

Non ho nessun diritto ad affermare che ieri è meglio di oggi, o che dobbiamo rigettare la modernità e abbracciare la scimmia conservatrice. Devo solo ammettere che le meccaniche ludiche cambiano, insieme ai gusti e alle immagini, adocchiare quei produttori che per diverse cause (spesso l’assenza di denaro) sono costretti a ripiegare su meccaniche vecchie, quindi giudicare questi produttori come sono stati in grado di riviverle e di renderle appaganti: parlo di un omaggio ai vecchi GTA (e non solo) come Retro City Rampage DX, oppure a un American Fugitive. E se devo discutere di titoli dell’anteguerra (anzi antidiluvio) devo evitare tanto di metterli su un piedistallo marmoreo o peggio ingabbiarli nel loro tempo, quanto di paragonarli con titoli troppo lontani.

Siete ancora qui?

È finito. Andatevene a casa! Oh, aspettavate il mio giudizio su GTA 2? Se uno che mai l’abbia giocato debba darci un’occhiata? Voi di The Games Machine siete troppo curiosi. Il nostro invincibile e indistruttibile direttore Dama mai mi chiede il giudizio completo di un qualsiasi gioco o forse la redazione di Frequenza Critica è ancora traumatizzata dalla mia valutazione su Ouji-sama Lv1 della Alice Blue.

GTA 2 è un buon videogioco passatempo, adatto per partite veloci e prive di pensieri finalizzate nel raggiungere un punteggio alto creando morte e distruzione, e se lo si vuole anche completando le diverse missioni proposte. Sebbene queste si fondino sul principio di andare in luogo a luogo sopravvivendo e spesso evitando di distruggere il veicolo assegnato, sono tanto divertenti quanto frustranti. Frustanti, come detto in precedenza, perché la difficoltà del gioco è fondata principalmente sul numero di avversari lanciati contro di noi, sulla fragilità nostra e quella dei veicoli assegnati. Si ripeteranno più volte le diverse missioni tentando di memorizzare la posizione dei veicoli o degli scripts; e soprattutto memorizzando la mappa di gioco. Anno domini 1999, niente mini-mappa; vabbè non è Wizardry, ma è facile perdersi o entrare in un vicolo cieco. Parte del divertimento è anche scoprire un bonus secreto o una rampa per un salto acrobatico, sebbene quest’ultimo non sia un vero e proprio collezionabile come nei capitoli successivi; e soprattutto sopravvivere quanto più tempo possibile inseguiti dalla polizia, la SWAT e l’esercito.

Contenti?

Ah, dimenticavo esiste una Grand Theft Auto: The Classics Collection contenente GTA, London 1969, GTA2, pubblicata per PlayStation nel 2003 e per PC nell’anno successivo.


Questo articolo è stato scritto per The Games Machine da Frequenza Critica, il blog italiano di approfondimento videoludico.

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