Generation Zero - Recensione

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Tra le molte domande che non smettiamo di farci, giorno dopo giorno, sicuramente spiccano per numero di ripetizioni quelle rivolte al futuro. In qualsiasi salsa decidiamo di affrontare l’argomento, gli interrogativi più gettonati occupano una rosa di campi ipotetici che variano dal “come potrebbe essere” al “come sarà”, senza dimenticare di citare il quasi onnipresente “what if”. Inutile negare che il futuro ci affascina, specialmente quando in chiave romanzesca o videoludica viene idealizzato con i tratti del panorama distopico e apocalittico. Avalanche Studios prova a condurci in uno di questi scenari con il suo Generation Zero, titolo action in prima persona ambientato in una versione alternativa del nostro passato.

PERSI NEL VUOTO

In seguito al secondo conflitto mondiale, la Svezia ha cercato di evitare a tutti i costi le pene e i drammi della guerra che potrebbero presentarsi in futuro, capitalizzando in una nuova tecnologia militare denominata “Total Defense”. Anche se non è chiaro cosa stessero complottando ai vertici, purtroppo gli effetti collaterali non hanno tardato a presentarsi. L’inizio di questa avventura lascia totalmente spaesati e increduli: le case appaiono tutte vuote, le auto sono abbandonate e l’unica presenza che anima in modo spettrale l’ambiente si rivela essere un corposo plotone di robot, pronto ad aprire il fuoco contro ogni forma di vita organica. Sulla carta l’idea ha dell’ottimo potenziale, inutile negarlo, peccato che in pratica l’avventura, condivisibile anche in gruppo con altri tre utenti, si rivela essere inconsistente e nemmeno troppo impegnativa. La miriade di domande che finisce inevitabilmente per vorticarci in testa non riesce a trovare una vera e propria risposta, spesso si perde tempo a fantasticare e i pochi elementi utili a descrivere la missione principale non regalano quel pathos necessario a far vivere l’avventura. Di frequente le missioni si limitano a farci andare in giro a cercare indizi, informazioni e poco altro, ed è un peccato che non esistano altri PNG in vita in tutto il territorio svedese.

Le macchine hanno preso il sopravvento ma non si riesce a capire come

La fase iniziale funge da tutorial per conoscere tutti i rudimenti legati alla configurazione dei comandi, gestita seguendo le ormai reiterate regole di ingaggio degli action in prima persona. Si esplorano gli ambienti disponibili, si dispongono gli oggetti nell’inventario cercando di dare priorità a proiettili e medikit, e poi si procede nel grande open-world creato per l’occasione, facendo attenzione a non allertare i robot che vagano liberi per lo scenario. La premura iniziale però, dopo qualche minuto, finisce per rivelarsi fin troppo esagerata. Con un minimo di attenzione si scopre subito il punto debole dei robot e oltretutto, come se non bastasse, gli stessi sembrano vagare per delle zone di caccia limitate. Tradotto in pillole, una volta eliminati via i nemici in una zona, si potrà trafugare gli oggetti in santa pace senza sentirsi davvero braccati. L’enorme open world, procedendo a lungo nel gioco, si rivela anche un tallone d’Achille della produzione, proprio perché appare eccessivamente grande, ma allo stesso tempo infinitamente vuoto, con elementi dello scenario (esterni e interni) che si rivelano troppo ripetitivi. Cacciando e difendendosi si acquistano punti esperienza da spendere in un sistema di progressione elementare, che include qualche miglioria in percentuale inerente a bonus vari come stamina, resistenza, mira e poco altro.

LE BASI DELLE BASI

Il gameplay di Generation Zero pesca liberamente dal genere action in prima persona, senza modificare particolarmente la formula. Oltre al movimento, il nostro avatar può accedere a un inventario gestito rozzamente, che prevede l’utilizzo di scorciatoie utili a posizionare gli oggetti di utilizzo frequente, riservando tre slot per le armi da equipaggiare. Le armi sono tutte da fuoco e possono essere trovate facilmente in giro per il mondo, insieme alle munizioni corrispondenti, che spesso vengono recuperate dai mezzi abbandonati per strada. Le stesse armi possono essere modificate aggiungendo mirini, silenziatori e poco altro, ma avrete modo di constatare piuttosto velocemente che con una buona mira potrete liberarvi dei nemici senza fare fatica.

Graficamente intrigante, peccato per i preset di avatar e robot

Tale operazione è incentivata dall’intelligenza artificiale che li comanda: possono essere distratti facendo uso dei bengala, poiché attirati da rumore e calore, e una volta radunati in un punto possono essere facilmente eliminati sparando nei punti giusti. Inoltre gli stessi seguono pattern piuttosto prevedibili, servendo il fianco a strategie infami con cui aggirarli senza troppi pensieri. Solo andando avanti si incontrano macchine più ostiche, ma un modo per terminarle lo si trova sempre, soprattutto quando si combatte in squadra. Chiaramente qualora doveste morire, potrete essere rianimati (o rianimarvi da soli) utilizzando delle apposite siringhe preposte all’uso, ma anche in questo caso parliamo di oggetti che si trovano molto facilmente, penalizzando l’intera difficoltà alle spalle del prodotto. Graficamente il gioco si difende come può grazie all’Apex Engine, ma non regala momenti indimenticabili se non perdendosi alla vista di qualche scenario naturale suggestivo. Il ciclo giorno/notte concede anche qualche sessione notturna avvincente, ma i preset dei personaggi e dei robot non sono poi così eccezionali.

Generation Zero è un esperimento riuscito a metà, un tentativo di creare un concept ipoteticamente allettante che finisce per scadere nel banale per colpa del gameplay piuttosto banale. Le aspettative che mi ero posto facendo partire il client di gioco si sono rivelate fondate: creare un mondo enorme potenzialmente vuoto non serve a molto, soprattutto quando mancano gli stimoli per esplorare. Purtroppo il sentimento di noia comincia a pervadere la mente del giocatore sin dalle prime ore di gioco, anche qui complice un’intelligenza artificiale piuttosto lacunosa e prevedibile.

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Pro

  • Il concept alle spalle del progetto è davvero interessante ma…
  • Buona la gestione dell’inventario.

Contro

  • …la realizzazione finisce per essere priva di pathos.
  • Open world vasto ma ripetitivo.
  • Intelligenza artificiale carente.
6

Sufficiente

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